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Il giovane sovrano non soleva infittire di impegni le sue giornate, anzi, si concedeva numerose pause, durante le quali leggeva racconti di viaggio, consultava mappe geografiche, si dedicava a studi di topografia, di fisica e di chimica. Oppure si divertiva a preparare i percorsi quotidiani per le battute di caccia, sua grande passione. Un'altra grande passione del re era montare e riparare serrature, forgiare chiavi e lucchetti, insieme a Gamain, fabbro delle Stanze reali e di Poux-Landry, esperto di meccanica. Tutto ciò avveniva nella fucina allestita sopra la sua biblioteca. I nobili, a cominciare da Maria Antonietta, erano sorpresi nel vederlo così impegnato in occupazioni così plebee. Per spiegare questa inclinazioni al lavoro manuale sono state elaborate varie ipotesi:
* che si trattasse di una nevrosi ossessiva; dopotutto il re manifestava anche altre "stranezze": ad esempio, annotava ogni minima cosa: le notti passate fuori Versailles, le passeggiate, la cavalcate, le prede uccise, gli animali (rondini, cani, ecc.) uccisi per sbaglio durante la caccia. * secondo gli psicoanalisti Nicolas Abraham e Maria Torok, Luigi XVI sarebbe stato soggetto alla criptoforia; termine utilizzato per descrivere delle persone che portano dentro di loro (nella propria cripta) il fantasma di un parente morto, solitamente un fratello o una sorella. Questo fantasma vive sepolto profondamente nell’io dell’ospite, inibendolo completamente finché colui che lo ospita non se ne libera. Probabilmente il fantasma del sovrano era il fratello maggiore, il duca di Borgogna, bambino sano ed intelligente, al quale era succeduto, alla morte di quest’ultimo, come delfino di Francia.
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