Maria Antonietta - Regina di Francia

I salotti e l'ancien régime

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 18/11/2013, 13:28
Avatar

Marie-Antoinette

Group:
Member
Posts:
6,349

Status:


Liugi XIV aveva trasformato la sua corte nel piu' raffinato ed elegante salotto d'Europa,i suoi cortigiani in degli ospiti perfetti e se stesso nel migliore dei padroni di casa.
Anche nelle altre monarchie la corte aveva subito delle trasformazioni,ma nessuna corte riusci' ad eguagliare quella francese.
In Spagna il Re rimase soffocato dall'etichetta,e l'orgoglio troppo rigido,incapace di sfociare nella mondaneita' si cristallizzava in una noia tetra e in un fasto insensato.
In Italia,sotto piccoli despoti per lo piu' stranieri,il pericolo continuo e la diffidenza ereditaria,dopo aver legato le lingue,aveva orientato i gusti verso i piaceri dell'amore e i godimenti dell'arte.
In Germania e in Inghilterra,il temperamento freddo,ribelle alla conversazione,relegava l'uomo,fino alla fine del 700,nelle abitudini germaniche.
Al contrario,in Francia,tutto concorreva a far fiorire lo spirito di societa'. Per istinto,il francese amava stare in compagnia,e faceva bene e senza fatica,tutte le azioni che la societa' esigeva. Egli non aveva quel riserbo dannoso che intralciava i vicini del Nord,ne' le forti passioni che travolgevano i vicini del Sud. Non faceva nessuno sforzo nel parlare,non aveva una timidezza naturale da soffocare,ne' preoccupazioni abituali da vincere.
Cio' che gli era necessario era una felicita' particolare,fine,leggera,rapida,in cui la sua intelligenza,il suo amor proprio,le sue vivaci e simpatiche qualita' potessero trovare di che dilettarsi,questo tipo di felicita' non potevano trovarla che in compagnia e conversando.
La cortesia,le attenzioni.le premure,un'adulazione raffinata erano l'aria senza la quale resirava a fatica. Soffriva ad essere scortese,quasi altrettanto se qualcuno era scortese con lui.
Quando si e' in compagnia si vuole piacere,e la gente vuole piacerci e cio' che diamo in premure ci viene reso in attenzioni.
In una compagnia amabile si poteva conversare,perche' conversare significava divertire gli altri divertendosi,e per un francese non esisteva piacere maggiore.
Cosi' dotata e ben disposta,la nobilta' francese era fatta apposta per un regime che per la maggior parte del giorno metteva gli uomini insieme,l'ordine sociale perfetto per rendere il salotto unico. Luigi XIV aveva avuto tutte le qualita' necessarie,il gusto della rappresentazione e dell'ospitalita',la condiscendenza e la dignita',l'arte di sollecitare l'amor proprio altrui e l'arte di restare al proprio posto,la galanteria nobile,il tatto e perfino il piacere dell'intelligenza e della lingua.
"Mai uomo fu cosi' naturalmente cortese,e di una cortesia cosi' ben misurata e graduata,ne' piu' capace di distinguere l'eta',il merito,il rango e nelle risposte e nelle maniere....Le sue riverenze piu' o meno accentuate,ma sempre lievi,avevano una grazia e una maesta' incomparabili... Ammirevole era il suo modo di ricevere il saluto degli eserciti sia sul campo sia nelle riviste. Ma soprattutto con le donne non ci fu nessuno che gli stesse a confronto. Mai passo' davanti alla minima cuffia senza togliersi il cappello,dico per la cameriera che egli sapeva tale. Mai gli e' accaduto di dire qualcosa di scortese a chichessia. In pubblico mai niente di fuori posto o di azzardato,mai,fino al minimo gesto,il modo di camminare,il portamento,il modo di fare,tutto era misurato,tutto decente,nobile,grande,maestoso,e tuttavia naturalissimo."Saint-Simon Memoires volume XII p. 462
Questo era il modello e fino alla fine dell'ancien regime venne seguito alla lettera. Dopo Luigi XIV,salvo nelle cerimonie importanti,l'etichetta a poco a poco,iniziava ad essere un po' meno rigida per far entrare un po' di disinvoltura. Ormai i grandi del regno,si preoccupavano piu' di piacere che di imporsi,piu' che il rispetto ricercavano gli applausi. Essere affabili non bastava piu',bisognava essere amabili,con i propri pari come con gli inferiori.
"I principi francesi- diceva una dama contemporanea- muoiono dalla paura di mancare di grazia."
E sotto il regno di una giovane regina austriaca,la corte seria e disciplinata di Liugi XIV,divenne verso la fine del 700,il salotto piu' impegnativo e piu' gaio d'Europa. La vita mondana divenne perfetta " Chi non e' vissuto prima del 1789- scrisse piu' tardi Talleyrand- Non conosce la dolcezza di vivere."
E le assolute regine di questa dolcezza di vivere erano le donne.
(Fonti Le origini dell Francia contemporanea L'ancien regime)

Piccola nota personale,mi scuso con tutti i membri del forum per aver sbagliato a scrivere nel titolo ANCIEN,e' stato un imperdonabile errore di distrazione,di cui mi sono resa conto troppo tardi. Chiedo venia,e prometto che simili errori non capiteranno piu'.

Edited by *§Yue§* - 19/11/2013, 00:58
 
Top
view post Posted on 18/11/2013, 19:23
Avatar

Arciduca /Arciduchessa

Group:
Member
Posts:
665

Status:


Forse la "dolcezza di vivere" di cui parla Talleyrand si può ritrovare in quel mood tipicamente francese, in particolare parigino, che ancora caratterizza i nostri "cugini d'Oltralpe"!

Tra i protagonisti dei salotti dell'ancien regime, si possono annoverare anche le Preziose? Ne leggevo qualche tempo fa sul libro di storia di mia figlia e, mi scuso per la mia ignoranza, ma non ne avevo mai sentito parlare. Mi piacerebbe molto saperne di più!
 
Top
Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 18/11/2013, 21:25




CITAZIONE (reine Claude @ 18/11/2013, 19:23) 
Tra i protagonisti dei salotti dell'ancien regime, si possono annoverare anche le Preziose? Ne leggevo qualche tempo fa sul libro di storia di mia figlia e, mi scuso per la mia ignoranza, ma non ne avevo mai sentito parlare. Mi piacerebbe molto saperne di più!

Come si fa a scusarti? Corri subito a comprarti "La civiltà della conversazione" di Benedetta Craveri, Adelphi 2011, pag. 651, con bibliografia ragionata di una novantina di pagine e indice dei nomi. Quello che ti interessa parte da pag. 55 ”La camera azzurra". Della stessa autrice "Amanti e regine. Il potere delle donne" sempre Adelphi. La Craveri la trovo straordinaria, non so se si è parlato sul forum delle sue opere. Ha uno stile leggero che consente di trangugiare un volumone come se niente fosse.

Sul "preziosismo" vedi anche la voce relativa su wiki.
 
Top
view post Posted on 18/11/2013, 21:58
Avatar

Arciduca /Arciduchessa

Group:
Member
Posts:
649
Location:
Regno di Sardegna

Status:


Che bello il tema di questo topic, Anna. Sono curiosa di leggere altri dettagli o aneddoti, se ne hai da raccontarci.
 
Top
view post Posted on 18/11/2013, 22:22
Avatar

Marie-Antoinette

Group:
Member
Posts:
6,349

Status:


La dolcezza di vivere a cui si riferiva Talleyrand era uno stile di vita che nessuna altra società riuscì così bene a perfezionare.
Non ci si preoccupava di nulla,non si faceva nulla e non si aveva un'ora libera per se stessi. Gli aneddoti e le lettere che parlano di quel periodo irripetibile sono molti,continuerò a scrivere perché secondo me è stato un momento unico nella storia dell'uomo.
 
Top
Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 18/11/2013, 22:52




CITAZIONE (MmeAnna @ 18/11/2013, 22:22) 
La dolcezza di vivere a cui si riferiva Talleyrand era uno stile di vita che nessuna altra società riuscì così bene a perfezionare.
Non ci si preoccupava di nulla,non si faceva nulla e non si aveva un'ora libera per se stessi. Gli aneddoti e le lettere che parlano di quel periodo irripetibile sono molti,continuerò a scrivere perché secondo me è stato un momento unico nella storia dell'uomo.

Gli epistolari "minori" sono delle vere miniere, piene di particolari di vita reale interessantissimi. Ultimamente ne ho visti di notevoli. A parte quelli casanoviani che mi interessano direttamente.
Esempio: Gagliarde spese... Incostanza della stagione. Carteggio Giovanni Querini - Caterina Contarini Querini 1768-1773 Gambier&Keller.

Il più vivo ed emozionante per me rimane sempre il carteggio tra Andrea Memmo e Giustiniana Wynne, di una modernità straordinaria.
 
Top
view post Posted on 18/11/2013, 23:13
Avatar

Arciduca /Arciduchessa

Group:
Member
Posts:
665

Status:


CITAZIONE (Giacomo Girolamo Casanova @ 18/11/2013, 21:25) 
CITAZIONE (reine Claude @ 18/11/2013, 19:23) 
Tra i protagonisti dei salotti dell'ancien regime, si possono annoverare anche le Preziose? Ne leggevo qualche tempo fa sul libro di storia di mia figlia e, mi scuso per la mia ignoranza, ma non ne avevo mai sentito parlare. Mi piacerebbe molto saperne di più!

Come si fa a scusarti? Corri subito a comprarti "La civiltà della conversazione" di Benedetta Craveri, Adelphi 2011, pag. 651, con bibliografia ragionata di una novantina di pagine e indice dei nomi. Quello che ti interessa parte da pag. 55 ”La camera azzurra". Della stessa autrice "Amanti e regine. Il potere delle donne" sempre Adelphi. La Craveri la trovo straordinaria, non so se si è parlato sul forum delle sue opere. Ha uno stile leggero che consente di trangugiare un volumone come se niente fosse.

Sul "preziosismo" vedi anche la voce relativa su wiki.

Grazie Casanova! :)
Effettivamente, cercando di approfondire il tema trattato da Anna, ero incappata nel libro "La civiltà della conversazione" della Craveri (della quale ho già letto "Amanti e regine").
Nell'attesa di leggerlo (lo cercherò senz'altro in biblioteca) aspetto anch'io altre informazioni e particolari! L'argomento è molto bello e mi incuriosisce.
 
Top
Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 18/11/2013, 23:48




Allora ti prescrivo, sempre della Craveri "Madame du Deffand e il suo mondo" Adelphi 1982. Bellissimo lo start del salotto nel 1747 descritto da pagina 95. Poderoso il regesto pagg. 611-680 con un'infinità di nomi e notizie.

Queste "salottiere" furono dei pilastri della cultura illuminista. Alcune erano personaggi spericolati, come la Tencin, monaca smonacata, madre di un figlio illeggittimo abbandonato che si rivelò un genio: d'Alembert. Ma ognuna ha una storia a sé sempre interessante.
 
Top
view post Posted on 19/11/2013, 01:00
Avatar

Marie-Antoinette

Group:
Moderator
Posts:
5,793
Location:
Granducato di Toscana

Status:


CITAZIONE (MmeAnna @ 18/11/2013, 13:28) 
Piccola nota personale,mi scuso con tutti i membri del forum per aver sbagliato a scrivere nel titolo ANCIEN,e' stato un imperdonabile errore di distrazione,di cui mi sono resa conto troppo tardi. Chiedo venia,e prometto che simili errori non capiteranno piu'.

Non ti preoccupare, ho modificato il titolo.
 
Web  Top
view post Posted on 19/11/2013, 09:55
Avatar

Arciduca /Arciduchessa

Group:
Member
Posts:
665

Status:


[QUOTE=Giacomo Girolamo Casanova,18/11/2013,

Il più vivo ed emozionante per me rimane sempre il carteggio tra Andrea Memmo e Giustiniana Wynne, di una modernità straordinaria.
[/QUOTE]

Grazie anche di questa segnalazione e della "prescrizione" (? :) ) dell'altro libro della Craveri.
Dove si possono leggere le lettere di cui parli?
(Vado un attimo OT: Andrea Memmo è colui che, nel 1775, ha trasformato il Prato della Valle a Padova: infatti, l'isoletta che sorge al centro della grande "piazza", si chiama Isola Memmia, in suo onore).




CITAZIONE (MmeAnna @ 18/11/2013, 22:22) 
Gli aneddoti e le lettere che parlano di quel periodo irripetibile sono molti,continuerò a scrivere perché secondo me è stato un momento unico nella storia dell'uomo.

Attendo di leggerti con curiosità! :)

Mi ricordo che quando ho letto "Le relazioni pericolose", tantissimi anni fa, ero rimasta affascinata dal tipo di conversazione, dai "ghirigori" del pensiero, da quel modo così complicato e artificioso di parlare e di scrivere.
Tutto questo si ripeteva nelle conversazioni salottiere? E lo stesso stile si ritrovava tra le Preziose?

Edited by reine Claude - 19/11/2013, 10:26
 
Top
view post Posted on 19/11/2013, 13:05
Avatar

Marie-Antoinette

Group:
Member
Posts:
6,349

Status:


Era necessario non soltanto non urtare,ma piacere;si era tenuti a dimenticare se stessi per gli altri,a essere sempre premuroso e ben disposto verso di loro,a tenere per se le proprie contrarieta' e i propri dolori,a risparmiare le idee tristi,e a fornire idee gaie.
"Forse che a quel tempo si diventava mai vecchi? E' la rivoluzione che ha portato la vecchia nel mondo. Vostro nonno,figlia mia,e' stato bello,elegante,accurato,grazioso,profumato,allegro,amabile,affettuoso e di umore costante fino all'ora della sua morte. Si sapeva vivere e morire,allora;non si avevano infermita' importune. Se uno aveva la gotta camminava lo stesso e senza fare tante smorfie,nascondeva la sua sofferenza per buona educazione. Non si avevano queste preoccupazioni di affari che guastano l'animo e rendono pesante lo spirito. La gente sapeva rovinarsi senza che si avvertisse nulla,come dei buoni giocatori che perdono senza rivelare inquetudine o dispetto. Si sarebbero fatti portare mezzi morti a una partita di caccia. Si pensava che valesse la pena di morire a un ballo o alla commedia piuttosto che nel proprio letto fra quattro ceri e alcuni rozzi uomini neri. Si era filosofi;non si fingeva di essere austeri,e se talvolta lo si era ,non lo si dava a vedere. Quando uno era morigerato,lo era per proprio gusto e senza mai fare il pedante o la "prude". Ci si godeva la vita e,quando era arrivata l'ora di perderla,si cercava di non togliere agli altri il piacere di vivere. L'ultimo addio del mio vecchio marito fu che gli promettessi di sopravvivergli a lungo e di farmi una vita felice."
George Sand volume I ,pp 58-60. Racconto della nonna,che a trent'anni aveva sposato il signor Dupin de Francueil,di sessantadue anni.
In questi salotti e' esclusa la naturalezza,tutto e' gia' sistemato,prefissato;lo scenario,i costumi,il comportamento,il tono della voce,le parole e perfino i sentimenti. C'era allora,disse una persona che subi' questa educazione "una maniera di camminare,di sedersi,di salutare,di raccogliere un guanto,di tenere la forchetta,di porgere un oggetto,in altre parole,una mimica completa doveva essere insegnata ai bambini. E doveva essere fatto il prima possibile,perche' una parola o un gesto sbagliato,condannavano il poveretto all'emarginazione sociale.
Tiziana hai ragione,perfino in dizionario fu stravolto il limite di parole consentito era molto rigido,cerchero' altri particolari su questo argomento.

Grazie Jonathan per aver corretto il mio errore.
 
Top
view post Posted on 19/11/2013, 14:32
Avatar

Arciduca /Arciduchessa

Group:
Member
Posts:
665

Status:


CITAZIONE (MmeAnna @ 19/11/2013, 13:05) 
... "Si sapeva vivere e morire,allora;non si avevano infermita' importune".

...In questi salotti e' esclusa la naturalezza,tutto e' gia' sistemato,prefissato;lo scenario,i costumi,il comportamento,il tono della voce,le parole e perfino i sentimenti.

Non immaginavo fosse tutto così schematizzato!
Forse tutte queste indicazioni di comportamento, che venivano insegnate fin da piccoli, finivano per diventare spontanee, ma mi sembra che si desse troppa attenzione alla forma: cosa rimaneva della sostanza, alla fine?
Non era frustrante non poter mai esprimere qualcosa di sè che non fosse lieta, gaia, leggera, "conveniente"?
Mi sembra tutto così... faticoso!
 
Top
Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 19/11/2013, 18:23




CITAZIONE (reine Claude @ 19/11/2013, 09:55) 
[QUOTE=Giacomo Girolamo Casanova,18/11/2013,

Il più vivo ed emozionante per me rimane sempre il carteggio tra Andrea Memmo e Giustiniana Wynne, di una modernità straordinaria.

Grazie anche di questa segnalazione e della "prescrizione" (? :) ) dell'altro libro della Craveri.
Dove si possono leggere le lettere di cui parli?
(Vado un attimo OT: Andrea Memmo è colui che, nel 1775, ha trasformato il Prato della Valle a Padova: infatti, l'isoletta che sorge al centro della grande "piazza", si chiama Isola Memmia, in suo onore).

===========

È lui, certamente, intanto ti consiglierei di leggere le due voci su Wiki dedicate ai due personaggi. Sono un po' sintetiche non perché non ci fosse materiale ma perché non sempre me la sento di imbarcarmi in una voce pesante come quella dedicata a Casanova o altre. Poi ci sono le vie di mezzo come Cicisbeo che è abbastanza densa ma comunque di dimensioni contenute. Come è noto le voci di Wiki sono aperte cioè chiunque può intervenire e di conseguenza non ci si può arrogare nessuna paternità. Comunque resta il fatto che se uno ne ha scritto il 99% ovviamente considera la voce una sua creatura.

Ritornando ai due brillanti personaggi, Memmo fu veramente un attore di grande rilievo sulla scena politica veneziana. Purtroppo la storia stava andando in un'altra direzione e il suo tentativo di apertura cioè di modernizzare la struttura politica della Repubblica, che era fortemente oligarchica, non ebbe successo. Mancò anche all'appuntamento col dogado in quanto non riuscì ad essere eletto benché fosse Procuratore di San Marco ma le esauste finanze famigliari non gli consentirono il passo.

Al suo posto fu eletto Ludovico Manin che fu infatti l’ultimo Doge della Repubblica e suggellò la fine della plurisecolare storia della Serenissima Dominante. Memmo non era solo: c’erano altri a pensarla come lui, fra questi Angelo Querini (altra voce a mia cura) e altri. Tra l’altro spesso uniti dall’hobby dell’architettura, un modo come un altro per portare avanti idee innovative senza rischiare di finire agli arresti, come capitò appunto a Querini.

La figura di Memmo è comunque molto complessa, secondo me fu un uomo straordinario che vedeva molto più lontano della maggioranza dei membri della ormai sfinita classe nobiliare veneziana. Del resto se qualcuno è costretto a passare la mano significa che non ha più idee e qualcun altro si fa avanti con le proprie. Questo vale per Venezia, per la Rivoluzione Francese e per tutti i casi analoghi. Vale anche per noi attualmente.

A parte la vita pubblica, che lo impegnava moltissimo, Memmo non mancò mai di dedicare tempo ed energie alla socialità. In questo era molto aperto: Goldoni gli dedicò una commedia che lo raffigurava bene “L’uomo di mondo” e in qualche misura quindi Memmo fu vicino anche alla riforma teatrale del commediografo. Intrattenne sempre rapporti con Casanova, riconoscendo il suo spirito, la sua cultura e la sua grande vitalità, aldilà del fatto che si trattava di un “criminale evaso” e lui era un uomo di governo. Tra l’altro pare che nell’imprigionamento di Casanova abbia fatto la sua parte anche la madre dei fratelli Memmo, Lucia Pisani, la quale temeva che i suoi figli fossero “traviati”. In realtà non si trattava di questioni morali ma politiche: Casanova era massone, come Querini e tantissimi altri e la massoneria certo non faceva simpatia alle oligarchie dominanti. Infatti fu uno dei motori principali del Risorgimento italiano e non sparì certo successivamente, né avrebbe potuto, ormai.

Ma tu mi chiedi cose più “frivole” ma lo sono poi veramente? Ne siamo sicuri? Per Memmo le cose non stavano così: infatti in una lettera scrisse (vado a memoria) mi pare a Zaguri, parlando di sé: “..colui che possedette sempre e non fu posseduto mai dalla Rosenberg in fuori…” cioè che la Rosenberg (cognome da sposata di Giustiniana), si era appropriata della sua mente che la loro storia era stata straordinariamente coinvolgente ma che da lì in poi non era più accaduto. Non è poco per un uomo fare un ammissione del genere.

Ma se attacco con Giustiniana non la finisco più: è un’altra fissa che ho ma il fatto è che è un personaggio di una modernità straordinaria, unica secondo me. Travalica ampiamente, col suo stile, l’epoca in cui viveva. Aveva uno stile moderno, non solo di scrittura ma di più: uno stile di pensiero, molto avanti. Come Memmo, a pensarci bene.

Ebbene cerco di sintetizzare, sull’epistolario ce da dire parecchio, le lettere di Andrea sono notevoli e pure quelle di Giustiniana. Tra l’altro il ritrovamento è intriso di misteri. Praticamente le lettere di Andrea furono ritrovate a palazzo Mocenigo a Venezia da un discendente della figlia di Memmo. Un pacchetto legato che le conteneva. Molte sono scritte in cifra: i due amanti non volevano farsi “intercettare”. Trasudano passione, sono forti. Memmo fece pazzie per Giustiniana, pur essendo un uomo molto posato e con la testa sulle spalle.

Dopo il ritrovamento in tempi moderni ci fu anche un omicidio misterioso, infatti Alvise Di Robilant, che aveva ritrovato i documenti, fu ucciso (16 gennaio 1997) in circostanze mai chiarite e il delitto rimase impunito.
www.cronaca-nera.it/cronaca-nera-it...itto-conte.html

Il figlio Andrea (!) di Robilant le raccolse, decifrò e ne fece oggetto di un bellissimo libro: “Un amore veneziano”. Secondo me è fatto molto bene. Per la cronaca, le lettere da un po’ sono in vendita a Venezia ma forse sono già passate di mano. Peccato perché con ogni probabilità l’acquirente non le pubblicherà con l’edizione critica che tutti aspettavamo e così se ne riparlerà chissà quando.

Riguardo Giustiniana ci sarebbe parecchio da dire, divenne scrittrice e di un certo successo. Morì in modo abbastanza atroce a soli 54 anni. L’ultima visita al capezzale la fece Andrea, suggellando per sempre una storia importante che lo aveva accompagnato, almeno col pensiero, per tutta la vita. Andrea la seguì due anni dopo e anche la sua morte fu difficile: una cancrena a una gamba se lo portò via, forse causata da diabete (allora incurabile). Malgrado il dolore e lo strazio, riceveva semplicemente cercando di non tediare i visitatori col suo male, sempre con la leggerezza settecentesca cui si è fatto riferimento.

Fu seppellito nella chiesa di Santa Maria dei Servi. Quando essa dovette essere abbattuta, poiché pericolante, le spoglie furono traslate nella Chiesa dei Santi Ermagora e Fortunato (San Marcuola) che è attigua al palazzo di famiglia, in una semplice sepoltura a terra e una piccola lapide che reca solamente una laconica scritta: "ANDREÆ MEMO PATR. VEN." Lo scortese addetto non consente di fotografarla.

Per quanto riguarda la bibliografia di Giustiniana puoi far riferimento alla voce citata. Il suo libro più famoso è Alticchiero (1787) dedicato alla villa, ora scomparsa, di Angelo Querini. Qui aggiungo un piccolo ricordo personale. Il libro è a dir poco introvabile. Ebbene essendo andato a Padova, qualche anno fa, sperando di riuscire a individuare la tomba di Giustiniana e non essendoci riuscito (la lapide è in alto e la chiesa di San Benedetto Vecchio poco illuminata), tornato a Venezia, mentre percorrevo calle della Mandola mi fermai davanti alle vetrine del solito antiquario, a me ben noto, e il libro era lì, appena esposto. Lo presi al volo a un prezzo pure bassissimo.

Lo so sembra una storia inventata eppure è andata così. Pura coincidenza è ovvio, visto che non credendo in nulla non posso ipotizzare un intervento dall’aldilà dell’autrice. Il frontespizio del libro è questo
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Alticchi...rontespizio.jpg

Passando dalla bibliografia delle opere di Giustiniana a quella delle opere scritte su di lei è inevitabile il riferimento alla maggiore esperta dell’argomento: Nancy Isenberg (che insegna a Roma Tre) e si è occupata parecchio dell’epistolario, questa l’ultima cosa che ha scritto:
Nancy Isenberg (a cura di), Giustiniana Wynne, Caro Memmo, mon cher frére, Treviso, Elzeviro editore, 2010. ISBN 88-87528-24-1

Insomma ce ne sarebbero ancora moltissime di cose da dire, anche sui luoghi: ho ritrovato la stanza da cui Giustiniana si affacciava per parlare con Andrea, la finestra “col pergolo”, che ho fotografato dall’esterno. Dall’interno non è stato possibile perché l’attuale proprietario ha risposto picche alle mie richieste (ed è pure professore universitario!!).

La finestra è identificabile perché Andrea ne parla nelle lettere e siccome sappiamo da quale finestra del palazzo attiguo si affacciava Andrea è stato possibile ritrovarla. Per fortuna sul palazzo Businello, da quella parte di finestre “col pergolo” ce n’è una soltanto.
Spero di non essermi dilungato troppo in realtà ho cercato di essere più breve possibile.

Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 19/11/2013, 19:24
 
Top
view post Posted on 19/11/2013, 19:14
Avatar

Marie-Antoinette

Group:
Member
Posts:
6,349

Status:


In effetti,Tiziana,doveva essere un po' stressante essere sempre di buon umore. Anche gli argomenti di conversazione erano quasi prefissati,ma doveva avere il suo fascino questa vita,se gli stranieri che passavano un po' di tempo a Parigi,non volevano piu' andarsene. E chi era costretto a farlo rimpiangeva quella vita per sempre.
In ogni caso i sentimenti erano diversi. Con quello stile di vita,i figli quasi non conoscevano i genitori,Talleyrand dichiaro' di non aver mai passato una notte sotto lo stesso tetto dei suoi genitori. Quindi un lutto in famiglia non coinvolgeva piu' di tanto. Almeno non si doveva mostrare il proprio dolore. Fu con questo spirito che i nobili salirono i gradini della ghigliottina. Taine nel suo libro si chiede se si fossero ribellati,o comunque non avessero accettato la loro sorte con quel modo di vivere che aveva caratterizzato tutto il loro mondo,quanti di loro si sarebbero salvati. Cita la storia di un nobile di Bordeaux,non appena seppe che sarebbe stato arrestato,inizio' ad andare in giro con la spada,due pistole e un fucile,dichiarando che avrebbe venduto cara la pelle. Nessuno oso' arrestarlo e sopravvisse alla rivoluzione.
Onestamente non so se un comportamento simile avrebbe sortito un effetto diverso da quello che accadde in Vandea. Forse l'unico risultato sarebbe stata la guerra civile. Ma questa e' storia controfattuale e non ci interessa.
 
Top
view post Posted on 19/11/2013, 20:52
Avatar

Arciduca /Arciduchessa

Group:
Member
Posts:
649
Location:
Regno di Sardegna

Status:


CITAZIONE (MmeAnna @ 19/11/2013, 13:05) 
Era necessario non soltanto non urtare,ma piacere;si era tenuti a dimenticare se stessi per gli altri,a essere sempre premuroso e ben disposto verso di loro,a tenere per se le proprie contrarieta' e i propri dolori,a risparmiare le idee tristi,e a fornire idee gaie.
........ In questi salotti e' esclusa la naturalezza,tutto e' gia' sistemato,prefissato;lo scenario,i costumi,il comportamento,il tono della voce,le parole e perfino i sentimenti. C'era allora,disse una persona che subi' questa educazione "una maniera di camminare,di sedersi,di salutare,di raccogliere un guanto,di tenere la forchetta,di porgere un oggetto,in altre parole,una mimica completa doveva essere insegnata ai bambini. E doveva essere fatto il prima possibile,perche' una parola o un gesto sbagliato,condannavano il poveretto all'emarginazione sociale.

Oddio! Messa in questo modo, mi sento soffocare. Come siamo lontani oggi da questa forma mentis e da questo stile nell'affrontare la vita. O forse no: mi viene in mente che il 99% delle volta che qualcuno chiede "come va?" ad un altro, non vuole sapere la verità ma solo sentirsi dire un tranquillizzante "va bene, grazie".
In ogni caso la prima reazione nel rileggere l'ultimo post di Mme Anna è stata molto simile a quella di reine Claude. Capisco l'etichetta, le convenzioni, questo non sta bene, quell'altro non è elegante.... ma uno quando era libero di esprimere se stesso? :th_019_.gif:
 
Top
34 replies since 18/11/2013, 13:28   1160 views
  Share