Come molte altre aziende vinicole storiche, anche la Duca di Salaparuta è stata acquistata da un azienda del nord (
Illva di Saronno che ha
concentrato pure Corvo e Florio)
Tenere un'etichetta ai livelli di eccellenza attuali, impone investimenti pazzeschi che solo grandi gruppi possono permettersi oppure privati molto abbienti che effettuano un investimento "di ritorno" cioè da attività imprenditoriali diverse al vino.
Impiantare da zero un ciclo produttivo completo (vero ed effettivo, non con gli annunci di ex politici riciclati), dal vigneto alla bottiglia esportata, richiede investimenti di decine di milioni pure su estensioni medie. Il problema è che si tende a garantire un'omogeneità di prodotto assoluta che richiede tra l'altro condizioni costanti di temperatura e umidità. Il che costa parecchio.
Ho divagato ma è interessante vedere "come andò a finire" cioè come l'evoluzione economica cambi completamente le caratteristiche strutturali dei gruppi produttivi. Del resto nel passaggio tra Settecento e Ottocento accadde la stessa cosa.
Ogni volta che c'è un salto tecnologico (e correlativamente un ridistribuzione reddituale che comporta un ampliamento della domanda) si deve allargare la base imprenditoriale e passare da un capitalismo ristretto a un capitalismo diffuso.
Un ulteriore micro-esempio la struttura imprenditoriale dei teatri veneziani che passarono da proprietà e gestione nobiliare a struttura finanziaria associata (La Fenice fu il primo e infatti scrissero sulla facciata "Societas").
