Io penso che scrivono proprio tutti e che quindi la quantità non può andare che a scapito della qualità...
Ho letto la recensione di una nuova biografia su Caterina de' Medici.
Viene definita una
bio-pop ed è scritta da una scrittrice umoristica,
Lia Celi e da uno storico militare,
Andrea Santangelo.
Editore Utet, pag. 233
Ho trovato in rete una parte del capitolo "Marcio nuziale":
"Per celebrare un matrimonio un macaron solo non basta. Ce ne vuole almeno una piramide, come quella creata dal macaronista più chic di Parigi, Ladurée.
Per festeggiare lo sposalizio di Caterina de’ Medici con il principe Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia, non basterebbe neppure la piramide di Ladurée. Perché queste non sono nozze comuni, nemmeno nella speciale categoria “matrimoni dinastici”. È, a detta dei contemporanei, «la più grande unione combinata mai vista al mondo». Nel senso che quando la migliore aristocrazia francese si vede recapitare il seguente invito: «Enrico duca d’Orléans e Caterina de’ Medici duchessa di Urbino sono lieti di annunciare il loro matrimonio che avrà luogo il 15 agosto 1533 a Nizza, piazza centrale. RSVP» molti devono leggere il biglietto due volte per essere sicuri di aver capito bene. Perché, sotto il profilo del lignaggio, il matrimonio è fortemente squilibrato. Sulla carta lo sposo è duca e la sposa duchessa. La differenza è che lui lo è davvero, e pure figlio (cadetto) di re e discendente di un santo. Il ducato di Caterina, invece, è solo un titolo onorifico, unico souvenir di un dominio scippato dal prozio papa per suo padre Lorenzo, e ben presto tornato ai legittimi proprietari, i Della Rovere. È un po’ come se qualcuno sostenesse di possedere una Ferrari perché suo papà per un mese ne ha guidato una, rubata. In Caterina i due quarti di antica e purissima nobiltà francese derivanti dalla madre sono stati irrimediabilmente intorbidati dai due quarti di borghesia fiorentina, geniale quanto si vuole, ma senza pedigree risalente almeno alla prima crociata.
Nella nostra epoca le mésalliances nuziali fra principi e plebei sono all’ordine del giorno nelle case regnanti, e quasi in tutte le corti d’Europa si rappresenta, con lievi variazioni e anche al maschile, la fiaba di Cenerentola. La regina Silvia di Svezia proviene dal nobile casato Hostess della Lufthansa, e Vittoria, erede al trono, ha sposato il suo personal trainer: più che la linea dinastica ha contato la ginnastica. Mette-Marit di Norvegia, figlia di un giornalista, ha fra i suoi ex uno spacciatore di droga che le ha dato, fra le altre cose, un figlio; ma guardate le sue foto e capirete perché Haakon ha deciso che quelli erano dettagli insignificanti. Filippo iv di Spagna ha un’infermiera come suocera: sua figlia Letizia, volto noto della tivù iberica, aveva alle spalle un matrimonio finito e qualche foto osé, prima di diventare principessa delle Asturie. Il colpaccio lo ha fatto una Caterina 2.0, Kate Middleton, moglie del principe William d’Inghilterra e rampolla della famiglia Steward. Che non è un ramo spurio degli Stuart scozzesi; ci riferiamo agli steward della British Airways cui papà Middleton apparteneva, prima di avviare con la moglie una società per la vendita per corrispondenza di accessori per party. Se la regina Vittoria avesse saputo che un giorno nella sua famiglia sarebbe entrata, e con tutti gli onori, la figlia di un venditore di palloncini, cappellini di carta e lingue di Menelik, avrebbe avuto bisogno dei sali.
Ma nella Francia del 1533 nessun Perrault ha ancora rilanciato quella che diverrà la fiaba più popolare del mondo, e la Cenerentola fiorentina non fa sognare nessuno. Il suo sangue è troppo borghese per i Valois, dinastia capetingia i cui esponenti si dichiarano gli unici veri eredi di Carlo Magno. Francesco I, approvando questo matrimonio, dà un calcio a una concezione sacrale della monarchia ereditata direttamente dall’antica religione dei popoli germanici. La dinastia merovingia, le cui vicende sembrano una versione più complicata del Trono di spade, aveva la sua forza in questa sacralità ancora pagana; i carolingi riuscirono a soppiantarli solo rivestendosi di una superiore aura “cristiana”, ricevuta con la legittimazione papale di Pipino il Breve nel 751. I loro eredi capetingi rivendicavano la facoltà di guarire le scrofole con il tocco della mano, che si trasmetteva di generazione in generazione. Ma se cominciavano a inquinare la discendenza incrociandosi con sangue vile, che fine avrebbe fatto la regalità taumaturgica? Altro che scrofole, i re non sarebbero stati in grado nemmeno di curare un’unghia incarnita.
Caterina proviene da una stirpe che da secoli esercitava un altro tipo di taumaturgia: quella del denaro, elisir che in politica, nel passato come oggi, fa più miracoli del Santo Graal. Il Banco dei Medici era stata la banca più importante d’Europa. Aveva avuto filiali a Roma, Pisa, Milano, Venezia, Bruges, Londra, Avignone, Ginevra e Lione, e aveva finanziato le guerre di Edoardo IV d’Inghilterra e del suo alleato borgognone Carlo il Temerario, perdendoci un sacco di ducati. L’imprudenza degli amministratori e il progressivo disinteresse degli stessi Medici, che dopo Cosimo il Vecchio si occupavano più di politica che di finanza, avevano accelerato un naufragio disastrosamente concluso nel 1494 con la chiusura definitiva di tutte le filiali del Banco. Così andavano le cose quando non c’erano Stati e organismi internazionali a salvare le banche in difficoltà. Ma la famiglia fiorentina restava una delle più ricche del mondo allora conosciuto, e se non contava al suo interno principi e re, aveva dato i natali a ben due papi, quelli che i principi e i re li incoronavano. Francesco, il primo cavaliere d’Europa, l’ultimo depositario dei valori cortesi, è anche il più realista dei re. Vuole sì organizzare sontuose feste e tornei e circondarsi di meravigliose opere d’arte, e anche guarendo scrofole a pagamento h24 non sarebbe riuscito a comprarsi un solo sottobicchiere firmato Benvenuto Cellini. Soprattutto vuole l’Italia, anzi, le parti migliori: Napoli, Milano, Urbino, Livorno, le città emiliane. Ma per ottenerle serve l’appoggio del papa, e il papa, Clemente IV, è un Medici. E l’unico modo per ottenerlo è sposare la ragazza. O meglio, farla sposare a uno dei suoi tre figli. Non l’erede al trono, Francesco, per il quale ci vuole una figlia di re, né al simpatico Carlo, il cocco di papà, ancora troppo giovane. Quell’inutile spilungone di Enrico è perfetto. Melanconico, poco popolare a corte, con nello sguardo le ombre della prigione spagnola in cui è cresciuto, in che modo può rendersi più utile alla sua famiglia se non impalmando la cozzetta fiorentina? Lo stesso re suo padre ha dato il buon esempio: tre anni prima, in ossequio al trattato di pace fra Spagna e Francia, ha sposato Eleonora d’Asburgo, sorella maggiore di Carlo v, buona come il pane e innamoratissima di lui, ma così somigliante al fratello che Francesco nell’intimità deve chiudere gli occhi e pensare alla Francia e a Madame d’Étampes, la sua giovane amante. Se ce l’ha fatta lui, può farcela anche Enrico.
Quando le viene comunicato il suo destino, la duchessina scoppia di felicità e di aspettativa. È valsa la pena aspettare per poter entrare da principessa nella corte più brillante d’Europa. Non conosce lo sposo, ma il suocero, suo padrino, anche per lei è un mito: bello, colto, affascinante, adora l’Italia e gli italiani, e via, la mela non può cadere troppo lontano dall’albero. Sa che il duca d’Orléans ha la sua stessa età e, come lei, ha avuto un’infanzia travagliata, segnata da minacce e prigionia: avranno molto da raccontarsi, molto da dimenticare insieme. Ma è bene che la passione si tenga lontana dal talamo regale. Giovanna di Castiglia e Filippo d’Asburgo, giovani, belli e innamoratissimi malgrado le nozze combinate, erano diventati la favola d’Europa a causa della gelosia reciproca. Caterina dubita che Giovanna sia davvero diventata pazza dopo la morte di Filippo. Ne sa abbastanza di politica internazionale da capire che tenere rinchiusa quella donna dal temperamento forte e indipendente fa comodo a troppi, a cominciare da suo figlio Carlo v. Ricorda, piccola Medici: questa è la fine che fanno, in un mondo di uomini, le donne forti e indipendenti che non sanno fingersi, all’occorrenza, docili e mansuete.
Nel frattempo in Francia l’alta nobiltà si sta ancora riprendendo dallo shock. Il figlio del re taumaturgo sposerà la figlia dei banchieri stranieri, arricchitisi trafficando con lo sterco del diavolo! Perché non un’ebrea, già che c’è? Sorpresa, a spezzare la lancia decisiva nei confronti de l’italienne è un’altra donna, discendente di uno dei casati più illustri di Francia, i Saint-Vallier: «Il suo sangue non è da buttar via. Sua madre Madeleine de la Tour d’Auvergne era mia cugina e figlia di Giovanna di Borbone». L’inattesa avvocata è la bellissima moglie del gran siniscalco de Brézé, Diana di Poitiers. I casi della vita. Chi spiana la strada al matrimonio di Caterina è la stessa donna che glielo rovinerà, fin dal primo giorno".
Sembra divertente e storicamente inappuntabile!!