Maria Antonietta - Regina di Francia

Posts written by elena45

view post Posted: 28/7/2019, 09:35 Il ritratto di corte a Genova - Arte, Moda e Musica
Dallo stesso amico di fb, Francisco Antonio Doria, ricevo e condivido questo post:

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A Genova, la casa di Andrea Doria in Piazza San Matteo eretta nel sesto decennio del XV secolo, fu donata ad Andrea dai genovesi in occasione del fatto che egli fu l’ artefice della liberazione della Repubblica dalla dominazione francese; in quell’ occasione, con un atto ufficiale, gli fu conferito il titolo di Padre e Liberatore della Patria. Peraltro il Doria in questo palazzo mai abitò, preferendo, nei suoi rari momenti di inattività, risiedere nella casa reggia che s’era fatto costruire a Fassolo, appena fuori dalle mura cittadine, dove aveva anche un approdo privato per le sue galee da combattimento. La casa, chiamiamola di città, mostra elementi architettonici e decorativi nuovi ed antichi ed influenze artistiche toscane, francesi, venete ed orientali fuse insieme.
view post Posted: 22/7/2019, 10:55 Napoli borbonica - Arte, Moda e Musica
Sempre in epoca borbonica a Napoli, un personaggio meno conosciuto di Lady Hamilton, al secolo Emma Lyon (1765-1805), moglie dell'Ambasciatore britannico, ma altrettanto spregiudicata fu Lady Craven, al secolo Elizabeth Berkeley.

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Ozias Humphry - Elisabeth Berkeley (1750-1828), figlia del IV conte di Berkeley - NPG, London.

Più anziana di Lady Hamilton di 15 anni, e, al contrario di Emma, di nobili origini, ebbe una vita lunga e avventurosa.

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Francis Cote - William Craven (1738-1791), VI barone Craven - Worcester Art Museum.
Il marito che Elisabeth sposò a 17 anni e al quale diede 7 figli in 14 anni di matrimonio.
Venne allontanata dal paese per la sua condotta scandalosa: ebbe tra l'altro una relazione con Charles Greville, lo stesso personaggio che fu il primo amante di Emma Lyon (#entry560431224)!
Portando con sé il suo ultimo figlio Keppel Richard, vagò per parecchio tempo in tutta Europa, fin quando non conobbe Carlo Alessandro di Brandeburg-Ansbach (1736-1806), ricchissimo Margravio regnante di Brandeburgo, Ansbach e di Bayreuth: divenne sua moglie solo quando questi rimase vedovo.
Alla morte del suo secondo marito, decise di trasferirsi a Napoli, dove con la Restaurazione era tornato il re Ferdinando dal secondo esilio siciliano, ormai vedovo di Maria Carolina. Si introdusse a corte, la chiamavano la Margravina, entrò nelle grazie del Re e, udite udite, iniziò a covare il desiderio di diventare regina di Napoli!
Ne ricavò "soltanto" due ettari di terreno sulla collina di Posillipo, con antica villa, grazioso omaggio regale (forse solo del permesso di acquistare e costruire) . Qui Lady Craven si fece costruire una nuova villa in stile neoclassico, come quelle diffuse in Inghilterra: Villa Craven, dove visse gli ultimi anni della sua vita, vecchia e raggrinzita, tanto da qualcuno la definì una specie di mummia. Passò alle sorelleCapece Minutolo per volontà della defunta. Rivenduta più volte, l'ultimo acquirente è stato Charles James Rae, proprietario dei negozi Gutteridge.

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Ironia della sorte, una sua parente è nota in Campania, per la sua vita di benefattrice:

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Pauline Ferron contessa de la Ferronays, nota come Paolina Craven (1808-1891).
Figlia dell'Ambasciatore francese, seguì il padre a Napoli dove conobbe Augustus Craven (1806-1884) e nel 1834 lo sposò. Augustus era il figlio legittimato di Keppen Richard Craven (1779-1851), proprio il figlio minore di Lady Craven suddetta, ed era diventato anche lui un diplomatico.
Scrittrice e filantropa, dopo la caduta del regno borbonico, estese la sua opera collaborando con gli altri filantropi napoletani. Visse alcuni anni a Cava de' Tirreni, facendo della sua casa un centro di cultura, impegnandosi con l'amica Teresa Filangieri Ravaschieri in molte opere filantropiche (#entry623147963).
Nel 1872 si trasferì a Parigi, dove morì.

Edited by elena45 - 25/4/2021, 10:57
view post Posted: 22/7/2019, 07:54 Guerrieri Gonzaga - Personaggi
La ringrazio e le spedisco una mail. Cordiali saluti

Edited by elena45 - 22/7/2019, 09:16
view post Posted: 21/7/2019, 11:57 Napoli borbonica - Arte, Moda e Musica
Apprendo per caso che una delle due figlie del principe Raimondo di Sangro e di Carlotta Gaetani dell'Aquila, Donna Rosalia (1748-1808), sposò un esponente di un'antichissima famiglia nobile napoletana, ovvero Don Fabrizio Capece Minutolo (1738-1817). 3°principe di Canosa, al quale diede sette figli: il primo dei tre maschi fu il noto Principe di Canosa per antonomasia, storicamente ricordato, almeno dalla storiografia risorgimentale, per il ruolo reazionario che ricoprì nella Rivoluzione napoletana del '99 e per la nomina a Ministro di polizia dopo il ritorno dei Borboni.

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Antonio Capece Minutolo (1768-1838), 4° principe di Canosa. Ministro di Polizia di Ferdinando I.
Lo si ricorda per la severità, per non dire la ferocia, con cui svolse il suo ruolo e che lo rese diffusamente inviso, tanto che alla fine fu sollevato dall'incarico ministeriale. Ebbe parte nella fucilazione di Goacchino Murat e nella repressione dei moti del 20/21 mandando a morte gli ufficiali ribelli Morelli e Silvati. Ma fu anche uomo di lettere e pubblicista. Oggi è un'icona dei neoborbonici!

Il fratello cadetto del principe si chiamava Raimondo (1769-1827), come l'illustre nonno materno, ed era Maresciallo dell'esercito borbonico. Non aveva titoli, ma sposò una nobildonna spagnola conosciuta mentre era di stanza a Madrid:

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Matilde de Galvez, marchesa della Sonora (1778-1839). Ebbe tre figlie: Paolina, Adelaide e Clotilde.
Orbene, la primogenita, Paolina Capece Minutolo (1803-1867) marchesa della Sonora, titolo ereditato dalla madre, sposata a Francesco del Balzo di Caprigliano, fu un'apprezzata compositrice, come la sorella Clotilde, e mamma della principessa Pignatelli di Strongoli (#entry631398353).

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Villa Craven a Posillipo in un dipinto d'epoca - Proprietà delle due sorelle Capece Minutolo, Adelaide (1805-1869) e Clotilde (1808-1902), figlie della suddetta, per lascito testamentario di una lady inglese trapiantata a Napoli, Elisabeth Craven. Fu rivenduta più volte in seguito.

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Ingresso di Villa Craven: la casa del custode come un tempietto greco.
Le due sorelle edificarono nei pressi una chiesa dedicata alla Vergine:

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Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli di Bellavista, a Posillipo (1855).

Don Antonio si sposò due volte: dalla prima moglie, Teresa Galluccio (+1821) ebbe 5 figli, tra cui l'erede Fabrizio (1791-1871), 5° principe di Canosa e Donna Rosalia (1796-1867) sposata al marchese Gaetano Pagano. Il principe Fabrizio rimase senza eredi e lasciò tutto ai nipoti, figli di Rosalia; ma il titolo venne rivendicato dai figli del fratellastro Enrico (1822-1863), nato dal secondo matrimonio con Anna Orselli, sposata appena un mese dopo la morte della prima moglie. Solo nel 1914 la discendenza agnatica fu riconosciuta.
La linea è ancora fiorente rappresentata da Don Ernesto Capece Minutolo (1963), 9° principe di Canosa, che gestisce il sito ufficiale della casata (www.principedicanosa.name/).
Dal sito ho tratto anche questa bella immagine (notare il Vesuvio sullo sfondo):

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Albero genealogico della famiglia Capece Minutolo.
Il ramo all'estrema sinistra è quello dei principi di Canosa che arriva ai nostri giorni; quello all'estrema destra dei duchi di San Valentino (che si estingue nel 1973) e ha due diramazioni - duchi del Sasso e marchesi di Bugnano - ancora fiorenti.
Per ingrandire: https://digidownload.libero.it/capeceminutolo/albero.pdf

Dal sito si evince anche che le due sedicenti principesse entrambe di nome Irma (zia e nipote) note alle cronache mondane non apparterrebbero alla famiglia. Mi viene il dubbio che facciano parte della discendenza contesa.

P.S. Come dicevo la casata è antichissima, con una genealogia molto complessa e divisa in molti rami, la cui origine si perde nella leggenda che vuole risalga ai Duchi di Napoli. Certo è che il documento più importante che hanno lasciato è la bellissima e preziosa Cappella Minutolo nel Duomo di Napoli (#entry599173308).
Viceversa il restante patrimonio immobiliare in Napoli e dintorni è a tutt'oggi molto degradato. Fa eccezione il Castello di Casapozzano di origine medievale, appartenuto ai Capece Minutolo di San Valentino, restaurato in epoca borbonica e passato nel '900 ai de Balzo di Caprigliano per acquisizione dotale.

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Castello Capece Minutolo di San Valentino a Casapozzano (CE)
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Come si vede dall'albero, un ramo della casata, molto anticamente, nel 1356, passò in Sicilia, con Raimondo Minutolo, familiare e capitano di re Roberto d'Angiò.
Nel 1718 il ramo siciliano, fiorente a Messina, ottenne il titolo di Principe di Collereale.

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Giovanni Capece Minutolo (1772-1827), Maresciallo dell'esercito borbonico, fu comandante della Real Cittadella di Messina e come il parente napoletano domò i moti siciliani del 1821. Ma fu anche un filantropo.

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Appartenente a una famiglia diversa per le origini e il cognome, ma facente parte dello stesso gruppo, un altro fedelissimo dei Borboni nell'ultima fase del regno:

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Carlo Capece Galeota (1826-1908), duca di Regina e principe di Montemiletto.
Alla caduta del regno, seguì a Roma Francesco II di Borbone, l'ultimo Re delle due Sicilie, restando il suo più fidato consigliere e ricevendo da lui l'Ordine di San Gennaro:

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Gustavo Mancinelli -Il duca della Regina con la fascia dell'Ordine.
Finalmente un ritratto decente in questa famiglia!

PS. Anche i Capece Galeota hanno una cappella di famiglia nel Duomo di Napoli, a sinistra dell'abside, in posizione simmetrica a quella Capece Minutolo.
Delle loro residenze rimane un palazzo a Via Toledo, noto come Palazzo Cantelmo di Montemiletto, poichè il suddetto Carlo Capece Galeota ereditò dalla famiglia della madre, Maria Maddalena di Tocco Cantelmo Stuart (1786-1850) il titolo principesco e il patrimonio (#entry631306347).
Ebbe, però, solo una figlia femmina e la linea agnatica si estinse.

Edited by elena45 - 8/8/2019, 15:38
view post Posted: 18/7/2019, 12:05 Maria Antonietta & le patate - Aneddoti
Ecco perchè "patate alla Parmentier"!
view post Posted: 16/7/2019, 08:16 Il ritratto di corte a Genova - Arte, Moda e Musica
Riporto un post di Francisco Antonio Doria, professore universitario, esponente del ramo dei Doria sviluppatosi in Brasile (vedi schema in #entry503972240 ) e pubblicato su fb:

PARSIMONIOSI A CAUSA DI UN CORSARO.
Le probabili origini della proverbiale tirchieria associata ai genovesi.

Se c’è un luogo comune associato ai genovesi è proprio quello legato alla loro presunta avarizia. Una storia che parte da lontano, da molto lontano probabilmente già al tempo del famoso “Emmo Za Daeto” pronunziato dai legati della Repubblica in faccia all’ Imperatore Federico Barbarossa che, pretendendo da costoro tributo, ottenne invece l’orgoglioso rifiuto.

Una caratteristica questa legata alla gestione del denaro che si rafforza a partire dal ‘400 quando, a seguito dell’istituzione del Banco di San Giorgio avvenuta nel 1407, la Superba diviene la regina delle transazioni finanziarie contendendo il primato in questo ambito ai grandi banchieri teutonici e sassoni.
E siccome “a prestâ e palanche à un amigo, ti perdi e palanche e ti perdi l’amigo” (se presti soldi ad un amico, perdi i soldi e perdi l’amico), i genovesi, ligi all’antico adagio fanno fortuna prestando “palanche” alle emergenti e ambiziose monarchie francese e spagnola.
Sul finire del secolo Genova, fiutandone il senso degli affari e le potenzialità economiche, accoglie la prima comunità di ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna cattolica da Isabella di Castiglia. Da questi i Genovesi apprendono e affinano sia le tecniche commerciali che le pratiche di strozzinaggio. Ed è proprio in questo periodo che, per calmierare e porre freno alla lucrosa gestione dei prestiti, vengono istituiti anche a Genova i banchi di pegno.

A detta degli storici però il vero spartiacque in relazione all’assioma “genovesi quindi avari” che si sostituisce nell’immaginario collettivo al precedente “genuensis ergo mercator” (genovese dunque mercante) risale al 1588 quando i destini della Signora del mare si incrociarono con quelli del grande corsaro inglese Sir Francis Drake.
Da tempo infatti Genova aveva rinunciato alla sua vocazione marittima preferendole quella finanziaria e bancaria: quello che veniva identificato come “Il siglo de los Genoveses” quando i forzieri della città partivano per la Spagna e tornavano onusti di oro delle Americhe, tanto che si diceva: “l’oro nasce nel Nuovo Mondo ma viene sepolto a Genova”, volgeva ormai al tramonto.
Era il periodo in cui le dimore patrizie genovesi erano le più sfarzose d’Europa: una ricchezza comunque mai ostentata fine a se stessa ma semmai consona al rango per doveri di rappresentanza e prestigio sociale, più spesso, accuratamente nascosta e considerata solo un modo redditizio per diversificare gli investimenti.
“o cû e i dinæ no se mostran à nisciun”
(il sedere e i soldi non si mostrano a nessuno).
I genovesi dunque così pronti a viaggiare per il mondo, protagonisti dei commerci e delle scoperte geografiche invece a casa loro sono schivi e diffidenti, per nulla inclini a mostrare le proprie ricchezze e proprietà.

Era scomparso da circa un lustro Andrea Doria quando nel 1585 era scoppiata la guerra tra Spagna e Inghilterra e Filippo II, per sconfiggere la terra di Albione di Sir Francis Drake, decise di allestire l’invincibile “armada” commissionandola, come da consolidata tradizione, ai genovesi.
I nostri armatori erano indecisi e titubanti se investire così tanto denaro in un’impresa a tal punto rischiosa da mettere a repentaglio le risorse della Repubblica ma decisero comunque di restare fedeli alla corona degli Asburgo e di finanziare questa operazione. Vennero allestiti 130 vascelli, con relativo armamento di 24.000 uomini, pronti per affrontare le terribili battaglie del 1588.
La sorte avversa culminata in una serie anomala di violentissime tempeste unita all’indiscussa abilità e capacità marinara di Drake infransero i sogni spagnoli e con essi anche le speranze di lucro dei genovesi.
Per la regina del mare, dopo un secolo di ricchezze, agi e splendori, si trattò di un colpo durissimo dal quale non riuscì più completamente a risollevarsi. La Spagna terminerà la sua iperbole di dominio europeo e Genova, fedele alleata, ne seguirà il declino con l’aggravante di non riuscire più né a pretendere, né di conseguenza a riscuotere i crediti maturati e dovuti.

Da qui si fa risalire quindi la diffidenza quando si parla di dinæ nei confronti dei “furesti” e quel senso di malcelata rassegnazione (se non era per gli spagnoli…) che porterà i nostri avi ad essere più che mai accorti nei loro futuri investimenti: quello che per gli altri quindi è tirchieria per i genovesi è parsimonia perché – e la storia ce lo insegna – “maniman” non si sa mai.
Perché se nel campo delle scienze Lavoisier teorizzava “in una reazione chimica nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” per i genovesi, in quello economico, nulla si butta via, nulla si spreca e tutto si ricicla e risparmia”.
view post Posted: 15/7/2019, 09:54 La tomba dell'angelo. - Aneddoti
Nella storia misteriosa della povera fanciulla scomparsa, un altro mistero: le tombe sono incredibilmente vuote!
Evidentemente i resti sono stati spostati: la magistratura dovrebbe indagare, perchè la traslazione è un'operazione che richiede una particolare procedura documentata. Ci sono questi documenti e dove sono?

Povera Charlotte! Non l'hanno rispettata neanche da morta!

Edited by elena45 - 18/7/2019, 07:37
view post Posted: 11/7/2019, 09:03 La tomba dell'angelo. - Aneddoti
Senza voler essere in alcun modo morbosa sulla terrificante vicenda italiana di Emanuela Orlandi, ma per interesse puramente storico, ho individuato le due nobildonne sepolte nel Cimitero teutonico.

La sepoltura detta "Tomba dell'Angelo" perchè su di essa spicca la statua di un angelo con le ali abbassate e con un libro aperto, è quella di Sophie Hohenlohe-Bartenstein (1758-1836), canonichessa dell'Abbazia di Thorn, figlia del principe tedesco Ludwig Leopold (1731-1799), trasferitasi a Roma nel 1820.

Tratto da http://genealogy.euweb.cz/hlohe/hlohe7.html

La sepoltura accanto, molto più grande, anch'essa sovrastata da una figura femminile in marmo, è quella di una nobildonna che stava per diventare Regina e fu madre di Re.

Si tratta di Charlotte Friederike, Duchessa di Meclemburgo-Schwerin, prima moglie del futuro re Cristiano VIII di Danimarca. Dall'unione nacque, nel 1808, il futuro re danese Federico VII. Nel 1810 la coppia divorziò dopo una relazione di Charlotte con il musicista di corte Jean Baptiste Édouard Du Puy.
Charlotte fu bandita dalla corte e si trasferì nello Jutland , poi in Italia, prima di diventare cattolica nel 1830 a Vicenza. Si stabilì a Roma nel 1833, dove aprì un salotto ben frequentato e si occupò principalmente dei danesi a Roma.
Morì a Roma dopo una lunga malattia e fu sepolta nel Campo Santo Teutonico. La sua tomba è decorata con un angelo della pace creato da Jens Adolf Jerichau. C'è anche la dedica di suo figlio Federico VII.

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Charlotte Friederike, duchessa di Meclemburgo-Schwerin (1784-1840)

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Cristiano VIII di Danimarca (1786-1848). Si risposò con la bellissima Carolina Amalia di Schleswig-Holstein, ma non ebbe altri figli.

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Federico VII di Danimarca (1808-1863). Nonostante tre matrimoni e molte relazioni non ebbe figli. Pertanto non ci sono eredi diretti della povera Charlotte.

Queste le notizie che ho trovato in https://de.wikipedia.org/wiki/Charlotte_Fr..._zu_Mecklenburg.

Edited by elena45 - 18/7/2019, 07:54
view post Posted: 4/7/2019, 21:36 Napoli borbonica - Arte, Moda e Musica
In epoca borbonica la famiglia Spinelli (#entry632756979) diventa nuovamente protagonista con alcuni personaggio di spicco. Uno lo abbiamo già visto qualche post fa:


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Francesco Solimena - Ferdinando Vincenzo Spinelli, 7°principe di Tarsia(1691-1753) - Museo di Capodimonte.
Fu un grande principe: affidò a Domenico Vaccaro il progetto di un palazzo lussuoso (parzialmente realizzato, oggi in Piazzetta Tarsia) e vi ospitò una biblioteca, un laboratorio di scienze e un circolo culturale.
Nel ritratto indossa il mantello dell'ordine di San Gennaro, istituito da Carlo III di Borbone nel 1738.

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Progetto originale del Palazzo Spinelli di Tarsia.

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Palazzo Spinelli di Tarsia.
Il Nostro si sposò due volte: la prima con Nicoletta di Capua, figlia del principe della Riccia, la seconda con Domenica Sanseverino di Bisignano, ma dei 7 figli solo una raggiunse l'età adulta: Maria Antonia Spinelli, VIII principessa di Tarsia (1735-1813) che sposò un "cugino" della linea di Scalea e continuò la discendenza per altre due generazioni. Poi il ramo si estinse.

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Parente e coevo di Ferdinando Vincenzo Spinelli di Tarsia suddetto, ma appartenente alla linea dei duchi di Laurino, c'è Troiano II Spinelli, IX duca di Laurino (1712-1777). Un personaggio davvero singolare,
Di lui non ho trovato immagini, ma molte notizie.
Allievo del filosofo Giambattista Vico, studiò matematica, fisica e ingegneria. Fu autore di varie opere di stampo illuministico, in particolare nei campi della storia e dell'economia.
Fece attivamente parte della massoneria napoletana, all'epoca diretta dal principe di Sansevero, Raimondo di Sangro.
Ma è noto soprattutto per aver ristrutturato un palazzo di famiglia nel centro storico di Napoli, Palazzo Spinelli di Laurinoi, trasformandolo in una delle più suggestive realizzazioni del Settecento napoletano ad opera di Ferdinando Sanfelice e Carlo Vanvitelli (figlio di Luigi).
Antichissimo, fu il primo palazzo ad essere edificato, nel 1370, per volere di Roberto d’Angiò, che lo destinò a uno dei suoi figli. In seguito ospitò l’Accademia letteraria di Giovanni Pontano. Gli eredi Pontano vendettero poi agli Spinelli.

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Lo straordinario cortile ellittico di Palazzo Spinelli di Laurino, in via Tribunali (decumano maggiore)

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Lo scalone d'ingresso nel secondo cortile.
Notare come sono cambiati i tempi rispetto ai monumenti del '500 (#entry632756979): sulle pareti, a grandezza naturale, le donne della famiglia.
Notare anche com'è degradato il soffitto, come del resto, purtroppo, tutto lo stabile!

Una dama per tutte:

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Ottavia Tullia Tuttavilla (+1814), duchessa di Laurino; seconda moglie di Troiano II, apparteneva a una famiglia napoletana molto potente, quella dei duchi di Calabritto. Il suo busto sull'ingresso invita l'ospite ad entrare.

Infatti Troiano si sposò due volte ed ebbe 24 figli (non tutti raggiunsero l'età adulta), 8 dalla prima moglie Beatrice Pinto y Mendoza, e 16 dalla seconda. Tra le femmine vi furono ben 7 monacazioni e solo 3 matrimoni (non si poteva mica disperdere il patrimonio di famiglia in doti!).
Una delle figlie femmine di primo letto fu Chiara, dama di corte di Maria Carolina, ma anche amante del re Ferdinando e apprezzata pittrice. Il suo autoritratto è agli Uffizi (#entry610153901).

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Autoritratto - Chiara Spinelli Pignatelli (1744-1823), principessa di Belmonte - Galleria degli Uffizi.
Rimasta vedova del Pignatelli, si schierò con la Repubblica Partenopea, e per questo motivo fu più tardi esiliata in Francia.

Anche in questo ramo, come in quello di Tarsia, la continuità fu garantita da una donna: Ottavia Spinelli, XIII duchessa di Laurino (1865-1936), bis-bisnipote della duchessa suddetta di cui aveva il nome: unica erede, sposò Vincenzo Caracciolo di San Giovanni (1865-1929) e gli trasmise titolo e cognome: i Caracciolo Spinelli duchi di Laurino sono ancora viventi.

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Anche gli Spinelli principi di Scalea furono fedelissimi dei Borboni, tant'è che, come il parente Ferdinando Vincenzo di Tarsia suddetto, anche Antonio II Spinelli (1715-1787), 8°principe di Scalea, ricevette il prestigioso Ordine di San Gennaro e fu ritratto da Bonito, allievo di Solimena:

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Antonio II Spinelli principe di Scalea (1715-1787), con le insegne dell'Ordine di San Gennaro. Sposò la nobildonna Giovanna de Cardenas:

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Monumento funebre di Giovanna de Cardenas (1722-1799) nella Chiesa di Santa Caterina a Formiello, opera quasi certa di Giuseppe Sammartino, l'autore del cristo velato di Cappella Sansevero.
Giovanna portò in dote una splendida villa a Barra (lungo il Miglio d'oro), oggi fatiscente, tranne la dependence trasformata in un un convento con bellissimo giardino:

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Dipendenza Villa Spinelli di Scalea a Barra.
Tratto da www.nobili-napoletani.it/Spinelli-Scalea.htm

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Il nipote Antonio III (1795-1884) fu il Primo Ministro dell'ultimo Governo borbonico e Direttore del Grande Archivio; invece, mutatis mutandis, suo fratello minore Vincenzo sarebbe diventato Deputato del Regno d'Italia!

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Vincenzo Spinelli dei principi di Scalea (1806-1878), Deputato della VIII Legislatura del Regno d'Italia.

Per la terza volta la continuità della discendenza fu garantita da una donna: Eleonora Spinelli di Scalea (p1813-1889) che sposò il principe Pietro Lanza di Trabia (1807-1855), un liberale che aderì alla Rivoluzione siciliana del 1848, e trasferì titoli e patrimonio alla casata siciliana, già ricchissima di suo e plurititolata (#entry571170832).

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C'è un ramo degli Spinelli ancora fiorente, gli Spinelli Barrile di Fuscaldo, del quale abbiamo nominato il capostipite: Salvatore Spinelli (+1565), creato proprio l'anno della sua morte marchese di Fuscaldo per i "meriti" acquisiti nella Strage dei Valdesi del 1561.
Scorrendo l'albero genealogico, dopo 5 generazioni, troviamo un altro personaggio singolare:

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Giuseppe Spinelli Barrile (1694-1763), Arcivescovo di Napoli, Cardinale.
Dopo circa due secoli dalla strage, ancora nostalgico della Santa Inquisizione, tentò di reintrodurla nel regno, ma il saggio re Carlo III glielo impedì. Abitava in uno di questi splendidi palazzi:

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Antonio Joli - Piazza Bellini intorno al 1756. Il Palazzo Spinelli Barrile è il terzo a sinistra (il primo è Palazzo Firrao). In fondo l'arco di Costantinopoli (distrutto).

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Palazzo Spinelli Barrile di Fuscaldo oggi.

Inoltre il Cardinale possedeva una villa tutta sua tra quelle del Miglio d'oro:

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Villa del Cardinale a Torre del Greco. Ci sono passata davanti tante volte e mi chiedevo perchè si chiamasse così!

Purtroppo non ho trovato immagini del secondo personaggio di spicco appartenente a questa linea: Gennaro Spinelli Barrile. Oltre che marchese di Fuscaldo e duca di Marianella, acquisì dalla moglie Cristina Spinelli Savelli anche il titolo di principe di Cariati, per cui è più noto come Gennaro Spinelli di Cariati (1780-1851).
Cristina Spinelli Savelli (1779-1829) apparteneva alla quinta linea della casata, che aveva acquisito il cognome Savelli nel '600 (vedi schema) per il matrimonio del principe Scipione II di Cariati (+1659) con la duchessa Carlotta Savelli di Albano (#entry607077666). Più volte si ripresenta nella famiglia il problema della discendenza e la nostra Cristina, figlia unica nata postuma, si ritrovò a soli 13 anni, alla morte del nonno, principessa di Cariati. Sposò prima Nicola, il primo dei quattro fratelli Spinelli Barrile, che morì precocemente in un incidente a cavallo; rimasta vedova sposò il secondogenito Gennaro.
Costui, da giovane, aveva aderito alla Rivoluzione Napoletana accanto all'ammiraglio Caracciolo. Pensate, entrambi discendevano in linea retta da due protagonisti della strage dei Valdesi a Fuscaldo nel 1561: il marchese Salvatore Spinelli e il Capitano Ascanio Caracciolo!
Successivamente ebbe un ruolo di primo piano in tutti i regimi successivi: Maestro delle Cerimonie del Re Giuseppe Bonaparte e ministro del Re Gioacchino Murat; Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno delle Due Sicilie. Infine, anche perchè provato da una serie di lutti in famiglia, si ritirò a vita privata dopo la repressione violenta dei moti del '48 voluta da Ferdinando II.

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Ernesto Spinelli Barrile (1804-1838), 9° principe di Cariati, primogenito del suddetto. Lui e il fratello minore morirono precocemente di malattia ad un anno di distanza.

La casata è oggi rappresentata da Ugone Spinelli Barrile (1950), 11° duca di Marianella, che discende dal fratello minore di Don Gennaro: Mario Spinelli (1785-1835) che morì di colera e lasciò un solo figlio maschio, Antonio (1814-1896), riconosciuto 6° duca di Marianella.

Per riepilogare, molto sinteticamente:

Spinelli

Tratto da www.genmarenostrum.com/pagine-lette...%20spinelli.htm

Edited by elena45 - 12/4/2021, 15:55
view post Posted: 4/7/2019, 13:08 Napoli spagnola - Storia
Durante il Vicereame spagnolo anche la famiglia Spinelli fu in primo piano.
Attestata a Napoli fin dal XII secolo, i suoi membri ricoprirono cariche importanti già sotto il dominio dei Normanni. La sua ascesa comincia in epoca angioina e si afferma nel periodo spagnolo.

Il personaggio più importante nella Napoli spagnola di Carlo V fu Giovanbattista Spinelli (+1522) che conquistò la fiducia dell'Imperatore tanto da considerarlo fidato consigliere su molte questioni politiche e amministrative; per la sua saggezza gli assegnò spesso compiti diplomatici importanti e lo creò conte di Cariati e duca di Castrovillari.
Cfr. www.bottegascriptamanent.it/?modulo...4&idedizione=30.
Grazie al favore imperiale, lo Spinelli accumulò un'enorme ricchezza. A Napoli acquistò tra l'altro un suolo in collina appartenente alla Certosa di San Martino, dove più tardi i suoi discendenti avrebbero costruito il palazzo di famiglia. Col tempo il palazzo Cariati fu abbandonato fino a che nel 1921 fu acquistato dall'Ordine dei Gesuiti, e, dal 1922 è sede del prestigioso Istituto Pontano.

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Palazzo Spinelli di Cariati al Corso Vittorio Emanuele di Napoli.

Poichè l'iconografia è inesistente, dobbiamo accontentarci delle sculture. Interessanti le magnifiche sepolture, monumenti di scuola napoletana, nel Presbiterio della Chiesa di Santa Caterina a Formiello.
Intanto si tratta di due fratelli, che corrispondono ad altrettante linee genealogiche.
I loro cenotafi occupano un posto d'onore nella chiesa, l'uno di fronte all'altro, accanto all'altare maggiore, tanto che il Presbiterio assurge di fatto a cappella di famiglia.
Erano figli di secondo letto di Ferdinando Spinelli (1547), figlio di Giovanbattista suddetto, uomo d'arme che Carlo V nominò Capitano generale di Calabria e Basilicata.

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Giandomenico d'Auria - Monumento funebre di Troiano I Spinelli (1530-1566), 1° principe di Scalea, e della moglie Caterina Orsini (+1589).

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Giandomenico d'Auria - Monumento funebre di Giovanni Vincenzo Spinelli (1534-1576), capostipite dei principi di Tarsia e della moglie Virginia Caracciolo (+1613).

Notare come sono sottodimensionati i busti delle due figure femminili in qualità di mogli, mentre hanno l'onore di un sepolcro individuale nella stessa cappella due donne di casa Spinelli:

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Dorotea Spinelli (1507-1570), figlia di Giovanbattista, e Isabella Spinelli (+1589), figlia di Ferdinando.

I due fratellastri di primo letto di costoro erano imparentati, nientemeno, che con il grande Vicerè di Carlo V, ovvero Don Pedro Alvarez di Toledo: prima Giovan Battista II Spinelli (+1551) aveva sposato la maggiore delle sue figlie, Isabel, mentre Eleonor aveva sposato il Granduca Medici (si disse perchè Isabel era brutta e sciocca).
Poi, lo stesso Vicerè in tarda età (un anno prima di morire), sposò la sorella di suo genero, Vincenza Spinelli.

Insomma, "spagnoli" su tutta la linea.

Un altro esponente della famiglia è ricordato con un imponente cenotafio nella Basilica dello Spirito Santo a Napoli.:

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Michelangelo Naccherino - Paolo Spinelli (+1577), signore di Cosoleto jure uxoris. Era figlio di Carlo, conte di Seminara (+1540) e fratello cadetto di Giovanbattista.

Altro figlio di Carlo fu Salvatore Spinelli (+1565), signore di Fuscaldo, capostipite di una linea che arriva ai nostri giorni.
Il personaggio ebbe un ruolo ambiguo ma centrale nel famoso Massacro dei Valdesi che abitavano nel suo feudo, massacro avvenuto nel 1561, che fu voluto dal Papa e da Filippo II. Lo Spinelli fu dapprima tollerante nel controllo della popolazione che aveva aderito alla Riforma, ma poi dovette accettare la spedizione guidata dal celebre condottiero Ascanio Caracciolo e dal cognato Marino Caracciolo, governatore della Calabria, mandata dal Vicere di Napoli Pedro Afan de Ribera, che sfociò in una strage sanguinosissima. In "premio" lo Spinelli fu nominato marchese di Fuscaldo..

Uno Spinelli di Tarsia del '600:

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Carlo Francesco Spinelli, 4° principe di Tarsia (1668-1732) - Galleria nazionale di Scozia.

Nel '600 alla linea principesca di Scalea si affianca la linea ducale di Laurino (comune del Cilento), per il matrimonio tra un cadetto della famiglia, Giuseppe Spinelli (1620-1701) con Vittoria Carafa duchessa di Laurino (1631-1704)

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Palazzo ducale di Laurino (SA).

Fuscaldo, Scalea, Tarsia, Cariati, Castrovillari sono tutti in provincia di Cosenza. Cosoleto è in provincia di Reggio Calabria

Il seguito alla Napoli borbonica (#entry632768435).

Edited by elena45 - 31/10/2021, 09:42
view post Posted: 23/6/2019, 11:01 La Duchessa di Berry - Personaggi
Confrontando la foto già nota delle figlie di Maria Carolina:

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Francesca, Clementina e Maria Isabella.

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Foto di Francesca Lucchesi Palli (1836-1923), figlia di Carolina di Borbone, moglie di Alberto Camillo 10° Massimo, principe d'Arsoli (1836-1921).(#entry493731695).

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Foto di Clementina Lucchesi Palli (1835-1925), moglie del conte Camillo Zileri dal Verme degli Obbizi (1830-1896).

Edited by elena45 - 8/4/2020, 11:46
view post Posted: 22/6/2019, 12:16 Il ritratto di corte a Genova - Arte, Moda e Musica
Torno ai Doria per pubblicare un'immagine nuova comparsa in rete:

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Justus Sustermans (1649) - Marcantonio Doria, 1° principe di Angri (1570-1651), anziano - Collezione privata.
Ricordo che fu un grande collezionista e commissionò a Caravaggio la sua ultima opera "Il martirio di Sant'Orsola".

Leggi www.finestresullarte.info/847n_ult...rovocatoria.php

Edited by elena45 - 24/6/2019, 10:00
view post Posted: 18/6/2019, 11:36 I discendenti di Napoleone - Personaggi
Giuseppe Bonaparte (1768-1844), primogenito dei fratelli di Napoleone, re di Napoli (1806-1808) e re di Spagna (1808-1813), ebbe solo due figlie dalla moglie Julie Clary:

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<i>Jean Louis David - Zenaide (101-1854) e Carlotta (1802-1839) Buonaparte - Getty Center.
Carlotta sposo il cugino Napoleone Luigi (1803-1831), figlio di Luigi e Ortensia Beauharnais. Entrambi morirono giovani, lui affiliato alla Carboneria, morì combattendo. Non lasciarono eredi.
Zenaide, invece, sposò un altro cugino: Carlo Luciano Bonaparte, figlio di Luciano ed ebbe 12 figli. Quindi la discendenza legitttima di Giuseppe coincide con quella di Luciano, principe di Canino, e l'abbiamo già vista (#entry364592321).

Ma Giuseppe ebbe altri figli da due successive relazioni extraconiugali:

a Napoli la contessa Giulia Colonna di Stigliano, moglie di Girolamo Acquaviva d'Aragona, duca di Atri, gli dette due figli, Giulio (1806-1838) e Teresa, morta infante.

Alla fine dell'Impero, Giuseppe Bonaparte andò in America e vi rimase fino al 1841, a Filadelfia, dove ebbe due figlie dalla nuova giovane amante Annette Savage (1800-1865): Pauline (1819-?) e Caroline (1822-1890).
Caroline sposò Zebulon Howell Benton ed ebbe discendenza.

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Annette Savage con le figlie.

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Frederick Joseph Benton (1954). Giuseppe Bonaparte era il suo trisavolo.

Cfr anche www.ramhg.es/images/stories/pdf/anales/12_2009/04_rey.pdf

Edited by elena45 - 23/6/2019, 11:16
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