| Sto leggendo il libro di Jean Orieux "Caterina de' Medici. Un'italiana sul trono di Francia". Nei capitoli relativi alla tristemente famosa strage di San Bartolomeo, Orieux scrive: "Numerosi storici hanno creduto di scorgere nelle guerre di religione, e in particolare in quei giorni cruenti dell'agosto 1572, una prefigurazione del 1793. Il re, i principi, i signori, il popolo stesso non mettevano in discussione la sacralità del potere regale, tuttavia, durante i disordini di San Bartolomeo, apparve in tutta evidenza che questo potere non era invulnerabile. ...Ormai in Francia, parte dei francesi non si consideravano più, nella propria anima e nella propria coscienza, sudditi del re. Per il potere regale questa dissidenza morale dei riformati, era infinitamente più grave della loro opposizione all'autorità del pontefice. Questa frattura si rinsalderà solo superficialmente... La pace regnò fino alla morte di Enrico IV. La ribellione riesplose sotto Luigi XIII e Richelieu. Infine, l'imperdonabile errore della revoca dell'editto di Nantes risvegliò contro la corona l'odio suscitato da Caterina. Quest'odio risorse, vivissimo, all'epoca della Rivoluzione." Si è parlato molto in questi ultimi giorni delle cause della Rivoluzione francese, partendo dalla discussione di Anna sui Decreti di Luigi XVI #entry549335116 Ma da quanto leggo in questo libro, mi sembra di capire che il potere regale, assoluto, cominciava ad incrinarsi già al tempo di Caterina de' Medici. In questo senso, mi sembrano perfette le parole di Elena nel suo secondo intervento: " ...il principio che aveva retto le monarchie fin dall'inizio: il potere assoluto come diritto divino. Evidentemente il principio era così radicato che niente poteva scalfirlo, se non un bagno di sangue." e quelle di Anna: "Io ho sempre la sensazione nel leggere un libro sulla Rivoluzione, che niente e nessuno avrebbe potuto fermare quel processo (che i filosofi avevano innescato)". Orieux cita spesso l'opera di Balzac, a proposito di Caterina de' Medici, e in appendice propone un "sorprendente racconto in cui Balzac evoca Caterina de' Medici che parla della strage di San Bartolomeo. Il genio medianico dello scrittore ritrova il pensiero recondito della regina , quale alcuni documenti, scoperti dopo la morte di Balzac, lo hanno rivelato agli storici del XX secolo. Si ha l'impressione che Balzac fosse abitato dal pensiero della sua straordinaria eroina". Ecco il racconto di Balzac, riportato da Orieux (Les deux reves, pp 65 e 59): Una cena a Parigi, nel 1786, in casa di un appaltatore di imposte. Vi assistono Calonne, sovrintendente alle Finanze di Luigi XVI, e alcuni personaggi di qualità, più qualche altro senza qualità di cui ignoriamo il nome. Come si sono intrufolati in questa casa? Sono i misteri di Parigi e di una socità che si suicida. Tuttavia, ci sono Beaumarchais e Madame de Genlis, che vanno dapertutto. Tra gli sconosciuti, si segnala un avvocato tutto lindo, sostenuto, paffuto, che ha l'aria di aver bevuto dell'agresto. Un altro è brutto da far paura, "ma (è la padrona di casa che parla) mi ha reso il più straordinario servigio che una donna possa ricevere da un uomo.Mi ha guarita da quegli odiosi rossori della rosacea, che mi facevano somigliare a una contadina". "E' un ciarlatano" dice uno. "No, è il medico dei paggi del re. E' molto intelligente, scrive...". "Se il suo stile è simile al suo aspetto...". Si tratta del medico anonimo. A quell'epoca, Cagliostro aveva reso di moda i contatti con l'aldilà. La padrona di casa, che era una signora alla moda, sostenne di aver visto, di aver visto realmente, la regina Cleopatra. Allora, il gelido avvocato uscì dal proprio riserbo. "Io vi credo, signora, io ho parlato con Caterina de' Medici," "E com'era la defunta regina?" gli domandò Calonne. L'avvocato descrisse l'apparizione che aveva avuto: "La regina somigliava al ritratto dipinto da Clouet, che si trova dal re"... Il colloquio del freddo avvocato con Caterina fu squisitamente politico. Ciò non parve soddisfare la compagnia: l'amore e le dame della regina avrebbero fatto meglio al caso. Ma l'avvocato si scaldava un po' solo per la politica. "Ah!, Signora" disse egli arditamente a Caterina de' Medici "Voi avete commesso un grandissimo crimine." "Quale?" domandò lei. "Quello il cui segnale fu dato dalla campana del palazzo il 24 agosto 1572." Ella sorrise allora sdegnosamente. "Voi lo chiamate un crimine, ma fu solo un evento sfortunato. Non adeguatamente condotta, l'impresa fallì, e non ne è derivato per la Francia, per l'Europa e per la Chiesa cattolica, il bene che noi attendevamo da essa. Mi si imputa a crimine la festa di San Bartolomeo, perchè non è riuscita. Se in quella notte fosse stata sterminata l'eresia, la Storia me ne avrebbe reso merito. Io sarei stata consegnata ai posteri, nei secoli, con una bella immagine della Provvidenza. Il mio crimine non è la strage, ma la sua imperfezione. Il fallimento è costato all'umanità più caro del massacro incompiuto, perchè è stato seguito da altri massacri, che si sarebbero rivelati inutili se il mio fosse stato perfetto. Perchè mi si rimprovera la festa di San Bartolomeo mentre si innalzano statue a Luigi XIV che ha revocato l'editto di Nantes e ha causato più morti, più dolori, più rovine della notte di San Bartolomeo?" L'avvocato, inorridito da queste argomentazioni, le risponde che "tre generazioni condannano e biasimano" il suo crimine. "Sì" replica lei "in seguito, ma ai miei tempi si fu meno severi. Sono stata accusata di crudeltà, di ambizione...Io non sono stata dominata da sentimenti di odio. Ero calma e fredda come la ragione stessa. Ho condannato gli ugonotti senza pietà e senza ira: essi erano le mele marce della mia cesta . Fossi stata regina d'Inghilterra, avrei giudicato allo stesso modo i cattolici, se fossero stati fazioni. Dopo tutto, io di cuore, sarei stata calvinista. La Riforma non fu un problema religioso, ma piuttosto politico; una rivoluzione abortita nel XVI secolo, e poichè non l'ho soffocata, imperverserà nel mondo. Tu porterai a compimento la rivoluzione, tu che mi ascolti. Io ero assolutamente sola al potere, non un uomo che potesse essermi di sostegno: uno mi precedette, Luigi XI e uno mi seguì, Richelieu. L'uno giunse troppo presto, l'altro troppo tardi. L'umanità si trasforma solo nei bagni di sangue...la tranquillità, la ricchezza di una società si pagano con fiumi di sangue, necessari per istituirla, e ancora con bagni di sangue, necessari per conservarla. Tu lo saprai, tu che devi essere uno dei costruttori dell'edificio." lasciando stupefatto il freddo avvocato.
"Era solo un sogno" gli dissero quando ebbe concluso il proprio racconto. E la compagnia si sciolse. La padrona di casa, rivolgendosi verso l'avvocato ancora trasognato per aver così bene ascoltato Caterina de' Medici, gli disse: "Vuole farmi la cortesia, signor de Robespierre, di riaccompagnare alla propria casa il signor Marat? Non è più in grado di reggersi in piedi."
Che ne pensate?
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