Maria Antonietta - Regina di Francia

I salotti e l'ancien régime

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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 23/11/2013, 22:31




Come ho detto non sono un esperto di Goldoni e non so come stessero le cose. Se spostiamo il tiro sul salotto italiano in genere l'argomento è vasto e non sono convinto che il fenomeno da noi fosse così in sottordine: penso ai Verri, a Beccaria e alla risonanza che ebbe il suo "sbarco" a Parigi dopo il successo della sua opera più famosa. Il soggiorno fu breve in quanto l'allegra consorte fece fuoco e fiamme per farlo tornare alla base a causa di una gravidanza incipiente e di conti che, assente il marito, non sarebbero tornati. Aggiungo che il salotto italiano fu adornato da un istituto unico: il cicisbeismo, in uso solo da noi. Quindi la socialità culturale e galante c'era eccome. Poi dire italiano è pure generico perché le cose cambiavano enormemente da Milano a Napoli.

Sono d'accordo che il salotto sicuramente è di matrice nobiliare però con inserti molto pesanti di borghesi, tra cui scienziati e filosofi di chiara fama, categorie in cui la nobiltà molto difficilmente esprimeva personalità rilevanti.

Qui di seguito un riassunto della situazione salottiera in Italia (da Wikipedia):

Salotti in Italia

La consuetudine del salon francese si sviluppa anche in Italia nel '600 e '700 dove un notevole contributo alla storia, non solo letteraria, venne offerto ad esempio dal salotto di Pietro Verri che fondò l'Accademia dei Pugni o da quello chiamato scherzosamente "cameretta" di Carlo Porta che aveva come ospiti più noti Alessandro Manzoni, Tommaso Grossi, Giovanni Berchet.

Firenze
Salotto in casa Fantastici di Fortunata Sulgher
Salotto di Luisa di Stolberg-Gedern, contessa d'Albany
Salotto di Fanny Targioni Tozzetti in via Ghibellina
Salotto della marchesa Venturi

Milano
Salotto di Pietro Verri
Salotto o "cameretta" di Carlo Porta
Salotto di Clara Maffei nel palazzo Olivazzi di via Bigli
Salotto di Cristina Trivulzio Belgioioso

Napoli
Salotto, prettamente letterario, di Tommaso Cornelio
Salotto di Francesco D'Andrea nella sua casa nel borgo dei Vergini
Salotto di Nicola Caravita, accoglieva anticurialisti e antibarocchisti
Salotto di Paolo Mattia Doria dove si ritrovavano i matematici-naturalisti
Salotto di Leonardo Di Capua, luogo di riunione dei fautori della lingua toscana
Salotto di Agnello Di Napoli, salotto dei gassendisti
Salotto letterario e musicale di Aurora Sanseverino presso il Palazzo Gaetani dell’Aquila d’Aragona
Salotto di Ippolita Cantelmo Stuart (donna Popa) presso il Palazzo Carafa di Roccella

Roma
Salotto di Tullia d'Aragona
Salotto della regina Cristina di Svezia
Salotto di Maria Mancini
Salotto di Prudenza Gabrielli Capizucchi
Salotto di Maria Casimira Sobieska

Venezia
Salotto della dogaressa Giovanna Dandolo
Salotto di Marina Querini Benzon presso il palazzo di San Beneto
Salotto di Elena Priuli presso il casino Venier
Salotto di Alba Corner Vendramin
Salotto di Giustina Renier Michiel in corte Contarina a S. Moisè
Salotto di Isabella Teotochi Albrizzi prima in calle delle Balotte, poi al ponte dei Bareteri e presso Villa Albrizzi

Il che mi pare un po' in contrasto con quanto leggo in precedente post:

Il salotto, tuttavia, è una realtà interamente francese e in particolar modo parigina.
Goldoni non può capire la realtà francese del salotto perché in Italia mancavano le condizioni affinchè si potessero diffondere in modo adeguato.



Riguardo Casanova e ai suoi rapporti con l'Inquisizione e l'Indice, facciamo attenzione perché Casanova fu al soldo degli Inquisitori di Stato (Il "Terribile tribunale"), organo politico-giudiziario della Repubblica di Venezia che per fortuna non c'entra nulla con l'Inquisizione (Sant'Uffizio), istituto della Chiesa che a metà Cinquecento istituì l'Index.

Se si usa il singolare (Inquisizione) è facile che qualcuno faccia confusione. Casanova fu accusato di detenere libri proibiti che in realtà a Venezia circolavano allegramente, in larga maggioranza in casa dei patrizi. L'accusa era del tutto pretestuosa.

Edited by Giacomo Girolamo Casanova - 24/11/2013, 15:09
 
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view post Posted on 24/11/2013, 13:10
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Marie-Antoinette

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Bisogna cercare di immaginare,se possibile,il grado di di eleganza e di perfezione al quale il saper vivere li aveva portati.
Un duello tra due principi del sangue,il conte d'Artois e il duca de Bourbon,si svolse cosi'. Poiche' il duca era l'offeso,l'altro,suo superiore,era tenuto a concedergli uno scontro.
"Non appena il signor conte d'Artois,e' saltato a terra e,andando direttamente verso di lui,gli ha detto con aria sorridente "Signore il pubblico pretende che noi ci stiamo cercando".Il signor duca di Bourbon ha risposto togliendosi il cappello "Signore io sono qui per ricevere i vostri ordini"." Per seguire i vostri"ha teplicato il signor conte d'Artois"bisogna che mi consentiate di andare fino alla mia vettura".
Il conte ritorna poi con la spada,il duello comincia;passato un certo tempo,vengono separati,i testimoni giudicano che l'onore e' soddisfatto."Non sta a me di esprimere un'opinione,"ha ripreso il signor conte d'Artois "sta al signor duca di Bourbon di dire quello che vuole;io sono qui per ricevere i suoi ordini".
"Signore",ha replicato il signor duca de Bourbon rivolgendo la parola al signor conte d'Artois e abbassando la punta della spada "io sono pervaso di riconoscenza per la vostra bonta',e non dimentichero'mai l'onore che mi avete fatto".
(Racconto del signor de Bezenval testimone del duello.)
Si poteva avere un piu' esatto e piu' fine senso dei ranghi,delle posizioni,delle circostanze,si poteva circondare un duello di una grazia maggiore?
 
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Giacomo Girolamo Casanova
view post Posted on 24/11/2013, 13:13




Questa discussione è "polifonica" mi ricorda un romanzo di Milan Kundera....
 
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view post Posted on 25/11/2013, 13:11
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Marie-Antoinette

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Nei salotti tutto era artificioso,non solo l'esterno,ma anche l'interno era artificioso;c'era una maniera obbligatoria di sentire,di pensare,di vivere,di morire. Impossibile parlare ad un uomo senza mettersi ai suoi ordini e a una donna senza mettersi ai suoi piedi. Il bon ton aveva regolato in anticipo tutti i passi,grandi e piccoli,la maniera di dichiararsi a una dama e di rompere con lei,di cominciare a condurre un duello,di trattare un proprio pari,un subordinato,un superiore.
Se si infrangeva anche minimamente questo codice universaledelle usanze,si diveniva "un tipo". Un uomo di cuore e di talento come d'Argenson fu soprannominato "la bestia" perche' la sua originalita' andava oltre i limiti convenuti. "E' una cosa che non ha nome che non assomiglia a niente",questo e' il rimprovero piu' forte.
Il numero delle parole autorizzate e' ristretto come il numero delle azioni. Lo stesso gusto raffinato che impoveriva l'iniziativa,impoveriva la lingua,e si agiva come si parlava,secondo norme imparate,in un circolo limitato.
Per nessuna ragione erano ammessi l'eccentrico,l'imprevisto,lo slancio spontaneo. Un anedotto minimo,un semplice gesto,da esso si possono concludere molte cose. Mlle de....che grazie al credito della propria famiglia aveva ottenuto una pensione per Marcel,celebre maestro di danza,accorse da lui tutta contenta e gli tese il brevetto. Marcel lo prese e lo getto' a terra " E' cosi' ,signorina,che vi ho insegnato a porgere qualcosa? Raccogliete questo foglio e ridatemelo come dovete." Lei riprese il brevetto e glielo porse con tutte le grazie dovute.
"Bene,signorina," disse Marcel" lo accetto,anche se il gomito non era sufficientemente arrotondato,e vi ringrazio."
 
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view post Posted on 16/7/2015, 22:25
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Marie-Antoinette

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Lieta di partecipare alla conversazione :wub: Mma Anna un bellissimo argomento e soprattutto descritto meravigliosamente. Io credo sia stato un mondo di marionette! Soffocante, ipocrita e vuoto. Con tutto il rispetto per le fonti personalmente non credo all'assoluta mancanza di preoccupazioni. Non è possibile questo nemmeno alla reggia di Versailles. Quando Maria Antonietta dall'Austria passò in Francia non rimase affatto affascinata da quel mondo anzi.. Potrebbe essere un validissimo esempio! Versailles potrebbe apparire" la dolce vita" agli occhi di stranieri di passaggio noncuranti .
Io non mi chiedo come facessero a vivere senza pensieri,senza dare il minimo peso alla quotidianità perché non penso si possa vivere senza "fastidiosi riflessioni" anzi tutte queste falsità ebbero gravi conseguenze psicologiche.. Luigi XIV volle impegnare i nobili conle banalità per essere libero di governare in modo assoluto .
Che Talleyrand avesse ragione? La dolcezza di vivere era quella? No, assolutamente no! Un continuo impegnarsi nella recitazione, nel giudicare, nel valutare le persone in base al rango sociale.. No.. Non è la dolce vita.
 
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34 replies since 18/11/2013, 13:28   1160 views
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