| Mi pare anche a me che sia come dite,poi povera sapendo che sarebbe ancora in vita sottoforma di maschera^^altro che capelli bianchi
Scherzi a parte riporto una cosuccia a riguardo:
MiCROMEGA - Rumore e sindrome di Maria Antonietta
di Giuliano Albarani
Secondo l'Oms ogni anno i morti da inquinamento atmosferico, nel mondo, sono due milioni circa; in Europa - dati della Commissione riportati da L'Espresso - i decessi, sempre su scala annua, ammonterebbero a trecentomila, cinquantamila solo in Italia. La mappa continentale delle zone a più alta concentrazione di polveri conferma il triste primato negativo della valle padana, nella quale densità degli insediamenti urbani ed industriali da una parte, e condizioni atmosferico-meteorologiche svantaggiose (scarsa ventilazione, bassa pressione, eccetera) dall'altra, concorrono a confezionare quotidianamente, senza apprezzabili variazioni stagionali, un mix mortifero di tossine, da tempo tradottosi nella escalation delle malattie polmonari e dei decessi da problemi respiratori. In queste settimane, in tutte le città medio-grandi dell'area padana il problema dell'inquinamento da motorizzazione e da riscaldamenti domestici torna ad occupare l'agenda pubblica, anche se soluzioni alternative al pannicello caldo del blocco parziale o totale del traffico paiono impensabili ovvero impraticabili. Si rischia quindi la sindrome da Maria Antonietta (discettare di brioche quando manca il pane) a impegnare una manciata di righe sulla seconda, montante ed irrisolta, emergenza-inquinamento del nostro tempo, quella da rumore, tanto più allarmante quanto maggiormente il fenomeno appare strisciante ed impalpabile, invisibile e tentacolare. La verità è che oltre che a produrre e consumare beni e servizi, il nostro stile di vita pare orientato sempre più decisamente a sfornare - e digerire, per lo più passivamente e senza possibilità d'appello - quantità immani di decibel (con grande invidia, sia detto a scanso di equivoci, dei paesi in via di sviluppo, allievi che si candidano, con le loro frastornanti megalopoli, a superare quanto prima i maestri). All'aperto, il sordo, persistente, rombo del traffico è il giro di basso sul quale si innestano accelerazioni e colpi di clacson, mentre il frastuono dei cantieri edili duetta allegramente con un'impressionante cacofonia di guaiti canini, richiami materni o paterni, schiamazzi non solo giovanili. Fra le mura domestiche, come negli esercizi commerciali, il silenzio è da tempo bandito, in nome della onnipresenza (a volte compresenza) di fratello televisore e sorella radio, non di rado sparati a volume massimo. Ciò che più colpisce, poi, negli ultimi anni, è la vocazione alla produzione gratuita, puramente ostensiva, di interferenze sonore: in questo ramo d'attività l'utilizzo impunito di suonerie non convenzionali per cellulari si staglia in tutta la sua idiozia e dannosità, a non voler considerare l'immutata abitudine di chi utilizza gli apparecchi mobili per assalire con le rogne proprie le orecchie altrui, strillando come si faceva un tempo solo per le telefonate ai cugini da poco emigrati oltreoceano. Non ci vuol molto a sospettare che questa santabarbara di rumori - per lo più fini a se stessi - sia l'altra faccia, complementare, della nevrosi da velocità che attanaglia la società contemporanea: la compagnia di silenzio e lentezza non è raccomandabile per l'homo sapiens edonista e produttivista, sempre esposto al rischio, fermandosi e raccogliendosi, di scoprire il Grande Vuoto che lo circonda e lo possiede. Ciò non toglie che l'inquinamento acustico, alla stessa stregua del suo omologo ambientale, costituisce una forma non secondaria di prevaricazione nei confronti dell'altro e di corruzione di quella che un tempo veniva denominata 'salute pubblica'. Scrive Antonio Di Benedetto, scrittore argentino del quale Rizzoli ha da poco meritoriamente tradotto e pubblicato L'uomo del silenzio, romanzo breve datato 1964: "Se il signore col quale condivido il sedile dell'autobus legge un giornale che io non desidero leggere, finché non lo legge ad alta voce non mi tocca. Se invece di un giornale ha fra le mani una radio e capta un programma che non voglio sentire, per il solo fatto di diffonderlo mi invade, e me lo impone". Ipersensibilità patologica? Paranoia? Probabile. Sta di fatto che nel marzo 1976 Di Benedetto venne fatto arrestare dalla neo-golpista Giunta Militare argentina e trascorse un anno e mezzo in carcere, fra torture e sevizie, conoscendo successivamente l'esilio spagnolo. L'ostilità e la preoccupazione per lo spirito prevaricatorio dei despoti del rumore si era rivelata una solitaria, e per questo ancor più tragica e ammonitoria, profezia
22 luglio 2008 La sindrome di Maria Antonietta cose serie Narra la leggenda che, poco prima della presa della Bastiglia, a chi le comunicava: "Il popolo non ha pane", la regina di Francia abbia laconicamente risposto "dategli delle brioches", dimostrando di ignorare completamente la complessa ed amara realtà del popolo francese, che sarebbe insorto da lì a breve.
La stessa incapacità di percepire oggettivamente il mondo reale, sembra essere endemica di una grossa fetta del mondo politico, impegnata a risolvere i problemi personali propri o dei propri familiari, e totalmente indifferente ai problemi - purtoppo gravi e numerosi - della società.
Maria Antonietta, però, aveva una attenuante: chiusa nella sua reggia, viveva in un mondo separato, era in gran parte all'oscuro delle difficoltà del popolo e ne ignorava le possibili soluzioni.
Chi invece dal popolo è stato eletto, ma continua a concentrarsi sui propri processi, sulle disavventure scolastiche dei propri figli, su come aumentare la propria popolarità a suon di slogan, non ha nessuna giustificazione... e farebbe bene a mettere da parte la propria megolomania e a ricordarsi la fine di Maria Antonietta...
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