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Non essendo riuscito, nell'ambizione di vedere Luisa su un trono europeo, Leopoldo II puntò sulla seconda figlia, Stefania (1864-1945). Dopo la nascita del piccolo Leopoldo duca di Hainaut, i rapporti fra Leopoldo e Maria Enrichetta furono solo di facciata, fu Leopoldo I ad imporre al figlio e alla nuora di riprendere i rapporti coniugali, un solo nipote maschio non era sufficiente al re per garantire una sicura discendenza. Il re ordinava e i due sudditi obbedivano, e così nacque Stefania. Come accennato, l'infanzia delle principesse belghe non era stata serena, con uno scarso amore familiare le due si erano sempre più unite, ancor di più dopo la morte del piccolo Leopoldo. La nascita di Clementina poi, e l'amore che Leopoldo II riversò sull'ultimogenita, mentre fu vissuto male da Luisa che non avrà mai un buon rapporto con Clementina, Stefania invece amò di un amore materno la sorella, e Clementina le fu legatissima. Stefania rappresentava una sorte di collante tra le due sorelle. Cresciuta Stefania rispose alla lettera alle richieste del padre, di essere una principessa perfetta, Stefania amava la regalità, la vita di corte e ben presto si iniziò a pensare al suo futuro matrimoniale.
Nel 1876 la regina Isabella II di Spagna mosse i primi passi per una possibile alleanza matrimoniale con la famiglia reale belga, attraverso il matrimonio tra l'erede al trono, il diciannovenne infante Alfonso di Borbone (1857-1885) e Stefania. Isabella aveva già cercato, anni prima, di far impalmare al conte di Fiandra, fratello di Leopoldo II, la sua primogenita, non riuscendovi. Pur ritenendo il progetto allettante, Leopoldo II lo rifiutò, Stefania era ancora troppo giovane, contava circa dodici anni, la stessa Isabella accantonò il progetto, che venne quindi meno e Alfonso come abbiamo visto sposerà due anni dopo la propria cugina Maria Mercedes.
Colei che giocò un ruolo fondamentale nel destino matrimoniale di Stefania, fu la sorella maggiore, che come moglie di Filippo di Sassonia Coburgo Gotha, viveva a Vienna e frequentava la corte imperiale. Nel giro delle sue amicizie contava l'arciduca ed erede al trono imperiale Rodolfo d'Asburgo Lorena (1858-1883) figlio dell'imperatore Francesco Giuseppe I e di Elisabetta Wittelsbach. Il giovane Rodolfo era alla ricerca di una moglie, a seguito delle pressioni paterne, e fu Luisa a suggerire il nome della sorella. Rodolfo accolse il suggerimento dell'amica e partì per il Belgio agli inizi di marzo del 1880. Rodolfo giunse al palazzo reale di Leaken il 5 marzo, e il 7 marzo i due erano fidanzati. Il telegramma che annunciava alla corte di Vienna il fidanzamento fu ben accolto dall'imperatore, fu subito avvisata anche l'imperatrice che, dalla Gran Bretagna dove Elisabetta si era recata per dedicarsi all'equitazione e alla caccia, partì immediatamente per Bruxelles per partecipare al fidanzamento ufficiale di Rodolfo e Stefania. La dama di Elisabetta, Maria Festetics, descrisse l'incontro su una piattaforma tra la sovrana quarantatrenne, al culmine della sua bellezza, e la sedicenne nuora. Rodolfo, da sempre affascinato dall'allure e dalla bellezza della madre, distolse lo sguardo dalla madre alla ragazza dai tratti regolari sì, ma con nulla di eccezionale, ancora poco sviluppata e abbigliata con poco gusto. Per la Festetics fu chiaro che il confronto aveva gettato un'ombra sulla giovane Stefania. Stefania dal canto suo era rimasta affascinata dal giovane Rodolfo, e inoltre doveva allettarle l'idea di divenire un giorno imperatrice, inoltre a Vienna avrebbe ritrovato la sorella Luisa. Leopoldo II da parte sua vedeva soddisfatta la propria ambizione di vedere sua figlia su un trono europeo, il più importante trono cattolico europeo, e dotò la figlia di una ricca dote ben superiore a quella di Luisa. Il matrimonio venne celebrato il 10 maggio 1881 a Vienna con grande sfarzo, l'ingresso nella famiglia imperiale non fu dei più sereni, la suocera Elisabetta, che tanto si lamentava del cattivo trattamento che le aveva riservato l'arciduchessa Sofia, non fu da meno con la giovane nuora. Sin dall'inizio, la schernì, considerandola grassoccia e dalle bionde trecce alla fiamminga, e paragonandola ad un cammello. Stefania, non era propriamente una bellezza, ma possedeva secondo la regina Vittoria d'Inghilterra << un aspetto attraente e distinto. >> Anche Maria Valeria, la sorella minore di Rodolfo non diede un caloroso benvenuto alla cognata, Stefania pagava lo scotto del rapporto teso tra Maria Valeria e Rodolfo, e le cose non cambiarono con il passare del tempo, l'unico appoggio lo trovò nella zia Elisabetta, sorella di sua madre, moglie dell'arciduca Carlo Ferdinando d'Asburgo Teschen. Nel frattempo a soli diciassette anni, Stefania veniva sempre più investita di obblighi ufficiali, che le venivano delegati dalla suocera sempre più restia a svolgere il suo compito, e Stefania vi si adeguò senza troppa fatica. Fonte di gioia per Stefania era la vicinanza della sorella Luisa che come primo consiglio la incoraggiò a conformarsi al tipo di vita di Rodolfo. Le due sorelle trascorrevano molto tempo insieme e quando erano separate, si scambiavano lunghe lettere firmate con soprannomi di Ulyse, Luisa, e Stiena, Stefania. Nel settembre del 1883 Stefania diede alla luce una bambina Elisabetta. Presa dai molti impegni e seguendo l'etichetta di corte, Stefania non si occupò granchè della figlia. Ma proprio dopo la nascita della figlia cominciarono a farsi sentire le prime crepe nel matrimonio di Rodolfo e Stefania. I due avevano idee molto diverse, Rodolfo ammirava il liberalismo inglese ed era a favore di un movimento liberale nell'impero austro ungarico, Stefania era di idee conservatrici e contraria ad idee anticlericali, Rodolfo mal sopportava la vita di corte, per Stefania era il suo ambiente naturale in cui si trovava benissimo. Le opposte posizioni furono evidenti a seguito di un'esperienza promossa da Rodolfo che invitò Stefania in una tipica taverna viennese all'aperto. L'esperienza avrebbe suscitato una reazione positiva in una donna più aperta e flessibile, desiderosa di conoscere un nuovo ambiente e trascorrere del tempo in un'atmosfera più rilassata. Ma Stefania non era quel tipo di donna, e trovò molto spiacevole l'esperienza, tornando a palazzo con un grande mal di testa. Rodolfo non invitò più la moglie in queste sue esperienze a stretto contatto con il popolo finendo con il non apprezzare la rigidità di sua moglie. A poco a poco Rodolfo moltiplicava le sue uscite tra il popolo frequentando persone diverse, artisti, scrittori in erba, giornalisti liberali che cercavano di aggirare la rigida censura, e non macavano le notti di festa concluse con compagnie femminili, tra queste primeggiava colei che divenne l'amante dell'arciduca Mizzi Caspar. Nella primavera del 1887, Rodolfo fu afflitto da una grave malattia. Egli aveva contratto una malattia venerea. La malattia gli causava forti mal di testa, perdita temporanea della vista, dolori alle articolazioni, a questi si aggiunse un'acuta depressione La stessa Stefania fu fatta oggetto di accurate visite ginecologiche che attestarono la presenza della malattia che affliggeva Rodolfo. Nelle sue memorie, pubblicate decenni più tardi, Stefania non tralascia questo periodo descrivendo come spiacevoli le visite mediche. Dopo un attento esame, i medici le diagnosticarono la gonorrea, trasmessale da Rodolfo. Per la cura lunga e complicata si fece ricorso al mercurio, ma più che la cura in sè, la cosa peggiore di tutte, fu che a causa di questo evento, Stefania non sarebbe stata più in grado di avere figli. La malattia degli arciduchi fu tenuta sotto il più stretto riserbo, dal canto suo Stefania dovette subire anche le chiacchiere sul suo fallimento di non aver dato ancora un secondo figlio al marito. Certo è che con questo episodio, il matrimonio fra Stefania e Rodolfo divenne un matrimonio di facciata. La lunga convalescenza era stata trascorsa da Stefania a Bad Ischl, poi nel 1887 partì alla volta di Parigi prima, e verso l'isola di Jersey nel Canale della Manica poi. La stampa austriaca e la stampa belga non osavano discutere apertamente la questione dei viaggi dell'arciduchessa, ma nel resto del continente la stampa europea riteneva che la principessa avesse reagito con la fuga alle infedeltà del marito. Sempre più forti divennero le pressioni sia della sua famiglia di origine, sia dei suoceri per il suo ritorno in Austria, da Stefania ci si aspettava che continuasse a svolgere, a prescindere del precarietà del suo matrimonio con Rodolfo, i suoi compiti di arciduchessa. E Stefania tornò, subito la coppia fu inviata in una visita ufficiale in Galizia prima e in Polonia poi, dove Stefania conobbe il conte polacco Arthur Potocki, del quale si innamorò, il rapporto fra i due secondo gli storici fu solo platonico, certo è che tornata a Vienna, Stefania mantenne una fitta corrispondenza con il conte. Il 30 gennaio 1889 Rodolfo veniva trovato morto con la giovane baronessa Maria Vetsera a Mayerling, nelle sue memorie, Stefania non manca di dare un proprio punto di vista sul rapporto fra Maria Vetsera e Rodolfo. La prima, era un povera sognatrice, innamorata di Rudolf, e sulla base di questo amore si era prestata ad un gioco macabro. Il secondo aveva approfittato della baronessa, della sua ingenuità, della sua assoluta adorazione. Per Stefania, tutto ciò che Rodolfo voleva era una ragazza che accettasse di seguirlo nella tomba. Stefania era a conoscenza del difficile periodo che Rodolfo stava attraversando, era consapevole del fatto che il marito sempre più dipendeva da alcol e droghe e che era un frequenatore assiduo di bordelli viennesi, ma le preoccupazioni di Stefania erano per il conte Potocki e la sua salute. La morte di Rodolfo pose fine a tutte le sue ambizioni di divenire imperatrice ma non a quelle di suo padre.
Infatti Leopoldo II propose all'imperatore Francesco Giuseppe un nuovo matrimonio in casa Asburgo Lorena per la figlia Stefania, quello con il nuovo erede della corona imperiale Francesco Ferdinando (1863-1914) figlio dell'arciduca Carlo Ludovico e della sua seconda moglie Maria Annunziata di Borbone delle Due Sicilie. Ma l'imperatore fu contrario, Stefania era si più che ambientata nella corte viennese e perfetta nel suo ruolo, anche se non particolarmente amata, ma sterile e il trono imperiale necessitava di un erede. Come abbiamo visto Francesco Ferdinando avrebbe frustato le ambizioni matrimoniali dell'imperatore, sposando nel 1900 la contessa Sofia von Choteck.
Stefania si ritrovava a venticinque anni vedova e con una figlia di cinque anni, la vita alla Hofburg diveniva sempre più difficile, nel suo diario l'arciduchessa Maria Valeria descrive un crescente senso di colpa in Stefania per la fine di Rodolfo. L'atteggiamento di tutti intorno a lei era di aperto rimprovero, la ritenevano in parte responsabile della fine del marito. L'imperatrice Elisabetta fu assai dura nei suoi confronti, su di lei scrisse: << Odiava suo padre, suo marito, non ha mai amato e non ama sua figlia.>> Come vedova Stefania godeva di un ricco appannaggio, ma era completamente sola, a darle un sostegno ci fu Luisa, raggiunta poi da sua madre e da Clementina. Gli anni di vedovanza furono trascorsi in maniera discreta, e il 22 marzo 1900 nel castello di Miramare a Trieste Stefania sposò, questa volta per amore, il conte ungherese Elemer Lonyai (1863-1946). Stefania si sposò contro il volere del padre, mentre l'imperatore Francesco Giuseppe al quale la coppia chiese il permesso di sposarsi, non si oppose alle nozze, pagando l'abito da sposa e la cerimonia a Miramare. II due si trasferirono nel castello di famiglia del conte, Oroszvár Rusovcel nell'est dell'Ungheria, il matrimonio fu sereno durò quarantacinque anni, fino alla morte di Stefania.
Quanto all'ultima delle sue figlie, Clementina (1872-1955) la sua nascita fu pianificata dopo che l'unico figlio maschio era morto a causa di una polmonite contrata a seguito di una caduta nelle fredde acque di uno stagno, il 1 gennaio. Leopoldo II ne fu disperato, non solo perdeva un figlio ma anche il suo successore. In quel clime di tristezza, Leopoldo tornò nel letto della moglie, Maria Enrichetta rimase si incinta ma diede alla luce una figlia. Anni dopo, Clementina ricorderà la difficile infanzia in cui non si era sentita amata dai genitori, e la sua invidia nei confronti di quei bambini che avevano madri che li amavano, che si prendevano cura di loro, Maria Enrichetta infatti non riuscì mai ad avere un rapporto oltre le formalità con la figlia, a differenza di Leopoldo II, che fece ben presto di Clementina la sua prediletta. La persona alla quale Clementina fu più legata in famiglia fu la sorella Stefania, che fu per lei una sorta di madre. Sposatesi le sorelle, nel 1881 a nove anni, Clementina si ritrovò sola, senza la presenza dell'amata Stefania. Crebbe quindi in un clima soffocante, gretto e arido, per evitare che Maria Enrichetta potesse influire negativamente sulla crescita di Clementina, Leopoldo II decise che la figlia vivesse da sola e che fosse libera di poter viaggiare dove e quando voleva. Clementina trovava momenti di evasione nella famiglia degli zii i conti di Fiandra Filippo e Maria.
I conti avevano quattro figli Baldovino (1869-1891), Enrichetta, Giuseppina e Alberto, ed il primogenito era destinato a diventare re del Belgio. Baldovino era il beniamino della famiglia, la sorella Enrichetta così lo descriveva nel suo diario: <<...Baldovino era nato capo. Fin dall'infanzia ci teneva tutti e tre in pugno...in Baldovino non abbiamo mai potuto scoprire un solo difetto, a parte la modestia troppo grande...Alberto ha come Baldovino l'istinto della ricerca, vedere da sè per non lasciarsi abbindolare ed essere armato per governare...Entrambi parlavano il fiammingo e il vallone, che nè il conte di Fiandra ne Leopoldo II conoscevano...>> Baldovino era sportivo, amava l'equitazione e la caccia, colto ed estroverso, e Clementina ben presto si innamorò di lui. Leopoldo II fu favorevole all'idea del matrimonio tra la figlia e il nipote, del quale apprezzava le doti, che secondo lui ne avrebbero fatto un grande re. Ma pare che Baldovino non fosse favorevole all'idea di un matrimonio con Clementina. Tuttavia nell'inverno del 1891 Enrichetta si ammalò, Baldovino trascorse lunghe ore seduto accanto al suo letto, intrattenendola con pettegolezzi e letture. Il ventunenne principe contrasse a sua volta l'influenza che peggiorò in polmonite. portandolo nel giro di poco alla morte. Con la morte di Baldovino sfumava il sogno d'amore di Clementina, e l'ambizione di Leopoldo II di vedere la figlia diventare regina del Belgio. Pian piano Clementina si riprese dalla morte del cugino, innamorandosi di un membro dell'aristocrazia belga, un amore impossibile quello per Auguste Goffinet, un barone, ben consapevole che il padre non avrebbe mai dato il suo consenso ad un possibile matrimonio, Clementina vi rinunciò, anche perchè Leopoldo II propose ben presto un candidato alla figlia.
Si trattava di un principe bavarese, Rupprecht (1869-1955) figlio di Luigi di Baviera e di Maria Teresa d'Asburgo Este. La scelta di Leopoldo non era stata dettata dal caso, il ramo principale dei Wittelsbach si era estinto con la morte di Ludwig II, e la pazzia del suo successore Otto, il trono sarebbe quindi passato, alla mote di Otto I, al reggente Luitpoldo, nonno di Rupprecht che un giorno sarebbe quindi divenuto re. A tal proposito il principe bavarese fu invitato a Bruxelles, ma l'incontro non andò come sperato, Clementina, dichiarò fermamente che non aveva nessuna intenzione di sposarlo. Non lo aveva trovato fisicamente attraente e per di più lo giudicò noioso. Non volendo forzare la figlia, il progetto venne meno, Rupprecht nel 1900 avrebbe sposato la bella Maria Gabriella di Baviera.
Un altro candidato fu il principe di Napoli Vittorio Emanuele di Savoia (1869-1947) figlio di Umberto I re d'Italia e di Margherita di Savoia. La regina era alla ricerca di una moglie per il figlio, una ricerca fatta in segreto, dato che il figlio voleva scegliersela da solo la moglie. Tuttavia la regina nella sua rosa di candidate inserì anche Clementina, che rispondeva ai canoni di principessa cattolica, di sangue reale, con una ricca dote, oltre alla favolosa fortuna che lei e le sorelle avrebbero ereditato dal padre. Ma il progetto rimase tale, Vittorio Emanuele come abbiamo visto sposerà nel 1896 Elena del Montenegro.
Nei primi anni del 1900 Clementina conobbe il principe Napoleone Vittorio Bonaparte figlio di Napoleone Girolamo Bonaparte e di Maria Clotilde di Savoia, cugino quindi dell'erde al trono italiano, e capo della famiglia imperiale dei Bonaparte dopo la morte del cugino Napoleone Eugenio. Quando Clementina affrontò il padre per comunicargli la sua intenzione di sposare il principe francese, trovò un Leopoldo II assolutamente contrario. Non ci fu verso di convincere il re ad acconsentire alle nozze fra i due, i quali iniziarono un lungo fidanzamento conclusosi il 14 novembre 1910 quando dopo la morte di Leopoldo II i due, poterono sposarsi. A trentotto anni Clementina realizzava il suo sogno d'amore, presto allietato dalla nascita di Clotilde (1912) e di Luigi Napoleone (1914). Durante gli anni della prima guerra mondiale, con l'occupazione del Belgio da parte delle truppe tedesche, essi si rifugiarono in Inghilterra, presso l'imperatrice Eugenia vedova di Napoleone III. Qui portarono il loro aiuto con numerose opere di carità soprattutto in favore dei soldati. Dopo la fine della seconda guerra mondiale Clementina abitò prevalentemente in Francia dove a partire dal 1950 con l'abrogazione dell'esilio, poté risiedere anche il figlio. In occasione del suo ottantesimo compleanno la Principessa ricevette la Legion d'Onore francese. Vedova nel 1926 morì nel 1955, seppellita ad Ajaccio accanto al marito.
Edited by mounsier - 7/4/2016, 10:52
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