| Dalla corrispondenza di Mme de Bombelles:
“Versailles il 23 luglio 1781 […] Immagina che tutti dicono che l’imperatore vuole sposare Madame Elisabeth. Se questo matrimonio la renderà felice, e so che lo sarà: non ti lascerò più. Questo interesse non può essere politico da parte mia, ma non vedo altra fortuna che quella di non essere più separati quando ci si trova bene l’un l’altro come noi [n.d.r. Madame de Bombelles era dama di compagnia di Mme Elisabeth e perciò risiedeva a Versailles, il marito è stato più volte ministro del Re in vari Paesi stranieri, da qui la voluminosa corrispondenza tra i due]. Tutta la mia paura è che egli [l’imperatore]non la trovi troppo grassa, perché lei lo è terribilmente….”
Ritratto di Mme Elisabeth del 1782 di Elisabeth Vigée LeBrun, calcolando che c'avrà messo qualche mese per finirlo, bene o male dovrebbe risalire all'epoca della lettera della Bombelles
Dai Memoires de Mlle Bertin:
“…Un’altra prova che l’amicizia della Regina per sua cognata era sincera e che non aveva alcun motivo di dissimulazione o d’interesse, risulterà, a difetto di altre prove, dal fatto che segue.
La Regina era al castello della Muette, dove aveva fatto dirmi di venire. Madame Elisabeth l’aveva seguita e aveva approfittato di questa passeggiata per montare a cavallo. La Regina avendola vista che stava ritornando, si avvicinò alla finestra per vederla scendere. Ero vicina a Sua Maestà e siccome notai con pena che la bella taglia della principessa si stava allargando da qualche tempo, mi permisi di dire alla Regina: - Dovrebbe esortare madame Elisabeth a non cavalcare così spesso, perché rovinerebbe del tutto la sua taglia e diventerà sempre più grassa- La Regina mi mise la mano sulla bocca e mi disse: - Non parlate di ciò, come volete che abbia la crudeltà di proibire a questa buona e cara Elisabeth la sola cosa che le fa piacere? L’amo come una figlia, ho su di lei un’autorità di madre; ma non posso causarle questo dolore-
Madame Elisabeth entrò e avvicinandomi alla Regina le dissi: - Supplico Vostra Maestà di non parlare a Madame di quello che le ho detto; dato che la principessa, che non mi ama già tanto , mi amerebbe ancora meno- […] Sia che Sua Maestà non abbia capito la mia preghiera, sia che ella non avrebbe immaginato di recarmi della pena disse alla principessa: - Sapete, Elisabeth, che ho torto a lasciarvi montare a cavallo, perché ciò vi rovina la taglia?- - Ah! Sorellina, non mi date il dolore di proibirmelo; sapete benissimo che è il mio unico piacere. E chi avrebbe consigliato a Vostra Maestà di privarmene?- -E’ stata Mademoiselle Rose- Presi subito la parola per assicurare madame Elisabeth che il mio rispetto e il mio attaccamento soli avevano dettato ciò che avevo appena detto perché sarebbe stata una sfortuna che fosse diventata grassa prima del tempo; Madame Elisabeth sostenne che sarebbe ingrassata come sua sorella del Piemonte che al contrario di lei non montava a cavallo…”
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