| C'è una bella figura femminile, vissuta tra la fine del 1300 e l'inizio del 1400, tanto lontana nel tempo quanto attuale e moderna nel suo pensiero. Si tratta di Christine de Pizan.
Il padre Tommaso da Pizzano era medico e astrologo all'Università di Bologna, la madre era la figlia di un Consigliere della Repubblica di Venezia. Christine nasce proprio a Venezia, nel 1364 (o 1365). Poco tempo dopo, il padre, grazie ai suoi meriti intellettuali, viene chiamato dal re Carlo V a Parigi, dove nel 1368 trasferisce tutta la famiglia. Tommaso è tenuto in grande considerazione da Carlo V, che lo nomina tra i suoi consiglieri.
Christine cresce nell'ambiente di corte e conduce una vita tranquilla e agiata. La madre vorrebbe per lei un'educazione semplice, quella riservata alle ragazze del suo tempo, ma il padre intuisce l'intelligenza vivace e la curiosità di Christine e la incoraggia nello studio, fornendole l'accesso alla biblioteca reale, al tempo una delle più grandi d'Europa. Per Christine i "buoni libri" sono come "tesori". Inizia a comporre qualche poesia, che viene declamata a corte. A soli 15 anni, nel 1380, si sposa con Etienne de Castel. Il matrimonio è felice; nascono tre bambini. Dopo un periodo di serenità, inizia per Christine una serie di lutti che cambieranno completamente la sua vita. Nel 1387 muore il padre Tommaso; nel 1390, vittima di un'epidemia, muore il marito. Nel 1380 era morto anche Carlo V, ed era cessata la protezione che egli aveva garantito alla famiglia de Pizan. Christine si ritrova sola, con a carico i suoi bambini, la madre e una nipote. Per un breve periodo soffre di depressione; è preoccupata per i problemi economici, per le beghe legali (le promesse di elargizioni e il dono di terreni che erano state fatte da Carlo V al padre, non vengono mantenute dal successore CarloVI).
Si lamenta perchè "Tale è l'abitudine comune agli uomini sposati di non dire e svelare interamente le loro faccende alle mogli, dalla qual cosa nasce spesso del male, così come mi è chiaro per esperienza". E ancora: "Ora mi toccò rimboccarmi le maniche... ed essere conduttrice della nave rimasta nel mare in tempesta senza guida". Ma Christine prende il comando. Cerca di non abbassare il suo tenore di vita, per poter mantenere i contatti con la corte e chiedere aiuti. "Ah Dio, come mi ricordo delle numerose volte in cui ho perduto la mattinata in quel palazzo (il Louvre) in inverno, morendo di freddo, tenendo d'occhio quelli che mi interessavano per ricordare loro e far presente i miei bisogni, dove molte volte io udivo, con le mie orecchie, stravaganti conclusioni e numerose strambe risposte, che mi facevano sgorgare le lacrime agli occhi".
Inizia a lavorare come copista e miniaturista (due delle poche opportunità professionali aperte alle donne, nel suo tempo). Più tardi riuscirà ad avere uno studio tutto suo con dei dipendenti che l'affiancheranno nella trascrizione di libri.
E' un lavoro che Christine fa con grande cura, curando molto anche le decorazioni; dei manoscritti rimasti, 55 sono stati riconosciuti come parzialmente o completamente autografi.
Grazie al lavoro di copista, Christine ha la possibilità di avere sottomano diverse opere importanti e ne approfitta per affinare la sua cultura e continuare nello studio, che aveva dovuto interrompere al tempo del suo matrimonio, cosa di cui si rammaricava molto. Nello stesso tempo compone poesie e ballate, dove parla di sé, del rimpianto per il marito perduto, della sua condizione di donna sola. "E' molto difficile tenersi dentro il dolore. Il destino però non mi ha colpito così in profondità, da non farmi desiderare la compagnia e il conforto della poesia. Compone il Livre de cents ballades, che le fa ottenere ben presto il riconoscimento e le committenze di importanti membri della corte parigina. Alle opere in versi inizia ad affiancare quelle in prosa, diventando una vera e propria scrittrice ( ed è la prima donna in Europa che riesce a farne una professione). Ha una grande facilità di scrittura, che le permette di comporre, ad esempio, tra il 1399 e il 1405 ben 15 opere di un certo spessore, oltre a lavori minori. Nel 1406 viene ricompensata con la ragguardevole somma di 100 scudi da Giovanni di Borgogna per due libri: il Livre des fais et bonnes meurs du sage roy Charles V, (una biografia di Carlo V, ritenuta l'opera storica più importante di Christine) e Avision Christine. Alla regina Isabella di Baviera dedica, tra le altre opere, gli scritti relativi alla disputa sul Roman de la Rose e la Lettre a Isabelle de Bavière (5 ottobre 1405), con cui la prega di porsi come paciera fra il partito borgognone e quello armagnacco (che di lì a poco saranno apertamente uno contro l'altro nella guerra dei Cent'anni).
Christine consegna un suo libro alla regina Isabella di Baviera
Per Louis de Guyenne, figlio di Carlo VI e Isabella di Baviera, compone il Livre de la Paix (1412 - 1413) e Avision du Coq (1413). Alla moglie di Louis, Marguerite de Nevers dedica il Livre de Trois Vertus.
La sua preparazione è ad un livello tale per cui, intellettualmente, Christine si sente assolutamente alla pari con gli uomini di lettere del suo tempo. La sua sicurezza la induce ad affrontare anche trattati di argomento politico e militare, come ad esempio il Libro del corpo politico (1407), dove elenca le qualità essenziali che devono possedere nobili e cavalieri. O come il Livre des Fais d'armes et de chevalerie (1410), un'opera didattica destinata ai cavalieri. Le sue opere vengono tradotte in inglese e olandese e avranno una notevole influenza nella poesia inglese del tempo. L'ultima notizia relativa alla sua vita si trova nell'incipit del Ditié de Jehanne d'Arc (un breve poema scritto nel luglio 1429 in onore della pulzella d'Orleans); Christine dice di vivere da ormai 11 anni nell'Abbazia di Poissy insieme alla figlia (monaca in quel convento), dove si è rifugiata per sfuggire agli scontri della guerra. Muore nel 1430 circa.
L'opera più famosa di Christine è il Libro della città delle Dame (1405), nel quale stila un elenco di tutte le donne che, nel passato, si sono distinte nelle scienze, nella filosofia o sono state esempi di onestà, coraggio, rettitudine. Immagina quindi di costruire una città ideale, dove le donne possano vivere esprimendosi liberamente.
Il tema che sta più a cuore a Christine infatti è sempre la donna. Sente come una profonda ingiustizia la misoginia e la volontà da parte del sesso maschile di sminuire l'intelligenza e l'acume delle donne. Desidera più di ogni altra cosa che le donne del suo tempo prendano coscienza del loro valore e le sprona a risollevarsi da una condizione di inferiorità. Inferiorità che (e lei ne è l'esempio) non è data dalla natura ma dalla mancata possibilità di accedere, come gli uomini, al sapere e allo studio. Con ironia Christine scrive: "Ahimè mio Dio, perchè non mi hai fatto nascere maschio? Tutte le mie capacità sarebbero al tuo servizio, non mi sbaglierei in niente e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere..."!
Nel Livre de la mutacion de la Fortune (1403) Christine scrive che il destino le aveva riservato tante sventure, ma le aveva anche dato la forza di non cedere alle avversità e di reagire con piglio virile. Lei era "diventata uomo". Facendo della sua intelligenza e del suo sapere i soli mezzi per sopravvivere, scardinando con caparbietà e sicurezza le regole del suo tempo.
Le sue opere non sono di facile lettura, per chi vi si accosta oggi: per lo stile, per il linguaggio, per i continui rimandi. Christine ha spesso paragonato, con allegorie, gli eventi storici con le sue vicende personali. Ma è proprio perchè ha riversato molto di sé, dei suoi stati d'animo, che ci si può ancora immedesimare nelle sue parole. La sua figura di donna sensibile, lucida, ambiziosa, tenace resta ancora un bellissimo esempio, dopo quasi 600 anni!
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