Maria Antonietta - Regina di Francia

Villa Vannucchi, a San Giorgio a Cremano (NA)

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view post Posted on 20/3/2017, 10:44
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Marie-Antoinette

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Villa Vannucchi , al Corso Roma di San Giorgio a Cremano (NA). Questo capolavoro del '700, recentemente restaurato dal Comune, che ne è l'attuale proprietario, dopo i danni del terremoto del 1980, apparteneva in origine ai principi d'Aquino di Caramanico per cui era nota come Villa degli Aquini.
La dimora è una delle più imponenti del Miglio d'oro ed è circondata da un grande giardino all'italiana:

Aerial_Vannucchi
Vi prego osservare lo scempio della speculazione edilizia tutt'intorno.

La villa fu voluta, nel 1755, dal principe Giacomo d'Aquino di Caramanico (1690-1759), Gentiluomo di camera del Re Carlo III di Borbone, morto senza eredi, per cui passò al fratello Antonio e poi al nipote, il principe Francesco.

Francesco_D_Aquino_di_Caramanico_1718_1795
Francesco d'Aquino , IX principe di Caramanico (1738-1795), era figlio del principe Antonio e di Ippolita Pignatelli dei principi di Monteroduni. Uomo di grande potere, fu esponente di spicco della Massoneria napoletana e nel 1769 fu eletto Gran Maestro della Loggia della Vittoria. Fu prima Ambasciatore e poi Vicerè di Sicilia. Fu decorato con le insegne dell'Ordine di San Gennaro. Promosse molte riforme e fu particolarmente amato dagli strati più umili della popolazione siciliana, in favore dei quali svolse molte azioni filantropiche. Intraprese la costruzione dell'Orto Botanico di Palermo, adiacente a Villa Giulia che aveva costruito il suo predecessore Marcantonio Colonna.
Nel 1767 sposò Vittoria Guevara di Bovino (1738-1802), vedova del duca di Maddaloni Carlo II Carafa e madre di Marzio Domenico (si diceva che il piccolo erede fosse figlio di Giacomo Casanova). Con Vittoria ebbe un solo figlio: Tommaso Landolfo. Si narra che il Vicerè fu avvelenato per motivi politici e morì tra atroci sofferenze.

Intrigante è pure la storia privata di suo figlio:
Tommaso Landolfo d'Aquino, X principe di Caramanico (1768->1832) sposò in prime nozze Maria Fausta Doria dei principi di Angri, ma non consumò il matrimonio per una repulsione fisica nei confronti della moglie. Iniziò una relazione sentimentale con Teresa Lembo (+1821), bella e giovane vedova del principe Giovanni Carafa di Colubrano, anche questa con un figlio: Michele, futuro musicista. Dalla relazione clandestina nacquero due figli: Marianna e Giuseppe. Quando finalmente nel 1799 gli fu riconosciuta l'eredità paterna, sistemò la sua situazione familiare, ottenne il divorzio e sposò Teresa, che divenne padrona di casa alla villa di San Giorgio e nel palazzo napoletano di Via Medina. Ebbero altre due figlie.
Più tardi, nel teatro privato della villa, il principe Michele Carafa (1787-1872), come già detto figlio di primo letto di Teresa, terrà la rappresentazione delle sue opere, anche perchè il patrigno era molto amante della musica.

Più tardi, nel 1811, il primogenito di Tommaso e Teresa, Giuseppe d'Aquino (+>1837), XI principe di Caramanico, sposerà la nobildonna francese Caroline Andrieux (1791-1846), pronipote di Murat.
Si racconta che quando in villa era ospite Gioacchino Murat, re di Napoli dal 1808 al 1815, si portasse dietro un codazzo tanto esteso da rendere affollatissime le feste che i d'Aquino davano in suo onore: "Or quando Gioacchino veniva qua - si legge in documento dell'epoca - è chiaro che non vi poteva venir da solo ma il numero di coloro che s'invitavano ad accompagnarlo era tanto strabocchevole che lo avresti detto un popolo. I gelati e i rinfreschi durante il tempo di quelle veglie si portavano attorno con tanto eccesso che era un grande "scialacquamento".
Il primo figlio di Giuseppe e Caroline non poteva non chiamarsi Gioacchino (1813-1837), ma morì giovane, prima di suo padre, e il titolo principesco passò al fratello Tommaso Enrico d'Aquino (1820-1868), XII principe di Caramanico. Costui aggiunse al suo, anche il titolo di XII principe di Sansevero! Eh sì. Perchè sposò l'ultima discendente del Principe Mago (#entry566684510).

La villa fu assegnata a Marianna (1796-1863), la figlia maggiore di Tommaso e Teresa, che, nel 1851, la vendette al conte Carlo Vanden Heuvel e a suo figlio Lorenzo; nel 1912, fu rivenduta alla famiglia Vannucchi (www.clementinagily.it/materiali/osc...a_Vannucchi.ppt).

A San Giorgio a Cremano ce ne sono almeno 30 di ville settecentesche, per lo più localizzate nella parte alta della città rispetto al mare. Tra queste anche Villa Pignatelli di Montecalvo, in stato di forte degrado, e Villa Tanucci appartenuta alla moglie del potente ministro di Ferdinando IV.

Edited by elena45 - 2/3/2020, 08:46
 
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view post Posted on 21/3/2017, 10:15
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Per chi non lo sapesse, il "Miglio d'oro" è il tratto dell'antica Strada Regia delle Calabrie disseminato di ville settecentesche che va da San Giovanni a Teduccio e Barra (quartieri di Napoli) fino ai confini di Torre del Greco (passando per San Giorgio, Portici ed Ercolano).
Si tratta di un vasto fenomeno urbanistico avviato dal principe d'Elboeuf, dal Re Carlo III di Borbone e dalla Regina Amalia nella prima metà del Settecento.

Già nel periodo del Vicereame asburgico, Emanuele Maurizio di Guisa Lorena, duca d’Elboeuf, (1677-1763) luogotenente generale dell’imperatore Carlo VI, lo stesso che diede il via agli scavi archeologici di Ercolano, costruì la sua residenza a Portici.

Villa_d_Elboeuf_0
Villa d'Elboeuf, a Portici, com'è oggi, abbandonata al degrado.
Costruita nel 1711 da Ferdinando Sanfelice, in una splendida posizione panoramica sul mare.
Si narra che il nuovo re di Napoli, Carlo III di Borbone e sua moglie, Maria Amalia di Sassonia, furono costretti a riparare sulla costa porticese da un fortunale che li sorprese in navigazione nel golfo. La coppia reale fu accolta a Villa d'Elboeuf dal duca, e rimase talmente impressionata dalla bellezza della dimora e dei dintorni, da ordinare la costruzione della Reggia di Portici, che divenne residenza estiva di corte. Più tardi gli stessi acquistarono anche la villa come dipendenza marittima del vicino palazzo reale.

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La reggia di Portici. Costruita a partire dal 1738, vi lavorarono Antonio Medrano, Antonio Canevari, ma anche Ferdinando Fuga e Vanvitelli che la completarono. Oggi è sede della facoltà di Agraria.

jpg
Il cortile interno, lungo l'asse dell'antica Strada delle Calabrie che taglia in due l'area della Reggia.
Cfr: www.facebook.com/carlo.alga/videos...A1OTc1MDk4ODU3/

La costruzione della Reggia dette il via all'edificazione di moltissime altre ville nei dintorni, in quanto i nobili napoletani scelsero sempre più numerosi le coste vesuviane per edificare le proprie magioni di campagna e mantenere così il contatto con la coppia reale anche quando lasciava la capitale.
Delle originarie 200 ville, attualmente 121 sono sotto la tutela dell'Ente Ville Vesuviane, e la maggior parte appartiene a privati. Alcune sono in pessime condizioni, per l'abbandono, l'usura del tempo, i danni dell'ultima guerra e i terremoti. Altre sono state restaurate e sono spesso sede di manifestazioni culturali.

Alcune le abbiamo già citate parlando delle famiglie nobili napoletane. Per esempio a Barra (quartiere di Napoli) la Villa Giulia, abitata dagli attuali proprietari (#entry596563510), la Villa Pignatelli di Monteleone (di cui restano poche tracce) e la Villa Bisignano (#entry599018073).

Ad Ercolano lungo l'attuale Corso Resina (che corrisponde al tratto urbano della Statale delle Calabrie) c'è una concentrazione di capolavori. Innanzitutto la splendida Villa Campolieto dei principi di Sangro di Casacalenda (#entry602364385), edificata a partire dal 1755 ad opera dei Vanvitelli, padre e figlio.

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Villa Campolieto a Ercolano.

Qualche centinaio di metri più a Sud, c'è un'altra residenza reale:

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Villa Favorita (facciata sulla strada), costruita a partire dal 1762 su progetto di Ferdinando Fuga e proprietà del principe di Aci, Stefano Reggio e Gravina, ambasciatore a Madrid del Regno di Napoli. Nel 1768, a lavori appena conclusi, il principe organizzò un fastoso ricevimento in onore di Ferdinando e Maria Carolina novelli sposi. Nel 1792, alla morte del principe rimasto senza eredi maschi, il Re acquistò dalla vedova la villa che era molto piaciuta alla Regina fin dall'epoca delle sue nozze, giacchè somigliava alla sua amata Schonbrunn. Fu per questo che da quel momento la residenza assunse il nome di "La Favorita".

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Facciata sul parco con la magnifica scala semicircolare.

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Il Bosco inferiore con la Casina di Zezza. Nel 1799 la villa fu restaurata e abbellita e il parco fu ampliato fino al mare con l'acquisizione della casina del barone Zezza. Oggi risulta tagliato in due da una nuova strada.

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Ecco com'era Villa Favorita nel '700.

Scendendo verso il mare, in via Roma, c'è un'altra splendida villa:


Villa Signorini. Dimora settecentesca appartenuta a diversi proprietari, anche ai Gaetani dell'Aquila d'Aragona, prende il nome da Paolo Signorini, uno dei proprietari della ditta Cirio. Oggi è un hotel.

N.B. Questi gioielli, come Villa Vannucchi, sono tutti quanti sommersi dal degrado e dallo sviluppo urbanistico selvaggio.

Edited by elena45 - 24/2/2021, 12:49
 
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view post Posted on 27/3/2017, 14:29
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Marie-Antoinette

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Anche il tratto di strada nazionale (SS18) che corre tra Torre Annunziata e Torre del Greco, ultimo tratto del Miglio d'oro, è un susseguirsi di case brutte e abusive che soffocano le antiche bellezze.
Per esempio Villa Prota, dove ancora una volta gli architetti napoletani del '700 hanno dato prova di felice creatività.

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La leggerezza della facciata è incantevole. Oggi è location per cerimonie.
Non lasciatevi ingannare, però: se girate lo sguardo intorno (Torre del Greco, Via Nazionale 917, Google maps) vi prende lo sconforto. Ancor più se osservate il degrado di un altro portale simile al precedente, al numero 717:

Villa-_Prota
Portale d'ingresso della Villa Bruno Prota. Il lungo viale d'ingresso è stato trasformato in una stradina asfaltata tra campi coltivati che porta alla magnifica villa vera e propria.

Nei pressi, all'altezza del numero 736, trovate la viuzza che vi porta alla Villa delle Ginestre che ospitò Leopardi (#entry601511421).

Sempre procedendo verso Nord, al numero 267 (tra casette brutte, palazzoni e supermercati) troviamo Villa Mennella:

jpg
Interessante, oltre alla bella facciata, il monumento che sorge accanto:

jpg
Epitaffio in memoria dell'eruzione vesuviana del 1631, durante il Viceregno di Emanuel Fonseca y Zuniga.
La lapide in alto, del 1562, ricorda ai posteri la costruzione e la bonifica della strada ad opera del Viceré De Ribera: dispersa dopo l'eruzione del 1631 e ritrovata anni dopo, fu posta nella parte alta del monumento.
La parte superiore è dominata dallo stemma di Filippo IV di Spagna con ai lati gli stemmi dei due Vicerè.

Ancora più a Nord, al numero 6 della Via Nazionale, il Palazzo del Cardinale:

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Realizzato nel 1744 dall’architetto Gennaro De Laurentiis per uso personale, fu acquistata dal cardinale Giuseppe Spinelli, allora arcivescovo di Napoli, come dimora estiva per sé e per i suoi successori. Ancora oggi appartiene alla Curia ed è chiusa.

Edited by elena45 - 31/3/2017, 14:12
 
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view post Posted on 30/3/2017, 17:35
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Marie-Antoinette

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Una storia poco conosciuta.
L'ambasciatore inglese William Hamilton (1730-1803), era un uomo dai mille interessi culturali, dall'architettura alla vulcanologia. Giunge a Napoli nel 1764 con la moglie Catherine Barlow (1738-1782), e va ad abitare nel Palazzo Sessa (tuttora esistente), sede ufficiale dell'Ambasciata inglese, ai piedi della collina di Pizzofalcone.
Inoltre Sir Hamilton disponeva di un'altra residenza che chiamava Casino di Posillipo, una villa sul mare (quasi completamente distrutta, restano solo il bastione delle fondamenta), nel tratto di spiaggia tra l'attuale Villa Guercia e Palazzo Donn'Anna (#entry560966701).

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Stampa d'epoca che raffigura il Casino Hamilton e, sullo sfondo, il celebre Palazzo Donnanna - British Museum.

Membro della Royal Society di Londra, Hamilton studia il Vesuvio, i campi Flegrei e l'Etna, raccogliendo le sue osservazioni in varie pubblicazioni. Nel 1767, anno di una tremenda eruzione, per poter effettuare le sue escursioni o scrutare il fenomeno con i suoi potenti cannocchiali provenienti dall’Inghilterra, prese in affitto da Scherini, un ricco possidente di Torre del Greco, una villa di campagna sulla Via Regia delle Calabrie.
Il risultato di questo studio sul posto fu un'opera monumentale in due volumi, "Campi Phlegraei", corredata da illustrazioni del paesaggista Pietro Fabris. Eccone una:

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Pietro Fabris - Eruzione del Vesuvio del 1767.
Le altre le potete trovare in www.italianways.com/il-vesuvio-di-s...-pietro-fabris/

La villa di Torre fu chiamata da Sir Hamilton Villa Angelica e vi rimase trent'anni, anche quando, nel 1786, arrivò a Napoli Emma Lyon (1765-1815), che divenne prima la sua amante, poi sua legittima consorte, tanto da essere ricordata come Lady Hamilton. La prima moglie morì proprio a Villa Angelica!
La villa fu ceduta, nell'epoca postunitaria, dagli Scherini alla famiglia Salvatore, appartenente alla ricca borghesia imprenditoriale della zona, da cui Palazzo Salvatore.
Dopo anni di abbandono è stata ristrutturata e divisa in appartamenti:

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Nota anche come il Palazzone, è alla Via Nazionale, al numero 960.

Dal libro “Palazzo Salvatore all’ombra di Villa Angelica” di Giovanni Salvatore, Gutenberg Edizioni (2007).

Edited by elena45 - 14/10/2018, 10:47
 
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view post Posted on 31/3/2017, 11:33
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Arciduca /Arciduchessa

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Elena, come sempre, complimenti per questi tuoi topic così belli e interessanti!
Non ho più scritto sul forum, ma leggo sempre, anche se non con la costanza di prima.

In particolare ho seguito con molto interesse questa tua ricerca sui palazzi nobiliari partenopei. Non sapevo ce ne fossero così tanti e di così importanti.
Quanta storia, cultura e bellezza in queste dimore settecentesche!
Sono veramente splendide e piange il cuore nel vederne alcune in stato d'abbandono.
 
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view post Posted on 31/3/2017, 13:23
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Marie-Antoinette

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Grazie! Questi luoghi mi sono molto cari. I miei avevano una casa di campagna alle falde del Vesuvio (una casa colonica al centro di un podere, non una villa) e vi si andava a passare l'estate. La traversa che bisognava imboccare per salire verso il vulcano (Via del Monte appunto) sta proprio di fronte al monumento di Filippo IV. Io mi chiedevo cosa fosse quella stele di pietra nera, ma non approfondivo, per la vaghezza che è propria dei fanciulli.
Più tardi mi sono interrogata piuttosto sulle cause del degrado, che sono tante: non solo le distruzioni dello "Sterminator Vesevo", ma anche i cambiamenti sociali, la miseria, la guerra, e, non ultima la mancanza di senso civico e di cultura del territorio.

Per avere un idea di come fosse in origine Villa Elboeuf, una stampa d'epoca:

Villa_d_Elboeuf-700
 
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view post Posted on 31/3/2017, 14:55
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Marie-Antoinette

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Le ville del Miglio d'oro ospitavano spesso ospiti illustri, soprattutto i ricchi stranieri che intraprendevano il Gran Tour e visitavano le aree archeologiche di Pompei ed Ercolano.
Anche Mozart fu ospite di Sir Hamilton a Palazzo Sessa in uno dei suoi tre viaggi in Italia, nel 1770. Aveva 14 anni.
Cfr. “I Mozart nella Napoli di Hamilton”, di Domenico Antonio D’Alessandro, Ed Grimaldi (2006).

Il giovane genio e suo padre conobbero in quell'occasione i membri più illustri della comunità britannica che ruotava intorno all'Ambasciatore. Un personaggio veramente eclettico: suonava persino il violino e lo fece anche davanti a Mozart, come documenta questo dipinto del solito Fabris:

mozart_Napoli
Pietro Fabris - Mozart nel salotto napoletano di Lord Fortrose, amico di Sir Hamilton - Scottish National Gallery, Edimburgo .

www.famedisud.it/mozart-a-napoli-in...rno-partenopeo/

Ovviamente anche i nobili napoletani fecero a gara per ospitare Mozart. Oltre al ministro Tanucci nella sua villa di San Giorgio a Cremano, la vecchia principessa di Belmonte, Anna Francesca Pignatelli (1702-1779), nella sua villa lungo il Miglio d'oro.

Villa_Signorini_2_gi_Granito_di_Belmonte
Villa Granito di Belmonte a corso Resina di Ercolano, fu venduta a Paolo Signorini proprietario della Cirio assieme ad un'altra villa verso il mare (vedi sopra, qualche post fa). Oggi è appesantita da una sopraelevazione e suddivisa in appartamenti. Mi chiedo cosa si prova sapendo di abitare dov'è stato Mozart!

Anche la principessa di Francavilla, Eleonora Imperiali nata Borghese (1724-1779), ospitò un concerto del giovane Mozart nella sua casa a Palazzo Cellammare (#entry529765368).
Cfr. "Mozart a Napoli, nelle lettere di Wolfgang e Leopold" di Pasquale Scialò, Guida Editori.

www.hrionline.ac.uk/mozartwords/in...rc=33&name=4142


Edited by elena45 - 30/5/2020, 20:07
 
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view post Posted on 3/4/2017, 10:34
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Marie-Antoinette

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Le ville vesuviane del '700 sono state censite e rappresentate in un'altra carta topografica del territorio napoletano, nota come Mappa del Duca di Noja.
L'opera completa risale al 1775 e fu realizzata in gran parte da un aristocratico collezionista appassionato di scienze, Giovanni Carafa duca di Noja (1715-1768); dopo la sua morte, il lavoro fu completato da un altro nobile, Giovanni Pignatelli di Montedoduni (+1791).
La mappa, composta da 35 tavole, fu realizzata per impressione su lastre in rame; le dimensioni della carta sono 5,016 metri di larghezza x 2,376 metri di altezza e la sua scala grafica è 1:3808. E' conservata nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Una delle tavole:

IMG_4005
La zona di Posillipo. Notare che non c'è una via costiera nè ci sono case sulla collina. L'attuale Via Posillipo fu costruita da Gioacchino Murat.

(www.vesuvioweb.com/it/2012/06/giova...-suoi-contorni/)
https://it.wikipedia.org/wiki/Mappa_del_Duca_di_Noja

Dopo la Tavola Strozzi (che non è una carta topografica, ma un dipinto) che raffigura Napoli nel XV secolo durante il periodo aragonese (#entry599136746); dopo la Pianta Duperac-Lafrery (#entry603947562) che raffigura le trasformazioni urbanistiche del Vicerè Toledo, la Mappa del Duca di Noja studia il grandioso sviluppo edilizio nella città di Napoli e nel suo circondario durante il regno di Carlo di Borbone e di suo figlio Ferdinando IV. Adesso c'è Google Maps:

thumbnail

PS. Mi sono scervellata per capire che Giovanni Carafa autore della mappa fosse duca di Noja in Puglia (oggi Noicattaro), mente i Pignatelli sono principi di Noja in Basilicata (oggi Noepoli).

Edited by elena45 - 7/4/2017, 09:34
 
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view post Posted on 5/4/2017, 11:59
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Dopo Mozart, fu Goethe a visitare Napoli, nel 1787, tappa prediletta del suo Gran Tour. Soggiornò anche lui a Palazzo Sessa, ospite di Hamilton. Scrive nel suo "Viaggio in Italia":

"Hamilton si è fatto qui un bel nido. Le stanze sono deliziose, con vista senza pari. Ai nostri piedi il mare, di fronte Capri, a destra Posillipo".

E ancora:
Se a Roma si studia volentieri qui si desidera soltanto vivere. Ci si scorda di noi e del mondo e l'aver rapporti solo con chi è dedito al godimento mi dà una curiosa sensazione.
Il cavalier Hamilton, che risiede qui come ambasciatore inglese, dopo essere stato a lungo un appassionato d'arte e aver ampiamente studiato la natura, ha trovato ora le massime gioie della natura e dell'arte sommate in una bella fanciulla: una giovane inglese sui vent'anni, molto avvenente e ben fatta, che tiene presso di sé. (...) L'anziano cavaliere (...) è in costante adorazione (...) della sua persona".


Per Roma, invece, lo scrittore non aveva lo stesso entusiasmo:"La capitale del mondo nella bassura del Tevere appare come un vecchio convento in posizione sfavorevole.”

Oggi Palazzo Sessa è sede del Goethe Institute

Tratto da http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/1...-43834354/[/URL]

www.vesuviolive.it/ultime-notizie/7...diso-e-inferno/

Due anni dopo, mentre in Francia infuriava la Rivoluzione, fu Elisabeth Vigèe le Brun, scappata da Parigi la notte tra il 5 e il 6 ottobre 1789 con sua figlia e pochi denari, a venire in Italia, dove viaggiò lungo la penisola e vi rimase circa tre anni.
A Napoli è ospite di Hamilton a Palazzo Sessa e conosce la splendida Emma che la introduce a corte. Nel 1790 fa il ritratto di Maria Carolina e nel 1792 dipinge Lady Hamilton, fresca sposa dell'Ambasciatore, in veste di Baccante e di Sibilla Cumana.

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Lady Hamilton in veste di Baccante con il Vesuvio fumante alle spalle.

Edited by elena45 - 14/10/2018, 10:49
 
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view post Posted on 6/4/2017, 09:06
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E poi c'è Hackert, il famoso vedutista che lavorò a lungo in Italia: una prima volta nel 1770 dipinge i paesaggi del Salernitano, poi per quasi tre lustri (1785-1799) alla corte di Ferdinando IV e Maria Carolina, proposto al Re proprio da Sir Hamilton. L'artista abitò a Palazzo Cellammare e spesso si recava nella dimora dell'Ambasciatore, il vicino Palazzo Sessa, dove incontrò e fece amicizia con Goethe.
Cfr http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...ra-borboni.html
Sì, la Napoli borbonica di quegli anni era liberticida e covava fermenti rivoluzionari, ma era vivacissima dal punto di vista culturale.

Hackert_-_Porto-e-_Golfo-di-_Napoli-col-_Vesuvio-17
Hackert - Golfo e porto di Napoli con il Vesuvio.


Hackert - Il giardino inglese di Caserta: nell'allestimento del giardino inglese, così diverso dal parco vanvitelliano, ebbero grande influenza Sir Hamilton e sua moglie Emma. Nella Reggia è presente una raccolta dei dipinti del grande vedutista.

Il pittore tedesco scappa in Sicilia nel dicembre del 1798, sulla nave di Nelson, con il Re, la Regina, Sir Hamilton e la bella Emma. A Napoli arrivano i francesi, prima Giuseppe Bonaparte, poi Giacchino Murat che prende a frequentare Villa Vannucchi. E così torniamo all'inzio del nostro topic.

Edited by elena45 - 7/4/2017, 09:17
 
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view post Posted on 20/4/2017, 10:45
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