Maria Antonietta - Regina di Francia

I personaggi della Rivoluzione francese

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MARIE ANTOINETTE REINE
icon12  view post Posted on 16/8/2006, 21:03




MASSIMILIANO ROBESPIERRE

Maximilien de RobespierreMaximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre (Arras, 6 maggio 1758 - Parigi, 28 luglio 1794) è stato un uomo politico francese. Probabilmente è il più noto - e pure il più controverso - tra i protagonisti della Rivoluzione Francese e del Terrore.


Maximilien Robespierre nacque ad Arras, nel nord della Francia il 6 maggio 1758 da una famiglia i cui membri maschi esercitavano la professione notarile dall’inizio del XVII secolo. Il nonno paterno si stabilì come avvocato ad Arras. Il padre che proseguì la professione legale sposò Jacqueline Marguerite Carraut, figlia di un birraio nel 1757. Maximilien fu il primo dei loro quattro figli. Nel 1767 Madame Derobespierre, quello era allora il cognome famigliare, morì. Il marito lasciò Arras e vagò per l’Europa fino alla morte nel 1777 a Monaco di Baviera. I figli furono cresciuti dal nonno materno e dalle zie. Maximilien stesso si occupò peraltro dei fratellini.

Egli fu inviato al Collegio di Arras. Nel 1770 su raccomandazione del vescovo, Robespierre ottenne di potere studiare al liceo Louis-le-Grand di Parigi, fra i suoi compagni vi furono Camille Desmoulins e Stanislas Fréron. Negli studi Robespierre s’appassionava in specie alle vicende dell’antica Roma repubblicana e agli autori classici in particolare alla retorica di Cicerone e Catone.

Le prime esperienze politiche
Maximilien completò i primi studi di giurisprudenza con una distinzione e fu ammesso all’avvocatura nel 1781. Egli tornò a Arras per esercitare la propria professione. La sua fama lo aveva preceduto e il vescovo di Arras M. de Conzié lo nominò, nel marzo 1782, giudice criminale per la diocesi di Arras. Questa nomina – alla quale rinunciò peraltro presto per non dovere pronunciare una condanna a morte – non gli impedì di esercitare la professione legale, Robespierre divenne infatti presto un avvocato di successo. Egli si dedicò pure alla letteratura e alla vita sociale divenendo rapidamente una delle figure più rilevanti di Arras.

Nel dicembre 1783 Robespierre è eletto membro dell’Accademia di Arras, che frequenterà sempre regolarmente. Nel 1784 ottiene, insieme a Pierre Louis de Lacretelle, avvocato e giornalista parigino, una medaglia dall’Accademia di Metz per un suo lavoro sul diritto penale. Le sue opere successive ebbero meno successo, Robespierre fu tuttavia compensato dalla propria popolarità nella società letteraria e musicale di Arras.


Ritratto di Robespierre opera di Adélaïde Labille-Guiard (1786)Nel 1788 partecipa al dibattito sul modo di elezione degli Stati generali. Con il suo scritto Adresse à la nation artésienne sostiene che si riprendesse il metodo dell’elezione ad opera degli Stati provinciali, i nuovi Stati generali non rappresenterebbero affatto i francesi.

Con tale metodo furono tuttavia eletti – non soltanto i principali leader delle corporazioni - ma pure Robespierre che si era rivolto agli elettori con il suo Avis aux habitants de la campagne. Malgrado fosse relativamente povero, privo di sostegni e appena trentenne Robespierre fu il quinto eletto del terzo Stato.


I primi anni della Rivoluzione
Democratico, progressista, repubblicano rivoluzionario e seguace delle correnti filosofiche di Jean-Jacques Rousseau, Robespierre non appena eletto deputato negli Stati Generali nel 1789, come rappresentante del Terzo Stato fu subito tra i primi firmatari del giuramento della Palla Corda in cui il Terzo Stato si autoproclamò Assemblea Nazionale Costituente.

Durante i due anni di vita 1789-1791 della Costituente, Robespierre si distinse per l'eloquenza e la combattività, battendosi con fermezza per la libertà di stampa, il suffragio universale e l'istruzione gratuita e obbligatoria e contro la pena di morte.

Robespierre fece parte dal 1789, del club Bretone, diventato, in seguito allo spostamento del re e dell'Assemblea da Versailles a Parigi (6 ottore 1789), Club dei Giacobini. Nell'aprile del 1790 gli venne data la presidenza del Partito Giacobino, che egli spostò su posizioni rivoluzionarie (oggi si direbbe di estrema sinistra). Inoltre, in questa veste, egli chiese a gran voce l'abolizione della monarchia e l'approvazione di alcune riforme che abrogavano i privilegi della nobiltà e del clero. Si guadagnò così il favore delle correnti più estremiste che in quel momento realizzavano la Rivoluzione Francese.

A comprova dell’insondabilità del personaggio Robespierre – colui che sarebbe stato in seguito il principale personaggio del cosiddetto periodo del Terrore - solo tre anni prima all’Assemblea Costituente intervenne contro la pena di morte. Nella discussione in aula, il 30 maggio 1791, egli con passione descrisse la pena capitale come: meurtre juridique, crime solennel, lâche assassinat, antique et barbare routine, le plus horrible raffinament de la cruauté, ossia omicidio giuridico, crimine solenne, vile assassinio, antica e barbare routine, il più raffinato esempio di crudeltà. La maggioranza dell’ Assemblea Costituente fu tuttavia favorevole al mantenimento della pena capitale, pur riducendo le fattispecie criminose punite con la morte e disponendo che l’esecuzione della sentenza fosse sgravata da ogni inasprimento e sofferenza inutili

Contrario all'esportazione frettolosa della Rivoluzione negli altri paesi ("si farà, ma con calma", disse lui stesso in un circolo politico), si oppose con fermezza alla guerra che il Partito Girondino dichiarò (tra l'altro con risultati militari ottimi) all'Austria. Iniziò così la sua grande rivalità con i girondini, che erano nati proprio da una scissione a destra del Partito Giacobino.


Il periodo del Terrore

RobespierreStrenuo difensore dei diritti dei più deboli (soprattutto operai e contadini), Robespierre entrò nel Comitato di Salute Pubblica il 27 luglio 1793. In questa veste iniziò una manovra politica volta ad alleviare la miseria delle classi più umili e a recepire le indicazioni dei sanculotti. Seppure contrario alla guerra, fu tra i più attivi nel rafforzare militarmente l'esercito repubblicano attraverso provvedimenti di economia controllata (per esempio, la razione minima sul pane, sul sale e sulla farina). Questi ed altri provvedimenti, tutti di carattere democratico, saranno immortalati nella Costituzione del 1793 e saranno ricordati come le riforme più giuste e più equee dell'intero sistema costituzionale francese.

Preoccupato dagli eventi bellici, dai tentativi contro-rivoluzionari e deciso a dare un colpo mortale alla monarchia e all'antico regime, egli decise di sostenere la politica del cosiddetto Terrore. Il Terrore mirava ad eliminare fisicamente tutti i possibili rivali della Rivoluzione Francese, il numero delle vittime causate dal periodo del Terrore è tuttavia difficilmente quantificabile, ma pare che sia intorno ai 70.000 uomini, prevalentemente appartenenti alla media borghesia.

Altri storici parlano con le approssimazioni del caso di circa 35'000 esecuzioni, delle quali ben 12'000 senza processo e ricordano (il periodo del Terrore durò soltanto un anno!) la metodica cancellazione di ogni forma di dissenso anche mediante l’incarcerazione di circa 100'000 persone (ma alcuni studiosi arrivano addirittura a 300'000) soltanto perché sospettate di attività controrivoluzionaria.

Non va però dimenticata l'esistenza del terrore "bianco" ossia quello degli avversari della nuova repubblica, che si espresse sia prima sia dopo l'esperienza politica di Robespierre.

Furono ghigliottinati, tra gli altri, Georges Danton, il popolare capo rivoluzionario , Jacques-René Hébert, anch'egli popolare capo rivoluzionario, e il duca Filippo d'Orleans, soprannominato Filippo Egalitè (uguaglianza). Per questo si disse che la rivoluzione divora i suoi figli. Con molta leggerezza furono condannati a morte anche povere persone favorevoli alla politica di Robespierre anche se, probabilmente, egli non era a conoscenza di certe estremizzazioni del Terrore. Inoltre fu decapitata Olympe de Gouges, fondatrice del Centre Socìal, che si batteva attivamente per i diritti delle donne, da sempre negati da Robespierre.

Contrario a ogni affievolimento e a ogni tentativo moderato (fu per questo soprannominato L'incorruttibile), Robespierre, temendo la perdita di un controllo morale, proclamò religione dello stato il culto laico dell'Essere Supremo basato sulle teorie di Rousseau, ma il suo decreto gli attirò l'ostilità sia dei cattolici sia degli atei.

Conscio dell'odio che la Convenzione Nazionale provava per lui, egli era convinto che il suo destino era nelle mani dell'esercito francese. Paradossalmente sarà invece, proprio la vittoria dell'esercito repubblicano a Fleurus (in Belgio) contro le armate della Prussia e dell'Austria, avvenuta il 25 giugno 1794, a segnare il destino dell'Incorruttibile.


La caduta

L'arresto di RobespierreVenuto meno il pericolo di un'invasione straniera, buona parte dei francesi si stancò delle misure eccezionali emanate durante il Terrore. Non foss'altro perché il crescendo del clima di terrore fece sentire ognuno possibile bersaglio e futura vittima, ciò in particolare dopo che anche Danton stesso era stato ghigliottinato. Tale clima assicurò un ampio sostegno al colpo di Stato organizzato dagli avversari politici di Robespierre anche all'interno dell'Assemblea della Convenzione.

Dopo quattro settimane di assenza, finalmente, il 26 luglio 1794 Robespierre si presentò alla convenzione dove tenne un discorso di più di due ore. Egli ammonì sulla possibilità di una cospirazione contro la Repubblica. Minacciò alcuni deputati che avevano – a suo parere – agito ingiustamente e avevano ecceduto nei loro poteri e che andavano dunque puniti. Infine suggerì che il Comitato di Salute Pubblica e quello della Sicurezza generale fossero rinnovati.

Tali velate minacce crearono grande agitazione nella Convenzione, Robespierre non aveva fatto nomi e ci si chiese chi fossero i deputati destinati ad essere puniti. Tutti erano peraltro sorpresi che l’Incorruttibile imputasse il terrore agli eccessi di quel Comitato di Salute Pubblica, di cui lui stesso era membro.

La maggioranza del Comitato di Salute Pubblica era determinata ad agire prontamente. La Convenzione - di primo acchito – commossa dall’eloquenza di Robespierre approvò la sua mozione. Il giorno successivo, 27 luglio, o secondo il calendario rivoluzionario 9 termidoro, tuttavia, a dimostrazione che il clima era decisamente cambiato, quando Saint Just iniziò a parlare alla Convenzione, egli fu continuamente interrotto da violente proteste. Jean Lambert, Tallien, Billaud-Varenne e Vadier attaccarono nuovamente Robespierre e numerose furono le grida di “abbasso il tiranno!”

Quando Robespierre esitò nel replicare a questi attacchi, si alzò il grido C'est le sang de Danton qui t'étouffe e il sangue di Danton che ti soffoca. Robespierre tentò invano di continuare a parlare, ma, alle cinque del pomeriggio, Robespierre, Couthon e Saint-Just, con due altri giovani deputati, Augustin Robespierre (fratello di Maximilien) e Philippe-François-Joseph Le Bas, gli unici rimasti nella convenzione a sostenere Robespierre, furono arrestati.

Nelle ore successive Robespierre fu tuttavia liberato dal carcere con gli altri suoi sostenitori dalle truppe della Comune e fu condotto all’ Hôtel de Ville dove fu circondato dai suoi fedeli guidati da Payan e Coffinhal. . Ma, ormai, erano passati i giorni in cui la Comune poteva dettar legge alla Convenzione. Alla notizia della liberazione di Robespierre la Convenzione si riunì nuovamente e dichiarò fuori legge i membri della Comune e i deputati da questi liberati. La Guardia nazionale sotto il comando di Barras incontrò tuttavia grandi difficoltà nel raggiungere l’ Hôtel de Ville.

Nella mattinata del 28 luglio 1794, le Guardie Nazionali, fedeli della Convenzione, si impadroniscono, tuttavia, senza trovare ulteriore resistenza, dell'Hotel de Ville e arrestano numerosi dirigenti giacobini fedeli a Robespierre, tra cui nuovamente Saint-Just, Couthon, Le Bas e il fratello di Robespierre, Augustin, il quale - nel tentativo di sfuggire alla cattura - si butta dalla finestra e si fracassa sul selciato, dove verrà raccolto moribondo. Anche Maximilien cerca di opporre resistenza, ma un colpo di pistola gli fracassa la mascella. Alcuni storici dubitano si sia trattato di un tentativo di suicidio.


L'esecuzione di Robespierre e Saint-JustTutti i prigionieri catturati (all'incirca una ventina), vengono condotti alla Conciergerie per un formale atto di riconoscimento e mandati alla ghigliottina , sorte toccata il giorno dopo, altri 80 seguaci di Robespierre, facendo quindi diminuire nettamente l'influenza giacobina in Francia. Con la morte di Robespierre finisce il periodo del Terrore s'iniziò il governo dei Termidoriani e il potere passò alla borghesia moderata.

Valutazione storica della figura di Robespierre
Robespierre è una figura storiografia molto controversa, ma che comunque ha affascinato gli storici, non soltanto fracesi. Albert Soboul, ad esempio, ha sottolineato la bontà delle sue riforme, ma ha anche ricordato la sua severità durante il periodo del Terrore rosso. Simon Schama, invece, punta il dito contro i collaboratori di Robespierre, e rimprovera all'Incorrutibile l'estremizzazione del concetto rivoluzionario.

L'Enciclopedia Britannica del 1911 dipinge Robespierre come un teorico giovane ed intelligente, la cui profondità di pensiero derivava dall'esperienza politica maturata negli anni immediatamente precedenti alla Rivoluzione Francese. Nella vita privata, è storicamente provato che egli fosse caritatevole, gentile ed elegante. Inoltre, fu un sincero nemico della corruzione, tanto da essere soprannominato l'incorruttibile.

Secondo alcune moderne teorie storiografie la figura di Robespierre influenzò Mao Zedong, che in effetti lesse da giovane tutte le sue opere. Inoltre, il motto di Robespierre "imporre la virtù, anche con la forza" è diventato un caposaldo del maoismo.


La principale opera letteraria di Robespierre è Il terrore e la virtù (1793), nel quale egli sosteneva con grinta le motivazioni che lo avevo spinto ad attuare il Terrore rosso e la necessità di prolungarlo ad interim. I suoi scritti precedenti, invece, non ci sono giunti in maniera organiga: sappiamo solo che piacquero al conte Honoré-Gabriel de Mirabeau. Interrogato a tal proposito, il conte Mirabeau disse di Robespierre: "Andrà lontano, perché egli crede in tutto ciò che dice". La società degli studi robespierristi ha pubblicato (1910-1967) le Œuvres di M. Robespierre, in cui sono presenti le opere edite, parte della corrispondenza, i giornali pubblicati e quasi tutti i discorsi pronunciati dall'Incorruttibile. Nel 2000 è stata fatta un riedizione anastatica delle Œuvres.

MASSIMILIANO ROBESPIERRE


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SEMPRE ROBESPIERRE

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CARICATURA DI ROBESPIERRE CHE GHIGLIOTTINA TUTTA LA FRANCIA

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QUESTO PERSONAGGIO DA PRIMA BUONO AVVOCATO,E CASO DEL DESTINO FU PROPRIO LUI A LEGGERE A NOME DEL POPOLO UN DISCORSO BENEAGURANTE AL NUOVO SOVRANO LUIGI XVI IL GIORNO DELLA SUA INCORONAZIONE...

FECE RAPIDAMENTE CARRIERA,ABBRACCIANDO A PIENE MANI LA RIVOLUZIONE,E L'ABOLIZIONE DELLA MONARCHIA,E AL SUSSEGUIRSI RAPIDAMENTE DELLE VICENDE EBBE LA FORTUNA E LA CAPACITA' DI PRENDERE PIENO POTERE ASSIEME A DANTON,SUO AMICO E POI NEMICO,IL POTERE DI CAPO ASSOLUTO DELLA RIVOLUZIONE E DEL PERIODO DEL TERRORE DA LUI CREATO,CONTRO TUTTI I NEMICI O SOLO SOSPETTI CONTRORIVOLUZIONARI.

SI CREO' COSI UN CLIMA DI TERRORE SANGUINARIO,COMINCIATO NELL'ANNO 1793,FINITO CON LA MORTE DI ROBESPIERRE NEL 1794.

UN ANNO DOVE CHIUNQUE POTEVA AVERE IL LUSSO DI PROVARE LA GHIGLIOTTINA,SE ERA SOLAMENTE DENUNCIATO COME NEMICO DEL SUO PARTITO GIACOBINO,O CONTRORIVOLUZIONARIO,E PROCESSI FARSA O MEGLIO SENZA PROCESSI LA LAMA DELLA GHIGLIOTTINA LAVORAVA SENZA SOSTA,PER LIBERARE LA FRANCIA DA PERSONE IMPURE..

MA PER FORTUNA BEN PRESTO SI DIEDE LA ZAPPA SUI PIEDI QUANDO OSO' DENUNCIARE ALLA ASSEMBLEA NAZIONALE UN COMPLOTTO CONTRO LUI STESSO,(AVEVA FATTO GHIGLIOTTINARE IL SUO CARISSIMO AMICO DANTON,COLPEVOLE DI COMPLOTTARE CONTRO DI LUI)SENSA FARE I NOMI DEI DEPUTATI CHE L'AVREBBERO TRADITO,COSI' SENZA SAPERLO PERDETTE LA SUA POTENZA SACRALE E INTOCCABILE,E FIRMO' LA SUA CONDANNA A MORTE..

QUANDO FU ARRESTATO NEL SUO CLUB,ASSIEME AL FRATELLO AUGUSTIN(AMICO DI NAPOLEONE),E AGLI SEGUACI,TRA CUI IL SANGUINARIO SAINT JUST,SI SPARO' IN BOCCA,PER UCCIDERSI,MA SI FERI' MALAMENTE E RESTO TUTTA LA NOTTE CON LA MASCELLA FRATTURATA E SANGUINATE.

COSI' CONCIATO IL GIORNO DOPO SALI LE SCALETTE DELLA SUA AMATA GHIGLIOTTINA IL 28 LUGLIO 1794 CHE RICHIEDEVA ORA LA SUA TESTA.


GEORGE DANTON


Georges Jacques Danton (Arcis-sur-Aube, 26 ottobre 1759 - Parigi, 5 aprile 1794) è stato un uomo politico francese e grande protagonista della rivoluzione francese.

Prima della rivoluzione francese, George Danton era uno dei migliori avvocati di Parigi. Allo scoppio della rivoluzione si schierò a fianco del terzo stato e poco dopo venne eletto presidente del club dei Cordiglieri grazie alla sua grande capacita oratoria.

Spesso si mise in mostra grazie alla sue posizioni molto radicali. Dal 1789 al 1794 venne accusato molte volte e minacciato di arresto per aver preso parte ad alcune delle più sanguinarie manifestazioni della rivoluzione e la sua attività di rivoluzionario divenne sempre più frenetica.

Dopo la cattura del re che tentava la fuga, la sua figura divenne molto popolare tra i rivoluzionari e venne anche eletto ministro della giustizia; fu tra i primi protagonisti della rivoluzione a proporre di istituire la repubblica e nonostante la grande opposizione riuscì anche far varare alcuni provvedimenti a favore della Francia per cercare di combattere degli attacchi di eserciti stranieri.

Venne eletto deputato della Convenzione Nazionale ma fu cacciato dai deputati della Gironda a causa delle sue idee radicali e fu costretto a schierarsi con gli esponenti della montagna nonostante egli non condividesse i loro ideali estremisti.

Conclusasi la battaglia tra Montagnardi e Girondini (con la sconfitta di questi ultimi), Danton diviene membro del comitato di salute pubblica (l’organo esecutivo della nuova repubblica francese) in cui viene proposto più volte di terminare la guerra tra la Francia e le monarchie europee grazie ad un azione diplomatica.

Durante quel periodo nel comitato, Danton si allontanò sempre più dalle idee di Robespierre (che all’interno del comitato era il “padrone assoluto”) perché erano troppo estremiste e durante il governo del comitato da parte dei giacobini egli divenne uno strenuo oppositore della loro linea politica e durante il cosiddetto periodo del Terrore venne accusato di essere “un nemico della repubblica”.

Danton era stato una figura di spicco nella rivoluzione Francese, diventando prima deputato della convenzione, poi ministro della giustizia e in seguito anche membro della comitato di salute pubblica, egli aveva sempre guardato con passione le lotte del popolo e approvava anche la “sete di sangue” della gente che secondo lui doveva riscattarsi dei torti e dei soprusi subiti, ma Danton compì un grave errore, quello di farsi nemico di Robespierre che vede in lui un pericolosissimo rivale e nel marzo del 1794 lo fece arrestare e lo condanna alla pena capitale.

Venne processato dal tribunale della rivoluzione e si auto difese con grande scioltezza; mise a tacere i giudici insultandoli ma inutilmente: ormai Danton era stato condannato e il 5 aprile 1794 fu ghigliottinato davanti a tutta la gente che in passato aveva aiutato nelle battaglie contro l’ormai distrutta monarchia francese.

GEORGE DANTON


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DANTON CONDOTTO AL PATIBOLO

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PARE CHE DURANTE IL TRAGITTO PER LA GHIGLIOTTINA DISSE:"INFAME ROBESPIERRE,LA GHIGLIOTTINA TI RECLAMA" E PRIMA DI ANDARE SOTTO LA LAMA DISSE AL CARNEFICE:"MOSTRA LA TESTA ALLA GENTE,NE VALE LA PENA".

LOUIS SAINT JUST


Louis Saint-JustAntoine Louis Léon de Richebourg de Saint-Just, noto più semplicemente come Louis Saint-Just (Decize, Nivernese 25 agosto 1767 - Parigi 28 luglio 1794) è stato un uomo politico francese, tra i principali artefici della rivoluzione.

Ufficiale della Guardia Nazionale ad Aisne, nel 1789 pubblicò il lungo poema Organt au Vatican, una satira dell'aristocrazia e della monarchia francesi composto da venti canti. Allo scoppio della rivoluzione, cui aderì con entusiasmo, si trovava a Parigi.

Divenuto nel 1792 deputato alla Convenzione per il dipartimento dell'Aisne, combatté contro il federalismo girondino, propugnando una decisa concentrazione dei poteri. Tenente colonnello della Guardia nazionale a Blérancourt, votò a favore della condanna a morte da infliggere al re Luigi XVI e nel maggio del 1793 entrò nel Comitato di salute pubblica, in cui conobbe Maximilien Robespierre, di cui divenne amico e collaboratore.

Saint-Just ebbe parte di primo piano nella difesa del territorio nazionale con le missioni svolte presso le armate del Reno (ottobre 1793) e del nord (gennaio 1794). Eletto presidente della Convenzione il 10 febbraio del 1794, si scagliò in maniera vigorosa contro Georges Danton e Jacques-Renè Hèbert, entrambi condannati alla pena capitale.

Difensore coraggioso degli ideali repubblicani, nel giugno del 1794 fu a fianco del generale Jean-Baptiste Jourdan, partecipando in maniera positiva alla battaglia di Fleurus, in cui diede un importante contributo. Sostenitore di Robespierre anche durante il periodo del terrore, il 27 luglio tornò a Parigi tentando di salvare "l'incorruttibile" con un discorso conciliante tenuto davanti ai membri della Convenzione.

Poco dopo l'arresto dell'amico egli riuscì con una banda di partigiani a liberarlo, ma la soverchiante forza nemica lo costrinse ad arrendersi. Sconfitto militarmente e non più sostenuto dal popolo, il 28 luglio fu messo alla ghigliottina insieme ad altri ventidue giacobini.

Tra le tante opere scritte dal giovane Saint-Just, ebbero una certa risonanza Spirito della rivoluzione e della costituzione francese del 1791 (ispirato dalla letteratura di Montesquieu) e i suoi Frammenti delle istituzioni repubblicane: editi postumi nel 1800, le idee di tali frammenti avevano avuto una grande influenza sulla costituzione del 1793.


L.SAINT JUST

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JACQUES-RENE HEBERT

Jacques-René HébertJacques-René Hébert, più frequentemente chiamato Jacques Hébert, nato ad Alençon il 15 novembre 1757 e ghigliottinato a Parigi il 24 marzo 1794, fu un giornalista e politico francese.

Jacques-René Hébert era il figlio del gioielliere Jacques Hébert, morto nel 1766, e di Marguerite Beunaiche de La Houdrie (1727-1787).

Lanciò nel 1790 Le père Duchesne, giornale degli estremisti rivoluzionari. Partecipò, nel 1792, alla caduta della monarchia nel ruolo di accusatore pubblico e, nel 1793, a quella dei girondini. Con i suoi sostenitori, gli hébertisti (Chaumette, Chabot, Collot d'Herbois ed altri), influenzò fortemente il club dei Cordiglieri ed il Comune insurrezionale. Maximilien de Robespierre, di cui lui aveva denunciato la moderazione, lo fece arrestare e giustiziare nel 1794.


Creatore di Le père Duchesne
Provinciale che aveva studiato il diritto, Hébert monte a Parigi. L’anno 1789 non portò dei cambiamenti notevoli nella situazione di Hébert. Il dottor Boisset, suo compatriota, accettò ospitarlo a condizione che redigessse al suo posto una brochure: La Lanterna magica o la Peste degli Aristocratici che segnò l'inizio della sua carriera di libellista. Pubblicò in seguito alcuni opuscoli mentre la sua situazione economica diventava sempre più precaria.

La pubblicazione dei primi numeri di Le père Duchesne, a partire dal settembre 1790, avrebbe aperto un nuovo periodo nella sua vita. Molti pamphlets erano stati pubblicati sotto questo nome, ma quelli di Hébert, che i venditori pubblicizzavano urlando: "È proprio in collera oggi il le père Duchesne!", si distinguevano per la violenza che caratterizzava il suo stile. Dal 1790 al 1791, il père Duchesne era costituzionale e ancora favorevole al re e a La Fayette, biasimando Maria Antonietta e Marat e riservando le critiche più aspre per l’abate Maury grande difensore dell’autorità pontificia contro la costituzione civile del clero. Il tono si indurì decisamente con l’avvento della Repubblica. Il governo fece stampare nel 1792 alcuni dei suoi numeri a spesa della Repubblica per farli distribuire negli eserciti per svegliare i soldati da un torpore giudicato pericoloso per la salvezza della cosa pubblica.

Rivoluzionario radicale
Nel 1791 ruppe con i moderati che sognavano un compromesso con gli aristocratici. Il 17 luglio 1791, firmò la petizione del Campo di Marte e la fucilazione dei "patrioti" lo gettò in prima fila fra i rivoluzionari. Aveva ormai trovato il suo tono sciatto, quello stile così volontieri osceno, tutto teso a conservare una sorta di eleganza, che lo posizionava nella stirpe dei grandi libellisti del XVIII secolo. Le père Duchesne attaccava senza mezzi termini La Fayette, Mirabeau, Bailly: dopo fuga mancata del re, se la prese con Luigi XVI e lo stesso papa. Innanzitutto, le père Duchesne era patriottico: divenne ben presto il portavoce dei sanculotti e delle sezioni, denunciando le manovre dei seguaci degli inglesi, dei tedeschi e degli immigrati.

Membro del club dei Cordiglieri, Hébert sedette al Comune insurrezionale dove fu inviato durante la notte tra il 9 e il 10 agosto 1792 dalla sezione Bonne-Nouvelle. Approvò apertamente i massacri di settembre ai quali peraltro non aveva partecipato. Il 22 dicembre 1792, fu nominato secondo sostituto del Procuratore del Comune. Fino all'agosto 1793, sostenne con fragore i montagnardi contro i girondini. I suoi amici e lui stesso si preoccuparono di continuare a non tradire gli interessi profondi della borghesia e disapprovarono i sanculotti quando questi cominciarono a predicare delle misure estremiste in materia economica. Tra l'aprile e il maggio 1793, Hébert fu fra quelli che designarono i girondini alla vendetta popolare. La retata tentata dalla Convenzione Nazionale, che fece arrestare Hébert il 24 maggio 1793, con Morineau, Brichet e Varlel, fallì davanti alla reazione minacciosa delle sezioni. La popolarità di Hébert ne fu considerabilmente rinforzata. Fu da allora uno dei capi della Rivoluzione in corso.


Radicalizzazione
L’attitude di Hébert cambiò dopo la morte di Jean-Paul Marat (13 luglio 1793) e la crisi dell'estate, poiché tese a radicalizzarsi sempre di più. Le giornate del 4 e 5 settembre 1793, in cui i sanculotti invasero la Convenzione e le imposero l’applicazione del Terrore, furono un successo personale per Hébert. Dal settembre 1793 al gennaio 1794, sottomise la Convenzione ad una pressione continua (legge dei sospetti, legge del massimo generale).

Campagne contro la Regina e contro la Chiesa
La campagna che condusse contro Maria Antonietta non fu completamente estranea alla condanna a morte della regina.



Con Chaumette e i suoi amici, fu anche uno dei principali animatori della politica di decristianizzazione. Nonostante fosse violentemente anticlericale e ostile al cattolicesimo, si difendeva contro l’accusa di ateismo, chiamando Gesù "il miglior Giacobino che ci sia mai stato in terra" e riscrivendo i vangeli a modo suo in le père Duchesne: "quando il bravo sanculotto di nome Gesù apparve, predicò la benevolenza, la fratellanza, la libertà, l’uguaglianza, il disprezzo della ricchezza. Tutti i sacerdoti bugiardi (...) caddero nel disprezzo generale. È vero che gli scellerati si vendicarono proprio bene, d'accordo con i giudici e l'Ugo Capeto dell'epoca, facendo perdere il povero sanculotto Gesù. Hébert fa marcia indietro davanti a Maximilien de Robespierre, quando quest'ultimo, il I frimaio del II anno, denunciò l'ateismo, decretando la libertà di culto. Nei primi mesi del 1794, Hébert sfruttò il malcontento popolare nato dall'aumento generale dei prezzi.

Arresto, condanna ed esecuzione
Imprudentemente, non si accontentò di attaccare gli Indulgenti (gli ex-menbri del partito dei Cordiglieri, chiamati così da Robespierre, tra cui vi erano Danton e Camille Desmoulins), ma se la prese anche con Robespierre, ormai troppo moderato ai suoi occhi. Il governo rivoluzionario decise infine di agire e fece arrestare nella notte dal 13 al 24 ventoso del II anno Hébert e i capi principali dei Cordiglieri. Furono tutti condannati a morte e uccisi dieci giorni dopo, il 4 germinale del II anno.

Aveva sposato il 7 febbraio 1792 Maria Margherita Françoise Hébert (nata Goupil), ex-suora del convento della Concezione (in rue Saint-Honoré a Parigi) sotto il nome di "Sorella della Provvidenza", ghigliottinata il 13 aprile 1794. Da questa unione era nata una figlia, Scipion-Virginie (7 febbraio 1793-13 luglio 1830).

JACQUES RENE HEBERT

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QUESTA VISCIDA,ORRENDA,FIGURA FU APPUNTO IL CREATORE DI UNO DEI + SPIETATI GIORNALI RIVOLUZIONARI IL PERE DUCHENSE,CHE DIFFAMAVA MARIA ANTONIETTA,E CREAVA,LIBELLI,ZOZZERIE,ODIO,SULLA REGINA,MA DOVETTE ANCHE LUI CHINARE LA TESTA ALLA MADAMA GUILLOTINE...

MA AMMISE CHE ALLA SUA MANIERA CHE LA REGINA ERA STATA SUBLIME NELLA MORTE:LA PUTT...E' STATA INSOLENTE E AUSTERA FINO ALLA FINE.



JEAN PAUL MARAT


Jean-Paul MaratJean Paul Marat fu un rivoluzionario francese nato a Boudry, Canton Neuchâtel, il 24 maggio 1743, e morto a Parigi nella sua vasca da bagno per mano di Charlotte Corday il 13 luglio 1793.

Di umili origini, era figlio di Giovanni Marra, un ex prete cattolico, dopo essersi trasferito dalla nativa Cagliari, in Sardegna, a Boudry. Giovanni Marra, che aveva francesizzato il proprio nome in Jean Mara, insegnava a Neuchâtel, sposò Louise Cabrol, ginevrina, discendente di ugonotti fuggiti dalla Francia.

Jean Paul, figlio illustre e primo dei tre figli di Jean e Louise Cabrol, fu poi studente di medicina a Parigi fino al 1765, infine medico e veterinario in Inghilterra dove partecipò alla vita dei club.

In Inghilterra cambiò il suo nome da Mara a Marat per distinguersi più facilmente dai quasi omonimi scozzesi O'Mara e McMara.


Tornato a Parigi nel 1776, ebbe un breve periodo di fama come medico alla moda e scienziato, ma nel 1784 perse l'impiego ed iniziò a vivere in ristrettezze economiche, scrivendo alcune opere in cui denunciava il classismo della legislazione penale francese del tempo. Marat fu uno dei protagonisti della Rivoluzione francese: come pubblicista e come giornalista indipendente. Per sfuggire ad un mandato di cattura spiccato nei suoi confronti dovette riparare alcuni mesi in Inghilterra. Nell'estate del 1790 denunciò gli intrighi di corte e pochi mesi dopo i propositi di fuga del re, incitò i federati all'insurrezione che portò alla caduta della monarchia il 10 agosto 1792.
Eletto deputato alla Convenzione, iniziò la lotta contro i girondini. Da quel momento non partecipò più ai lavori della Convenzione per l'aggravarsi della sua infermità. Per vendicare i girondini, Charlotte Corday lo pugnalò a morte.

Celeberrimo è il dipinto di Jacques-Louis David che ritrae il suo assassinio, intitolato Marat assassinato.

JEAN PAUL MARAT

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MARAT PUGNALATO A MORTE DA CHARLOTTE CORDAY MENTRE FACEVA I BAGNI SALUTARI PER LA SUA MALATTIA DELLA PELLE,DIPINTO DA DAVID

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MARIE ANTOINETTE REINE :wub:
 
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donzella27
view post Posted on 16/8/2006, 21:14




uao..mi ricordavo di averlo visto su superquark ma..eccovi qua il sito degli amici di robespierre!

http://www.amis-robespierre.org/
 
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view post Posted on 16/8/2006, 21:52
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Marie-Antoinette

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sui libri veniva decantata la bellezza di Saint Just, ma i pochissimi quadri che avevo visto mostavano un uomo che non era un granché, e invece la nostra mitica MARIE ANTOINETTE REINE ci posta questo gran bel figliuolo :wub: Grazie!

CITAZIONE
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MARIE ANTOINETTE REINE
icon12  view post Posted on 16/8/2006, 22:02




LE DONNE DELLA RIVOLUZIONE


CHARLOTTE CORDAY



Charlotte CordayCharlotte Corday D'Armont fu una rivoluzionaria francese (Saint-Saturnin-des-Ligneries, in Normandia , 1768 - Parigi 1793).

Ammiratrice di Rousseau e degli eroi di Plutarco e di Pierre Corneille (di cui era pronipote), si appassionò per le idee repubblicane dei girondini. Gli eccessi rivoluzionari e la proscrizione dei deputati girondini (31 maggio e 2 giugno 1793) la convinsero di dover uccidere Jean Paul Marat, che, secondo lei, era il principale sobillatore della guerra civile. Giunta apposta da Caen a Parigi, il 13 luglio 1793 riuscì a farsi ricevere in casa dallo stesso Marat e lo pugnalò mentre era nel bagno. Condannata a morte dal tribunale rivoluzionario, fu messa alla ghigliottina quattro giorni dopo.

Alla figura di Charlotte Corday D'Armont si sono ispirate numerose opere, soprattutto teatrali.



CHARLOTTE CORDAY

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MADAME ROLAND

Viscountess Jeanne Marie Roland de la Platiere, Manon sopportato Jeanne Philipon (il 17 marzo, 1754 - 8 novembre, 1793), ha stato bene alla moglie di Jean Marie Roland de la Platiere ed è migliore conosciuto semplicemente come Madame Roland. Entrambi lei ed il suo marito erano figure famose della rivoluzione francese.

Era la figlia di Gratien Philipon (Philippon alternativamente ortografato), un engraver de Parigi, che era quasi sempre ambizioso, speculativo e poveri. Dai suoi primi anni ha mostrato l'attitudine grande per lo studio, uno spirito ardent ed entusiastico e talento unquestionable. Era in gran parte self-taught; ed il suo amore di lettura la ha informata da allora in poi di Plutarch - un autore che ha continuato ad essere durante la sua vita - con Bossuet, Massillon e gli autori della a come il bollo ed infine con Montesquieu, Voltaire e Rousseau. Come lei gli studi si sono sviluppati sotto l'influenza di questi autori, ha abbandonato l'idea di entrare in un convent ed ha aggiunto all'entusiasmo per una repubblica che imbibed da lei gli studi più iniziali, lei è stata ispirata dalla sua lettura con il cynicism e daring. Ha sposato Jean Marie Roland in 1781, ogni punta il suo uguale nel intellect e carattere. Attraverso lui e con lui ha esercitato un'influenza singolarmente potente sopra i destini della Francia, dallo scoppio della rivoluzione francese lavorare alla sua morte dalla ghigliottina.

Nei giorni in anticipo della loro unione, il Madame Roland ha scritto gli articoli politici per il Courrier il de Lione. Quando le coppie si sono mosse verso Parigi, ha cominciato a prendere un ruolo ancor più attivo. Il suo salone sulla ruta Guénégaud a Parigi si è trasformato in nel rendezvous di Brissot, di Pétion, di Robespierre e di altri capi del movimento popolare. Un ospite particolarmente stimato era Buzot, quale amava con entusiasmo platonic. In persona, il Madame Roland si dice per essere attraente ma non bello; le sue idee erano chiare e di grande portata, la sua calma di modo e la sua alimentazione dell'osservazione estremamente acuta. Era quasi inevitabile che dovrebbe trovarsi nel centro delle aspirazioni politiche e di presidenza un'azienda degli uomini più di talento di progresso. La rottura fra il partito di Girondist e quella sezione ancora più estremi, quella della montagna, ancora non aveva accaduto. Per un certo tempo il tutto ha lasciato unito in il vigore della rassegnazione dei ministri.

Tuttavia, dopo che Monsieur Roland avesse preso posizione contro gli eccessi più difettosi della rivoluzione, le coppie sono diventato molto impopolari. Una volta che il Madame Roland sembrasse personalmente nell'Assemblea respingere i falsehoods di un accuser e la suoi facilità ed entusiasmo evocato la dignità e costringesse il acquittal.

Tuttavia, le accuse sono continuato. Sulla mattina del 1° giugno 1793 è stata arrestata e gettato stata nella prigione del Abbaye. Il suo marito fuoriuscito a Rouen. Liberato per un'ora dal Abbaye, di nuovo è stata arrestata e disposto stata in Sainte-Pelagie. Per concludere, è trasferito stata al Conciergerie. In prigione è rispettato stata dalle protezioni e si è conceduto stato il privilegio dei materiali di scrittura e delle chiamate occasionali dagli amici devoted. Là gli ha scritto il postérité del l'impartiale del à del Appel, quelle memorie che visualizzano un'alternazione sconosciuta fra l'auto-laudation ed il patriotism, fra l'insignificante e la sublimazione. È stata provata sopra trumped sulle spese di harbouring le compassione di royalist; il fatto normale era che doveva expunged come componente dell'eliminazione dei fogli inceppati da Robespierre dell'opposizione di Girondist e debitamente è stato condannato.

L'8 novembre 1793, è stata trasportata alla ghigliottina. Prima della disposizione della sua testa sul blocco, ha piegato prima della statua dell'argilla della libertà nel posto de la Révolution, uttering l'osservazione famosa per cui si ricorda di:

O LIBERTA' QUALI CRIMINI SI COMETTONO IN TUO NOME!

Due giorni dopo la sua esecuzione, il suo marito, Jean Marie Roland, suicide commesso nel suo hovel fuori di Lione.

MADAME ROLAND
DIPINTA DALLA LABILLE GUIARD 1787

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OLIMPYE DE GOUGES


Olympe de Gouges

(1748-1793)


Olympe de Gouges, il cui vero nome era Marie Gouze, allevata da Pierre Gouze, in realtà figlia naturale del marchese Lefranc de Pompignan, padrino di sua madre, Presidente del Tribunale e famoso letterato, era nata il 7 maggio del 1748 nella regione di Montauban; suo padre adottivo era un macellaio, sua madre rivendeva abiti usati.
Sposatasi a soli sedici anni per evadere dall’angusto ambito familiare, ebbe un figlio, ma a 17 anni restò vedova e conobbe Jacques Biétrix, un ingegnere dei trasporti militari: fu amore a prima vista! Lui la condusse con sé a Parigi e qui lei cambiò il suo nome in Olympe de Gouges.
Bella e corteggiata, frequentò i salotti più famosi, conobbe i più importanti scrittori e filosofi e cominciò a scrivere (secondo altri a dettare perché analfabeta) saggi, opere teatrali, manifesti, proclami, e nel 1874 compose anche un dramma nel quale si pronunciava, con forti accenti, contro la schiavitù, che andò in scena proprio nell’anno della rivoluzione, nel 1879.
Ben presto Olympe si rivolse alla politica; dapprima rivoluzionaria, poi realista, infine repubblicana, convinta che La donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo, nel 1791 fondò il "Cercle social", un’associazione che si prefiggeva la parità dei diritti delle donne, e pubblicò la "Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina" (testo che ricalcava la famosa "Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino", che stabiliva i diritti inalienabili e sacri dell’uomo) in cui Olympe, anticipando le rivendicazioni femministe, auspicava una società senza patriarcato.
Ben presto, però, si rese conto che le conquiste della rivoluzione non avvantaggiavano affatto le donne e che anche con il nuovo regime la libertà veniva calpestata, e ricominciò con i suoi infuocati discorsi libertari, attaccando il regime di Robespierre, il quale non esitò a condannarla a morte quando lei prese le difese di Luigi XVI.
Olympe de Gouges fu ghigliottinata il 3 novembre del 1793 per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della Repubblica.



OLIMPIE DE GOUGES

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THEORIGNE DE MERICOURT

ANNE JOSÈPHE TERWAGNE detta THÉROIGNE DE MÉRICOURT (1762-1817).


Di umili origini ma fisicamente ben dotata, in gioventù, ha messo a frutto le sue grazie in prestigiose alcove di mezza Europa, finchè nel Maggio 1789 approda a Parigi, dove si dice abbia avuto un ruolo importante nella presa della Bastiglia e nella marcia su Versailles. Cantante, di tendenze politiche incerte, critica ferocemente in pubblico tutti i più noti personaggi del momento, dai monarchici ai giacobini, Robespierre compreso. Nel 1793 un gruppo di deputati montagnardi, stanchi dei veleni che va spargendo, l'aggrediscono, mentre passeggia da sola, la spogliano nuda in mezzo alla strada e cominciano a sculacciarla tra l'ilarità generale di una numerosa folla subito accorsa a godersi lo spettacolo.
Quella che doveva essere una modesta, piccante punizione si trasforma però in tragedia. La Méricourt impazzisce di colpo, comincia ad urlare come una ossessa e continuerà ad urlare per tutto il resto della sua vita, sino al 1817, rinchiusa


THEORIGNE DE MERICOURT PRIMA DI IMPAZZIRE


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MADAME DE STAEL


Madame de Staël Anne Louise Germaine de Staël, (22 aprile 1766 - 14 luglio 1817), autrice svizzera, meglio conosciuta con il nome di Madame de Staël.

Figlia di Jacques Necker, ministro delle finanze di re Luigi XVI di Francia, e di Suzanne Curchod, Anne Louise Germaine Necker si giovò di una formazione accademica frequentando il salotto culturale organizzato dalla madre. Dopo il matrimonio con il barone de Staël-Holstein, ambasciatore svedese presso il governo francese, Anne Louise diede vita a un proprio circolo culturale ospitando alcuni dei maggiori intellettuali dell'epoca.

Con il nome di Madame de Staël intraprese la carriera letteraria. Un testo a favore della cultura tedesca le costò l'inimicizia di Napoleone Bonaparte e l'interdizione da Parigi. Stabilitasi sul lago di Ginevra diede vita a un nuovo salotto e continuò a scrivere. Nel 1816 si inserì nel dibattito in Italia fra classicisti e romantici.

Dopo la caduta di Napoleone fece ritorno a Parigi dove morì.

MADAME DE STAEL O MEGLIO ANNA LUISA NECKER CONOSCIUTA CON MADAME DE STAEL,ERA FIGLIA DEL BANCHIERE GINEVRINO NECKER MINISTRO DI LUIGI XVI.

IN GIOVENTU' VIVE NELL'AMBIENTE SALLOTTIERO INTELLETTUALE DELLA MADRE E FREQUENTA ALCUNE VOLTE LA CORTE DI VERSAILLES...

ERA INNAMORATA DI FERSEN E SUA CANDIDATA PER DIVENTARE SUA MOGLIE,MA SI OFFERSE IL BARONE DE STAEL-HOLSTEIN AMICO DI FERSEN,E DIVENNE SUO MARITO...


FERSEN,NON LOTTO' PER NIENTE PER AVERLA IN SPOSA,ANCHE SE GLI SAREBBE INTERESSATO SOLO IL SUO IMMENSO PATRIMONIO.

GERMAINE DIVENTO' MADAME DE STAEL,E ACQUISTO' SEMPRE MAGGIORE INFLUENZA POLITICA INTELLETTUALE,EBBE UNA FIGLIA DAL BARONE,( DI 18 ANNI + VECCHIO) CHE TRADI ' SPUDORATAMENTE CON TANTISSIMI AMANTI,EBBE 5 FIGLI DA UOMINI DIVERSI..

SI CONSIDERAVA UNA DONNA LIBERA,SENZA PUDORI,E LIBERTINA,PER CUI MOLTO BIASIMATA SULLA SUA VITA PRIVATA..SI DICEVA DI GIORNO RICEVESSE GLI UOMINI REALISTI E DI NOTTE I REPUBBLICANI..

NONOSTANTE EBBE POCHI CONTATTI CON LA REGINA,E MARIA ANTONIETTA NON NUTRISSE SIMPATIA PER LEI,DOPO LA SUA MORTE,SCRISSE DELLE BELLISSIME RIFLESSIONI SUL SUO PROCESSO,DA BUONA FEMMINISTA,FACENDO RIFLETTERE I FRANCESI SUL CRIMINE COMESSO..

TORNATA A PARIGI DOPO IL 1795,DIVENTERA' UNA ACCERRIMA NEMICA DI NAPOLEONE BONAPARTE..

PICCOLA NOTA:"NELLA FUGA DI VARENNES IL PADRE NECKER,AVEVA PRESTATO A LUGI XVI 2 MILIONI DI FRANCHI DELL'EPOCA,E LA FIGLIA AVEVA INVANO POI CHIESTO LA RESTITUZIONE...DOVETTE ASPETTARE LA RESTAURAZIONE CON LUIGI XVIII.

MADAME DE STAEL GIOVANE


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MADAME DE STAEL A 30 ANNI
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NELLA MATURITA'

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MARIE ANTOINETTE REINE :wub:

 
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view post Posted on 16/8/2006, 22:06

Marie-Antoinette

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Bellissimo Saint Just! Davvero un gran bel figliolo!!!
Sapevamo ke era uno dei ragazzi più belli del suo tempo!

Non sapevamo ke Madame De Stael fosse candidata a sposare Fersen!

Cmq davvero graziosissima Charlotte Corday!
 
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Leoimperia
view post Posted on 17/8/2006, 11:30




Questa è un'altra versione di un ritratto di Ropbespierre:
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Richi_89
view post Posted on 17/8/2006, 12:08




scusate ma veramente Theorigne, impazzita, ha urlato fino alla fine della sua vita??? poveretta...
 
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pffff
view post Posted on 17/8/2006, 12:49




Volevo fare una precisazione riguardo la caricatura di Robespierre che è pronto a lasciare la corda della mannaia. In quella caricatura, dopo aver ghigliottinato tutta la Francia, ghigliottina il boia (nella figura apputo), cioè colui che solo ha quel compito preso da robespierre.

poi un'altra cosa: non si capisce bene l'ultima frase della biografia di madame Roland... qualcuno può spiegarmela? quando parla del capo.. e poi la frase famosa..
 
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*Cristine*
view post Posted on 17/8/2006, 13:58




robespierre è proprio un brutto uomo.....<_<

poverina quella donna Theorigne, forse lo spavento è stato così grande che non è riuscita più a tornare in se..che cosa orribile....^^
 
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MARIE ANTOINETTE REINE
view post Posted on 17/8/2006, 14:45




NEL SENSO QUELLO HO INTUITO IO MADAME ROLAND,CON QUELLA FRASE VOLEVA DIRE,CHE PER LA LIBERTA' SI COMMETTEVANO CRIMINI FINO GHIGLIOTTINARE LE PERSONE,TRA CUI LEI APPUNTO.

MARIE ANTOINETTE REINE :wub:
 
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*Cristine*
view post Posted on 17/8/2006, 14:53




ah capisco!


marie antoinette reine, scusate l'ot ma come ti chiami davvero? e cosa fai nella vita? curiosità...^^'
 
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MARIE ANTOINETTE REINE
icon12  view post Posted on 17/8/2006, 15:49




CONTE DI MIRABEAU

HONORE GABRIEL RIQUETTI Conte di MIRABEAU, nato a Bignon il 9/3/1749 e morto a Parigi il 2/4/1791.
Approda alla politica all'eta' di 40 anni dopo una vita di scandali e di dissolutezze che lo conducono piu' volte in prigione. La famiglia lo rinnega e lo disconosce per certi suoi vizi ritenuti innominabili, presi, probabilmente, a prestito dal contemporaneo Marchese di Sade.

Alcuni biografi sostengono sia stato sposato, dal 1772 al 1774, con la marchesa Marie de Marignan.?
Ma per certo si sa che ha spostato francoise de castellane con la quale ebbe 3 figli.
La vita dissoluta lo lascia a corto di denaro e trova una soluzione ai suoi problemi nel farsi eleggere deputato del Terzo Stato, cosa che gli consentira' di tenere un atteggiamento alquanto ambiguo e racimolare quattrini da piu' parti.

Di figura imponente, molto brutto e con una voce stentorea, tuona sovente, in seno all'Assemblea Nazionale Costituente, esigendo quelle riforme che il popolo da tempo si attende. Questo gli assicura il consenso popolare, come si potra' constatare dopo la sua morte, ma da' anche slancio a certi suoi disegni ambigui che cerca di attuare mediante segreti contatti con la Corte; deputato populista quindi ma allo stesso tempo consigliere segreto di Luigi XVI, che lo remunera sotto banco, pur non tenendo in gran conto i suoi consigli.
Un'ascesa politica folgorante, dalle prigioni agli onori del Pantheon, dopo la sua morte prematura, avvenuta nel 91. Si suppone sia stato avvelenato su mandato della Corte.
In Assemblea, sui banchi opposti della nobilta', sedeva anche il fratello ANDRE BONIFACE LOUIS RIQUETTI visconte di MIRABEAU-TONNEAU.


QUESTO PERSONAGGIO DISSOLUTO,SPREGIUDICATO,CON UN PASSATO SEMPRE IN PRIGONE PER I CRIMINI SESSUALI OLTRAGGIOSI,FORSE ACCUSATO ANCHE D'INCESTO?,EBBE UNA CARRIERA POLITICA FOLGORANTE DURANTE LA RIVOLUZIONE,ESSENDO UN NOBILE SCHIERATO DALLA PARTE DEL POPOLO.

MA SI MISE POI IN SEGRETISSIMA,E STRETTA,COLLABORAZIONE DELLA CORTE,E IL RE LUGI XVI GLI DAVA UNA COSPICUA PENSIONE E AZZERRAMENTO DI TUTTI I SUOI DEBITI,IN CAMBIO DEI SUOI SERVIGI..

LA SUA IDEA PRIMANIA ERA DI FAR FUGGIRE IL RE,COME FERSEN,MA IN MANIERA ESPLICITA E DEL TUTTO DIVERSA,MA SOTTO SOTTO AMBIVA DI DIVENTARE MINISTRO DEL RE..

INCONTRO' NEL 1790 LA REGINA(LUI STESSO AVEVA DETTO IL RE A UN SOLO UOMO:SUA MOGLIE) A SAINT CLOUD,NEL PARCO,UN INCOTRO POLITICO,SEGRETO.

AMBEDUE SI FECERO UN IMPRESSIONE MOLTO FORTE:MIRABEAU,ERA BRUTTISSIMO,DI UNA BRUTTEZZA,TRAVOLGENTE,RIVOLTANTE,PER IL VAILO CHE GLI AVEVA UN TEMPO DETURBATO IL VISO,LA REGINA AL CONTRARIO L'HO ABBAGLIO' CON IL SUO CHARME...NESSUNO FU TESTIMONE DELL'INCONTRO.

MA NONOSTANTE LUI DISSE CHE ERA MOLTO NOBILE,FIERA,E CHE LA MONARCHIA SARA' SALVATA,MARIA ANTONIETTA NON VOLLE ACCETTARE LE RICHIESTE DI MIRABEAU...TROPPO RIBREZZO GLI FACEVA TALE PERSONA, PER I SUOI TRASCORSI PASSATI,E PER ESSERE PASSATO DALLA PARTE DEL POPOLO,E ORA PER AMBIZIONE PERSONALE DIVENTARE MINISTRO,SI OFFRIVA AL RE..

LA REGINA DISSE:SIAMO PROPRIO DEI DISGRAZIATI SE DOBBIAMO RICORRERE AD UN MIRABEAU!

MIRABEAU,DISPIACIUTO PER TALE RIFIUTO,QUANDO MORI' L'ANNO DOPO DISSE CHE SI PORTAVA I BRANDELLI DELLA MONARCHIA NELLA TOMBA,E CHE COSA VOLEVANO FARE TALI PERSONE(IL RE E LA REGINA)CHE PERIRANNO PER MANO DEI FAZIOSI..COSI' FU...


HONORE CONTE DI MIRABEAU
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MARCHESE DI LAFAYETTE

MARIE JOSEPH PAUL YVES ROCH GILBERT MUTIER marchese di LA FAYETTE. Nato a Chavaniac il 6/9/1757 e morto a Parigi il 20/5/1834.
Il giudizio degli storici su La Fayette e' sempre stato diviso tra chi lo ritiene un eroe e chi invece lo considera un millantatore; su una cosa, pero', quasi tutti concordano: sulla sua smodata ambizione e sulla sua vanita'.
In relazione con Beniamino Franklin, si reca un paio di volte in America per partecipare alla guerra di indipendenza americana e si fa promotore, presso Luigi XVI, per l'invio di un contingente francese a supporto degli indipendentisti d'oltre oceano. Il costo della spedizione e' tale (due miliardi di lire) da dare il colpo di grazia alle gia' traballanti finanze francesi.
Ritornato in Francia nel 1785, desideroso di gloria e di potere, si dedica al culto della propria personalita', spendendo una fortuna per mantenere al suo servizio un cospicuo numero di persone incaricate di "applaudirlo" quando passa per strada ed elogiarlo ad ogni minima occasione (erano chiamati i "mouchards" di La Fayette). Meritata o meno, la sua fama presso il popolino sale alle stelle.
Consigliere del re, elargisce una dovizia di discutibili consigli per salvare la monarchia, tanto da far esclamare a Maria Antonietta: "dobbiamo smetterla di farci salvare da La Fayette altrimenti, dopo, chi ci salvera' da lui?"
Durante la Rivoluzione, passa da un comando all'altro mentre la sua fama, lentamente, si affievolisce, tanto che nel 1792 si consegnera' agli Austriaci per salvare la testa, alla quale Marat dava una caccia spietata.
Tornato a galla, dopo la restaurazione, non avra' migliore fortuna con Napoleone, che lo considerava come uno dei principali responsabili della caduta della monarchia.
E' sepolto in una modesta tomba nel cimitero di Picpus.

MARCHESE DI LAFAYETTE

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IL MARCHESE DE LAFAYETTE IN GIOVENTU' A 16 ANNI NEL 1773 AVEVA SPOSATO MARIE ADRIENNE FRANCOISE DE NOAILLES,NIPOTE DEL DUCA DI NOAILLES,UNA DELLE GRANDI FAMIGLIE ARISTOCRATICHE DI FRANCIA...

PER CUI NON AMANTE DELLA VITA DI CORTE AVEVA INTRAPRESO LA CARRIERA MILITARE E PARTITO PER L'AMERICA DOVE TORNO' DA EROE.

ACCOLTO DAI SOVRANI MARIA ANTONIETTA BENCHE' NON GLI FOSSE SIMPATICO,GLI ATTRIBUI' TUTTI GLI ONORI E FESTE POSSIBILI ESSENDO UN EROE POPOLARE,CHE LUI CRITICO' ASPRAMENTE CHE CON TUTTI I LUSSI E SFARZI DI TALI CERIMONIE E BALLI A VERSAILLES SI POTEVA ACQUISTARE E SFAMARE UN INTERA FLOTTA NAVALE...LA REGINA NON AMAVA TALI CRITICHE....DOPOTUTTO SE LUI AVEVA POTUTO FARE UNA CARRIERA FOLGORANTE E RAPIDISSIMA ERA GRAZIE AL SUO TITOLO NOBILIARE E ALLA RICHISSIMA FAMIGLIA EREDITATA DALLA MOGLIE..

FU UN ARTEFICE DELLA RIVOLUZIONE E IN ULTIMA SI OFFRI' DI SALVARE IL RE ,TROPPO TARDI! FUGGI ALLA GHIGLIOTTINA SOTTO LA PROTEZIONE DEGLI AUSTRIACI.

MARIE ANTOINETTE REINE :wub:
 
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*Cristine*
view post Posted on 17/8/2006, 16:49




è vero che al momento dell'inchino al popolo della regina, lafayette baciò la mano della regina e si sentirono grida di "vive la reine!" ?

ho da scrivere qui una parte della lettera di madame de stael sulla regina e considerazioni varie:

(...) Ciononostante, per eccitare la moltitudine, non si è smesso di ripetere che la regina era la nemica dei francesi, e si è dato a questa accusa le forme più feroci. Non conosco niente di più colpevole che rivolgersi al popolo con movenze appassionate; le si può perdonare all’accusato, ma nell’accusatore l’eloquenza e un assassinio. Questa classe della società, che non ha il tempo di opporre l’analisi all’asserzione, l’esamina con l’emozione, governerà nel modo in cui è trascinata, così, accordandole un gran potere, non si compie affatto un crimine nazionale di qualsiasi tipo con l’alterazione della verità. La verosimiglianza non è niente per l’uomo che in passato non ha riflettuto; al contrario, più è meravigliato, più gli piace credere. La regina avrebbe voluto l’infelicità dell’impero sul quale regnava, della nazione sulla quale riposava la sua gloria, la sua felicità e la sua corona! Ma è abbastanza giudicarla per il suo interesse: merita di più, è buona per sua natura, è buona a suo proprio pericolo.

Dite, voi che l’accusate, dite qual è il sangue, quali sono le lacrime che ha mai fatto scorrere? In queste antiche prigioni che voi avete aperto, avete trovato una sola vittima che accusa Maria-Antonietta della sua sorte? Nessuna regina, durante il periodo della sua potenza, si è vista calunniata cos’ pubblicamente; e più si era certi che lei non voleva per niente punire, più hanno moltiplicato le offese. Si sa che fu l’oggetto d’innumerevoli atti d’ingratitudine, milioni di libelli, di processi disgustanti, e si cerca invano le tracce di un’azione vendicatrice. È dunque vero che lei non ha causato la disgrazia di nessuno, colei che soffre tormenti inauditi! Non risentono lo stesso dei risentimenti nei supplizi che le hanno fatto provare! A cosa è dunque arrivato l’uomo per abiurare così tutti i sentimenti d’umanità? Come si è potuti giungere a rinnovare in uno stesso popolo questo inesauribile furore? Quale forza o quale debolezza dona a delle passioni fittizie questo terribile ascendente?

La condotta della regina, mentre ha regnato, quando i suoi veri sentimenti si potevano soddisfare senza timore, è stata di una bontà perfetta; come avrebbe sviluppato un carattere così differente da quello che aveva dimostrato fino ad allora, nel momento stesso in cui si è trovata alle prese con la disgrazia? Ella ha riunito tutte le sue forze per una risoluzione sublime, per una risoluzione che il cielo può solo ricompensare, quella di legarsi alla sorte del suo sposo e dei suoi figli. Malgrado tutti i pericoli dai quali ogni istante era minacciata, Francesi, una seconda volta si è affidata a voi.

La venerazione dell’Europa non potrà mai staccarsi dalla memoria di Luigi XVI, e la più grande gloria della regina è la dedizione al suo sposo; ciononostante le variazioni di sistema che si può rimproverare agli ultimi tempi dell’amministrazione sono una prova manifesta che i suoi principali agenti non erano sottomessi all’autorità della regina; è un fatto positivo che la maggior parte tra loro potevano appena vantarsi di averla vista, e nelle loro deliberazioni nessuno ha potuto riconoscere l’intrepida fermezza della figli di Maria-Teresa. Si sa solamente che il 6 ottobre, il 20 giugno, il 10 agosto, quando le fu proposto di difendersi dall’accusa di aver sparso il sangue dei francesi, la regina non ascolta più che i sentimenti di una donna, la sollecitudine di una madre, e non ridiventa un eroe che al momento in cui si minacciava la sua vita. Voi che l’avete vista guardare i suoi bambini, voi che sapete che nessun pericolo potrebbe risolverla a separarsi dal suo sposo, mentre tante volte le strade le furono aperte per tornare nella sua patria, credete voi che il suo cuore era barbaro o tiranno? Ah! Chi sa amare non ha mai fatto soffrire; chi può essere punito???? la vendetta celeste. Si, se tra i giudici di Maria-Antonietta, ce n’è uno che sia padre, che prova una dolce affezione, egli sarà suo difensore. L’istinto dell’anima gli farà scoprire la verità, malgrado le trappole della calunnia, e dei ricordi e dei raffronti sensibili lo rendono incapace di finire una tale disgrazia.

Ma di quale astuzia non si è servito l’odio! Sa, come l’amore, tutti coloro che può turbare, e prima ha cura di indurire i cuori. Si cerca bassamente di eludere il rispetto che deve ispirare la regina, con questo genere di calunnia con cui è così facile far appassire tutte le donne, con questo genere di calunnia di cu l’ingiustizia stessa può svilire quasi quanto la verità; ma ciononostante la regina è, per il suo destino, al di sotto di questa comune sorte delle donne;troppo splendore circonda la sua esistenza per non dissipare tutte le menzogne. Coloro che la hanno circondata, i soli veri giudici della sua vita privata, sanno che lei ha sempre praticato le virtù che dopo quattro anni la fecero ammirare dall’Europa intera. L’anima s’indeboliva degradandosi; e colei che con la sua sola fierezza si è ingrandita nella sfortuna, si è ripresa in presenza dell’oltraggio, né s’era mai abbassata ai propri occhi. Voi proverete invano ad umiliarla, voi la chiamerete con nomi disprezzanti, voi la getterete in una prigione infamante, voi la trascinerete alla barra del vostro tribunale; ma ovunque lei vi apparirà come la figlia di Maria-Teresa.

Oggi credevate di vederla, quando il 6 ottobre avanza sul balcone in presenza del popolo, tra i due suoi bambini, il fascino del suo cuore e la gloria della sua vita: la moltitudine irritata le gridava, nessun bambino. La regina, a quelle terribili parole, temendo di far loro condividere i suoi pericoli, si affretta ad allontanarli; ma ritorna subito per consegnarsi sola, o per non disonorare la nazione francese parendo di sospettarla. La sera dello stesso giorno, calma come in una entrata trionfale, si rivolge al sindaco di Parigi, per assicurarlo che lei e il re si rimettevano con fiducia alla custodia del popolo di Parigi. Vi ricordate il 20 giugno, quando la sua sola presenza ha disarmato i progetti che in seguito sono esplosi: restata bella a forza di coraggio, i suoi nemici non furono più ascoltati dal popolo che la guardava; ma alla fine di questo giorno memorabile, i suoi figli furono da lei separati dalla moltitudine che la circondava; in quell’istante tutta la sua calma l’abbandona, un granatiere della Guardia Nazionale la riporta tra le sue braccia, e, elevandola al di sopra della folla per mostrarglieli, allunga per un momento la felicità della madre: la regina, allora cadendo in ginocchio, si prosterna davanti al suo liberatore: augusta riconoscenza, spettacolo più imponente dello stesso trono dal quale lei discendeva!

Ma se davanti al tribunale dove la regina doveva essere condotta, conserva ancora tutta la sua fierezza, il popolo per lo meno non si irrita davanti a questo spettacolo! Se voi volete indebolire questo grande carattere, conducetele i suoi bambini; ma non sperate niente dai vostri supplizi, non le impediranno di restare tutt’intera per il giudizio della storia e per la dignità del suo nome. Ah! Lontano dall’odiarla, interessatevi a questo sublime esempio; se siete repubblicani, rispettate le virtù che dovete imitare: quest’anima che non sa curvarsi, quest’anima avrebbe amato la libertà romana, e voi avete bisogno della sua stima, anche quando la perseguitate. Si prova tanta pena nel concepire la possibilità di un’atrocità, che costa eccessivamente l’attaccarsi all’esame dei motivi che potevano deciderla; lo si fa tuttavia per meglio combatterla, e io tento questo lavora così penoso e nuovo. Gli uomini principali di un partito popolare cercano tutti i mezzi per legare il popolo indissolubilmente alle loro proprie cause; sanno che in tutte le rivoluzioni la gloria a l’inverso non appartengono che ai capi; e, temendo che il popolo non si fida di questa certezza, vogliono identificarsi con lui in tutti i modi; cercano di persuaderlo che è il vero autore degli atti che non gli lasciano in seguito nessuna speranza di ritorno. Prima di tutto l’esecuzione del re riunisce questi crudeli vantaggi. La Convenzione, per moltiplicare i giudici di Luigi XVI, s’è fatta applaudire da spettatori numerosi; si è assicurata di molteplici recapiti di diversi dipartimenti del reame; ha ordinato che centomila uomini in armi, il giorno della morte del re, acconsentisse, con il proprio silenzio, a questa terribile catastrofe. Se la suddivisione infinita di questa enorme azione non era sufficiente per legare la nazione al destino di coloro che l’hanno ordinata, se pensava che non si può distruggere un popolo, e che le vendette individuali non sapessero attendere l’oscura moltitudine: se la nazione, dico io, era rassicurata da questa opinione, e che non temeva niente per se stessa per la morte del re, è quella della regina che poteva spaventarla?

Mi sembra, è vero, che ci è stato nel supplizio di questa sfortunata principessa qualche cosa ancora più disgustoso per le anime generose: straniera, donna, si sono violate in lei le leggi dell’ospitalità e quelle della natura. Le circostanze attuali così forse darebbero a questo oltraggio una più alta importanza politica; ma queste considerazioni non sono fatte che per colpire un piccolo numero, e niente saprebbe uguagliare il terribile spettacolo dell’esecuzione del re. La condanna della regina sarebbe dunque un crimine inutile, e proprio per questo più avvilente; ci vedremo o il bisogno della ferocità, o il terrore e il panico dei rimorsi. S’immaginava di raddoppiare il coraggio del popolo inebriandolo col sangue di una nuova vittima?

Ma questa terribile risorsa adesso è sposata: si è talmente abituati all’idea della morte, gli oppressori come gli oppressi hanno talmente familiarizzato con lei, che prodigarla ancora non ecciterà più nessun tipo di emozione. Infine si vorrà dare al popolo una più grande fiducia nella situazione degli affari, mettendogli sotto gli occhi una soluzione più pericolosa di tutte le altre? Ma come sarà fatto questo calcolo! Chi presuppone la calma, è la saggezza delle deliberazioni; ma tutti gli eccessi sono ugualmente una prova del malessere dell’anima. Solo la ragione preserva dai pericoli, o testimonia che si è cessato di temerla. Questi motivi, si potrebbe dire, questi motivi non sono la vera causa del pericolo che minaccia la regina; ma il suo nome, ma i suoi figli ispirano più interesse del resto della famiglia dei Borboni, più voti si riunivano attorno a lei: è dunque necessario sbrigarsi ad immolarla. E sapete perché questa augusta sfortunata affascina ancora i cuori francesi? Perché si è certi che i suoi sentimenti sono stati favorevoli alla vera libertà; perché si ha la prova che si è costantemente opposta ai progetti ostili contro la Francia, e perché non ci si è voluta prestare; perché la sua morte favoriva in più modi coloro concepivano la speranza di asservirvi; e infine perché lei ha più moderazione e meno risentimenti, perché ha ricevuto la disgrazia come un angelo e come un filosofo; perché ha tutte queste virtù più che dei sostenitori: è così su queste accuse che la condannerete?

Non osereste confessare questo segreto; ma potreste sperare di nasconderlo? E non sapete che tutto ciò che è scritto con lettere di sangue sarà letto dall’universo! Ma il vostro interesse combatte ancora questo nuovo argomento; la sensazione che le anime sincere non possono staccarsi mai da una grande disgrazia, ricadrà successivamente sugli individui di questa famiglia che sopravvivono a coloro che si immola. I francesi che versarono lacrime per il destino del re hanno consacrato alla regina l’affetto straziante che provavano per il suo sposo; se la regina morisse a sua volta,se il piccolo infante, erede di tante sfortune, morisse privato delle cure della sua commovente madre, ci si attaccherebbe ai resti di questa razza reale perseguitata, e i principi che si respingono oggi si interesseranno a loro quando non esisteranno più.

Ah! Se temete la regina perché la si ama prima, è lei tuttavia la cui libertà, il cui soggiorno fuori dalla Francia vi sarà meno temibile; sono gli ostacoli che possono irritare l’ambizione, ma le disgrazie che Maria-Antonietta ha sofferto disingannano gli uomini e la vita; uscendo dalla tomba non si aspira al trono, liberata da infelicità così lunga fino al bisogno di felicità. La sua pietà religiosa, la sua tenerezza devota, tutto vi garantisce che ha staccato il suo cuore da se stessa, e che il ritorno all’esistenza, alla natura, basteranno per occupare i pochi anni in cui le restano ancora la forza. Forse ci si riserva la sua liberazione come mezzo per negoziare con gli austriaci? Senza dubbio, rimettendo tra le mani dell’imperatore la regina e i suoi bambini, si otterrebbe molto dai nipoti di Maria-Teresa, e l’Europa intera è talmente commossa dalla sorprendente storia di queste illustri vittime, che facendo cessare le loro infelicità, si alleggeriva coloro che ci pensano; ma nel momento in cui le considerazioni politiche sottrarrebbero le potenze dal cedere alla voce dei sentimenti, quale vergogna pei i francesi condannare la regina perché lei sarà senza difesa!

Avrebbero accordato la sua vita al terrore, le rifiuterebbero la giustizia, e la loro rabbia atroce e pusillanime si eserciterebbe su una donna, quando si saranno assicurati che è senza appoggio. No, io non ci posso credere; no, il passato quale è stato, non può dare ancora l’idea di una tale azione. Ma coloro che consigliano questo oltraggio, ignorano che aggiungeranno energia all’armata austriaca con la notizia del supplizio di Maria-Antonietta? Quelli che hanno raddoppiato la forza delle truppe francesi in un anno, quelli che rendono le guerre civili più sanguinose di tutte le altre, ogni soldato fa più che obbedire, egli combatte per proprio impulso, per il successo del suo proprio sentimento individuale. Eh bene! Voi avrete creato tra i tedeschi un movimento nazionale sacrificando la figlia di Maria-Teresa!

Non è ungherese che non vede in voi un nemico personale. Ah! Quando giurarono all’illustre madre di Maria-Antonietta di morire per difendere i suoi figli,quando una voto libero, universale, rivestito di tutti i caratteri di sovranità che voi riconoscete, lega il popolo alla sua causa, pensate che se il genio della storia ha loro presentato sua figlia prigioniera, oltraggiata, immolata, questa nazione non abbia ripetuto mille volte il giuramento di vendetta? Voi non dovrete combattere i satelliti di un despota, ma i coraggiosi amici di una disgraziata vittima, soldati a loro volta entusiasti, invincibili come i veri difensori di una libertà generosa. Forse un’oscura passione persuaderà alcuni di voi che niente potrà diminuire l’orrore che ispirano i giorni sanguinanti dei quali siamo stati testimoni; ignoro se esista un termine aldilà del quale nuovi avvenimenti non producono più nuove sensazioni, ma è almeno certo che la Francia,governata, dominata successivamente da tanti individui diversi, non carica nessun uomo del peso della storia di tutti, e permette a ciascuno di assolversi con un’azione generosa.

Ah ! che la difesa della regina, che la sua libertà siano l’oggetto di una tale emulazione! Questi giudici che pronunciano sulla sua sorte sono designati all’attenzione dell’Europa; nessun impiego, nessuna funzione estranea alla loro solenne missione può cancellare in loro il carattere di assassini o di liberatori della regina. Siccome loro non sono i rappresentanti della nazione, sono le grida delle tribune di Parigi, o la voce delle loro coscienze, che possono chiamare il voto della Francia. È al terrore che vogliano cedere? È alla virtù che credono obbedire?

Ah! Se dessero l’esempio di resistere alle passioni del momento, come incatenerebbero, l’avvenire! Le possibilità della sorte sarebbero fissate in loro favore; la stima degli uomini, questo bene il cui piacere si moltiplica sotto tante forme in tutti i tempi, in tutti i paesi, si piazzerà tra loro e la disgrazia. Non si chiede loro che disprezzare un pericolo più eclatante che reale. Il popolo francese può essere commosso dal coraggio della virtù, benché, il fanatismo delle opinioni politiche l’abbia denaturato; allor quando dei repubblicani lo richiameranno ai suoi sentimenti naturali, lo minacceranno con le loro rassegnazioni, sfideranno il suo furore liberandosene senza resistenza, no, non avranno niente da temere! Si potrebbe invidiare la loro morte, se la subissero per salvare una regina innocente; ma loro, ripeto, non avrebbero niente da temere. Popolo francese, non abiurate l’ultimo resto dei vostri antichi ricordi. Avete già trionfato su eserciti stranieri; già li avete respinti dal territorio francese; volete disonorare lo stesso valore, separandolo da tutte le altre virtù? Se persistete nella vostra crudeltà, se immolate la regina, i vostri allori si appassiranno in mezzo a voi.

Non vi ingannate, forse è la distruzione della regalità e degli ordini privilegiati che mette contro di voi la maggior parte dei governi d’Europa; ma ciò che solleva le nazioni, è la barbarie delle vostre proscrizioni. Voi governate con la morte; la forza che manca al vostro governo, la ritrovate nel terrore, e laddove esisteva un trono avete innalzato un patibolo! Ciò che fece la forza dei primi principi della rivoluzione, è il fatto che sembravano un ritorno alle idee naturali. Quale più terribile capovolgimento dei sentimenti innati nel cuore dell’uomo dell’ostentazione della crudeltà, di questa eloquenza che non è aiutata che dalla minaccia, di questi giuramenti che non promettono che morte! Nel genere d’ebbrezza in cui si tuffa una rivoluzione, si crede il resto del mondo cambiato come se stesso; ma quando l’uomo si risveglia e si vede detestato dai suoi simili, qual è la sua sorte!

Arbitri della vita della regina, voglio parlare secondo i vostri desideri; vi voglio implorare: siate giusti, siate generosi verso Maria-Antonietta; ma siate ugualmente gelosi della sua gloria: immolandola voi la consacrate per sempre. I vostri nemici vi hanno fatto più male con la loro morte che con la loro vita. Voi eravate i più potenti quando avete iniziato a punire, e se siete stati clementi verso i vostri avversari, è allora che si è potuto crederli colpevoli. Se le possibilità della prosperità ritornasse una seconda volta, se la Providenza, protettrice della libertà, vuole una seconda volta donare alla Francia i mezzi per acquisirla e quelli per farla amare dagli uomini, gli spiriti stanchi per tante scosse crudeli, quali che siano le loro opinioni, quali che siano i loro ricordi, abbracceranno facilmente la più leggera speranza di felicità; il riposo e la pace, ecco forse oggi tutta l’ambizione dei più abili!

Voi disponete della Francia, di questo paese così necessario a coloro che l’hanno abitatati. Ah! Se parlate di unione e di sicurezza a tutti i francesi, se rassicurate l’Europa con principi di ordine e di giustizia, voi non prevedete da soli quali sacrifici otterrete. Se siete destinati a terminare per fortuna questa guerra, sperimentate sui vostri cittadini la potenza della generosità; ella si amplia, penetra dove i vostri comandi sono obbligati a fermarsi; e questa generazione che avanza è talmente oppressa dalla sfortuna, che dopo la vita fino alla felicità tutto sembrerà loro un nuovo dono; ma soprattutto salvate la regina, non si potrà sopportare questa nuova catastrofe; temete la forza della disperazione, e che le lacrime del mondo ottengano o dal vostro orgoglio o dalla vostra pietà la salute di questa commovente vittima.

Ma perché, mi chiederanno i filosofi di questo tempo, perché il vostro cuore è più commosso per la regina che per tanti altri disgraziati che il corso della rivoluzione ha fatto perire? Sarete tra quelli che piangono un re più di un altro uomo? Si, faccio parte di queste persone; ma non è per la superstizione della regalità, è per il culto sacro della disgrazia. So che il dolore è una sensazione relativa, che si compone di abitudini, di ricordi, di contrasti, del carattere infine, risultato di queste diverse circostanze; e quando la più felice delle donne cade in disgrazia, quando una principessa illustre è lasciata all’oltraggio, io misuro la caduta di ogni grado. Infine la regina sarà colpevole, l’universo intero non s’interesserà più al suo destino, dopo l’anno in cui ha tanto sofferto, nessun uomo, nessuna associazione di uomini ha il diritto di darle la morte. Questa lunga lista di sofferenze penetra in un oscuro rispetto; la regina doveva perire mille volte sotto tanti colpi ripetuti: la natura, il cielo, salvandola, l’hanno dichiarata sacra.

Dopo un anno che il segreto più impenetrabile circonda la sua prigione, si sono rubati tutti i dettagli del suo dolore; mille precauzione sono state prese per soffocare le voci: un tale mistero onora il popolo francese. Si è temuta la sua indignazione, dunque si può ancora sperare la sua giustizia. Avrà saputo, questo popolo, +che si porta davanti alla finestra di Maria-Antonietta la testa della sua amica. Ignorando le fatali notizie di questo spaventoso giorno, la si obbliga con un barbaro silenzio, a contemplare per molto tempo i tratti sanguinanti che ella riconosce appena attraverso l’orrore e lo spavento. Infine si convince che le hanno presentato i resti sfigurati di colei che morì vittima del suo affetto per lei. Crudeli ordinatori di questa scene! voi che vedete davanti a voi la vostro sfortunata regina pronta a morire di disperazione, sapete allora tutto ciò che doveva soffrire? E i movimenti di un cuore sensibile, questi movimenti che dovevano esservi sconosciuti, li avete appresi per essere più sicuri dei vostri colpi?

Durante il processo del re, ogni giorno ingiuriavate la sua famiglia con una nuova amarezza; è uscito due volte prima dell’ultima, e la regina, ritenuta prigioniera, non poteva venire a sapere né la disposizione degli spiriti né quella dell’Assemblea, le disse tre volte addio nell’angoscia della morte; infine il giorno senza speranza arriva. Colui che i lacci della disgrazia lo rendevano ancora più caro, il protettore, il garante della sua sorte e di quella dei suoi bambini, quest’uomo, il cui coraggio e la bontà sembravano aver raddoppiato la forza e il fascino con l’avvicinarsi della morte, disse alla sua sposa, alla sua celestiale sorella, ai suoi bambini, un eterno addio; questa disgraziata famiglia volle attaccarsi ai suoi passi, le loro grida furono udite dai vicini della loro dimora, e fu il padre, lo sposo sfortunato che li respingeva.

È dopo quest’ultimo sforzo che marcia tranquillamente verso il supplizio, dove la sua costanza ha fatto la gloria della religione e l’esempio per l’universo. La sera le porte della prigione non si aprirono più, e questo avvenimento, di cui si parlava in tutto il mondo, cade tutto interamente su due donne sole e disgraziate, e che non erano sostenute che dall’attesa della stessa sorte di loro fratello e sposo.

Nessun rispetto, nessuna pietà consola la loro miseria; ma raccogliendo tutti i loro sentimenti nel fondo del loro cuore, loro sapranno nutrire il dolore e la fierezza; ciononostante, dolci e calme ai milioni di oltraggi, i loro guardiani si videro obbligati a cambiare senza sosta i soldati appostati a sorvegliarle; scegliendo con cura, per questo incarico, i caratteri più induriti, per paura che individualmente la regina e la sua famiglia potessero riconquistare la nazione che si voleva alienare da loro.

Dopo la terribile epoca della morte del re, la regina ha dato, se è stato possibile, delle nuove prove d’amore verso i suoi figli: durante la malattia di sua figlia, non c’è nessun genere di servizi che la sua tenerezza inquieta non abbia voluto prodigarle; sembrava avesse bisogno di contemplare senza sosta gli oggetti che ancora le restavano per ritrovare la forza di vivere, e ciononostante un giorno sono venuti a portare via i suoi figli; l’infante, per due volte ventiquattro ore, ha rifiutato di prendere qualsiasi alimento; giudicate cos’è sua madre con il sentimento energico e profondo che a quest’età già ha inspirato su di lei! Malgrado le sue lacrime, il pericolo della sua giovane vita, si è persistito nel separarli. Ah! Come avete osato, durante la festa del 10 agosto, mettere sulle pietre della Bastiglia delle iscrizioni che consacravano il giusto orrore dei tormenti che si erano sofferti? Le une ? i dolori di una lunga prigionia, le altre l’isolamento, la barbara privazione delle ultime risorse; e non credete che queste parole, sono strappati i figli alla madre, divorino tutti i ricordi di cui voi rintracciate la memoria!

Ecco il quadro dell’anno che questa donna sfortunata ha percorso. E ciononostante esiste ancora; esiste ancora perché ama, perché è madre: ah! Senza questi sacri legami, perdonerebbe coloro che vorrebbero prolungare la sua vita! Ma quando malgrado tanto male vi resta ancora del bene da fare, trascinereste dalla cella al supplizio questa interessante vittima? Guardatela, crudeli! Non per essere disarmati dalla sua bellezza; ma, se le lacrime l’hanno appassita, guardatela per contemplare le tracce di un anno di disperazione!

Che fareste di più se fosse colpevole? E cosa devono provare i cuori certi della sua innocenza? Mi rivolgo a voi, donne immolate tutte in una madre così tenera, immolate tutte con l’oltraggio che sarà commessa sulla debolezza, con l’annientamento della pietà; è finita per il vostro impero se regna la ferocità, è finita per il vostro destino se le vostre lacrime cadono invano. Difendete la regina con tutte le armi della natura; andate a cercare questo bambino, che perirà se accade che perde colei che lo ha tanto amato; presto sarà anche lui un oggetto importuno, per l’inesprimibile interesse che tante disgrazie faranno cadere sulla sua testa: ma chiede in ginocchio la grazia di sua madre; l’infanzia può pregare, l’infanzia s’ignora ancora.

Sventura al popolo che avrebbe ascoltato le sue grida invano! Sventura al popolo che non sia né giusto né generoso! Non è a lui che la libertà sarebbe riservata. La speranza delle nazioni, per così lungo tempo legate al destino della Francia, non potrebbe più intravedere nell’avvenire alcun avvenimento riparatore da questa desolata generazione.


non la trovate molto bella? certo ci vuole un pò per leggerla, ma ho accorciato il più possibile...^^'....

il sito ufficiale di madame de stael è: http://www.stael.org/article.php?id_article=67

Edited by *Cristine* - 17/8/2006, 19:10
 
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MARIE ANTOINETTE REINE
icon12  view post Posted on 18/8/2006, 15:23




GRAZIE MARIE CRISTINE,ASPETTAVO PROPRIO QUALCUNO CHE VOLESSE INSERILA!

VERISSIMO CHE AL MOMENTO CHE MARIA ANTONIETTA COMPARI' AL BALCONE DEL CORTILE DI MARMO AL CASTELLO DI VERSAILLES,SU ORDINE DELLA FOLLA,E LA TENSIONE ERA ALTISSIMA,SI TEMEVA,A RAGIONE,I FUCILI ERANO PUNTATI,CHE PARTISSE UNO SPARO'.
LA REGINA CON LA SUA SUBERBIA,DIGNITA',SFIDA,DI FRONTE,AL POPOLO CHE VOLEVA LA SUA MORTE,LA EBBE VINTA,POI COMPARVE LAFAYETTE(CHE ELLA ODIAVA) E SI INCHINO' E LE BACIO LA MANO...COME PER MIRACOLO IL POPOLO ABASSO' I FUCILI E GRIDO' VIVA LA REGINA....FU IL GESTO IMPULSIVO DI LAFAYETTE CHE SPAZZO' VIA DEL TUTTO LA TENSIONE E DEGENERO' IN UN MOMENTO DI EUFORIA..

MARIE ANTONIETTE REINE :wub:
 
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*Cristine*
view post Posted on 18/8/2006, 15:30




mi hai chiamata marie cristine? :D che bello ora ho anche il marie, come le principesse :D :D :D
 
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51 replies since 16/8/2006, 21:03   41664 views
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