Maria Antonietta - Regina di Francia

Il libro nero della rivoluzione francese

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^rose bertin^
view post Posted on 21/11/2010, 22:10




La Rivoluzione francese è indubbiamente l’avvenimento storico che più di ogni altro si presta a esemplificare le dinamiche della sovversione. Col 1789 finisce un mondo fondato sulla gerarchia e comincia un mondo ispirato ai disvalori egualitari che hanno portato l’Occidente a sprofondare nel baratro della società multicriminale.

A cavallo dei secoli XX e XXI alcuni coraggiosi intellettuali hanno intrapreso la via del revisionismo storico per cercare di correggere i troppi errori di prospettiva che hanno inficiato molta storiografia contemporanea. In Francia, dopo la pubblicazione de Il libro nero del comunismo, è stato pubblicato anche Le livre noir de la Revolution française, che si propone di analizzare con taglio fortemente critico gli avvenimenti che sono stati assunti come una vera e propria Genesi della modernità. Il lavoro è stato coordinato dal Padre domenicano Renaud Escande; il libro, infatti, è pubblicato dalla casa editrice Cerf, che è l’editore dell’Ordine Domenicano di Francia, un piccolo editore quindi, specializzato in testi di storia e di teologia e con scarsa capacità di diffusione. Tuttavia l’importanza dell’argomento trattato ha fatto di questo libro un eccezionale successo di vendite in Francia, nonostante le recensioni negative della grande stampa, tutta asservita a una classe dirigente che seppure a vario titolo si richiama all’evento fondante della Repubblica Francese.

Il libro è una raccolta di saggi scritti da diversi specialisti della materia: professori universitari di storia, di diritto, di letteratura, giornalisti, saggisti. Il volume è diviso in tre parti: la prima ricostruisce alcuni avvenimenti chiave riportandoli alla loro effettiva portata, la seconda parte è dedicata agli intellettuali che hanno riflettuto e scritto sugli avvenimenti rivoluzionari, la terza parte è un’antologia di testimonianze dell’epoca rivoluzionaria.

Il gran ballo rivoluzionario comincia con l’assalto al reggimento della Guardia Reale. Il re di Francia aveva, come il papa, un reggimento di guardie svizzere che vegliava sulla sicurezza della famiglia reale. Gli Svizzeri del re erano reclutati sia nei Cantoni cattolici che in quelli protestanti: si trattava di un corpo d’élite in cui le divisioni religiose erano superate in nome della comune fedeltà al sovrano. Il 10 agosto 1792 una canaglia di ubriachi attaccò il palazzo delle Tuileries travolgendo le guardie svizzere che vennero massacrate in breve tempo dagli aggressori che erano in numero soverchiante. I rivoluzionari si accanirono sui cadaveri mutilandoli e agitandoli come burattini, alcune donne tagliarono il sesso ai morti portandolo in giro come un trofeo…

Questo episodio diede una pessima impressione all’estero della Francia rivoluzionaria, e la Svizzera dovrà patire ancora le violenze francesi quando gli eserciti repubblicani occuperanno il territorio elvetico seminando il terrore: al canto degli inni rivoluzionari i Francesi incendiavano le chiese parrocchiali dopo avervi chiuso dentro gli abitanti dei villaggi!

I testi sulla figura di Luigi XVI sono tra i più interessanti. L’ultimo sole di Versailles venne dipinto dai rivoluzionari come un mostro autoritario e dispotico, ma in realtà il re aveva un carattere estremamente mite e quasi arrendevole (un tratto, questo, che lo accomuna a Nicola II, l’ultimo zar). L’operato di Luigi XVI non è diverso da quello di altri monarchi illuminati del tempo: impulso agli studi scientifici, concessione della libertà religiosa a ebrei e protestanti, sviluppo della marina militare e mercantile…

Ma per i rivoluzionari era importante colpire l’istituzione monarchica e dare l’esempio a future rivoluzioni. Nel processo-farsa celebrato contro il monarca l’accusa si scatenava in insulti che sfioravano il grottesco: tigre, coccodrillo, rinoceronte…

(cioè dai..era palese il contrario..)

Analoga sorte toccherà a Maria Antonietta. La moglie di Luigi XVI era famosa per il suo stile di vita lussuoso e superficiale, ma della regina di Francia tutto si poteva dire tranne che fosse cattiva o che avesse un brutto carattere. Eppure nemmeno a lei furono risparmiati gli sberleffi e le crudeltà. Rinchiusa in carcere con i figli, fu poi separata dall’erede al trono, il piccolo Luigi XVII. Quando i carcerieri vennero a prendere il bambino Maria Antonietta per oltre un’ora oppose resistenza, finché le guardie dovettero minacciare di uccidere il fanciullo. Il Delfino di Francia venne chiuso in una cella vicina da dove la madre poteva sentirlo piangere quando i carcerieri infierivano contro di lui con ogni genere di maltrattamenti. Il capitolo dedicato al martirio dell’erede al trono è il più toccante di tutto il libro: è difficile credere che ci si possa essere accaniti a quel modo su un bambino di otto anni che non poteva avere alcuna responsabilità politica. Dopo averlo separato dalla madre i carcerieri lo tennero da solo in un’altra cella, poi lo chiusero in una cella d’isolamento completamente buia dove gli veniva passata la scodella del rancio da una fessura. Dopo sei mesi dei medici entrarono nella cella per visitare il detenuto: il bambino era in stato di semicoscienza, coperto di escrementi, di pulci e di vermi, con le membra rattrappite doloranti ad ogni movimento. Morì dopo qualche settimana di agonia. I testimoni che lo hanno visto in carcere affermano che mai sentirono parole di odio da lui: il piccolo Luigi non fece altro che invocare il perdono di Dio sui suoi carnefici (e quando gli aguzzini lo vedevano pregare gli gettavano addosso un secchio di acqua gelata).



Il libro propone anche riflessioni su personaggi che si prestano a interpretazioni originali, uno di questi è Saint-Just che per certi versi si può considerare come un precursore del fascismo. I presupposti egualitari della Rivoluzione francese sono certamente inconciliabili coi valori gerarchici dei regimi fascisti, ma una certa concezione centralizzata e monolitica dello stato elaborata dai rivoluzionari è stata assunta anche dal nazifascismo. Saint-Just fu un convinto sostenitore di queste idee, inoltre la passione per gli esercizi fisici e per le imprese militari lo rende simile a certi stereotipi cari a Mussolini e Hitler; tanto più che Saint-Just era assillato da un’ansia di purificazione radicale della società che ispirerà anche i regimi di estrema destra. Saint-Just mostrò una dedizione totale alla causa rivoluzionaria guadagnandosi il soprannome di “Arcangelo del Terrore”, e nel 1794 seguirà sulla ghigliottina il suo capo carismatico, Robespierre. Dunque un accostamento un po’ ardito quello tra Saint-Just e il fascismo, ma non del tutto peregrino e meritevole di ulteriori approfondimenti.

La cultura illuminista, che si era affermata in nome della tolleranza, non appena giunta al potere getta la maschera cominciando la persecuzione antireligiosa. Comincia quindi l’epoca delle battaglie laiciste che pretendono di cancellare il sentimento religioso non solo dalla vita pubblica ma anche da quella privata, al grido di “nessuna tolleranza con gli intolleranti”, altro slogan che gode di grande fortuna ancora oggi. Nel periodo del Terrore circa 8000 religiosi vennero giustiziati. Inoltre frati e suore vennero sciolti dai voti e invitati a lasciare i monasteri, ma in realtà furono una minoranza coloro che scelsero di tornare alla vita laica

Lo specialista Reynald Secher affronta il delicato tema della guerra di Vandea, scheletro nell’armadio della Rivoluzione. Il conflitto della Vandea è la prima guerra di sterminio dell’epoca moderna e per molto tempo è stato oggetto di una manipolazione della memoria che si è tradotta in un vero e proprio “memoricidio” che ha segnato a lungo la coscienza civile francese

chi mi sa dire di più???

Il libro nero della Rivoluzione francese
4 agosto 2009 (17:55) | Autore: Michele Fabbri

Tags: Action Française, Augustin Cochin, Charles Maurras, de Maistre, Donoso Cortés, Francia, Maria Antonietta, Napoleone, Renaud Escande, revisionismo, rivoluzione francese, Robespierre, Terrore


La Rivoluzione francese è indubbiamente l’avvenimento storico che più di ogni altro si presta a esemplificare le dinamiche della sovversione. Col 1789 finisce un mondo fondato sulla gerarchia e comincia un mondo ispirato ai disvalori egualitari che hanno portato l’Occidente a sprofondare nel baratro della società multicriminale.

A cavallo dei secoli XX e XXI alcuni coraggiosi intellettuali hanno intrapreso la via del revisionismo storico per cercare di correggere i troppi errori di prospettiva che hanno inficiato molta storiografia contemporanea. In Francia, dopo la pubblicazione de Il libro nero del comunismo, è stato pubblicato anche Le livre noir de la Revolution française, che si propone di analizzare con taglio fortemente critico gli avvenimenti che sono stati assunti come una vera e propria Genesi della modernità. Il lavoro è stato coordinato dal Padre domenicano Renaud Escande; il libro, infatti, è pubblicato dalla casa editrice Cerf, che è l’editore dell’Ordine Domenicano di Francia, un piccolo editore quindi, specializzato in testi di storia e di teologia e con scarsa capacità di diffusione. Tuttavia l’importanza dell’argomento trattato ha fatto di questo libro un eccezionale successo di vendite in Francia, nonostante le recensioni negative della grande stampa, tutta asservita a una classe dirigente che seppure a vario titolo si richiama all’evento fondante della Repubblica Francese.

Il libro è una raccolta di saggi scritti da diversi specialisti della materia: professori universitari di storia, di diritto, di letteratura, giornalisti, saggisti. Il volume è diviso in tre parti: la prima ricostruisce alcuni avvenimenti chiave riportandoli alla loro effettiva portata, la seconda parte è dedicata agli intellettuali che hanno riflettuto e scritto sugli avvenimenti rivoluzionari, la terza parte è un’antologia di testimonianze dell’epoca rivoluzionaria.

Naturalmente l’avvenimento che è stato preso a simbolo della Rivoluzione è la presa della Bastiglia, che viene presentata nei manuali di storia come un fatto di portata apocalittica. In realtà il 14 luglio 1789 si svolse un’azione essenzialmente dimostrativa: una folla di esaltati, sobillati dagli affiliati alle logge massoniche, assalta la fortezza-prigione e al termine della giornata restano sul terreno un centinaio di morti. Un’inezia rispetto a quello che accadrà negli anni successivi. A partire da quel momento l’autorità del re comincia a vacillare: l’Assemblea Nazionale sembra prendere la strada di una monarchia costituzionale, ma gli avvenimenti precipitano e la tensione si accumula minacciosamente nella vita politica francese.

Il gran ballo rivoluzionario comincia con l’assalto al reggimento della Guardia Reale. Il re di Francia aveva, come il papa, un reggimento di guardie svizzere che vegliava sulla sicurezza della famiglia reale. Gli Svizzeri del re erano reclutati sia nei Cantoni cattolici che in quelli protestanti: si trattava di un corpo d’élite in cui le divisioni religiose erano superate in nome della comune fedeltà al sovrano. Il 10 agosto 1792 una canaglia di ubriachi attaccò il palazzo delle Tuileries travolgendo le guardie svizzere che vennero massacrate in breve tempo dagli aggressori che erano in numero soverchiante. I rivoluzionari si accanirono sui cadaveri mutilandoli e agitandoli come burattini, alcune donne tagliarono il sesso ai morti portandolo in giro come un trofeo…

Questo episodio diede una pessima impressione all’estero della Francia rivoluzionaria, e la Svizzera dovrà patire ancora le violenze francesi quando gli eserciti repubblicani occuperanno il territorio elvetico seminando il terrore: al canto degli inni rivoluzionari i Francesi incendiavano le chiese parrocchiali dopo avervi chiuso dentro gli abitanti dei villaggi!

I testi sulla figura di Luigi XVI sono tra i più interessanti. L’ultimo sole di Versailles venne dipinto dai rivoluzionari come un mostro autoritario e dispotico, ma in realtà il re aveva un carattere estremamente mite e quasi arrendevole (un tratto, questo, che lo accomuna a Nicola II, l’ultimo zar). L’operato di Luigi XVI non è diverso da quello di altri monarchi illuminati del tempo: impulso agli studi scientifici, concessione della libertà religiosa a ebrei e protestanti, sviluppo della marina militare e mercantile…

Ma per i rivoluzionari era importante colpire l’istituzione monarchica e dare l’esempio a future rivoluzioni. Nel processo-farsa celebrato contro il monarca l’accusa si scatenava in insulti che sfioravano il grottesco: tigre, coccodrillo, rinoceronte…

Alcuni giacobini enunciavano il concetto che uccidere un re non è reato: slogan simili hanno avuto grande fortuna anche in circostanze più vicine a noi!

Robespierre definì Luigi XVI un “criminale contro l’umanità” aprendo la strada a concetti che troveranno applicazione in procedure giuridiche inverosimili: dal processo di Norimberga a quello contro Saddam Hussein.

Luigi XVI col suo atteggiamento fatalistico non tentò nemmeno una difesa efficace e salì alla ghigliottina recitando il Salmo 3:

«Signore, quanto sono numerosi i miei nemici».

Analoga sorte toccherà a Maria Antonietta. La moglie di Luigi XVI era famosa per il suo stile di vita lussuoso e superficiale, ma della regina di Francia tutto si poteva dire tranne che fosse cattiva o che avesse un brutto carattere. Eppure nemmeno a lei furono risparmiati gli sberleffi e le crudeltà. Rinchiusa in carcere con i figli, fu poi separata dall’erede al trono, il piccolo Luigi XVII. Quando i carcerieri vennero a prendere il bambino Maria Antonietta per oltre un’ora oppose resistenza, finché le guardie dovettero minacciare di uccidere il fanciullo. Il Delfino di Francia venne chiuso in una cella vicina da dove la madre poteva sentirlo piangere quando i carcerieri infierivano contro di lui con ogni genere di maltrattamenti. Il capitolo dedicato al martirio dell’erede al trono è il più toccante di tutto il libro: è difficile credere che ci si possa essere accaniti a quel modo su un bambino di otto anni che non poteva avere alcuna responsabilità politica. Dopo averlo separato dalla madre i carcerieri lo tennero da solo in un’altra cella, poi lo chiusero in una cella d’isolamento completamente buia dove gli veniva passata la scodella del rancio da una fessura. Dopo sei mesi dei medici entrarono nella cella per visitare il detenuto: il bambino era in stato di semicoscienza, coperto di escrementi, di pulci e di vermi, con le membra rattrappite doloranti ad ogni movimento. Morì dopo qualche settimana di agonia. I testimoni che lo hanno visto in carcere affermano che mai sentirono parole di odio da lui: il piccolo Luigi non fece altro che invocare il perdono di Dio sui suoi carnefici (e quando gli aguzzini lo vedevano pregare gli gettavano addosso un secchio di acqua gelata).

Il libro propone anche riflessioni su personaggi che si prestano a interpretazioni originali, uno di questi è Saint-Just che per certi versi si può considerare come un precursore del fascismo. I presupposti egualitari della Rivoluzione francese sono certamente inconciliabili coi valori gerarchici dei regimi fascisti, ma una certa concezione centralizzata e monolitica dello stato elaborata dai rivoluzionari è stata assunta anche dal nazifascismo. Saint-Just fu un convinto sostenitore di queste idee, inoltre la passione per gli esercizi fisici e per le imprese militari lo rende simile a certi stereotipi cari a Mussolini e Hitler; tanto più che Saint-Just era assillato da un’ansia di purificazione radicale della società che ispirerà anche i regimi di estrema destra. Saint-Just mostrò una dedizione totale alla causa rivoluzionaria guadagnandosi il soprannome di “Arcangelo del Terrore”, e nel 1794 seguirà sulla ghigliottina il suo capo carismatico, Robespierre. Dunque un accostamento un po’ ardito quello tra Saint-Just e il fascismo, ma non del tutto peregrino e meritevole di ulteriori approfondimenti.

La cultura illuminista, che si era affermata in nome della tolleranza, non appena giunta al potere getta la maschera cominciando la persecuzione antireligiosa. Comincia quindi l’epoca delle battaglie laiciste che pretendono di cancellare il sentimento religioso non solo dalla vita pubblica ma anche da quella privata, al grido di “nessuna tolleranza con gli intolleranti”, altro slogan che gode di grande fortuna ancora oggi. Nel periodo del Terrore circa 8000 religiosi vennero giustiziati. Inoltre frati e suore vennero sciolti dai voti e invitati a lasciare i monasteri, ma in realtà furono una minoranza coloro che scelsero di tornare alla vita laica, quindi non erano poi tanti i reclusi forzati di cui parlavano i philosophes illuministi.

Lo specialista Reynald Secher affronta il delicato tema della guerra di Vandea, scheletro nell’armadio della Rivoluzione. Il conflitto della Vandea è la prima guerra di sterminio dell’epoca moderna e per molto tempo è stato oggetto di una manipolazione della memoria che si è tradotta in un vero e proprio “memoricidio” che ha segnato a lungo la coscienza civile francese.

Il libro si sofferma anche sulle devastazioni al patrimonio culturale causate dalla furia rivoluzionaria: nella fase più accesa del movimento sovversivo furono devastate le chiese, distrutti emblemi araldici e statue di nobili e di sovrani. Nel caos rivoluzionario si verificarono gravi danni anche alle biblioteche soprattutto monastiche: molti preziosi codici medievali vennero dati alle fiamme o furono utilizzati per fabbricare cartucce.

Ci sono episodi che mostrano a quale livello di delirio e di deformazione della realtà possa arrivare l’atteggiamento ideologico della mentalità rivoluzionaria. Emblematico è il caso della marina militare. Luigi XVI, appassionato di viaggi navali, aveva dedicato molte energie alla ristrutturazione della marina militare, e raccolse i frutti del suo impegno: nel corso della Rivoluzione americana la marina francese ottenne brillanti successi contro gli Inglesi, mettendo a rischio la consolidata supremazia della marina britannica. Nella marina militare gli ufficiali erano tutti nobili, chi non era di famiglia nobile poteva comandare solo navi mercantili. Con la Rivoluzione, nelle navi militari si formano assemblee di marinai che prefigurano i Soviet del 1917; molti ufficiali nobili vengono uccisi o incarcerati e agli ufficiali della marina mercantile viene data la facoltà di comandare navi militari senza nemmeno verificare la loro effettiva preparazione. Un ufficiale militare doveva avere competenze tecniche di eccellenza per guidare una nave in combattimento, per fare manovre di squadra e per dirigere il tiro dell’artiglieria: l’inesperienza degli ufficiali mercantili incide pesantemente sull’esito delle battaglie navali e la marina di Sua Maestà Britannica comincia a inanellare una serie di spettacolari vittorie sulla flotta francese. Pochi anni dopo Napoleone dovrà rimpiangere la Marine Royale!

ragazzi ho aperto questo topic non perchè vado contro la rivoluzione ...(ci mancherebbe ...visto anche quando sono nata..."")
ma perchè appena mi sono imbattuta nel sito dove ho preso tuttoq uesto
http://www.google.it/url?sa=t&source=web&c...jNhP5YmNBlKksng
sono rimasta sopresa...
possibile che i rivoluzionari fecero tutto ciò???
io non voglio certo sapere la vostra posizione politica o cose di questo genere ...
ma sono curiosa di sapere che cosa ne pensate in merito...

i rivoluzionari fecero più male che bene in alcuni punti?
 
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estella
view post Posted on 22/11/2010, 15:44




Scusa Rose ma non ho capito la domanda, o meglio cosa vuoi sapere... l'importanza della Rivoluzione Francese, a parer mio, è stata gonfiata!

Gli eccessi purtroppo nelle Rivoluzioni sono scontati, ti ricordo la resistenza che ci fu in Vandea e le rappresaglie che ne scaturirono.... insomma i rivoluzionari furono capaci di questo ed altro!

Napoleone nelle sue memorie giustificò tutto ciò: "Regola generale: nessuna rivoluzione sociale senza terrore. Ogni rivoluzione, per sua natura, è una rivolta che il successo e il passar del tempo rendono legittima, ma di cui il terrore è una fase ineliminabile. La Rivoluzione francese fu una convulsione su scala nazionale, altrettanto irresistibile nei sui effetti di un'eruzione vulcanica. Non si può né fare né fermare una rivoluzione."

Io ovviamente non giustifico ma la penso come Napoleone; purtroppo nelle guerre e nelle rivoluzioni atti di terrore sono scontati, è utopia pensare il contrario... purtroppo!
 
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^rose bertin^
view post Posted on 22/11/2010, 16:01




CITAZIONE
Io ovviamente non giustifico ma la penso come Napoleone; purtroppo nelle guerre e nelle rivoluzioni atti di terrore sono scontati, è utopia pensare il contrario... purtroppo!

questo volevo sapere! grazie... mi piace avere una vostra opinione su un determinato argomento..
certo anch'io l'ho studiata la rivoluzione..ma a livello elementare...solo quest'anno ci ragionerò veramente approfondendo il discorso.. perciò volevo sapere come la pensate in merito tutti voi..
 
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duca di hamilton
view post Posted on 23/11/2010, 00:22




Io credo che, come è sempre accaduto, la storia la scrive chi vince. Durante la rivoluzione e anche sotto napoleone, foruno ampiamente vilipese le figure del re e della regina. Sebbene poi si sappia come in effetti furono più sballottati dagli eventi, che veri e propri istigatori. Come dice estella, non è possbile una rivoluzione sociale, senza spargimenti di sangue. Penso che il peso che oggi viene attribuito alla rivoluzione non è tale per la rivoluzione in se, ma per quello che ha scatenato nella coscienza collettiva europea. Allo scoppio della rivoluzione, tutti i sovrani di Europa hanno dovuto prendere coscienza del fatto che i loro popoli avevano una volontà, avevano dei bisongi. Che quella massa informe di esseri, era costituita da singole persone con pensieri e bisogni. Questo per me è il punto centrale della rivoluzione, la sua eridità storica. Ovviamente, con il senno di poi, anche io non posso approvare gli orrori che ne sono derivati.
 
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^rose bertin^
view post Posted on 23/11/2010, 16:04




[QUOTE]Allo scoppio della rivoluzione, tutti i sovrani di Europa hanno dovuto prendere coscienza del fatto che i loro popoli avevano una volontà, avevano dei bisongi. Che quella massa informe di esseri, era costituita da singole persone con pensieri e bisogni.[/QUOTE
quotooooo
mi chiedo quindi..
è stata più rilevante la rivoluzione francese o quella americana??
nonostante certo questa sia venuta prima...
 
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duca di hamilton
view post Posted on 23/11/2010, 16:07




Quella americana è stata il preludio...come l'overture di un'opera classica. Ma gli americani, volevano costruire dal nulla, scrollarsi di dossi il giogo inglese e creare un nuovo paese....Quella francese ha ribaltato quello che era il mondo. Ha stabilito nuovi ordini, nuovi diritti....l'uomo iniziava ad essere uomo .
 
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^rose bertin^
view post Posted on 23/11/2010, 16:16




CITAZIONE
Quella americana è stata il preludio...come l'overture di un'opera classica. Ma gli americani, volevano costruire dal nulla, scrollarsi di dossi il giogo inglese e creare un nuovo paese....Quella francese ha ribaltato quello che era il mondo. Ha stabilito nuovi ordini, nuovi diritti....l'uomo iniziava ad essere uomo .

duca posso usare le tue stesse parole(non mi chiederai mica i diritti vero?? :P ) nella mia prossima interrogazione???
non vorrei far capire che non ho idee proprie...
è solo che quoto con la tua teoria... e ne vorrei far partecipe la mia prof. e i miei compagnucciiiii
 
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duca di hamilton
view post Posted on 23/11/2010, 16:20




Certamente....usale pure. Io, da parte mia, manterrò il tuo segreto :D :D :D
 
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^rose bertin^
view post Posted on 23/11/2010, 16:27




CITAZIONE
Certamente....usale pure. Io, da parte mia, manterrò il tuo segreto

ahah perfettooo
a meno che tu non voglia far visita ad un piccolo istituto di scienze sociali situato in un piccolo paese in provincia di viterBo... a quel punto potresti presentare il tuo libro..( lo so lo so OT...!!)no??
 
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duca di hamilton
view post Posted on 23/11/2010, 16:28




Ah be...ma guarda che io ho fatto la presentazione del mio libro a Roma...una volta li, non ci vuole nulla a raggingervi :D :D :D
 
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9 replies since 21/11/2010, 22:10   683 views
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