CITAZIONE (sofonisba @ 4/5/2008, 11:25)
Quoto! Anche per me, chi ha diritto è Luigi XX. Gli Orleans restano sempre i discendenti del regicida.
Purtroppo i legittimi pretendenti alla Corona che fu di San Luigi sono i Borboni d'Orlèans, a meno che non si riesca a provare contro ogni ragionevole dubbio che l'Egalité, come da lui stesso affermato (vedi il mio intervento nel topic dedicato al personaggio) fosse davvero figlio di un cocher e non di Philippe “le Gos”.
Eventuali Luigi XX o pretendenti ispano-parmensi non possono avocare seri diritti, e vediamo il perché.
Filippo V Re di Spagna. La morte di Carlo II il 1 novembre 1700, ultimo degli Asburgo di Spagna, portò alla cosiddetta “Guerra di Successione Spagnola”, che devastò l'intera Europa. Nel suo ultimo testamento, semplificando di molto la questione, egli nominava erede di tutto l'impero spagnolo in prima istanza il duca d'Anjou, figlio della sua sorellastra maggiore e nipote di Luigi XIV suo erede. Il Re Sole non si fa sfuggire l'occasione (vedi per esempio Max Gallo, Re Sole), anche perché l'emissario spagnolo, in caso di rinuncia del d'Anjou, di suo fratello minore duca di Berry, sarebbe dovuto partire alla volta di Vienna per offrire la corona di Spagna all'arciduca Carlo d'Asburgo, figlio dell'Imperatore Leopoldo I, e solo qualora questi avesse a sua volta rinunciato, sarebbe tornato a Parigi per offrirla al duca d'Orléans. Naturalmente scoppiò la guerra, anche perché la scelta optata dal Re Sole aveva mandato in fumo due anni di accordi segreti per spartirsi l'impero Spagnolo non scontentando nessuno.
Il nuovo re, che assumeva il nome di Filippo V, venne riconosciuto dalle potenze europee (anche per la sua previa rinuncia ai propri diritti di successione al trono di Francia), salvo che dall'Austria, la quale, sulla base giuridica di una lettera di Carlo II (posteriore, in data, al testamento) che nominava erede l'arciduca Carlo d'Asburgo, riconobbe quest'ultimo come re di Spagna col nome di Carlo III. Pochi mesi dopo, Luigi XIV annullò unilateralmente la rinuncia di Filippo V al trono francese e l'Austria, l'Inghilterra e l'Olanda firmarono il Trattato dell'Aia (7 settembre 1701), in forza del quale dichiararono poi guerra alla Francia e alla Spagna unite. Nel frattempo (febbraio 1701) Filippo V si era insediato pacificamente a Madrid, con vari “consiglieri” francesi.
La stanchezza della lunga guerra indussero quindi a trattative di pace generale. Una delle prime questioni discusse fu la natura delle garanzie che dovevano essere date da Francia e Spagna, per cui queste due corone sarebbero state tenute separate, e le cose non progredirono molto fino a dopo il 10 luglio 1712, quando Filippo firmò una rinuncia. Quindi, avendo Inghilterra e Francia concluso una tregua, il processo di pace venne sveltito e i trattati principali vennero firmati l'11 aprile 1713 e ricordati con il nome di Trattati di Utrecht, non sottoscritto dall'Austria, e di Rastatt. In virtù del primo, Filippo V veniva riconosciuto re di Spagna con la clausola specifica che le corone di Francia e di Spagna non fossero mai unite sotto lo stesso sovrano.
In Spagna, la guerra ebbe un'appendice “privata”, con la riconquista di Barcellona (caduta, dopo un'eroica difesa, l'11 settembre 1714) e con essa dell'intera Catalogna e di Maiorca da parte delle truppe di Filippo V (il quale “si vendicò” sui catalani che avevano sostenuto il pretendente asburgico, abolendo tutti i privilegi di cui da secoli godevano e così provocando, senza volerlo, la nascita di uno spirito sempre più fortemente regionalista e autonomista, vivo fino ai nostri giorni).
Occorre sottolineare che il trattato di Utrecht, pilastro dell'ordine europeo, venne ratificato dalle Cortes spagnole e registrato da tutti i parlamenti francesi.
Mi rifaccio qui a François Velde, "The Treaties of Utrecht (1713)", che rifacendosi a Chalmers, Collection of Treaties, vol. 1, p. 390, cita:
“«Art. VI. Whereas the most destructive flame of War which is to be extinguished by this Peace, arose chiefly from hence, that the Security and Libertys of Europe could by no means bear the Union of the Kingdoms of France and Spain under one and the same King: And whereas it has at length been brought to pass by the Assistance of the Divine Power, upon the most earnest instances of her Sacred Majesty of Great Britain, and with the Consent of both the most Christian [i.e. French] and of the Catholic [i.e. Spanish] King, that this evil should in all times to come be obviated, by means of Renunciations drawn in the most effectual Form, and executed in the most solemn Manner, the Tenor whereof is as follows».
Here is inserted a series of texts: 1) Letters Patent of Louis XIV acknowledging the renunciations, march 1713 2) Renunciation by Felipe V, King of Spain, dated Nov. 5, 1712 3) Renunciation by Charles, duke of Berry, Nov. 24, 1712 4) Renunciation by Philippe, duke of Orleans, Nov. 19, 1712 4) Letters Patent of Louis XIV of 1700 repealed by item 1.
The article continues:
«Now whereas it is provided and settled by the preceding Renunciation (which is always to have the force of a pragmatick, fundamental, and inviolable Law) That at no time whatever either the Catholick King himself, or any of his lineage, shall seek to obtain the Crown of France, or ascend the Throne thereof; and by reciprocal Renunciations on the aprt of Francem and by Settlements of the Hereditary Succession there, tending to the same purpose, the Crowns of France and Spain are so divided and separated from each other, that the aforesaid Renunciations, and the other Transactions relating thereto, remaining in force, and being truly and faithfully observed, they can never be joined in one: Wherefore the most Serene Queen of Great Britain, and the most Serene the most Christian King, engage to each other solemnly, and on their Royal Words, That nothing ever shall be done by them, or their Heirs and Successors, or allowed to be done by others, whereby the aforesaid Renunciations, and the other Transactions afore-mentioned,may not have their full effect; but rather to the contrary, their Royal Majestys, with joint Counsel and Forces, will always sincerely take that care, and use those endeavours, that the said Foundation of the publick Safety may remain unshaken, and be preserved untouched forever».
What about the Renunciations? They are very long, and very emphatic. Here's the kernel:
«I, Don Philip, by the Grace of God King of Castile etc... do... for myself, for my Heirs and Successors, renounce, quit, and relinquish for ever and ever all Pretensions, Rights and Titless which I have, or any Descendent of mine hath at present, or may have at any time to come, to the Succession of the Crown of France; and I declare, and hold myself for excluded and separated, me, and my Sons, Heirs, and Descendents for ever, for excluded, and disabled absolutely, and without Limitation, Difference and Distinction of Persons, Degrees, Sexes and Time, from the Act and Right of succeeding to the crown of France.... and the Succession to the said Crown of France is at any time, and in any case to be settled on, and given the same manner, as if I and my Descendents had not been born, or been in the World... I will and consent for myself, and for my Descendents, that from this time, as well as then, this Right be looked upon and considered as passed over, and transferred to the duke of Berry my brother, and to his Sons and Descendents, being Males, born in constant lawful Marriage; and in default of Male Issue, to the Duke of Orleans my Uncle, and to his Sons and Descendents, being Males born in constant lawful Marriage...»".
In sintesi, per porre fine alla guerra che da più di un decennio infiammava l'Europa, il primo e più importante passo era di sancire in modo imprescindibile la divisione tra Francia e Spagna (al momento di riconoscere il nipote come re di Spagna, Luigi XIV o l'ambasciatore spagnolo pronunciarono le parole: “oggi i Pirenei non esistono più”. E del resto la Casa d'Austria aveva perso gli appoggi ai suoi diritti proprio per evitare un'altra unione che richiamasse l'impero di Carlo V).
Su suggerimento degli inglesi e con il CONSENSO di Sua Maestà Cristianissima (Luigi XIV) e di Sua Maestà Cattolica (Filippo V), quest'ultimo avrebbe rinunciato per sé e i suoi successori ai sui diritti sulla Corona di Francia. Vengono quindi citate le Lettere Patenti di Luigi XIV che riconoscevano le seguenti rinunce e abrogavano le Lettere Patenti dello stesso Re che al momento della lettura del testamento di Carlo II di Spagna mantenevano nelle sue prerogative di principe francese il nipote d'Anjou chiamato alla successione iberica; la rinuncia di Filippo V, Re di Spagna, datata 5 novembre, 1712, ai suoi diritti francesi; la rinuncia di Carlo, duca di Berry, del 24 novembre 1712, ai suoi diritti alla Corona di Spagna (perché nipote di Maria Teresa di Spagna, primogenita di Filippo IV di Spagna e moglie di Luigi XIV); la rinuncia da Philippe, duca di Orleans, del 19 novembre 1712 (perché nipote di Anna di Spagna, primogenita di Filippo III di Spagna e moglie di Luigi XIII).
Altresì il Re di Spagna e i suoi successori si impegnavano, in nessun momento, a ottenere la Corona di Francia, o salire al trono della stessa, e trasferiva i suoi diritti al fratello duca di Berry e alla sua discendenza, ed in caso di estinzione di questa, al quella del duca d'Orléans.
Non credo che quindi si possa parlare di “estorsione”. È invece una visione lungimirante per garantire pace ed equilibrio all'Europa. Queste rinunce erano di un genere molto particolare: solenne, non ambigue, evidenti, professate nella forma del giuramento più sacro possibile per un cristiano, fatte pubblicamente sia verbalmente che per iscritto, registrate da assemblee nazionali o corti di giustizia con tutte le possibili forme giuridiche, avallate e approvate dai sovrani, sancite in trattati internazionali...
Con la mentalità di uomini del XXI secolo possiamo al limite domandarci se Filippo V potesse rinunciare ai diritti oltre che per sé stesso, anche per i suoi discendenti, ledendone i diritti fondamentali, quali il diritto di nascita, il diritto alla libertà individuale, il diritto all'autodeterminazione, il diritto alla proprietà, etc. Ma qui siamo all'inizio del 1700, e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino ha ancora da venire!
Le rinunce furono poi ribadite del trattato della Quadruplice Alleanza del 2 agosto 1718, dal Trattato di Vienna del 30 aprile 1725, dal Trattato di Vienna del 22 Luglio 1731, Trattato di Aix-la-Chapelle del 18 Ottobre 1748, dal Trattato di Parigi del 10 Febbraio 1763 e dal Trattato di Versailles del 3 settembre 1783.
In applicazione del Trattato di Utrecht del 1718, debitamente registrato dai parlamenti francesi e dalle Cortes spagnole e continuamente osservato dalla monarchia francese, la discendenza di Filippo V di Spagna, già duca d'Anjou e nipote di Luigi XIV, era esclusa in perpetuo dalla Casa di Francia: nello specifico, la Casa di Borbone si era divisa definitivamente in due Case reali autonome e distinte, la Casa di Francia, alla quale appartenevano i duchi d'Orléans, cui veniva riconosciuta la dignità di primi principi del sangue (i principi più prossimi nella linea di successione ai principi reali, discendenti diretti del Re), e la Casa di Spagna, dalla quale si sarebbe separata successivamente la Casa delle due Sicilie.
I vari rami della Casa di Borbone poi stabilirono tra di loro i cosiddetti “Patti di Famiglia”, per regolare i rapporti tra di loro.
Un fatto simile a quello qui sopra esposto accadde anche tra i vari pretendenti al trono di Napoli dopo l'Atto di Cannes del 1900, contestato sessant'anni dopo.
Enrico V Re di Francia e Navarra. I problemi sorsero quando a Lanzenkirchen, il 24 agosto 1883, morì “l'enfant du miracle”. Il duca di Bordeux, il conte di Chambord, Re Enrico V, o come lo si voglia chiamare, ebbe la pessima idea di assecondare i progetti della zia Maria Teresa Carlotta, figlia di Luigi XVI e Maria Antonietta, sposando il 7 novembre 1846 a Modena Maria Teresa d'Asburgo-Este (1817-1886), figlia del duca Francesco IV, che non aveva mai riconosciuto la nuova Monarchia di Luglio. Enrico, in realtà, avrebbe però preferito sposare la sorella minore di Maria Teresa, Maria Beatrice (1824-1906), ed avrebbe fatto bene! Maria Teresa infatti, a quanto pare a causa di una malformazione della parte finale della colonna vertebrale o del bacino, non poteva portare a termine una gravidanza. Occorre ora precisare una cosa: per il diritto canonico, se uno dei due coniugi nasconde una menomazione o una malattia che rende inabili alla procreazione, che è il fine del matrimonio, esso può essere sciolto e dichiarato nullo: la principessa lo sapeva o lo ha scoperto dopo il matrimonio? Fatto sta che Enrico preferì morire senza figli.
A seguito del crollo dell'impero di Napoleone III dopo la disfatta di Sedan, il nuovo parlamento francese, in maggioranza monarchico, era intenzionato a ripristinare la monarchia. Tuttavia esso era diviso fra "legittimisti", che appoggiavano Enrico, conte di Chambord, e "orleanisti", che al contrario sostenevano l'erede di Luigi Filippo, il conte di Parigi Filippo d'Orléans. Il tutto si risolse in nulla, come già ricordato da molti in queste pagine, ma presto i monarchici francesi si accorsero della necessità di ritrovare l'unità perduta: così il conte di Parigi Luigi Filippo Alberto d'Orléans, erede del Luigi Filippo re dei Francesi, intelligentemente rinunciò solennemente alla successione orleanista, ovvero ai diritti derivanti dalle leggi della Monarchia di Luglio, e riconobbe come legittimo pretendente il conte di Chambord, inteso che, alla morte di quest'ultimo, i diritti sarebbero passati automaticamente al ramo d'Orléans, in quanto più prossima linea della Casa di Francia in base al principio di primogenitura maschile, in quanto suo più prossimo agnato per primogenitura maschile appartenenti alla Casa di Francia.
Alla morte di Enrico V, ultimo Borbone del ramo diretto, il movimento legittimista si divise: la maggioranza riconobbe i diritti del conte di Parigi, come Filippo VII (e non più come Luigi Filippo II) d'Orléans, che del resto era stato indicato espressamente come più prossimo successore da Enrico V; ma una minoranza non trascurabile rifiutò di sostenere gli Orléans.
La vedova Maria Teresa d'Asburgo-Este infatti sorprendentemente si schierò con il pretendente carlista l'Infante Giovanni Carlo di Borbone, Conte di Montizón, che aveva sposato la sorella Maria Beatrice d'Asburgo-Este, primo tra i discendenti maschi di Luigi XIV e quindi nuovo capo della Casa di Borbone.
Saltando di generazione in generazione arriviamo al Re Alfonso XIII di Spagna (ma Alfonso XII per i carlisti) e i suoi figli. Qui occorre mettere alcuni punti fermi.
Il primogenito Alfonso (1907-1938), principe delle Asturie, rinunciò renunció ai suoi diritti successori per iscritto a Losanna l'11 giugno 1933, non tanto perché emofiliaco, ma perché decise di contrarre un matrimonio diseguale con una borghese cubana senza sangue reale, come prescrivevano le regole per la successione sancite dalla Prammatica Sanzione di Carlo III.
Il secondogenito Jaime (1908-1975), come Enrico VI di Francia, dopo la rinuncia del fratello, alla richiesta del padre vi rinunciò anch'egli il 23 giugno 1933, anche, ma non solo, per la sua sordità. Il 4 di marzo 1935 decise di sposarsi con la nobildonna Emmanuella de Dampierre, che pur potendo vantare una improbabile discendenza dalla antica casa medioevale di Dampierre e da parte di madre dalla famiglia Ruspoli, non aveva comunque sangue reale, per cui valgono le stesse regole sopra citate. I figli nati da questo matrimonio canonico cattolico sono comunque esclusi dalla successione, pur presumendo che Alfonso XIII lo riconoscesse valido e avesse dato il suo assenso, poiché, con la consuocera Ruspoli, fu l'unico a parteciparvi.
Sarebbe interessantesapere se il primogenito Alfonso de Borbón y Dampierre (1936-1989), come Alfonso II, abbia ricevuto il tradizionale istituto del REGIO ASSENSO alle nozze, tradizionali leggi della Casa capetingia, e della Casa di Francia in particolare, quando il 23 dicembre del 1971 sposò María del Carmen Martínez-Bordiú y Franco, nipote del Caudillo: chi aveva diritto di darglielo? Il padre Jaime, anche se aveva sottoscritto la rinuncia ai suoi diritti? Lo zio Juan (1913-1993)?
Vedo quindi molto labili i diritti di Luis Alfonso de Borbón Martínez-Bordiú (1974-...), sedicente Luigi XX di Francia, che ha contratto anch'egli matrimonio diseguale nel 2004, per cui si sarebbe dovuto dare egli stesso REGIO ASSENSO, essendo già morto il padre, e che a complicare le cose ha pensato bene di generare dopo la piccola Eugenia (2007-...), due gemelli, Luis e Alfonso (2010-...): chi è infatti il primogenito maschio? Il primo che è venuto alla luce, ma che, come ci insegnavano a scuola, è stato il secondo embrione a formarsi? Infine egli, pur essendo davvero un giovane affascinante e bello, non possiede nessun titolo, nemmeno quello di Altezza Reale!
Gli Orléans. Storicamente, dal 1713 al 1830, il capo della linea degli Orléans godette dello status di PREMIER PRINCE DU SANG, riservato al primo in linea di successione dopo i figli e nipoti maschi del re. Questa condizione non venne del resto negata da Enrico V, che riconobbe Filippo d'Orléans come suo erede al trono. Alcuni tuttavia sollevarono il problema che pure il duca Louis-Philippe-Joseph d'Orléans, tra il 1791 e il 1792 aveva espresso sotto varie forme e in diversi momenti, eventuali rinunce ai suoi diritti al Trono (vedi Raoul de Warren, Les Prétendants au trône de France), ma esse non ebbero mai quel carattere ufficiale e solenne che ebbero quelle di Filippo V, e anzi, appaiono anche come recriminazioni un po' forzose.
La prima. Il 26 giugno 1791, dopo i fatti di Varennes, si era pensato ad una abdicazione di Luigi XVI e ad una Reggenza per il giovane Luigi XVII. Stando alle norme stabilite dalla Costituzione che sarebbe entrata in vigore in settembre, alla Reggenza, da cui venivano escluse le donne (basta Caterine de'Medici o Anne d'Austria...), poteva aspirare il maschio che per parentela fosse più vicino al Re, che avesse almeno 25 anni, che fosse cittadino francese e residente in Francia, e che in precedenza avesse prestato il giuramento civico (Titre III, Chaptire 2, Section II, article 2): il conte di Provenza e il conte d'Artois erano emigrati, i discendenti di Filippo V erano esclusi perchè erano spagnoli o italiani, per cui tutti i requisiti prescritti nella Costituzione, tra cui la residenza in Francia, erano posseduti solo dal duca d'Orléans!
In risposta a questi suggerimenti, il duca pensa bene di scrivere una lettera al direttore di uno dei principali quotidiani, il “Moniteur Universel” (Lettre à l’auteur du journal intitulé Assemblée nationale, etc., 26 juin 1791.; réimpression, 1861, vol. 8, p. 764).
Il significato della lettera è piuttosto semplice. Il duca, giocando d'anticipo, escludeva una reggenza come soluzione alla crisi costituzionale, rifiutando di giocare la parte che gli sarebbe stata assegnato. Certo è che però la lettera riguarda solo la reggenza, per la quale la Costituzione predeva anche la possibilità di rinuncia, e riguarda solo lo stesso duca. Non è una rinuncia alla corona, per sé o per chiunque altro.
La seconda. Il 24 agosto 1791, l'Assemblea Nazionale stava discutendo le modifiche alla Costituzione (che non era stato ancora promulgata). Quel giorno, il comitato per la costituzione aveva proposto una clausola che privava i membri della famiglia reale dei diritti civili (diritto di voto, a ricoprire pubblici uffici, ecc.). Louis-Joseph-Philippe d'Orléans protestò contro questa clausola che reputava contraria all'uguaglianza dinanzi alla legge, e affermò che, se questa clausola fosse stata adottata, allora egli avrebbe rinunciato per iscritto davanti all'Assemblea ai suoi diritti come membro della dinastia regnante ed ad optare invece per i diritti di cittadino francese. Venne caldamente applaudito e ne seguì un dibattito sul fatto se egli potesse fare una tale rinuncia in ogni caso (Archives Parlementaires, vol. 29, pp. 701sq). Alla fine il duca naturalmente non sottoscrisse nessuna rinuncia!
La terza. L'abolizione dei titoli nobiliari del giugno 1790 aveva lasciato Louis-Philippe-Joseph, duca d'Orléans, senza nessuno dei suoi titoli precedenti, ma semplicemente Louis-Philippe-Joseph d'Orléans (che è come aveva firmato la lettera del 26 giugno 1791). Un decreto del 26 agosto 1791 aveva deciso che non avrebbe avuto nome di famiglia, ma solo il suo nome ed il titolo di "prince français", mentre un nome di famiglia, basato su uno dei suoi titoli aboliti, non fu permesso. Così divenne solo “Louis-Philippe-Joseph, prince français” . La sospensione della Costituzione nell'agosto 1792 dopo il rovesciamento della monarchia non gli aveva lasciato nemmeno questo: era ora solo “Louis-Philippe-Joseph”!
Il 14 settembre 1792 scrisse quindi al consiglio provvisorio della città di Parigi e dichiarò che era stato iscritto nelle liste elettorali sotto il nome “d'Orléans”, che oramai non era più in uso, e disse che non aveva un nome di famiglia, situazione che trovava imbarazzante. Pertanto chiese alla Comune di Parigi di dirgli cosa fare e di trovargli un nome di famiglia. La Comune, come avevo già scritto nel topic dedicato al personaggio, gli rispose il giorno appresso con una lettera in cui gli veniva assegnato il nome di “Egalité”.
Certo questo episodio non può essere interpretato come una rinuncia a nulla. La sua elezione alla Convenzione il 20 settembre non richiese e comportò la rinuncia a nessun diritto semplicemente perché non vi era più giuridicamente un trono da pretendere, avendo abolito la monarchia (21 settembre 1792).
La quarta. Il 7 dicembre 1792, in pieno processo a Luigi XVI, il duca d'Orléans, per prevenire ogni dubbio sui suoi sinceri sentimenti sanculotti, fa pubblicare su diversi giornali, tra cui il “Moniteur” e il “Journal de Perlet” una sua lettera nel quale ricorda come avesse in precedenza rinunciato ai suoi diritti (alla Reggenza, solo a quella) da buon cittadino repubblicano.
Per questo, alla fine, anche se potremmo in cuor nostro preferire altrimenti, possiamo considerare Henri Philippe Pierre Marie d’Orléans (1933-...), conte di Clermont, poi degradato al titolo di conte di Mortain, reintegrato nei suoi titoli ed infine succeduto al padre come conte di Parigi e duca di Francia, come il pretendente legittimo al trono con il nome di Enrico VII di Francia e Navarra.
Nel 2003 ristabilì i diritti di primogenitura che erano stati tolti al primogenito Francesco, perchè affetto da toxoplasmosi, precisando: « Le fait que mon fils aîné, le dauphin François, soit handicapé n'est pas une raison suffisante pour l'écarter de ses droits. Un tel acte arbitraire ouvrirait la porte à toute sorte d'abus ultérieurs. C'est pourquoi mon fils Jean, duc de Vendôme, assume la charge de son frère aîné en tant que Régent du Dauphin.».
Nel 2009, il presidente della Repubblica francese Sarkozy, nel conferire la Legion d'onore a titolo militare a Enrico d'Orléans, dopo aver riconosciuto l'importanza della dinastia capetingia nella storia di Francia, lo ha espressamente indicato come capo della Casa di Francia ("Depuis la mort de votre père, vous êtes le chef de la famille de France", "la dynastie capétienne, dont vous êtes héritier").
Luigi XVII Re di Francia e Navarra. Vorrei ora spendere due parole su Karl-Wilhelm Naundorff (...-1845). Premetto che io credo in buona misura che fosse veramente chi diceva di essere, cioè il figlio di Luigi XVI e Maria Antonietta, tanto quanto abbiamo il beneficio del dubbio che la Madame Royale pre-1795 divenne la “Comtesse des Ténèbres”, venendo sostituita nel viaggio verso Vienna da Ernestine Lambriquet (quei miscredenti senza Dio dei sanculotti rivoluzionari tagliano la testa ad un re e a nessuno viene voglia di deflorare una povera fanciulla rinchiusa tutta sola in una cella nell'età della pubertà???), che Maria Stella Chiappini fosse la vera figlia dell'Egalité, che Stéphanie-Louise delorme fosse una figlia bastarda del principe de Conti e della duchessa di Mazzarino, etc.
Al di là della somiglianza fisica con i Borboni, il riconoscimento da parte per esempio di Agathe de Rambaud, i ricordi che quest'uomo aveva su fatti che solo il Delfino poteva avere, perché arrivare a Parigi a far valere i suoi diritti nel 1833? Quest'uomo aveva iniziato vent'anni prima a scrivere a chiunque per rivendicare i suoi diritti, ma arriva a Parigi quando ormai la sua pretesa famiglia è stata mandata in esilio, i beni sequestrati e impedito l'ingresso nel paese... vale a dire che non avrebbe portato a casa nemmeno un centesimo. Navigando su internet poi emergono diversi indizi, come per esempio un libro per l'educazione di un misterioso fanciullo che le Signore Zie avevano durante il loro soggiorno forzoso in esilio a Trieste.
Certo la ricostruzione della fuga dalla prigione e gli anni della giovinezza girovagando per la Germania non sono molto ben strutturati, ma il caso simile di Kaspar Hauser, figlio di Stéphanie de Beauharnais e del granduca ereditario del Baden, fatto sparire e creduto morto per trame dinastiche fanno sorgere qualche dubbio che anche nella vicina Francia potesse essere successo qualcosa del genere. La stessa Imperatrice Giuseppina lasciava intendere di sapere qualcosa di così importante che era meglio tacerlo. E se Madame Royale non lo avesse mai voluto ricevere proprio perché era lei l'impostora e temeva che il vero Delfino svelasse la macchinazione effettuata nel 1795? E così via.
Naundorff diede poi il meglio di sé e della sua follia intraprendendo la strada di un falso misticismo per far soldi, e comunque con il suo matrimonio si pose al di fuori dei diritti di successione. Mi stupisce però che ci si rifaccia ancora alla presunta prova del DNA fornita da Philippe Delorme, quando sembra ormai esplicito che il cuore utilizzato per il test fosse quello del primo Delfino, Louis-Joseph, morto nel 1789: i sanculotti hanno distrutto tombe di re e regine, ma conservano il cuore imbalsamato del primo delfino? E un medico conserva sotto spirito quello di Louis-Charles? Quando qualcuno invece cucinò e si mangiò quello di Luigi XIV...
L'ora è tarda, gli occhi si fanno pesanti e i pensieri sfuggono. Se ne riparlerà.
À bientôt.
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Edited by Boniface - 14/1/2012, 23:13