Maria Antonietta - Regina di Francia

Napoli Angioina

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view post Posted on 14/10/2016, 08:00
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Marie-Antoinette

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Così come la maledizione dei Templari e del loro Gran maestro, morto sul rogo nel 1314, colpì i re francesi da Filippo il Bello in poi, la maledizione che il giovane Corradino di Svevia scagliò nell’ottobre del 1268, prima di offrire il capo al boia di Carlo I sull'affollata piazza del Mercato, investì i re Angioini di Napoli. Il dominio francese durò dal 1266 al 1442, quasi due secoli, attraversando tutto il Trecento, ma fu caratterizzato da aspri e devastanti conflitti dinastici.

In realtà il Trecento fu un secolo buio per tutta l'Europa, colpito da una profonda crisi economica e sociale, religiosa e politica: il contrasto fra Francia e Inghilterra sfociò addirittura nella lunghissima Guerra dei Cent’anni.
In Italia settentrionale si passò dai comuni alle Signorie, mentre il Sud era diviso tra il regno di Napoli, dominato dai Francesi, e il regno di Sicilia, in mano agli Spagnoli.
Il lato positivo fu una profonda rivoluzione culturale e la nascita di grandi artisti, scrittori e poeti: Giotto, Dante, Petrarca, Boccaccio, per citare i più grandi.

Napoli, nonostante le guerre e le devastazioni - la Guerra del Vespro tra Angioini e Aragonesi per il possesso della Sicilia che durò 90 anni, le guerre di successione nella casa d'Angiò, i conflitti con il Papato - crebbe e si arricchì di edifici, monumenti e opere d'arte.

image-Copia
Tavola Strozzi: è raffigurata la Napoli del XV secolo, in periodo aragonese, ma appaiono moltissimi edifici eretti nel periodo angioino.

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Castel dell' Ovo

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La Torre di San Vincenzo.

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Castel Nuovo: edificato da Carlo I d’Angiò tra il 1270 e il 1284, fu distrutto e magnificamente ricostruito da Alfonso d’Aragona.
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Si distingue la Chiesa di Santa Maria Incoronata (due volte extradossate) la Chiesa di Monteoliveto e il campanile di Santa Maria la Nova

G-1511367560
Santa Chiara.

H-1511367494
San Domenico


San Lorenzo, il Duomo, Donnaregina e San Giovanni a Carbonara.

Tratto da http://romanticismonapoletano.jimdo.com/tavola-strozzi/

Altre notizie sui tre castelli le trovi in www.comeonaples.it/details]www.comeonaples.it/details.

Edited by elena45 - 17/5/2020, 19:04
 
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view post Posted on 14/10/2016, 14:23
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Marie-Antoinette

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Nel video seguente ritroviamo alcune tappe significative:

Video

Per aiutarci, cominciamo dal solito schema:

Re_angioini_Napoli

Ovviamente non è possibile passare in rassegna le vicende storiche, che sono complicatissime, nè tantomeno tutti i monumenti della Napoli angioina. Mi limito a seguire un po' Philippe Daverio, in estrema sintesi.


Arnolfo di Cambio (1240-1310) - Carlo I d'Angiò (1226-1285), il primo re della dinastia Angioina che sottrasse Napoli agli Svevi nel 1266. - Musei capitolini.
Carlo I esercitò il potere con metodi autoritari e vessatori, ma nel contempo migliorò l’assetto di Napoli, che divenne una città capitale. Eresse a simbolo del potere reale Castelnuovo, che costruì ex novo appunto, laddove potenziò i preesistenti Castel Capuano e Castel dell’Ovo. Fu peraltro molto religioso e fece costruire più di una chiesa.
Andiamo con Philippe all'interno di due antichi monumenti angioini:


S. Eligio Maggiore, la più antica chiesa gotica di Napoli, sorta nel 1270. Voluta da Carlo I nel Campo Moricino, la zona del Mercato dove era stato giustiziato Corradino. L' impianto è gotico, anche se la struttura è ancora massiccia. Inserita strettamente negli edifici circostanti, è difficile all'esterno coglierne la bellezza.


San Lorenzo Maggiore. Edificata quasi contemporaneamente a Sant'Eligio, è senz'altro l'esempio più stupefacente di gotico a Napoli. Giovanni Boccaccio lo definì "grazioso e bel tempio" e si dice che fu qui che egli incontrò Fiammetta nel 1334, mentre nel 1346 Francesco Petrarca dimorò nel convento annesso dei Francescani.

Preferisco postare le foto degli interni (gli esterni li trovate in rete) per cogliere le differenze e l'evoluzione del gotico napoletano.

Edited by elena45 - 5/4/2017, 09:38
 
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view post Posted on 14/10/2016, 22:34
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Marie-Antoinette

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La nostra guida nel filmato entra nel Duomo, che oggi appare come un monumento prevalentemente barocco, dove permangono, però, elementi gotici, perchè fu costruito a partire dal 1298, per volontà di Carlo I d'Angiò, e terminato dal figlio carlo II e dal nipote Roberto.

Intatta in un complesso fortemente trasformato è rimasta la Cappella Minutolo, costruita contestualmente alla fondazione per la morte dell'Arcivescovo di Napoli Filippo Minutolo, fedelissimo del Re, citato da Boccaccio nella novella del Decameron Andreuccio da Perugia. Appartiene ancora alla famiglia (www.principedicanosa.name/).


E' un gioiello, non solo per le sculture, ma anche per gli affreschi, la maggior parte trecenteschi.

In posizione simmetrica,a sinistra dell'abside, la Cappella Capece Galeota, di origine trecentesca, ma più volte rimaneggiata, custodisce un pregevole e originale dipinto:

dscn0043
La Madonna del latte. Ai suoi piedi Rubino Galeota (+ 1445), Maresciallo del Regno di Ladislao I Angiò-Durazzo.

Il dipinto è postumo. Tratto da https://tinodamico.wordpress.com/2018/11/1...fonso-daragona/


Entriamo poi in San Domenico Maggiore:


Anche questa chiesa fu voluta da Carlo II e divenne la casa madre dei Domenicani nel regno di Napoli (ironia della sorte, sarà la chiesa della nobiltà aragonese). Trasformata nei secoli sia all'interno che all'esterno, risulta una sovrapposizione di stili, tipica del centro storico napoletano.
Carlo II fu un tiranno spietato, politico realista e pragmatico, ma animato da sincera religiosità. Sostenne l'elezione del Papa Celestino V e lo fece addirittura trasferire a Castelnuovo.


Niccolò di Tommaso Papa Celestino V, al secolo Pietro da Morrone (1215-1296), particolare dal trittico affrescato proveniente dalla cappella palatina del Castello del Balzo, Casaluce - Napoli, Museo Civico di Castelnuovo.
Tratto da https://ilpalazzodisichelgaita.wordpress.c...egno-di-napoli/

Nel convento dimorò San Tommaso d'Aquino (1225-1274), che era un domenicano di famiglia aristocratica e che la leggenda vuole parlasse con questo Crocifisso:



Pala d'altare del '200 nella Cappella del Crocifisso (Cappellone Carafa) in San Domenico Maggiore.
https://ilpalazzodisichelgaita.wordpress.c...-senza-tomismi/

Nella zona NE del centro storico (al limite settentrionale del nucleo di fondazione greca), la moglie di Carlo II lo zoppo, Maria d'Ungheria (1257-1323), promosse la ricostruzione del convento delle Clarisse distrutto dal terremoto del 1293 e fece costruire una chiesa che è uno scrigno di tesori: Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia (per distinguerla da un'altra aggregata costruita nel '600).




Di pianta rettangolare, a navata unica, in posizione sopraelevata il coro delle Clarisse decorato con il più vasto ciclo di affreschi trecenteschi oggi superstiti a Napoli, gravemente alterato nella cromia per i danni provocati da un incendio alla fine del '300. Ce li mostra Philippe nel video.
Frammenti di affreschi del periodo (Giotto compreso) ce ne sono molti in giro, per cui si deve immaginare che moltissimi monumenti angioini fossero vivacemente decorati.

E poi (in basso a destra) c'è il sepolcro dell Regina Maria dello scultore senese Tino di Camaino, chiamato a Napoli da re Roberto alla morte della madre:


Maria d'Ungheria, sorella di re Ladislao, sposò all'età di 13 anni Carlo lo Zoppo, e in circa 25 anni di matrimonio ebbe 14 figli, dei quali quattro maschi dettero origine ad altrettanti rami della dinastia, con conseguenti, disastrose rivalità.

Tino di Camaino (1285-1337) rimase a Napoli dal 1323 fino alla sua morte e scolpì le tombe di altri personaggi della casa reale: Carlo di Calabria (figlio di re Roberto) e la sua seconda moglie Maria di Valois (genitori della regina Giovanna) in Santa Chiara; Caterina d'Austria, prima moglie di Carlo, in San Lorenzo Maggiore.
Ma anche nobili di altro rango, come Enrico Sanseverino (#entry598867253) nella cattedrale di Teggiano.
Tino non era solo scultore, ma anche architetto: sempre su commissione di re Roberto, a partire dal 1329, partecipò alla progettazione di un altro castello angioino:


Castel Sant'Elmo , in alto sulla collina del Vomero, terminato nel 1343 sotto il regno di Giovanna I. Contemporaneamente, per iniziativa del Duca di Calabria, lo stesso Tino e altri lavorarono, su di un'area adiacente al forte, alla costruzione della Certosa di San Martino, terminata nel 1368.
Mentre il castello, nonostante i lavori di ampliamento e fortificazione voluti dal Viceré Pedro de Toledo, mantiene i caratteri di una fortezza medievale, la Certosa diventerà un trionfo dell'arte barocca.

Edited by elena45 - 27/7/2019, 08:40
 
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view post Posted on 15/10/2016, 15:31
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Marie-Antoinette

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Ed ecco il capolavoro voluto da Roberto d'Angiò (1277-1343) e dalla sua seconda moglie Sancia di Majorca (1285-1345):

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Basilica di Santa Chiara. In fondo, il sepolcro del fondatore tra quelli della nipote Maria d'Angiò (sorella di Giovanna e nota come Maria di Durazzo) e del primogenito Carlo d'Angiò, duca di Calabria. Il sepolcro della nuora Maria di Valois è sulla parete laterale destra:
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Tino di Camaino, morì prima di re Roberto, per cui il suo monumento funebre fu affidato ai fratelli fiorentini Giovanni e Pacho Bertini (ancora una volta assunti anche dai Sanseverino: #entry598939721).
Pur mutilo e frammentario, per i danni di un incendio durante l'ultima guerra, rappresenta uno dei più grandi monumenti funebri della città.

Perduto il suo unico figlio Carlo duca di Calabria (1298-1328), morto improvvisamente a soli 30 anni, Roberto designò erede sua nipote Giovanna (1327-1382) e volle il disgraziato matrimonio di lei con il cugino Andrea d'Ungheria (erano entrambi due bambini): la tragica fine del giovane principe, assassinato a 18 anni, con l'assenso di Giovanna che non l'amava, segnò l'inizio delle vicende burrascose che dovevano segnare la fine della dinastia.

Di Giovanna non ci sono immagini significative. Voglio pertanto citare un sito angioino legato in qualche modo alla sua figura (anche perchè lo vedo dal terrazzo di casa mia):

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Torre normanna del Castello di Parco Fienga, a Nocera Inferiore (SA). Accanto ci sono anche cei ruderi dell'antico castello:

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Il castello fu trasformato in residenza da Carlo I. Carlo II lo donò al figlio Carlo Martello nel 1292, che vi trascorreva con la moglie Clemenza d'Asburgo e i figli lunghi periodi.
Il castello di Nocera fu teatro di avvenimenti storici importantissimi: vi fu imprigionata fino alla morte la vedova di Manfredi, vi nacque San Luigi d'Angiò, vi abitò Lapo Acciauoli, Gran Siniscalco di Giovanna I, vi soggiornò Boccaccio, vi si rifugiò il Papa Urbano VI assediato dai durazzeschi.
E infine vi rimase prigioniera Giovanna sconfitta da Carlo di Durazzo per un certo tempo, prima di essere trasferita a Muro Lucano, dove fu soppressa.

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Andrea del Castagno - Niccolò Acciauoli (1310-1365), Gran Siniscalco del regno di Napoli - Uffizi.

PS. Probabilmente Johnatan non approva perchè non ci sono prove sull'interpretazione dei personaggi nel famoso Cappellone degli Spagnoli in Santa maria Novella (#entry572878984), ma mi piace pensare che in basso, al centro, vi siano 5 figure femminili importanti del Trecento:
S. Caterina da Siena in bianco, Giovanna d’Angiò regina di Napoli con la corona in testa, Caterina regina di Svezia figlia di Santa Brigida, Santa Brigida vestita di nero da vedova e Lapa Acciaioli.

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Ma (forse) ci sono anche Cimabue (vestito di rosso), Giotto (di profilo), Boccaccio (con un libro in mano), Petrarca e Dante.

Lapa Acciauoli, sposata con Manente Buondelmonti, era la sorella di Niccolò Acciauoli, Gran Siniscalco di Giovanna. Entrambi seguirono Niccolò a Napoli alla corte degli Angiò. lapa fu una donna di potere che coadiuvò il fratello nel suo ruolo.

Edited by elena45 - 8/2/2021, 12:00
 
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view post Posted on 16/10/2016, 18:53
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Marie-Antoinette

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Nel percorso di Philippe Daverio nella Napoli angioina manca una tappa, secondo me: quella a San Giovanni a Carbonara. E visto che i personaggi del Trecento, ci hanno lasciato tracce visive nei monumenti funebri, guardiamo la tomba del penultimo re della dinastia francese: Ladislao di Durazzo (1376-1414).


Andrea Guardi e altri (?) - Sepolcro di Re Ladislao nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara.
Il monumento fu fatto erigere dalla sorella, Giovanna II (1373-1435), che gli successe e chiuse con la sua morte il dominio francese a Napoli. I due fratelli sono effigiati entrambi nel sepolcro, ma le spoglie di Giovanna riposano altrove, nella Basilica della Santissima Annunziata.
(La tomba della madre Margherita che tanta parte ebbe nella loro storia è nel Duomo di Salerno).
Forse Philippe non va a San Giovanni perchè non è una chiesa gotica, ma è di fatto una sovrapposizione di più strutture successive. Alle sue spalle c'è un giardino di 4500 metri, noto come impropriamente come Parco di Re Ladislao. In realtà è un hortus conclusus, un giardino dei semplici in cui i monaci coltivavano piante aromatiche e medicinali:



Ciò che lascia senza fiato penetrando all'interno di questa chiesa è l'esplosione di marmi e di colori nelle sculture e negli affreschi in una delle cappelle, la Cappella Caracciolo del Sole , alle spalle del monumento regale. Dedicata a Sergianni Caracciolo, plenipotenziario della regina Giovanna II, in realtà questa è un'opera rinascimentale, voluta dal figlio di Sergianni, il duca Troiano Caracciolo, dopo la morte del padre, a metà del '400. (https://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Caracciolo_del_Sole - https://journals.openedition.org/mefrm/2519).
Di lato alla precedente si apre la Cappella Caracciolo di Vico, dedicata a Galeazzo Caracciolo Rossi (1460-1517), marchese di Vico, vittorioso sui Turchi nella battaglia di Otranto.
(https://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Caracciolo_di_Vico).

I Caracciolo erano una delle più importanti famiglie della nobiltà napoletana, risalente ai tempi del ducato (X secolo). Più tardi, nel XII secolo, la casata si divise in due grandi linee (cristallizzate nelle due cappelle): i Caracciolo Pisquizi, da cui si staccarono i Caracciolo del Sole e altri rami (Santobuono, Martina Franca, Villamaina, Castagneto etc), da un lato; dall'altro i Caracciolo Rossi, divisi in mille rivoli (Vico, Avellino, Torella, Brienza etc ).
Molti esponenti della famiglia ricoprirono ruoli di prim'ordine nel periodo angioino: per esempio troviamo ben tre Siniscalchi durante il regno di Giovanna I, fino a Sergianni che cumulò le cariche di Connestabile e Siniscalco con Giovanna II.
Nel Palazzo Caracciolo di Martina Franca (TA) ci sono i ritratti postumi di un anonimo del '600 (piuttosto scadenti, per la verità):

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Petraccone I Caracciolo (+1384): esponente del ramo Pisquizi (linea primogenita di Bartolomeo), fu Siniscalco della regina Giovanna I d'Angiò.

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Sergianni Caracciolo del Sole (1372-1432)
Fu un personaggio importantissimo nel periodo finale della dinastia angioina: valoroso condottiero di re Ladislao, divenne amante della regina Giovanna II. Fu lui il vero re di Napoli, approfittando della sua posizione privilegiata per accumulare feudi (Venosa, Melfi, etc), ricchezza e potere. Divenne così ingombrante che la Regina decise di assecondare la volontà di alcuni cortigiani che lo vollero morto (in testa la contessa Covella Ruffo di Montalto, duchessa di Sessa). Il palazzo che Sergianni Caracciolo decise di costruirsi in via Tribunali, per stare più vicino alla Regina e alla sua corte che soggiornava a Castel Capuano, fu espropriato, abbandonato, e molto più tardi, all'epoca del Vicereame, trasformato in Ospedale.

Le immagini sono tratte da www.brundarte.it/2017/02/05/palazzo...tina-franca-ta/

Per chi fosse interessato, uno schema genealogico molto semplificato della famiglia Caracciolo (scaica e ingrandisci):

Caracciolo

Edited by elena45 - 3/9/2020, 12:19
 
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Marie-Therese
view post Posted on 17/10/2016, 10:50




Ho constatato che, quando si tratta di raccogliere informazioni per presentare un meraviglioso affresco storico, sei molto zelante e non posso che complimentarmi!
 
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view post Posted on 17/10/2016, 10:52
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Marie-Antoinette

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Grazie! In effetti mi piace capire bene certe cose, innanzitutto per me stessa.

Edited by elena45 - 4/7/2018, 15:08
 
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view post Posted on 21/10/2016, 09:25
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Marie-Antoinette

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Nelle venti cappelle della Basilica di Santa Chiara ci sono altri sepolcri di appartenenti alla casa reale angioina (almeno tre), mentre la decima cappella a destra contiene le spoglie dei Borboni.
Ma in questo contesto è interessante ricordare la cappella di San Francesco (decisamente trasformata da rifacimenti barocchi), che racchiude altri due sepolcri del '300, forse di scuola toscana:


A sinistra della statua del Santo, c'è il sepolcro di Raimondo del Balzo (1303-1375); di fronte quello della sua terza moglie Isabella d'Appia (+1375).
Raimondo del Balzo, conte di Soleto fu un grandissimo e influente personaggio del regno angioino, all'epoca di re Roberto e poi di Giovanna I. A parte le complesse vicende di cui fu protagonista in primo piano, voglio ricordare che, privo di eredi diretti (3 mogli e 4 figli morti in tenera età) alla sua morte lasciò tutto al nipote Nicola Orsini (1331-1399), conte di Nola, figlio di sua sorella Sveva e di Roberto Orsini (1295-1345), con l'obbligo di tramandare il suo cognome: il figlio di Nicola, Raimondello Orsini del Balzo raccolse due eredità oltre che due cognomi e diventò il signore più potente dell''Italia meridionale (#entry598234635).

Mentre la famiglia Caracciolo era di origine napoletana (X secolo), la famiglia Sanseverino di origine normanna (XI secolo), la famiglia del Balzo (traduzione di de Baux) era francese, trasferita in italia con altri signori provenzali alla conquista del Regno di Sicilia. Al seguito di Carlo d'Angiò scesero diversi cavalieri della stessa casata:
innanzitutto Barral signore di Beaux e suo figlio Bertrando (1238-1305), che si distinse nella battaglia di Benevento e fu il primo dei Conti Avellino; la sua discendenza però si estinse nell'arco di poche generazioni.
Con lui scese un secondo Bertrando (+<1309), del ramo di Berre, capostipite dei Duchi d'Andria. Un terzo Bertrando (+1305) del ramo d'Orange, morto combattendo in Terra Santa, fu capostipite dei Conti di Soleto.
Furono tutti esponenti di primo piano nelle vicende del reame angioino, compresi i discendenti, per i titoli acquisiti e per le cariche espletate.

Alcune residenze:


Il Castello di Lauro (AV), appartenuto ai Sanseverino, dopo la battaglia di Benevento passò ai del Balzo conti di Avellino (#entry598856167).


Il Castello di Casaluce (CE), anche questo di origine normanna, utilizzato dagli Angioini per scopi militari, fu poi acquistato dal suddetto Raimondo del Balzo e utilizzato come residenza. Il conte di Soleto volle anche la costruzione di un monastero annesso al castello per i frati cistercensi.
http://santuariodicasaluce.com/real-castel...ia-di-casaluce/

Una recente scoperta:


Resti sotterranei del Palazzetto del Balzo nei pressi del Maschio angioino, scoperti durante i lavori della Metropolitana in Piazza Municipio. Portate alla luce addirittura pareti decorate con gli stemmi che hanno permesso il riconoscimento:




Lo stemma con la stella cometa d'argento a 16 punte originario dei del Balzo.
Lo stemma dei del Balzo conti di Soleto, successivo al 1301.
E' probabile che il palazzetto fosse la residenza cittadina di Raimondo del Balzo conte di Soleto e di sua moglie Isabella.
Tratto da www.unisob.na.it/ateneo/annali/2010_3_LeoneDeCastris.pdf

Certo è che edificare a ridosso della Reggia era un privilegio riservato a pochi e la famoglia del Balzo era molto vicina alla dinastia regnante non solo per gli incarichi espletati, ma anche per i matrimoni contratti con la casa d'Angiò.

La più piccola delle tante figlie di Carlo II lo Zoppo, Beatrice d'Angiò (1295-1335), già vedova giovanissima, sposò Bertrando (+1351) del ramo di Berre (figlio dell'omonimo suddetto al seguito di Carlo I d'Angiò), portandogli in dote la contea d'Andria.

Il figlio di lui, Francesco I del Balzo (1332-1422), sposò Margherita di Taranto, cognata della regina Giovanna I e fu il primo nobile ad essere elevato alla ducale dignità nel Regno. Anche se poi entrò in un aspro conflitto con la vorace regina che lo sconfisse.

All'epoca della guerra scatenata da Luigi d'Ungheria contro Giovanna I, Roberto del Balzo del ramo di Avellino, sposò la sorella della regina, Maria d'Angiò, nel frattempo rimasta vedova; anche se morì poco dopo assassinato assieme a suo padre Ugone, vittima di un intreccio perverso di vendette e giochi di potere a cui non era estranea la moglie.

Più avanti due esponenti della famiglia diventarono addirittura Regine (ma siamo già in epoca spagnola):
Isabella di Chiaromonte (1424-1465), nipote per parte di madre di Raimondello Orsini del Balzo, sposò Ferrante I d'Aragona;
Isabella del Balzo (1468-1533), ultima discendente dei duchi d'Andria, sposò Federico I d'Aragona e fu l'ultima Regina di Napoli.

E' una vera matassa che si può sbrogliare un po' con questo schema:



Tutti estinti i rami dei De Balzo, tranne uno: il duca d'Andria Francesco I avrebbe avuto, secondo alcune fonti (www.genmarenostrum.com/pagine-lette...EL%20BALZO2.htm), un figlio naturale, Bianchino, vissuto a Milano al servizio del Duca Sforza: i suoi discendenti, duchi di Presenzano e duchi di Caprigliano sono viventi e alcuni di loro, fino a pochi anni fa, abitavano a due passi da casa mia.

Edited by elena45 - 15/5/2019, 07:46
 
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view post Posted on 31/10/2016, 09:58
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Marie-Antoinette

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L'eredità più importante dal punto di vista artistico di questa famiglia in Puglia è la Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria che Raimondello Orsini del Balzo volle costruire a Galatina tra il 1384 e il 1391, e che la moglie Maria d'Enghien, una delle prime donne mecenate della storia, fece affrescare in modo splendido dopo la sua morte:


Basilica di Santa Caterina d'Alessandria a Galatina (che faceva parte della contea di Soleto ereditata dallo zio). La facciata è molto semplice e pulita.


L'interno invece è fantasmagorico. Tra gli affreschi che lasciano senza fiato potrebbero esserci i due principi, Raimondello e Maria:



www.salentoacolory.it/i-luoghi-degl...maria-denghien/

Nella chiesa sono sepolti Raimondello e suo figlio Giannantonio (#entry598234635)

A fianco della chiesa c'è il Palazzo Orsini, anche questo voluto da Raimondello nel 1384, che funzionava come Ospedale. Nei secoli successivi fu profondamente rimaneggiato. Così la Chiesa Madre, costruita in epoca angioina, ma ristrutturata nel '600 e nel '700:


Chiesa Madre di Galatina tipicamente barocca.

Più o meno coevi rispetto a Santa Caterina e realizzati dalle stesse maestranze gli affreschi della chiesetta di Soleto, la cui struttura, invece, è più antica:




Chiesetta di Santo Stefano a Soleto, in stile romanico. risale a metà del '300.

E per finire la "Guglia di Raimondello", sempre a Soleto, costruita nel 1397, per volere del Principe di Taranto, così alta da unire otticamente lo Ionio e l'Adriatico:




.

Edited by elena45 - 17/8/2019, 16:09
 
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Pamplemousse
view post Posted on 1/11/2016, 00:50




Post fantastico Elena, ci voleva! La Napoli angioina e aragonese mi intriga ancor più di quella borbonica...un fermento culturale notevole, una civiltà cortese raffinatissima (e Boccaccio e un secolo più tardi Lorenzo il Magnifico ne rimasero estasiati).
 
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view post Posted on 1/11/2016, 10:21
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Marie-Antoinette

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CITAZIONE (Pamplemousse @ 1/11/2016, 00:50) 
Post fantastico Elena, ci voleva! La Napoli angioina e aragonese mi intriga ancor più di quella borbonica...un fermento culturale notevole, una civiltà cortese raffinatissima (e Boccaccio e un secolo più tardi Lorenzo il Magnifico ne rimasero estasiati).

Grazie! Anch'io sono rimasta affascinata da questa storia.
 
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Marie-Therese
view post Posted on 1/11/2016, 16:24




Grazie per le foto degli affreschi ma sopratutto per gli stemmi che sono sempre delle chicche :P !
E sì, Napoli è sempre Napoli: si può discorrere quanto si vuole sulla bellezza e la storia di Roma, Bologna, Firenze ....
ma Napoli è un po' come la città delle fiabe, è tutta un'altra cosa....
 
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view post Posted on 2/11/2016, 09:34
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Marie-Antoinette

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Napoli è uno scrigno di tesori. Purtroppo, secondo me, non è custodito come si vede, e spesso si respira aria di degrado. Colpa della gente e colpa delle istituzioni. Qualcuno dice che è proprio il mix di arte e disordine che rende Napoli affascinante. Io non sono d'accordo. Mi dispiace dirlo, ma è così.
Qualcosa però si sta muovendo: vedi, per esempio il lavoro che sta facendo il nuovo Direttore della Reggia di Caserta.
 
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Marie-Therese
view post Posted on 2/11/2016, 11:58




Il disordine è parte della bellezza di Napoli, ma bisogna distinguerlo dal degrado, come dici!
Cara, cara terra partenopea ....
 
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view post Posted on 25/8/2019, 10:08
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Marie-Antoinette

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Un amico di fb, architetto e storico siciliano, mi ha spiegato l'arcano di questa immagine che raffigura Giovanna I d'Angiò (1327-1382): chi è il moro alla finestra?

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L'immagine è una miniatura di Robinet Testard tratta da un manoscrittto francese di fine '400, copia del libro di Giovanni Boccaccio "De mulieribus claris" e conservata alla Biblioteca Nazionale di Francia.

Il personaggio di colore potrebbe essere Roberto de Cabanni (+1345), conte di Eboli, supposto amante della regina. Costui era figlio di un africano approdato a Napoli, un giovane schiavo moro ("aethiops") venduto dai pirati a Raimondo de Cabanni, maestro delle cucine reali. Per il suo zelo e la sua capacità il Cabanni lo fece battezzare, gli dette il suo nome e lo lasciò erede delle sostanze e dell'ufficio. Come capo delle cucine reali il moro sposò, nel 1304/1305 Filippa da Catania, in origine una lavandaia, divenuta poi la balia del principe Ludovico, secondogenito di Roberto d'Angiò.

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Nozze di Filippa di Catania e Raimondo di Campania, opera di Jean Fouquet tratta dal manoscritto del XV secolo, traduzione illustrata in francese del " De casibus virorum illustrium" di Boccaccio e conservata alla Biblioteca nazionale di Monaco.
Sulla sinistra c'è Filippa che fa da balia al principe angioino. Sulla destra la scena della tortura a cui furono sottoposti Filippa e suo figlio Roberto alla fine di questa storia.
Pensate: un esempio di matrimonio misto agli albori del '300 !
Grazie all'influenza di Filippa che fece anche da governante alle nipoti di Roberto d'Angiò, Maria e Giovanna, la futura Regina, tanto da essere considerata una sua seconda madre, la famiglia si arricchì e salì nella scala sociale. Dei tre figli, Carlo, Perotto e Roberto, quest'ultimo fu Conte di Eboli e Gran Siniscalco del Regno.
Nel 1345, Filippa, suo figlio Roberto e la nipote Sancha furono accusati di aver partecipato all'assassinio di Andrea d'Ungheria, il primo marito della regina Giovanna; dopo essere stati torturati, Filippa morì in prigione, Roberto e Sancha furono giustiziati.

Vedi https://en.wikipedia.org/wiki/Raimondo_de%27_Cabanni

P.S. Sulla scorta di "De viris illustribus" di Francesco Petrarca, che trattava biografie di uomini, Giovanni Boccaccio compose un'opera in latino intitolata "De casibus virorum illustrium" (1355-1360), contenente le biografie di 56 uomini e donne, e il "De mulieribus claris", dedicato a soli personaggi femminili (1361/1362). Alla fine della sua vita, nel 1373, pubblicò un'edizione riveduta e corretta del "De casibus virorum illustrium" .

Edited by elena45 - 26/8/2019, 08:08
 
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