Per chi non lo sapesse, il
"Miglio d'oro" è il tratto dell'antica Strada Regia delle Calabrie disseminato di ville settecentesche che va da San Giovanni a Teduccio e Barra (quartieri di Napoli) fino ai confini di Torre del Greco (passando per San Giorgio, Portici ed Ercolano).
Si tratta di un vasto fenomeno urbanistico avviato
dal principe d'Elboeuf, dal Re Carlo III di Borbone e dalla Regina Amalia nella prima metà del Settecento.
Già nel periodo del Vicereame asburgico, Emanuele Maurizio di Guisa Lorena, duca d’Elboeuf, (1677-1763) luogotenente generale dell’imperatore Carlo VI, lo stesso che diede il via agli scavi archeologici di Ercolano, costruì la sua residenza a
Portici.
Villa d'Elboeuf, a Portici, com'è oggi, abbandonata al degrado.
Costruita nel 1711 da
Ferdinando Sanfelice, in una splendida posizione panoramica sul mare.
Si narra che il nuovo re di Napoli, Carlo III di Borbone e sua moglie, Maria Amalia di Sassonia, furono costretti a riparare sulla costa porticese da un fortunale che li sorprese in navigazione nel golfo. La coppia reale fu accolta a Villa d'Elboeuf dal duca, e rimase talmente impressionata dalla bellezza della dimora e dei dintorni, da ordinare la costruzione della Reggia di Portici, che divenne residenza estiva di corte. Più tardi gli stessi acquistarono anche la villa come dipendenza marittima del vicino palazzo reale.
La reggia di Portici. Costruita a partire dal 1738, vi lavorarono
Antonio Medrano,
Antonio Canevari, ma anche
Ferdinando Fuga e
Vanvitelli che la completarono. Oggi è sede della facoltà di Agraria.
Il cortile interno, lungo l'asse dell'antica Strada delle Calabrie che taglia in due l'area della Reggia.
Cfr:
www.facebook.com/carlo.alga/videos...A1OTc1MDk4ODU3/La costruzione della Reggia dette il via all'edificazione di moltissime altre ville nei dintorni, in quanto i nobili napoletani scelsero sempre più numerosi le coste vesuviane per edificare le proprie magioni di campagna e mantenere così il contatto con la coppia reale anche quando lasciava la capitale.
Delle originarie 200 ville, attualmente 121 sono sotto la tutela dell'Ente Ville Vesuviane, e la maggior parte appartiene a privati. Alcune sono in pessime condizioni, per l'abbandono, l'usura del tempo, i danni dell'ultima guerra e i terremoti. Altre sono state restaurate e sono spesso sede di manifestazioni culturali.
Alcune le abbiamo già citate parlando delle famiglie nobili napoletane. Per esempio a
Barra (quartiere di Napoli) la Villa Giulia, abitata dagli attuali proprietari (
#entry596563510), la Villa Pignatelli di Monteleone (di cui restano poche tracce) e la Villa Bisignano (
#entry599018073).
Ad
Ercolano lungo l'attuale Corso Resina (che corrisponde al tratto urbano della Statale delle Calabrie) c'è una concentrazione di capolavori. Innanzitutto la splendida Villa Campolieto dei principi di Sangro di Casacalenda (
#entry602364385), edificata a partire dal 1755 ad opera dei
Vanvitelli, padre e figlio.
Villa Campolieto a Ercolano.
Qualche centinaio di metri più a Sud, c'è un'altra residenza reale:
.
Villa Favorita (facciata sulla strada), costruita a partire dal 1762 su progetto di
Ferdinando Fuga e proprietà del principe di Aci, Stefano Reggio e Gravina, ambasciatore a Madrid del Regno di Napoli. Nel 1768, a lavori appena conclusi, il principe organizzò un fastoso ricevimento in onore di Ferdinando e Maria Carolina novelli sposi. Nel 1792, alla morte del principe rimasto senza eredi maschi, il Re acquistò dalla vedova la villa che era molto piaciuta alla Regina fin dall'epoca delle sue nozze, giacchè somigliava alla sua amata Schonbrunn. Fu per questo che da quel momento la residenza assunse il nome di "La Favorita".
Facciata sul parco con la magnifica scala semicircolare.
Il Bosco inferiore con la
Casina di Zezza. Nel 1799 la villa fu restaurata e abbellita e il parco fu ampliato fino al mare con l'acquisizione della casina del barone Zezza. Oggi risulta tagliato in due da una nuova strada.
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Ecco com'era Villa Favorita nel '700.
Scendendo verso il mare, in via Roma, c'è un'altra splendida villa:
Villa Signorini. Dimora settecentesca appartenuta a diversi proprietari, anche ai Gaetani dell'Aquila d'Aragona, prende il nome da Paolo Signorini, uno dei proprietari della ditta Cirio. Oggi è un hotel.
N.B. Questi gioielli, come Villa Vannucchi, sono tutti quanti sommersi dal degrado e dallo sviluppo urbanistico selvaggio.Edited by elena45 - 24/2/2021, 12:49