CITAZIONE (reine Claude @ 19/11/2013, 09:55)
[QUOTE=Giacomo Girolamo Casanova,18/11/2013,
Il più vivo ed emozionante per me rimane sempre il carteggio tra
Andrea Memmo e
Giustiniana Wynne, di una modernità straordinaria.
Grazie anche di questa segnalazione e della "prescrizione" (?
) dell'altro libro della Craveri.
Dove si possono leggere le lettere di cui parli?
(Vado un attimo OT: Andrea Memmo è colui che, nel 1775, ha trasformato il Prato della Valle a Padova: infatti, l'isoletta che sorge al centro della grande "piazza", si chiama Isola Memmia, in suo onore).
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È lui, certamente, intanto ti consiglierei di leggere le due voci su Wiki dedicate ai due personaggi. Sono un po' sintetiche non perché non ci fosse materiale ma perché non sempre me la sento di imbarcarmi in una voce pesante come quella dedicata a Casanova o altre. Poi ci sono le vie di mezzo come
Cicisbeo che è abbastanza densa ma comunque di dimensioni contenute. Come è noto le voci di Wiki sono aperte cioè chiunque può intervenire e di conseguenza non ci si può arrogare nessuna paternità. Comunque resta il fatto che se uno ne ha scritto il 99% ovviamente considera la voce una sua creatura.
Ritornando ai due brillanti personaggi, Memmo fu veramente un attore di grande rilievo sulla scena politica veneziana. Purtroppo la storia stava andando in un'altra direzione e il suo tentativo di apertura cioè di modernizzare la struttura politica della Repubblica, che era fortemente oligarchica, non ebbe successo. Mancò anche all'appuntamento col dogado in quanto non riuscì ad essere eletto benché fosse Procuratore di San Marco ma le esauste finanze famigliari non gli consentirono il passo.
Al suo posto fu eletto Ludovico Manin che fu infatti l’ultimo Doge della Repubblica e suggellò la fine della plurisecolare storia della Serenissima Dominante. Memmo non era solo: c’erano altri a pensarla come lui, fra questi
Angelo Querini (altra voce a mia cura) e altri. Tra l’altro spesso uniti dall’hobby dell’architettura, un modo come un altro per portare avanti idee innovative senza rischiare di finire agli arresti, come capitò appunto a Querini.
La figura di Memmo è comunque molto complessa, secondo me fu un uomo straordinario che vedeva molto più lontano della maggioranza dei membri della ormai sfinita classe nobiliare veneziana. Del resto se qualcuno è costretto a passare la mano significa che non ha più idee e qualcun altro si fa avanti con le proprie. Questo vale per Venezia, per la Rivoluzione Francese e per tutti i casi analoghi. Vale anche per noi attualmente.
A parte la vita pubblica, che lo impegnava moltissimo, Memmo non mancò mai di dedicare tempo ed energie alla socialità. In questo era molto aperto: Goldoni gli dedicò una commedia che lo raffigurava bene “L’uomo di mondo” e in qualche misura quindi Memmo fu vicino anche alla riforma teatrale del commediografo. Intrattenne sempre rapporti con Casanova, riconoscendo il suo spirito, la sua cultura e la sua grande vitalità, aldilà del fatto che si trattava di un “criminale evaso” e lui era un uomo di governo. Tra l’altro pare che nell’imprigionamento di Casanova abbia fatto la sua parte anche la madre dei fratelli Memmo, Lucia Pisani, la quale temeva che i suoi figli fossero “traviati”. In realtà non si trattava di questioni morali ma politiche: Casanova era massone, come Querini e tantissimi altri e la massoneria certo non faceva simpatia alle oligarchie dominanti. Infatti fu uno dei motori principali del Risorgimento italiano e non sparì certo successivamente, né avrebbe potuto, ormai.
Ma tu mi chiedi cose più “frivole” ma lo sono poi veramente? Ne siamo sicuri? Per Memmo le cose non stavano così: infatti in una lettera scrisse (vado a memoria) mi pare a Zaguri, parlando di sé: “..colui che possedette sempre e non fu posseduto mai dalla Rosenberg in fuori…” cioè che la Rosenberg (cognome da sposata di Giustiniana), si era appropriata della sua mente che la loro storia era stata straordinariamente coinvolgente ma che da lì in poi non era più accaduto. Non è poco per un uomo fare un ammissione del genere.
Ma se attacco con Giustiniana non la finisco più: è un’altra fissa che ho ma il fatto è che è un personaggio di una modernità straordinaria, unica secondo me. Travalica ampiamente, col suo stile, l’epoca in cui viveva. Aveva uno stile moderno, non solo di scrittura ma di più: uno stile di pensiero, molto avanti. Come Memmo, a pensarci bene.
Ebbene cerco di sintetizzare, sull’epistolario ce da dire parecchio, le lettere di Andrea sono notevoli e pure quelle di Giustiniana. Tra l’altro il ritrovamento è intriso di misteri. Praticamente le lettere di Andrea furono ritrovate a palazzo Mocenigo a Venezia da un discendente della figlia di Memmo. Un pacchetto legato che le conteneva. Molte sono scritte in cifra: i due amanti non volevano farsi “intercettare”. Trasudano passione, sono forti. Memmo fece pazzie per Giustiniana, pur essendo un uomo molto posato e con la testa sulle spalle.
Dopo il ritrovamento in tempi moderni ci fu anche un omicidio misterioso, infatti Alvise Di Robilant, che aveva ritrovato i documenti, fu ucciso (16 gennaio 1997) in circostanze mai chiarite e il delitto rimase impunito.
www.cronaca-nera.it/cronaca-nera-it...itto-conte.htmlIl figlio Andrea (!) di Robilant le raccolse, decifrò e ne fece oggetto di un bellissimo libro: “Un amore veneziano”. Secondo me è fatto molto bene. Per la cronaca, le lettere da un po’ sono in vendita a Venezia ma forse sono già passate di mano. Peccato perché con ogni probabilità l’acquirente non le pubblicherà con l’edizione critica che tutti aspettavamo e così se ne riparlerà chissà quando.
Riguardo Giustiniana ci sarebbe parecchio da dire, divenne scrittrice e di un certo successo. Morì in modo abbastanza atroce a soli 54 anni. L’ultima visita al capezzale la fece Andrea, suggellando per sempre una storia importante che lo aveva accompagnato, almeno col pensiero, per tutta la vita. Andrea la seguì due anni dopo e anche la sua morte fu difficile: una cancrena a una gamba se lo portò via, forse causata da diabete (allora incurabile). Malgrado il dolore e lo strazio, riceveva semplicemente cercando di non tediare i visitatori col suo male, sempre con la leggerezza settecentesca cui si è fatto riferimento.
Fu seppellito nella chiesa di Santa Maria dei Servi. Quando essa dovette essere abbattuta, poiché pericolante, le spoglie furono traslate nella Chiesa dei Santi Ermagora e Fortunato (San Marcuola) che è attigua al palazzo di famiglia, in una semplice sepoltura a terra e una piccola lapide che reca solamente una laconica scritta: "ANDREÆ MEMO PATR. VEN." Lo scortese addetto non consente di fotografarla.
Per quanto riguarda la bibliografia di Giustiniana puoi far riferimento alla voce citata. Il suo libro più famoso è
Alticchiero (1787) dedicato alla villa, ora scomparsa, di Angelo Querini. Qui aggiungo un piccolo ricordo personale. Il libro è a dir poco introvabile. Ebbene essendo andato a Padova, qualche anno fa, sperando di riuscire a individuare la tomba di Giustiniana e non essendoci riuscito (la lapide è in alto e la chiesa di San Benedetto Vecchio poco illuminata), tornato a Venezia, mentre percorrevo calle della Mandola mi fermai davanti alle vetrine del solito antiquario, a me ben noto, e il libro era lì, appena esposto. Lo presi al volo a un prezzo pure bassissimo.
Lo so sembra una storia inventata eppure è andata così. Pura coincidenza è ovvio, visto che non credendo in nulla non posso ipotizzare un intervento dall’aldilà dell’autrice. Il frontespizio del libro è questo
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Alticchi...rontespizio.jpgPassando dalla bibliografia delle opere di Giustiniana a quella delle opere scritte su di lei è inevitabile il riferimento alla maggiore esperta dell’argomento: Nancy Isenberg (che insegna a Roma Tre) e si è occupata parecchio dell’epistolario, questa l’ultima cosa che ha scritto:
Nancy Isenberg (a cura di), Giustiniana Wynne, Caro Memmo, mon cher frére, Treviso, Elzeviro editore, 2010. ISBN 88-87528-24-1
Insomma ce ne sarebbero ancora moltissime di cose da dire, anche sui luoghi: ho ritrovato la stanza da cui Giustiniana si affacciava per parlare con Andrea, la finestra “col pergolo”, che ho fotografato dall’esterno. Dall’interno non è stato possibile perché l’attuale proprietario ha risposto picche alle mie richieste (ed è pure professore universitario!!).
La finestra è identificabile perché Andrea ne parla nelle lettere e siccome sappiamo da quale finestra del palazzo attiguo si affacciava Andrea è stato possibile ritrovarla. Per fortuna sul palazzo Businello, da quella parte di finestre “col pergolo” ce n’è una soltanto.
Spero di non essermi dilungato troppo in realtà ho cercato di essere più breve possibile.
Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 19/11/2013, 19:24