Maria Antonietta - Regina di Francia

Donna Giulia Gangi e Donna Franca Florio, le regine di Palermo

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-=- Mauro -=-
view post Posted on 1/6/2012, 17:14 by: -=- Mauro -=-
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Marie-Antoinette

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Sul blog cui collaboro da un po' hanno pubblicato un bell'articolo su Donna Franca, lo riporto copia-&-incolla qui per i più pigri:


Sez. 8 marzo - Tema: "Donna Franca"

Quando mise il primo piede sullo scalone asimmetrico e curvo del suo villino fu travolto da Giulia, che gli si buttò con le braccia al collo rimproverando il padre per l’assenza e per i peli che le pungevano le gote arrossate dal primo sole di primavera. Arrivò quella mattina da Parigi. Passò dalla toletta per radersi il volto scuro di siciliano da due generazioni. L’essenza di zagara riempì l’ampio salone tappezzato da motivi floreali e intarsi lignei. E le domestiche indaffarate lo ossequiavano ad ogni andirivieni. Bussò tre volte a colpetti deboli e con ritmo cadenzato. Era il loro linguaggio segreto. Le labbra di lei si aprirono in un sorriso intrigante che poteva sembrare malevolo. Si ricompose, schiarì la voce e con fare da usignolo cantò il suo permesso di ingresso all’ospite usuale. Ignazio aprì la porta tenendo le mani dietro la schiena. Trovò la moglie seduta al centro del letto china sulle carte della sua fitta corrispondenza. Aprirono il cerimoniale del loro ricongiungimento con un casto bacio di guance sfiorate, un antico ossequioso civettare tra moglie e marito. Porse alla moglie una scatola foderata di raso blu cobalto e chiuso da un nastro di seta color avorio. Per un attimo le candide mani di lei si confusero col nastro, tanto il suo incarnato era d’alabastro. Nascose un sorriso sornione per non dare soddisfazione al suo uomo. Amavano giocare. Scartò quel mistero con una grazia sacrale, nascondendo perfettamente ogni ombra di curiosità o eccitazione all’idea di ricevere una nuova gioia. Stavolta lui la sorprese davvero. Nessuna spilla di Cartier o abito di Worth era paragonabile alla gloria di quel nuovo regalo. Emise un gridolino che le spezzò la voce. Sette interminabili metri di perle legate da un sottilissimo filo. A chiudere quell’enorme circonferenza una rosa in oro bianco. Amate perle che brillarono ai riflessi del sole mattutino che penetrava dalle vezzose vetrate della camera in stile moderno. Lei balzò dal letto e strinse suo marito ringraziandolo con un languido e umido bacio. E gliene promise uno per ogni perla e perdeva il conto a sgranare quell’interminabile rosario profano. Lei che era la vergine, degna di giaculatorie. Sette metri di perle attorno a un collo di colonna. Viso di porcellana, capelli neri, occhi grigi di mare. Tutti col naso all'insù al Massimo Teatro a guardare il palchetto dov'era lei, fiera tra le sue perle, dal collo di fiera. Musa di poeti, scrittori, pittori, cantanti. Regine che si inchinavano al suo passare e sguardi d’amore dalla sua gente. Tutti la amavano e lei fu dispendiosa e ricambiò l’amore che gratuitamente riceveva. Poggiata su un fianco guardava lo sorte amica. Era prima che tutto finisse quando l’occhio di pittore impressionava su una tela i tratti di grazia e sensualità. Non pensava, in quel momento, che le sue perle sarebbero diventate cenere. E divenne cenere la sua primogenita e anche l’unico figlio maschio che riuscì a concepire. E cadde un vessillo. La guerra e il dolore, la nuova economia e i governi contrari, fu uno sfaldamento lento, continuo, inesorabile, cadenzato da lutti e pene per i tradimenti del marito.


La gloria e lo splendore che circondarono la sua vita non seppe mai da dove arrivassero. Una storia che sembra leggenda. Sa di mare e di mandorla, di zagara e di vino bianco. Grandiosa come una Norma, feroce come una mattanza. In un’isola che oramai non conserva nemmeno più il ricordo della sua età dell’oro. Quando dal porto della sua capitale partiva la flotta più copiosa di tutto il Mediterraneo. Quando l’invenzione di un nuovo vino, che era da meditazione e mai pensato fino ad allora, aveva cambiato i gusti e le abitudini dell’intera Europa. Quando una donna, che di questa terra era regina, era issata a faro ed era paradigma di stile, eleganza ed emancipazione culturale.


Franca Florio toccò con le sue mani la miseria dopo essere stata una delle donne più ricche d’Europa. Vendette e furono confiscati gioielli, abiti, palazzi. Passò gli ultimi anni della sua vita con le mani trafficanti sui tavoli verdi dei casinò, tenendo da parte gli spiccioli per le sue amate sigarette. Trasferitasi prima Roma e poi, passata anche le seconda guerra, a Firenze morì sul letto di una pensione. Non rimpianse mai il suo passato e raccontava alle nipoti i fasti di un tempo come se stesse raccontando la bellissima storia di una principessa delle favole. A Palermo tornò da morta, nel 1950.

VB

(Vito Bartucca)

 
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