| Di seguito ho avuto il piacere e la pazienza di tradurre l'atto d'accusa rivolto alla regina, scritto interamente dal pubblico accusatore Fouquier-Tinville. Il reperto si trova oggi negli Archivi Nazionali, nel dossier Marie Antoniette cote 40ma. Io l'ho trovato dal libro di Emilie Campardon "Marie Antoinette à la Conciergerie".
Atto di accusa contro Maria Antonietta
Antoine Quentin Fouquier-Tinville, accusatore pubblico presso il Tribunale criminale rivoluzionario, stabilito a Parigi per decreto della Convenzione Nazionale del 10 marzo 1793, anno secondo della Repubblica, senza alcun ricorso al tribunale di cassazione, in virtù del potere a lui conferito dall’articolo II di un altro decreto della Convenzione del 5 aprile seguente, che fa sì che l’accusatore pubblico sia autorizzato a fare arrestare, perseguire e giudicare sulla denuncia delle autorità costituite o dei cittadini. Espone che secondo un decreto del primo agosto scorso, Maria Antonietta, vedova di Luigi Capeto, è stata tradotta al Tribunale Rivoluzionario accusata di avere cospirato contro la Francia; che per un altro decreto della Convenzione del 3 ottobre, è stato deciso che il tribunale rivoluzionario si occuperà senza ritardo e senza interruzione del giudizio; che l’accusatore pubblico ha ricevuto i documenti riguardanti la vedova Capeto il 19 e il 20 del presente mese, seconda decade, volgarmente detti 11 e 12 ottobre del presente mese: che si è preceduto all’interrogatorio della vedova Capeto da parte di dei giudici del tribunale; che esame fatto di tutti i documenti trasmessi al pubblico accusatore, ne è risultato che come Messalina, Brunehaut, Fredegonda e dei Medici, con cui in passato venivano qualificate le regine di Francia, e i cui nomi per sempre odiosi non si affacceranno più nella storia, Maria Antonietta, vedova di Luigi Capeto, è stata dall’inizio del suo soggiorno in Francia il flagello e la sanguisuga dei francesi; che prima anche della gloriosa rivoluzione che ha restituito ai francesi la loro sovranità, ella aveva dei rapporti politici con l’uomo qualificato re di Boemia e Ungheria; che questi rapporti erano contrari agli interessi della Francia; che non contenta, d’accordo con i fratelli di Luigi Capeto, e l’infame ed esecrabile Colonne, al tempo ministro delle finanze, di avere dilapidato di una maniera vergognosa le finanze della Francia (frutto del sudore del popolo), per soddisfare a piaceri infimi e pagare gli agenti dei suoi intrighi criminali, è noto che ella ha fatto passare in diversi momenti all’Imperatore, dei milioni che gli sono servivi e gli servono ancora a sostenere la guerra contro la Repubblica; e che è tramite queste dilapidazioni eccessive, che è arrivata a prosciugare il tesoro nazionale. Che nonostante la rivoluzione, la vedova Capeto, non ha cessato un solo istante di intrattenere dei rapporti e delle corrispondenze criminali e dannose alla Francia, con le potenze straniere e interne alla Repubblica, attraverso delle persone a lei affidate, che seduceva e faceva sedurre dal tesoriere della lista civile; che in più riprese ha usato tutti i mezzi che aveva a disposizione per i suoi perfidi desideri, per operare una controrivoluzione; all’inizio, organizzando, sotto il pretesto di una riunione necessaria tra le guardie del corpo e gli ufficiali e soldati delle Fiandre, un pranzo tra questi due corpi militari, il primo ottobre 1789, che è degenerato in una vera e propria orgia, come ella desiderava; e durante la quale gli agenti della vedova Capeto, assecondando perfettamente i suoi progetti controrivoluzionari, hanno condotto la maggior parte degli invitati a cantare, sotto il giogo dell’ubriachezza, delle canzoni che esprimevano la più assoluta devozione per il trono e l’avversione la più marcata per il popolo, e di averli insensibilmente portati a indossare la coccarda bianca e a gettare ai piedi la coccarda nazionale, e di avere grazie alla sua presenza autorizzato tutti questi eccessi controrivoluzionari, soprattutto incoraggiando le donne che l’accompagnavano, a distribuire queste coccarde bianche agli invitati; di avere, il 4 dello stesso mese, testimoniato la gioia più sfrenata, per quello che era successo durante quell’orgia. In secondo luogo, avendo, congiuntamente con Luigi Capeto, fatto imprimere e distribuire con profusione, in tutto il territorio della Repubblica, delle opere controrivoluzionarie, di essersi lo stesso rivolta ai cospiratori, o di aver pubblicato a loro nome opere quali “Petizioni agli emigranti, la Risposta degli emigranti, gli Emigranti al popolo, le follie più brevi sono le migliori, il giornale con due soldi, l’Ordine, la marcia e l’entrata degli emigrati; di avere lo stesso praticato la perfidia e la dissimulazione a tal punto da aver fatto stampare e distribuire delle opere nelle quali era dipinta in maniera malandata, dalle quali risultava che aveva già subito troppo; e questo per persuadere le potenze straniere che era maltratta dai francesi, e animarli sempre di più contro la Francia; che per riuscire più prontamente in questi progetti controrivoluzionari, aveva, attraverso i suoi agenti, procurato a Parigi e dintorni, i primi giorni di ottobre 1789, disordini che avevano dato luogo a una nuova insurrezione, di conseguenza che una folla numerosa di cittadini e cittadine si sono recati a Versailles il 5 dello stesso mese; che questo fatto è provato, di una maniera inconfutabile, dall’abbondanza che ha regnato il giorno dopo stesso dell’arrivo della vedova Capeto a Parigi e della sua famiglia. Che appena arrivata a Parigi, la vedova Capeto, prodiga in intrighi di tutti i generi, ha formato dei conciliaboli nella sua dimora; che questi conciliaboli composti da tutti controrivoluzionari e intriganti delle assemblee costituenti e legislative, si tenevano nelle tenebre della notte; che si cercavano dei mezzi per annientare i diritti dell’uomo e i decreti già emessi che dovevano essere alla base della Costituzione; che è in questi conciliaboli che sono state decise le misure da prendere per fare decretare la revisione dei decreti che erano favorevoli al popolo; che si è fermata la fuga di Luigi Capeto, di sua moglie e di tutta la sua famiglia, sotto dei nomi inventati, nel mese di giugno 1791, tentata diverse volte e senza successo a differenti periodi; che la vedova Capeto, afferma nel suo interrogatorio che è lei che ha raccolto e preparato tutto per questa evasione, e che è lei che ha aperto e chiuso la porta dell’appartamento attraverso la quale tutti i fuggitivi sono passati; che indipendentemente della vedova Capeto a questo riguardo, è noto, dopo le dichiarazioni di Luigi Carlo Capeto, e della figlia Capeto, che Lafayette, favorito in ogni cosa dalla vedova Capeto, e Bailly, allora sindaco di Parigi, erano presenti al momento di questa fuga e che l’hanno favorita attraverso il loro potere; che la vedova Capeto, dopo il suo ritorno da Varennes ha ricominciato i conciliaboli; che li presiedeva lei stessa, e che con premeditazione con il suo favorito Lafayette si sono rinchiusi alle Tuileries; che soltanto persone munite di permesso potevano entrarvi; che questa chiusura, presentata con enfasi dal traditore Lafayette come avente l’obiettivo di punire i fuggitivi di Varennes, era una mossa immaginata e decisa in quei conciliaboli tenebrosi, per privare i cittadini dei mezzi per scoprire che cosa si tramasse contro la libertà in quel luogo infame; che è in quei medesimi conciliaboli che è stato deciso l’orribile massacro che ha avuto luogo il 17 luglio 1791, dei più zelanti patrioti che si sono trovati al Champ di Mars; che il massacro precedente a Nancy, e quelli che si sono tenuti poi in diversi luoghi della Repubblica, sono stati decisi e determinati in quegli stessi conciliaboli; che questi movimenti che hanno fatto colare il sangue di una folla immensa di patrioti, sono stati immaginati per arrivare soprattutto e più sicuramente alla revisione dei decreti resi e fondati sui diritti dell’uomo, e che erano dannosi per i desideri ambiziosi e controrivoluzionari di Luigi Capeto e di Maria Antonietta; che la costituzione del 1791 una volta accettata, la vedova Capeto si è impegnata per distruggerla con tutti i mezzi che lei e i suoi agenti hanno impiegato in diversi luoghi della Repubblica; che tutte le sue forze sono sempre state impiegate per annientare la libertà, e per far tornare i francesi sotto il giogo tirannico sotto il quale avevano vissuto ormai per troppi secoli; che a questo scopo, la vedova Capeto, ha tenuto questi conciliaboli tenebrosi, che da ormai un po’ di tempo, e a ragione, sono stati qualificati gabinetto austriaco, contro le leggi che erano proposte dall’assemblea legislativa; che è lei e in seguito alle decisioni prese in questi conciliaboli, che ha convinto Luigi Capeto a apporre il suo veto ai famosi e salutari decreti dell’assemblea legislativa contro i principi fratelli di Luigi Capeto, e contro gli emigrati e contro quell’orda di preti refrattari e fanatici di tutta la Francia; veto che è stato una delle principali cause dei mali che ha dovuto sopportare la Francia. Che è la vedova Capeto che faceva nominare i ministri perversi, nei principali posti dell’esercito e degli uffici, uomini conosciuti dalla nazione intera come cospiratori contro la libertà; che è attraverso le sue manovre e quelle dei suoi agenti, sia maldestre che perfide, che è arrivata a comporre la nuova guardia di Luigi Capeto con ufficiali anziani che avevano lasciato il loro corpo militare prima del giuramento, di preti refrattari e stranieri, e infine di tutti gli uomini biasimati dalla maggior parte della nazione, e degni di servire l’armata di Coblenza, dove in effetti è passato in licenza un grande numero di questi. Che è la vedova Capeto, di concerto con la fazione liberticida che dominava allora l’assemblea legislativa e durante una seduta della Convenzione, che ha fatto dichiarare guerra al re di Boemia e Ungheria, suo fratello; che è per le sue manovre e i suoi intrighi, sempre funesti alla Francia, che è avvenuta la prima ritirata dei francesi sul territorio belga. Che è la vedova Capeto, che ha fatto arrivare alle potenze straniere i piani di campagna e di attacco che erano stati decisi nel consiglio; in maniera che attraverso questo doppio tradimento, i nemici erano sempre istruiti in anticipo dei movimenti che avrebbero fatto le armate della Repubblica: da ciò deriva che la vedova Capeto è l’autrice delle perdite che hanno subito in differenti momenti le armate francesi. Che la vedova Capeto ha premeditato e combinato con i suoi perfidi agenti l’orribile cospirazione che è sfociata nella giornata del 10 agosto, che non è degenerata soltanto grazie agli sforzi coraggiosi e incredibili dei patrioti; che a tal fine, ha riunito nei suoi appartamenti alle Tuileries, fino ai sotterranei, le guardie svizzere che secondo i decreti, non dovevano più comporre la guardia di Luigi Capeto, che li ha intrattenuti in uno stato di ubriachezza dalle 9 fino alle 10 del mattino, giorno deciso per l’esecuzione di quella orribile cospirazione; che ha riunito allo stesso modo e con lo stesso scopo, dalle 9 una folla di quegli esseri qualificati come cavalieri di pugnale, che erano già apparsi nello stesso luogo il 28 febbraio 1791, e poi il 20 giugno 1792. Che la vedova Capeto, temendo sicuramente che quella cospirazione non avesse l’effetto sperato, si è recata la sera del 9 agosto verso le 9,30 di sera, nella sala dove le guardie svizzere e altre a lei devote lavoravano con le cartucce; che le incoraggiava a accelerare la confezione delle cartucce, per eccitarli sempre di più, ha preso delle cartucce e ha morso dei proiettili (le espressioni mancano per descrivere un tratto così atroce); che l’indomani 10, è noto che ha sollecitato Luigi Capeto ad andare nelle Tuileries, verso le 5,30 del mattino, per passare in rivista alle guardie svizzere, e agli altri scellerati che erano con queste, e che al suo ritorno gli ha presentato la pistola dicendo: Ecco il momento di mostrarvi, e che sul suo rifiuto lei lo ha trattato come un vigliacco; che nonostante nel suo interrogatorio la vedova Capeto, abbia perseverato a negare che non è mai stato dato alcun ordine di sparare sulla folla, la condotta da lei tenuta il 9, la sua presenza nella stanza delle guardie svizzere, i conciliaboli che hanno avuto luogo tutta la notte e ai quali ha assistito, la pistola e il suo proposito a Luigi Capeto, la loro ritirata nelle Tuileries, e i colpi di fucile tirati nello stesso momento della loro entrata nella sala dell’assemblea legislativa; tutte queste circostanze riunite non permettono di dubitare che era stato deciso nel conciliabolo che ha avuto luogo durante tutta la notte, che bisognava sparare sul popolo e che Luigi Capeto e Maria Antonietta che era la grande direttrice di questa cospirazione, ha dato lei stessa l’ordine di sparare. Che è colpa degli intrighi e delle manovre perfide della vedova Capeto di concerto con quella fazione liberticida di cui si è già parlato, e a tutti i nemici della Repubblica, se la Francia è lacerata da questa guerra intestina che la divora da ormai lungo tempo e di cui fortunatamente la fine non è più lontana come quella dei suoi autori. Che in tutte queste circostanze, è la vedova Capeto, che attraverso l’influenza che aveva acquisito sullo spirito di Luigi Capeto, gli aveva insegnato l’arte profonda e pericolosa di fingere e di agire, e promettere con atti pubblici il contrario di quello che in realtà pensava e tramava congiuntamente con lei nelle tenebre, per distruggere questa libertà così cara ai francesi che essi sapranno conservarla, e riscoprire quello che chiamavano la pienezze delle prerogative reali. Che infine, la vedova Capeto immorale su tutti i rapporti e nuova Agrippina è così familiare e perseverante in tutti i crimini, tanto da far dimenticare la sua qualità di madre e quanto prescritto dalle leggi della natura, lei non ha avuto onta di corrompere Luigi Carlo Capeto, suo figlio, e averlo iniziato a cose indecenti di cui l’idea e il solo nome fanno inorridire. Dopo aver esposto quanto sopra, l’accusatore pubblico ha rivolto la presente accusa contro Maria Antonietta qualificata nell’interrogatorio di Lorena d’Austria, vedova di Luigi Capeto, per aver meschinamente e sempre 1) in concerto con i fratelli di Luigi Capeto e l’infame ex ministro Colonne, dilapidato di una maniere indecente le finanze della Francia, e di avere passato somme incalcolabili all’Imperatore, e di aver prosciugato il tesoro nazionale; 2) di avere sia lei che i suoi agenti controrivoluzionari, intrattenuto dei rapporti segreti e delle corrispondenze con i nemici della Repubblica e di avere informato e fatto informare questi stessi nemici dei piani di attacco e di campagna militare decisi nel consiglio 3) di avere attraverso intrighi e manovre tramato cospirazioni e complotti contro la sicurezza interna e esterna della Francia, e di aver per ciò incitato alla guerra civile in diverse parti della Repubblica e armato i cittadini gli uni contro gli altri, e di avere per questo mezzo fatto colare il sangue di un numero incalcolabile di cittadini, ciò è contrario all’articolo IV della sezione prima del titolo primo della seconda parte del codice penale, e all’articolo II della seconda sezione del titolo I dello stesso codice. Di conseguenza il pubblico accusatore richiede che sia dato atto dal Tribunale della presente accusa, che sia ordinato tramite un cancelliere del tribunale che, Maria Antonietta, qualificata di Lorena d’Austria, vedova Capeto, attualmente detenuta alla prigione Conciergerie, sarà iscritta sui registri della prigione, per restarci in attesa di processo, come anche tale ordinanza sarà notificata alla municipalità di Parigi e all’accusata. Fatto nel gabinetto dell’accusatore pubblico, il primo giorno della terza decade del primo mese dell'anno secondo della repubblica francese una e indivisibile. ANTOINE QUENTIN FOUQUIER.
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