Ho aperto questa discussione perché vorrei che le persone sapessero un po' di più sugli ultimi giorni di Maria Antonietta.
Nel web ho trovato questa testimonianza:
Rosale Lamorliere, la giovane ragazza che si prese cura della regina durante la prigionia alla Conciergerie, scrisse di lei in occasione del loro primo incontro: "I suoi occhi contemplarono con sbalordimento la spaventosa desolazione della stanza". Quando Antonietta cominciò a togliersi l'abito lei cercò di aiutarla ma la regina rispose con voce "completamente priva di malumore o di orgoglio": "Grazie, ragazza mia, ma da quando non ho più nessuno ci penso da me". Indossò l'abito nero e si sdraiò sulla branda preparata da Rosalie con lenzuola di lino.
Le guardie che dormivano su brande nella sua cella tenevano d'occhio ogni suo movimento, non le permettevano neanche di fare i bisogni senza sorvegliarla. Doveva acquattarsi su un vaso da notte, dietro un mezzo paravento, affidandosi a Rosalie perchè purificasse l'aria bruciando bacche di ginepro ogni volta che il vaso veniva svuotato. Rosalie riteneva che la regina fosse "di un rigore eccessivo, di un'eccessiva delicatezza" in materia di pulizia.
Un giorno le fu consegnato un pacco con indumenti puliti e le fu data una scatola di cartone per riporveli. Ogni giorno indossava l'abito nero o la vestaglia bianca acconciando i capelli, bianco-grigi, in uno chignon.
Rosalie osservava Antonietta, la quale, non potendo parlare con alcuno, né dedicarsi a lavori di cucito o uncinetto, passava il tempo seduta, intenta a far girare gli anelli intorno alle dita, a crucciarsi e a meditare. Di tanto in tanto un curioso - che aveva ben pagato - veniva condotto per vedere l'ex regina di Francia. A volte leggeva i pochi libri consentiti. La vide sfilare fili dai tessuti per poi lavorarli con degli spilli.
Dopo la sua tentata fuga dalla Conciergierie, la mannaia della ghigliottina pendeva sempre più sul suo collo e Antonietta "molto più allarmata", riferì Rosalie, camminava avanti e indietro sospirando.
In seguito fu trasferita in una cella più buia e sicura in cui il freddo e l'acqua di ottobre filtravano dalle pareti allagando il pavimento: il nuovo custode appese attorno al letto di Antonietta un vecchio tappeto e Rosalie riscaldava la camicia da notte, davanti al suo fuocherello, prima di fargliela indossare ma gli ordini del comitato di salute pubblica erano rigorosi: non aveva diritto nemmeno ad una copertina o ad una candela.
Antonietta in uno stato di "debolezza estrema... si lamentava dolcemente" e ma la compassionevole Rosalie poteva ben poco per alleviare il dolore della detenuta 280.
"L'angoscia, l'aria cattiva, la mancanza di esercizio fisico peggioravano le condizioni di salute della regina... Il sangue le si riscaldava, ed essa soffriva di fortissime perdite. Io ne ero di solito al corrente; essa mi chiedeva in gran segreto stracci fatti con biancheria, e spesso io facevo a pezzi le mie camicie e mettevo gli stracci sotto il suo cuscino".
La mattina dell'esecuzione Rosalie, con gli occhi arrosati dal pianto, entrò per chiederle se voleva fare colazione: la trovò sulla branda completamente vestita, la testa appoggiata a una mano ed il viso rivolto alla finestra che lasciava entrare raggi di luce. Antonietta rispose con la voce soffocata dai singhiozzi: "Ragazza mia, non ho bisogno di niente. Per me tutto è finito". Quando le portò un pò di brodo riuscì a berne alcuni sorsi: il giorno prima non aveva mangiato e il sangue che perdeva era tanto che Rosalie temette non gliene fosse rimasto nelle vene.
Avendo bisogno di cambiarsi chiese a Rosalie di coprirla ma "Il gendarme ci si avvicinò immediatamente e, in piedi vicino al guanciale, la tenne d'occhio mentre si cambiava. Essa si mise sulle spalle il fazzoletto da collo e, con grande dolcezza, disse al giovane: "In nome della decenza, Monsieur, lasciate che io mi cambi la biancheria in privato". "Non posso permetterlo" disse bruscamente il gendarme." Sospirando Antonietta si preparò e Rosalie notò che nascose gli indumenti sporchi di sangue in una crepa del muro.
Scusate se ho scritto un po' troppo!