Maria Antonietta - Regina di Francia

Lettres de cachet, Da: “Roland Mousnier, Les institutions de la France sous la monarchie absolue”, tome II

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view post Posted on 27/11/2008, 20:56
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Marie-Antoinette

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Le lettres de cachet sono spedite sotto il vincolo del segreto, ed il loro nome appare verso il 1560, ma il loro uso è diventato comune solo con il ministero Richelieu, per durare fino alla Rivoluzione. Le lettres de cachet sono tributarie alla Bastiglia di una sorta di celebrità, ma non era utilizzate principalmente per arresti, esili o incarcerazioni: sono diventate, per la necessità di agire in fretta ed energicamente, lo strumento essenziale del potere del re e dell’efficacia del governo centrale e dell’amministrazione. Sono in tutti i casi in cui il Re, o i suoi ministri in suo nome, devono notificare la volontà espressa e personale del sovrano: convocare un corpo politico o giudiziario, ingiungergli di deliberare su tale o talaltra materia e di arrivare a questa o quest’altra conclusione, ordinare e regolare delle pubbliche cerimonie, assegnare ad un ufficiale un determinato grado, e così via: qualsiasi ordine poteva essere notificato per lettre de cachet.
La formula ordinaria era la seguente:
    Monsieur (Madame) X,
    vi scrivo questa lettera per dirvi di fare la tale cosa nel tale momento.
    E non avendo la presente altro fine, prego Dio che vi abbia, Monsieur (Madame) X, sotto la sua santa guardia.
    Scritto a… il giorno… del mese di … 1…
seguita dalla firma del re; in basso la lettera era controfirmata da un segretario di stato.
Il documento era ripiegato diverse volte su sé stesso, ed inciso dal lato del bordo libero in maniera da attraversare l’intero spessore del foglio piegato, attraverso queste fessure veniva passata una strisciolina di carta sulla quale veniva apposto il sigillo reale sulla ceralacca che chiudeva il nastrino. L’indirizzo era scritto sul dorso della lettera, sulla faccia visibile.
L’uso delle lettres de cachet era diventato così comune che ogni segretario si stato aveva sottomano diverse centinaia di lettres de cachet in bianco già firmate dal re: al segretario di stato non restava che scrivere l’ordine sulla parte in bianco e controfirmare. Chiaramente la firma del re non era autografa del sovrano, ma di uno dei “segretari della mano”; Malesherbes fa notare che al re non sarebbe bastata la giornata intera per firmare tutti gli ordini spediti con questo strumento.
Di fatto il re non conosceva la maggiora parte degli ordini dati in suo nome, o in caso affermativo solo in maniera molto generale.


Ecco un esempio:











Nelle foto si vede, con un filino di pazienza, il taglio dove era stata passata la bandina di carta col sigillo.
La sorella di Luigi Filippo nel suo diari ci tiene a raccontare che lui firmava personalmente tutti i documenti, lettres de cachet comprese: diciamo che lo vedo un po’ improbabile, ma non si sa mai.

 
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celeborn36
view post Posted on 30/11/2008, 15:05




Interessante questa cosa, sapevo che le lettere di cachet erano un simbolo dell'assolutismo e sinceramente non ne ho mai visto l'utilità. Se il re voleva esiliare qualcuno...voilà la lettera di cachet!
 
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°Donzi°
view post Posted on 2/1/2009, 10:10




Mi colpisce molto la brevità del messaggio.
Mi sarei aspettata un testo un filino più articolato e meno impersonale,perlomeno a seconda dei destinatari!Forse questo metodo era usato appunto per dimostrare il distacco e la freddezza del sovrano nei confronti del malcapitato...
Ad ogni modo leggere che le firme del Re non erano sempre autentiche mi ricorda molto le foto autografate che i vip spediscono ai loro fans..non sono quasi mai vere!(un esempio lo si vede nel film"The bodyguard"con W.Houston);)
 
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view post Posted on 9/10/2011, 19:42
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Delfino / Delfina

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Sulle lettres de cachet molto interessante è il libro di Claude Quétel (Perrin, 2011).

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Si legge molto bene. Trattandosi di un lavoro di prima mano, condotto soprattutto su fonti archivistiche, la bibliografia è ridotta al minimo, quindi tutte le opere citate sono fondamentali.

Quétel discute i vari aspetti delle lettres de cachet, dal loro uso come arma politica (ad es. del sovrano nei confronti dei principi durante la Fronda) alla loro "amministrativizzazione" quando vengono richieste direttamente dalle famiglie (ad es. per evitare una mésalliance o prevenire i danni che potrebbero derivare dalla cattiva condotta o dalla follia di un parente). Questo porta a un allargamento dell'indagine al contesto sociale. Basandosi su documenti d'archivio, Quétel seleziona una serie di microstorie che illuminano le vicende quotidiane delle persone coinvolte - compresi i funzionari incaricati delle indagini preliminari all'accettazione (o al rifiuto) delle domande di lettres de cachet (indagini sempre molto accurate).

Il libro contiene anche una serie di profili dei lieutenants de police di Parigi, da La Reynie a Sartine, e un capitolo sulla vita nei luoghi di detenzione (la Bastiglia, ovviamente, ma anche Mont-Saint-Michel, Saint-Lazare...). Infine una discussione sulle lettres de cachet come "leggenda nera".




 
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Madamadore
view post Posted on 25/11/2013, 16:56




Il libro sarebbe molto interessante...ma c'è la traduzione in italiano?
In ogni caso, mi sembrano quasi delle lettere con un modello predefinito, come i moduli d'ufficio di adesso. Aggiungi il nome dell'interessato...e il gioco è fatto. L'anonimato era molto utile e mi viene in mente il sistema delle denunce che ho visto al Palazzo Ducale a Venezia. Anche lì il nome del denunciato era lasciato in uno spazio apposito, senza che il delatore era noto.
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 25/11/2013, 19:31




Immagino che la traduzione non ci sia: non c'è mai...

Casanova ricevette una di queste letterine (novembre 1767) allorché dopo aver messo a durissima prova le pur notevolissime sostanze della marchesa d'Urfé, i parenti e futuri eredi si coalizzarono per ottenere un rapido allontanamento dell'economicamente pericoloso veneziano.

Il sistema delle "riferte" a Venezia era completamente diverso, si basava su denunce firmate da spie al soldo degli Inquisitori di Stato, ne sono rimaste parecchie. La pratica veniva istruita ed eventualmente accoglieva anche denunce di privati che però secondo me erano molto rare, tanto era il terrore che il tribunale segreto ispirava.

Se c'era il rischio che l'anonimato venisse svelato sarebbe stato molto preoccupante per l'autore della denuncia dover spiegare circostanze sull'acquisizione delle notizie che avrebbero potuto essere molto imbarazzanti. E i metodi di accertamento erano parecchio sbrigativi. A me non è mai capitato di vederne una però può darsi che gli archivi ne contengano.


Perciò le "Boche de leon" ospitavano più che altro bigliettini di personaggi ben noti al tribunale, come Casanova stesso, poi licenziato per "scarso rendimento" o Benincasa o Manuzzi o altri.
 
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Madamadoré
view post Posted on 27/11/2013, 22:05




Grazie per il chiarimento!
 
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view post Posted on 28/11/2013, 05:11
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Marie-Antoinette

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Sul sistema di delazione di Venezia è molto intressante "Persona per hora secreta. Accusa e delazione nella repubblica di Venezia", di Paolo Preto, peraltro autore anche di "I servizi segreti di Venezia. Spionaggio e controspionaggio ai tempi della Serenissima", entrambi pubblicati da Il Saggiatore.

Dal sito della casa editrice:

"Persona per hora secreta": così esordivano le denunce anonime che i cittadini dell'antica Repubblica di Venezia inviavano alle autorità per segnalare i crimini di cui erano venuti a conoscenza. Questa forma di delazione era uno strumento non solo giustificato, ma addirittura incoraggiato dal governo della città, in origine per prevenire congiure politiche e, successivamente, per raccogliere informazioni su una vasta tipologia di delitti. Sotto forma di lettere le denunce venivano fatte pervenire ai pubblici ufficiali oppure infilate in apposite bocche di pietra, spesso riservate a un particolare reato, il cui contenuto venivano periodicamente raccolto e vagliato. A spingere gli anonimi delatori erano i motivi più vari: ora il nobile desiderio di contribuire al bene pubblico, ora il desiderio di una ricompensa, ora la semplice occasione di calunniare un nemico. Lo studio di Paolo Preto è la storia di questi singolari documenti e del loro uso, reso possibile dall'immenso lavoro di ricerca e di analisi, una storia che tocca ogni aspetto della vita pubblica e privata della Serenissima fino alla sua caduta nel 1797.
I criminali denunciati nei casi presi in esame sono di volta in volta "sicarij", "bravazzi", "homicidiarij et violenti", "heretici", "tirani", "monetari". I testi spaziano da accuse feroci contro i nobili, nelle quali si intravede forse la mano di un rivale, ad appelli inviati a nome di interi villaggi affinché i Dieci li liberino da fuorilegge e banditi; la lingua è sia quella ricca di iperboli e citazioni delle persone più colte sia quella incerta e volgare dei ceti più umili. Persona per hora secreta ci parla di reati e accuse, ma attraverso di essi ci restituisce i gesti quotidiani, le paure, i lati più oscuri di una società che ha fondato la propria potenza su uno dei sistemi spionistici più efficienti della storia.

 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 28/11/2013, 10:29




Molto interessante tocca leggerlo. Probabilmente nelle varie epoche la faccenda si è modificata. In effetti io conosco solo la parte relativa a un periodo preciso per aver letto tutte le riferte del Manuzzi riguardanti Casanova e soprattutto la parte riguardante le pratiche massoniche che secondo me erano il vero obbiettivo degli Inquisitori. Poi naturalmente anche le riferte di Casanova stesso quando, dopo il ritorno a Venezia, si mise al servizio di chi lo aveva imprigionato, forse era nei patti per ottenere il rientro. Ne ho viste altre di personaggi vari come Benincasa che ho seguito per i rapporti con Giustiniana Wynne. Come ho detto non mi è mai capitata una riferta di un cittadino normale. Forse nel libro ci sono.
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 29/11/2013, 09:54




Penso che dovrò rimandare la lettura: il libro non risulta più disponibile neanche presso Feltrinelli. Pecà....
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 4/2/2014, 11:04




A proposito di "lettres di cachet" mi imbatto in questo passo, che riporto, della voce dedicata su Wiki a Robespierre:

Nel 1789, difese un certo Dupont, il quale, incarcerato ingiustamente per dodici anni con la semplice emissione di una lettre de cachet, richiedeva di ritornare in possesso di una sua legittima eredità. Nel processo, Robespierre si scagliò contro quell'odioso sistema, richiedendone la soppressione: «Come può ammettere l'autorità regia che dei privati, armati di lettres de cachet in bianco, che possono riempire a loro buon grado con i nomi di presunti criminali, tengano nei propri portafogli il destino di molti uomini, rievocando così il ricordo storico di quei famosi autori delle liste di proscrizione la cui mano tracciava, su tavolette insanguinate, la vita o la morte di una moltitudine di Romani?»

Come si vede il brillante avvocato aveva delle idee piuttosto moderne e dignitose. L'anacronismo di norme come questa non poteva non avere delle conseguenze.

Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 4/2/2014, 11:51
 
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view post Posted on 4/2/2015, 12:34
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Marie-Antoinette

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Da dieci anni Parigi aveva fame;da dieci anni la carestia era diventata una situazione endemica,che facilito' la creazione dell' "anarchia spontanea",ma Parigi non pensava affatto,attaccando il castello reale(la Bastiglia),di liberare le vittime del dispotismo,chiamate anche le vittime delle "lettres de cachet".
Questo nome,che ha fatto spargere tanto inchiostro,veniva solo dal fatto che si trattava di lettere scritte su dei fogli di carta normale,ma in maniera che non potessero essere lette senza rompere il sigillo con il quale erano chiuse.
A Parigi,il dipartamento delle lettre de cachet,all'inizio,aveva per proprio compito,quello di proteggere la citta' e lo Stato,ma anche i minori,le donne e la famiglia. Cosi',molti richiedenti,i firmatari delle richieste,erano proprio padri e madri che si lamentavano dei loro figli e richiedevano il loro arresto a causa di libertinaggio,di dissolutezza,di spese folli e di violenza commessa proprio contro di loro.
"Un borghese di Caen - troviamo tra centinaia di suppliche - chiede che si faccia rinchiudere suo figlio,che,per quanto dotato di intelligenza e di qualita',puo' disonorare la famiglia,avendo scelto egli la carriera di attore. Egli ama mangiare bene e,se fosse in liberta',potrebbe arrivare a degli eccessi."
Ecco la lettera di un marito scontento della moglie.
"Le sue occupazioni continue sono la bestemmia e l'ubriachezza. Parecchie volte ha mescolato il mercurio nelle bevande del marito. L'ha fatto picchiare e derubare dai suoi compagni di vizi. Ella ha avuto l'insolenza di minacciarlo personalmente di assassinio e veleno. E' brutta,vecchia e piena delle malattie piu' spregevoli. Non ci sarebbe meno carita' che giustizia a farla rinchiudere."
Nei Memoires del duca di Segur,si puo' leggere la storia piccante di una donna che sollecitava una lettre de cachet per suo marito. Ma, "avendo avuto egli la medesima idea e pagato la stessa somma,ciascuno dei due sposi fece rinchiudere l'altro,il medesimo giorno..."
Suppongo non nella medesima cella...

Brano tratto dal libro 1789/1795 Cronaca della rivoluzione francese p.87 di Andre' Castelot.
 
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