| Posto alcuni aneddoti carini sulla Corte del Re Sole, tratti da " La vita quotidiana a Versailles" di Jaques Levron. Questi erano un pò lunghi, quindi per ora è solo una parte:
Luigi XIV si reca quasi tutti i giorni , tra le 7 e le 8, a giocare a biliardo. La Palatina, sua cognata , non ne era per nulla soddisfatta , e brontolava :” Si va al biliardo e si ci sdraia sul ventre, senza che nessuno pronunzi una parola. Si resta cosi accoccolati finchè il re non ha terminato una partita. Allora tutti si alzano, e si passa alla musica.” Il re è vero, ha una vera e propria passione per il biliardo, e non è un cattivo giocatore, ma gli capita di perdere. Quando un colpo viene contestato, l’imbarazzo del cortigiano è grande. Chi può essere il temerario, il malaccorto che oserebbe dar torto a Sua Maestà? Ma il re, per fortuna, conta qualche amico vero, che non esita a pronunziarsi. Un giorno , il duca di Gramont, è indotto a manifestare la propria franchezza: “ Ah , signor di Gramont “ gli dice Luigi XIV “ venite a giudicare il colpo…” “ Inutile, Sire. Vostra Maestà ha perduto.” “ Come potete decidere contro di me, prima di sapere?” “ Andiamo, Sire, non vi rendete conto che, se appena la cosa fosse stata dubbia, tutti questi signori si sarebbero affrettati a darvi partita vinta?”
L’inverno a Versailles offre un divertimento diverso: il Grand Canal si ghiaccia , la piccola flotta rimane imprigionata , ma si può pattinare o correre in slitta. La gioia di partecipare a un’impresa fuori dal comune induce a commettere imprudenze. Il 31 dicembre 1684 , lo strato di ghiaccio, troppo sottile , si spezza. Monsieur le Prince ( Condè) affonda nell’acqua fino al collo . Le principesse scivolano e fanno una caduta. Le conseguenze non sono gravi, e hanno almeno l’effetto di fornire un argomento di conversazione ai cortigiani annoiati.
La nascita del duca di Borgogna, il primo dei nipoti di Luigi XIV, fu salutata con un entusiasmo straordinario, il 6 agosto 1682. Diamo la parola a un testimone che conosciamo : “ Quando si seppe che era nato un Delfino, nel castello si levò un grido di gioia cosi’ alto che la notizia si sparse in un momento in tutta la città….la gente si accalcava nelle gallerie e negli appartamenti per farsi vedere dal re , e il canagliume ( è necessario far osservare che questa parola esce dalla penna del signor duca di Saint-Simon?), non volendo dimostrare una gioia minore di quella della gente dabbene, preso da una specie di furore, spaccò tutti i vetri della sovrintendenza. Alcuni battevano le mani mentre il re passava. Altri accendevano fuochi. in cui gettavano tutto quanto trovavano a portata di mano. Bruciarono cosi le gru e le impalcature che servivano per la costruzioni. Ci furono quelli che gettarono i propri abiti nel fuoco. Infine, se non fossero stati trattenuti, avrebbero bruciato tutto il legname che si trovava nei cantieri dei mercanti di Versailles….Il re ne fu avvertito, mentre il Te Deum risuonava nella cappella : “ Lasciateli fare” decretò Luigi “ purchè non brucino anche noi!”
Una domanda inaspettata del re provoca spesso, in colui che se la sente rivolgere, un timore reverenziale. Luigi XIV, infatti, era riuscito a darsi un aspetto cosi maestoso , colsi solenne, che la sua presenza risultava temibile. “ Bisognava abituarsi a vederlo, se non si voleva perdere il filo, nel parlargli. Il rispetto suscitato dalla sua presenza imponeva un silenzio e addirittura una specie di terrore “ ci dice Saint - Simon, che lo vedeva ogni giorno. Quando i colpi del bastone regale indicava il suo avvicinarsi scendeva sulla folla il silenzio assoluto. Luigi si avvicinava, diceva una parola ad uno, rivolgeva una domanda a un altro. In quel momento bisognava avere la risposta pronta destinata a lusingare il signore. Qualche volta anche i piu intelligenti, gli spiriti piu liberi restavano nell’imbarazzo. Si comprende bene come certe risposte fossero sciocche o ingenue. Altri invece, sapevano dimostrare la loro abilità . Simili dialoghi sono raccolti in gran numero. Questo è il cardinale d’ Estrèes , un prelato fine e spiritoso. Egli ha l’onore di cenare alla tavola del re, ormai vecchio e sdentato. Luigi XIV si lagna amaramente di questo incomodo. Soffre di essere rimasto senza denti. ( si sa che Fagon, in un sol giorno, gliene ha tolti parecchi, e in maniera cosi brutale, che tutto il palazzo ne è stato ferito) “ Denti, denti Sire “ replicò il cardinale, scoprendo una dentiera stupenda “ chi ne ha piu, al giorno d’oggi ! “ La replica potrebbe essere paragonata all’abile complimento fatto da Le Brun,come risposta a una domanda imbarazzante. Il pittore abituale di Luigi XIV ricomincia a fare il ritratto del sovrano, verso la fine del suo regno. “ Non vi sembro invecchiato?” chiede improvvisamente il re a Le Brun. Troppo sincero per mentire , troppo abile per dare una risposta franca, Le Brun se la cava da perfetto cortigiano : “ Sire, scorgo qualche campagna in piu sulla fronte di Vostra Maesta‘…”. In questo gioco gli uomini di lettere sono altrettanto accorti degli artisti. A Racine, il re dimostra stima e amicizia. Nel 1696, l’ha fatto dormire nella sua stessa camera, quando soffriva di un antrace, per avere il piacere di sentirlo leggere “meglio di chiunque altro” le Vite di Plutarco. Gli aveva concesso la carica di storiografo. Ma Racine conserva , nei confronti del suo illustre padrone, una certa indipendenza di spirito. Invitato a seguirlo nella campagna d’Olanda nel 1677, preferisce … restare a Parigi. Al suo ritorno Luigi XIV non sa fare a meno di manifestargli un certo stupore per quest’assenza. “Come,non avete avuto voglia di vedere un assedio?Il viaggio non era lungo.” “Sire “ risponde Racine “ è tutta colpa del mio sarto, che è stato troppo lento. Gli avevo ordinato un abito da campagna, quando me l’ha consegnato ,le città che vostra Maestà assediava erano già state prese” Quest’ingegnosa adulazione da cui certamente Luigi XIV non si lascia ingannare, si avvicina alla battuta del Duca del Maine, il figlio naturale del re e di Madame de Montespan: “ Ah, Sire, io rimarrò sempre un ignorante! Il mio precettore mi concede una giornata di vacanza, ogni volta che Voi riportate una vittoria. “ Accanto a queste repliche brillanti, quante risposte stupide, quante sciocchezze proferite da gentiluomini che di sicuro non sono dei gonzi, ma che la presenza del Re paralizza. Luigi XIV chiede al duca di Uzes, la cui moglie è incinta, quando avrà luogo il lieto evento. “ Ah, Sire. Quando la Maestà Vostra lo vorrà…” Si ricordano battute addirittura comiche, tanto sono ingenue nel loro desiderio di piacere. E’ noto che Racine, prima di morire, volle dare ai suoi amici di Pont Royale, che non aveva mai rinnegato , un pegno di suprema fedeltà, scegliendo di essere sepolto tra loro. Si era al culmine della lotta contro il giansenismo. Il re non podè impedirsi di manifestare la sua disapprovazione. “Ah Sire,” si affrettò a dichiarare Monsieur de Custines “ da vivo Racine non l’avrebbe mai fatto”.
Certi furti provocarono un tale scandalo che i memorialisti non poterono esimersi dal riportarli. Uno dei piu’ famosi avvenne il 25 giugno del 1691. Fu talmente sbalorditivo che si può a buon diritto chiedersi se non fosse stato piuttosto un tiro di pessimo gusto, montato per colpire il primo valletto di camera del re e Sua Maestà. La mattina di quel 25 giugno , si scopri’ che degli sconosciuti avevano tagliato, nell’anticamera de Grandi Appartamenti e nella camera di parata, le frange d’oro delle portiere , e perfino un pezzetto del ricamo del letto regale. Questo furtarello, di cui non si riusciva a vedere l’utilità per i ladri fu oggetto di tutti i commenti dei cortigiani in quel giorno. Bontemps, che insieme con il custode aveva la responsabilità di tutta la mobilia reale, era furibondo e disperato. Ci si stupiva che un simile misfatto potesse esser stato commesso “ in un luogo tanto frequentato di giorno, tanto chiuso di notte, tanto custodito in tutte le ore.” La sera dopo, Luigi XIV cenava in Grand Couvert. “Verso l’entremets,” racconta Saint Simon che assistette alla scena, “vidi cadere qualcosa di molto grosso e nerastro sulla tavola, davanti ai posti di Monsieur e di Madame. Il colpo sulla tavola fu cosi violento, che tutte le stoviglie tintinnarono, ma non se ne rovesciò nessuna. Segui’ un istante di panico, si poteva temere un attentato. Soltanto il Re, ammirevole per la serenità e il sangue freddo, si limitò ad osservare , girando un poco la testa “ Credo si tratti delle mie frange”. “ E ne ebbe ben presto la certezza perché una di queste si era staccata dal pacchetto ed era andata a cadere …sulla parrucca del re, dal cui il marchese di Livry la tolse con delicatezza. Si nota qui, effettivamente, una sbalorditiva mancanza di ordine e di disciplina tra i corpi incaricati di garantire la siicurezza del castello. Sua Maestà diede immediatamente l’ordine di chiudere le porte, ordine che, se dobbiamo credere a Saint Simon fu eseguito dal duce di Gesvres , capitano delle guardie in carica, soltanto dopo 3 quarti d’ora…il colpevole aveva avuto tutto il tempo di sparire. Ma stupisce il pensare che il pacchetto potesse essere stato lanciato “ attraverso la porta divisoria tra le due anticamere” senza che un solo testimonio avesse notato l’autore del gesto. Altra dimostrazione dello straordinario affollamento dei cortigiani che guardavano il re mangiare, e non avevano occhi che per lui. L’epilogo illuminò un poco il mistero. Sul pacchetto a forma di piramide , che misurava circa 60 cm di altezza, era appunto un biglietto. Il marchese di Livry lo prese, e lesse queste parole a voce alta “ RIPRENDITI LE TUE FRANGE , BONTEMPS, LA SOFFERENZA SUPERA IL PIACERE. BACIO LE MANI AL RE” “ Questa si che è insolenza “ mormorò Luigi. Il biglietto , in una calligrafia alterata, sembrava scritto da una donna. Doveva trattarsi di qualche dama, alla quale il primo cameriere aveva negato un favore. Essa si era vendicata di Bontemps, e al tempo stesso aveva colpito il re e la gente di corte. Per ordine di Luigi XIV, si dichiarò che “ soltanto un pazzo poteva aver fatto una cosa del genere”. Ma non per questi i cortigiani rinunziarono alle loro idee in proposito, e Bontemps rimase crudelmente umiliato.
A Versailles l’etichetta regola tutto, il perfetto cortigiano deve studiarla e conoscerla nei dettagli. Quando gli uscieri alla porta annunziano : “Signori, il re!” , il brusio cessa immediatamente e un religioso silenzio cala pesantemente sugli astanti, tanto che si sente soltanto il rumore del bastone regale sul pavimento Il povero marchese di Vardes , al suo ritorno dall’esilio, saluta il Delfino, che il re ha mandato a chiamare, dopo avere accolto benevolmente il nobile, precedentemente caduto in disgrazia. Ma si sente rimproverare in modo severo :” Insomma Vardes, che sciocchezza. Sapete benissimo che non si saluta nessuno in mia presenza!” E Vardes si scusa “ Oh , Sire, non so piu niente. Ho dimenticato tutto.”
Nessun commensale ha il diritto di condividere il pranzo del re. Anche lo stesso Monsieur, rimane in piedi, finchè il re non lo invita a sedersi ….su un modesto sgabello. La posizione naturale dei cortigiani a Versailles, consiste prevalentemente nello stare in piedi. Su questo punto Saint-Simon è categorico : “ Ho veduto spesso Monsieur intrattenersi con il re, o arrivando da Saint Cloud , o uscendo dal Consiglio dei dispacci, il solo in cui entrava. Egli porgeva il tovagliolo al re,e rimaneva in piedi. Poco dopo il re, vedendo che non andava via, gli chiedeva se non volesse sedersi. Monsieur faceva una riverenza, e il re ordinava che gli si portasse un sedile, dietro di lui veniva messo uno sgabello. Alcuni momenti dopo, il re gli diceva “ Sedetevi dunque, fratello mio” Egli faceva una riverenza e si sedeva fino al termine del pranzo, poi gli presentava il tovagliolo. “
|