I Borromeo erano in fin dei conti degli
Homines novi, famiglia di mercanti tosco-padovana che, nel periodo a cavallo del '300 e '400, nel giro di due generazioni, fecero il salto sociale arrivando al titolo comitale.
Originari di San Miniato in Toscana, i Borromeo furono costretti a lasciare l'Italia centrale attorno al 1370 per Milano in seguito alla messa al bando della famiglia e alla condanna a morte di Filippo che nel 1367 aveva capeggiato la sollevazione della città contro Firenze.
Giovanni, uno dei cinque figli, che dal 1394 aveva preso la cittadinanza milanese, fece venire da Padova sua sorella Margherita, rimasta vedova di Giacomo Vitaliani, ambasciatore di Padova a Venezia, e il figlio giovinetto di nome Vitaliano.
Giovanni Borromeo, insieme ai fratelli, si dedicava con grande profitto ad attività mercantili e bancarie, con sedi in tutta Europa. A loro risale la costruzione del palazzo di famiglia nel cuore della città, dal quale sarebbe cresciuta poi una sorta di cittadella esclusiva con piazza e chiesa annessa.
Palazzo Borromeo a Milano, nell'omonima piazza, poco distante da Sant'Ambrogio: il nucleo risale al tardo Trecento, successivamente ampliato e rimaneggiato. E' incredibile questa facciata medievale nel cuore di Milano, ancora abitata dai discendenti!
La chiesa, invece, detta di Santa Maria Podone e risalente al IX secolo, è completamente trasformata e, purtroppo, versa in pessime condizioni; è adibita al culto cristiano di rito ortodosso, frequentata soprattutto da immigrati.
Essendo privo di eredi, Giovanni associò dapprima il nipote Vitaliano alle proprie attività, quindi, nel 1406, lo adottò con l'obbligo di abbandonare il cognome paterno e assumere quello della famiglia materna.
Vitaliano I Borromeo, già Vitaliani (1391-1449), può quindi considerarsi il capostipite dell'attuale famiglia Borromeo di Milano.
La sua ascesa fu inarrestabile: nel 1418 viene nominato tesoriere del ducato; nel 1432, ottiene dal duca Filippo Maria Visconti l'autorizzazione a fortificare il suo palazzo fuori città (l'attuale castello di Peschiera Borromeo); tra il 1439 e il 1440, riceve dal duca vari feudi, tra cui quello di Arona sul lago Maggiore, del quale, nel 1445, gli viene conferito il titolo di conte.
Il castello di Peschiera Borromeo.
Nel 1447 moriva Filippo Maria. Subentrata la Repubblica ambrosiana, Vitaliano caldeggiò l'apertura di trattative con il genero del defunto duca, Francesco Sforza, che aveva cinto d'assedio la città. Vitaliano doveva però morire nell'ottobre 1449, pochi mesi prima della vittoria sforzesca. La tradizione vuole che fosse nel castello di Peschiera che Francesco Sforza, ospite del figlio primogenito di Vitaliano, Filippo, ricevesse, nei primi mesi del 1450, la delegazione milanese che veniva a offrirgli il ducato insieme con la resa di Milano.
Grazie alla riconoscenza del nuovo duca,
Filippo I Borromeo si vide colmato di ricompense e onori: alla sua morte, nel 1464, egli lasciava un ingente patrimonio di capitali e terre, che andò successivamente accrescendosi sotto i suoi discendenti.
I figli
Vitaliano II (1451-1493) e
Giovanni I(+1495) furono consiglieri di Francesco Sforza; la sorella Giustina sposò un Visconti di Albizzate, dando origine alla linea dei Visconti Borromeo.
A Vitaliano II si deve il ciclo di affreschi noto come i
Giochi Borromeo nel palazzo milanese:
A piano terra, in una sala del cortile di Palazzo Borromeo, un ciclo di affreschi risalente a metà Quattrocento.
Giovanni I Borromeo ebbe 13 figli: il maggiore
Giberto I (1463-1523) e i suoi fratelli si schierarono con i francesi, quando Luigi XII rivendicò il ducato. Più tardi suo nipote,
Giberto II (1511-1558) conquistò la fiducia dell'Imperatore Carlo V quando Milano divenne spagnola. Insomma, stavano sempre dalla parte del vincitore!
Tuttavia la discendenza agnatica finisce qua: Giberto II, ebbe tre figli maschi,
Federico II (1535-1562),
Vitaliano V (1537-1542) e
Carlo (1538-1584), dalla prima moglie, Margherita, sorella di Gian Giacomo Medici, generale di Carlo V, e del futuro Pontefice Pio IV. Federico II, fatto Generale della Chiesa dallo zio, mori prematuramente senza figli; Vitaliano V morì bambino e Carlo si votò a Dio, rinunciando ai beni e al titolo, diventando
il Santo della famiglia.
San Carlo Borromeo (1538-1584). Rinunciò a favore dello zio Giulio Cesare ai suoi diritti dinastici e scelse il sacerdozio. Nominato cardinale dallo zio Papa e Segretario di Stato poco più che ventenne, nel 1564 divenne Arcivescovo di Milano e lasciò Roma. Fu uno dei massimi esponenti della Controriforma che applicò con zelo e rigore nella sua diocesi. Fu canonizzato nel 1610.
Una breve sintesi della genealogia.
Tratto da http://genealogy.euweb.cz/italy/borromeo1.html e seguentiLo schema è molto sintetico perchè la famiglia è spesso molto prolifica.Per la successione del titolo "conti di Arona" vedi https://it.wikipedia.org/wiki/BorromeoEdited by elena45 - 7/12/2018, 12:40