| altri animali a corte li abbiamo postati in vari topic:
I cani di Mme de Guémenée: "...Allegra ed eccentrica, Mme de Guéménée si lasciava andare ad insoliti trasporti: parlava con gli spiriti per mezzo dei suoi cani...."
La gatta di Mme de Luxembourg: "...In questo periodo, provò molto dolore per la perdita di Madame Brillant, la sua gatta. Questa favorita giocava un ruolo importante nella società della marescialla. La si coccolava, la si carezzava; quand'era indisposta, ognuno mandava a domandare notizie sulla malata; una persona con ragione non poteva avere migliori riguardi. Abituata alla buona compagnia, Minette aveva tutti i modi, la grazia e la finezza e pure la tracotanza. La presenza di un uomo del popolo la faceva cadere in sincope, e le scappavano degli strani miagolii se notava qualcuno con la livrea della casa dei Luxembourg. Se non le si servivano le pietanze sull'argenteria o sulla porcellana arricciava il naso e non toccava nulla. Quando la marescialla usciva, Madame Brillant lasciava il suo cuscino di velluto per andare a sdraiarsi contro la loggia degli svizzeri. Là aspettava pazientemente il ritorno della sua padrona, con un salto si lanciava su di lei dalla portiera della carrozza. Allora erano espressioni di gioia, fusa, giochi di coda che rapivano la marescialla. La reputazione di questa gatta famosa si estendeva fino alla capitale, e a Versailles non si parlava che di lei. Il Re (Luigi XV) si degnava di chiederne notizie, e qualche volta inviava a Madame Brillant qualche ghiotta selvaggina dalla sua caccia. La morte della sua gatta tanto amata atterrì la marescialla: la defunta fu compianta in versi e prose: non le si risparmiò alcun onore...."
la scimmia della Principessa di Chimay: "“… Dopo l’Opèra, fui invitata a cenare da Mme la principessa di Chimay, dama d’onore della Regina. Ci fu una brutta avventura. Mentre eravamo ancora a teatro, una scimmia di una piccola specie, e che la principessa amava molto, riuscì a rompere la sua piccola catena e a fuggire senza che nessuno se ne accorgesse. Dormiva in un gabinetto, dietro la sua stanza, in compagnia di una cagnolina maltese piccola come lei. Vivevano in perfetta simbiosi, non si azzuffavano mai, a meno che non avessero da spartire qualche mandorla o qualche pistacchio. La scimmia, tutta felice della sua libertà la utilizzò subito in modo sobrio da quello che sembrava; dato che si accontentava di versare dell’acqua nella scodella della sua compagna di bagnare il tappeto. Fattasi un po’ più ardita, senza dubbio, rischiò qualche passo nella camera vicina e poi nel gabinetto di toilette che conosceva perfettamente, la vi si portava in quella stanza tutti i giorni, e la bella toilette di vermeil della principessa era da molto tempo oggetto della sua bramosia. Fu un massacro di scatole di piumini della cipria, di pettini e di forcine per capelli. Aprì tutto, sparse tutte le essenze, ma dopo aver avuto la cura di ricoprirsene. Si rotolò poi nella cipria, si guardò allo specchio, apparentemente e, soddisfatta di questa trasformazione, la rese completa applicandosi del belletto e dei nei, come aveva visto fare dalla sua padrona, solamente si mise il belletto sul naso e il neo in mezzo alla fronte. Non fu tutto; si fece un pouf con un polsino e di colpo, in un momento inaspettato, nel bel mezzo della cena, entrò nella sala da pranzo, saltò sulla tavola con questo travestimento e corse verso la sua padrona. Le dame cacciarono delle grida spaventose e fuggirono, credevano che fosse il diavolo in persona. La stessa principessa non la riconobbe, ma quando fu sicura che era Almanzor, e la mostrò seduta vicino a lei, incantata dalla sua parure e tutta sorridente, i timori lasciarono il posto alle risate….”
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