Maria Antonietta - Regina di Francia

I castelli dei principi romani

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view post Posted on 30/10/2013, 16:16
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Marie-Antoinette

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Che meraviglia Caprarola!

CITAZIONE (reine Claude @ 29/10/2013, 16:34) 
...... il Farnese volle dedicarsi alla realizzazione di una sua grande ambizione: costituire uno Stato indipendente dalla Chiesa, che riunisse tutti i feudi della casata sotto un unico ducato, il Ducato di Castro. (Sogno che riuscì a realizzare, ma che durò solo fino al 1649, quando la capitale del ducato, Castro, venne rasa al suolo da papa Innocenzo X, che voleva ricondurre i possedimenti dei Farnese alla Santa Sede).

Il ducato di Castro era una spina nel fianco dello Stato Vaticano, perchè era attraversato dalle principali strade da e per Roma, la Cassia e l'Aurelia, strade importantissime dal punto di vista strategico e i Farnese, anche dopo la morte di Pier Luigi, prepotenti e arroganti, continuarono a pretendere alti pedaggi. Non solo, ma abbandonarono le terre preferendo Parma, limitandosi a riscuotere le rendite.
Nel 1649 Innocenzo X Pamphili dette l'ordine di radere al suolo la cittadina e pare che l'ispiratrice dell'ordine efferato fu proprio sua cognata, quell'Olimpia Maidalchini che veniva considerata la padrona di Roma (#entry493849324).

Edited by elena45 - 30/10/2013, 19:57
 
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view post Posted on 31/10/2013, 10:35
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Orazio fu l'ultimo dei fratelli Farnese a risiedere nel ducato di Castro: era anche l'unico che aveva solo il titolo di duca di Castro. Morì prematuramente in seguito ad un incidente, nel 1553, senza lasciare eredi.
Il ducato passò quindi al fratello Ottavio, che era a Parma in quanto anche duca di Parma e Piacenza.

Il ducato di Castro comprendeva parte del Patrimonio di San Pietro. Inoltre, il fatto che i Farnese avessero ottenuto tanto potere ed enormi privilegi, aveva provocato già da tempo rivalità e rancori tra le altre famiglie nobili romane, i Barberini in primis, da sempre loro storici nemici.
Infatti, già nel 1641 le truppe pontificie, su ordine di papa Urbano VIII (che era un Barberini) si mossero per occupare Castro, ma il ducato, dopo 4 anni di estenuanti trattative, rimase ai Farnese.
Nel 1694, approfittando del fatto che in quel periodo i Farnese si trovavano fortemente indebitati e non avrebbero potuto riscattare le loro terre, con una sorta di complotto Innocenzo X assestò il colpo finale facendo addirittura radere al suolo Castro e decretando la decadenza della casata in quel territorio.
Fu fatto spargere sale sulle rovine e si dice che fosse stata alzata una piramide con la scritta "Qui fu Castro".

Dato che viene citata Olimpia Maidalchini, ne approfitto per postare un'immagine di una sua residenza, il Palazzo Doria Pamphili.



Grazie all'illustre parentela Donna Olimpia, nel 1645, aveva ottenuto in dono l'abbazia e le terre circostanti di San Martino al Cimino (Vt), diventandone principessa.
Iniziò subito i lavori di restauro della chiesa e soprattutto la costruzione della sua residenza, incorporando i resti di un antico convento. Ma l'ambiziosa Olimpia (chiamata "la Papessa") intendeva fare molto di più: il suo intento era quello di dare una fisionomia completamente nuova al borgo. Le nuove case sarebbero sorte ai bordi della strada principale che saliva diritta verso l'abbazia, mentre nella via parallela vennero costruite delle abitazioni più modeste, a schiera, che scendevano dall'alto fino in fondo al paese (erano una sorta di case popolari a riscatto).
Dietro il palazzo e l'abbazia, la posizione delle costruzioni richiamava la forma di piazza Navona, a Roma, dove era il palazzo di Donna Olimpia.



L'interno del palazzo era particolarmente sontuoso. Il soffitto a cassettoni della camera da letto di Donna Olimpia era dotato di carrucole per abbassarlo e ridurre così il volume della stanza, garantendo una temperatura ottimale.



Un esempio dei soffitti a cassettoni, ma di un'altra stanza, quella intitolata a Innocenzo X.

Estintasi la famiglia Pamphili, nel 1760, papa Clemente XIII ne cedette il cognome, le insegne e i beni ai Doria Landi, che ne potevano venire in possesso grazie al matrimonio fra Giovanni Andrea III Doria e Anna Pamphili.
#entry493886737
Ecco perchè il palazzo è denominato Doria Pamphili.

Edited by reine Claude - 31/10/2013, 15:29
 
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view post Posted on 1/11/2013, 17:53
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Dò un altro imput a Tiziana: Villa Lante a Bagnaia (VT)

Villa Lante a Bagnaia (frazione di Viterbo) è, assieme a Bomarzo, uno dei più famosi giardini italiani manieristici del XVI secolo. La sua ideazione è attribuita a Jacopo Barozzi da Vignola, come il giardino del Palazzo Farnese a Caprarola.

La costruzione cominciò nel 1511, su commissione del cardinale Gianfrancesco Gambara.
La villa è conosciuta come "Villa Lante"perchè, nel XVII secolo, passò nelle mani di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, 1°Duca di Bomarzo, quando la costruzione aveva già 100 anni di vita.





Edited by elena45 - 2/11/2013, 11:42
 
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view post Posted on 2/11/2013, 19:23
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L'intenzione di creare un parco di grande proporzioni da adibire per la caccia e di costruire una villa fu già di Raffaele Riario, di Savona, che divenne vescovo di Viterbo e Signore dell'antico castello di Bagnaia nel 1498.
Ma fu solo nel 1566, quando il paese passò al nobile e ricchissimo cardinale Giovanni Francesco Gambara che l'opera pensata dal Riario trovò la sua attuazione.
Due anni dopo il cardinale iniziò subito i lavori per la costruzione di due ville e del giardino.
La prima, Villa Lante, ha stanze con meravigliosi soffitti a cassettoni, stucchi e pareti decorate dagli Zuccari, da Raffaellino da Reggio, dal Tempesta e dal Lombardelli. Tutti artisti che avevano lavorato al Palazzo Farnese di Caprarola. Il cardinale, infatti, era molto legato alla potente famiglia dei Farnese (che lo aveva aiutato ad ottenere il titolo di Vescovo di Bagnaia) e aveva richiesto i loro pittori ed il loro architetto, il Vignola, per la realizzazione del suo progetto).



Alcuni di questi affreschi rappresentano Ville importanti come Villa d'Este, Palazzo Farnese di Caprarola e Capodimonte.
L'altra villa fu fatta costruire più tardi, nel 1590, dal cardinale Montalto, da cui prende il nome.



Ma è il giardino, il luogo incantato voluto dal cardinale Gambara, che predomina sulle due Ville e vuole essere l'espressione, tipicamente rinascimentale, della supremazia dell'uomo sulla natura.
Il giardino fu realizzato su un solo asse seguendo il pendio del terreno da nord a sud e superando il dislivello di 16 metri con diversi terrazzamenti.
I parterre presentano i classici disegni geometrici e delineano diversi camminamenti.








Percorrendo gli itinerari del giardino si scoprono fontane, vasche, cascate...Un ruscello sgorga in alto dalla Fontana del Diluvio e con un percorso rettilineo va a cadere, zampillando, nella Fontana dei Delfini, poi nella Fontana della Catena, nella Fontana dei Giganti (dove sono rappresentati i fiumi Tevere e Arno, il fiume di Roma e quello di Firenze, a significare i buoni rapporti del papato con la famiglia dei Medici), nella Fontana della Tavola (nei pressi della quale il cardinal Gambara intratteneva i suoi ospiti con deliziosi pranzi all'aria aperta), nella Fontana dei Lumini (con 70 getti d'acqua sgorganti da piccole tazze) per defluire infine nella Fontana dei Muri.








Edited by reine Claude - 3/11/2013, 16:46
 
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view post Posted on 2/11/2013, 20:26
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Mi chiedo se queste meraviglie siano adeguatamente conservate e valorizzate.
 
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view post Posted on 3/11/2013, 17:17
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CITAZIONE (elena45 @ 2/11/2013, 20:26) 
Mi chiedo se queste meraviglie siano adeguatamente conservate e valorizzate.

Adeguatamente conservate, sicuramente sì. Il giardino di Villa Lante è stato proclamato "Parco più bello d'Italia" nel 2011 .
Valorizzate un po' meno, non sono conosciute forse come meriterebbero.

Volevo aggiungere che Villa Lante vanta però estimatori illustri, anche stranieri. Ad esempio, negli anni '90 è stata la sede della Scuola estiva di architettura di Carlo d'Inghilterra. Con 25 studenti, provenienti da tutto il mondo, il giardino è stato studiato e analizzato come il perfetto esempio di giardino rinascimentale italiano.


Nel 1581, durante il suo viaggio in Italia, vi soggiornò Montaigne. Trovò splendide sia la dimora che il giardino di Villa Lante.

Ne parla anche Edith Warton, la grande scrittrice americana, in un libro edito nel 1904, "Ville e giardini d'Italia".

Aggiungo una piccola curiosità. Nel 1601 il Consiglio Comunale di Bagnaia chiese ed ottenne di costruire una ghiacciaia all'interno del parco della Villa. La ghiacciaia veniva fatta riempire di neve durante l'inverno, a spese della comunità, per mantenere fresche le bevande in estate.
Il cardinale Montalto era particolarmente ghiotto di bibite ghiacciate e gelati (guarda caso morirà proprio per congestione, nel 1623).
Il cardinale Montalto finanziò la costruzione della cupola della Chiesa di S. Andrea della Valle a Roma.


Quanto al cardinale Gambara, questi era nato a Brescia. Il padre era Brunoro, conte di Pralboino, fedele all'Imperatore Massimiliano I; era stato maestro di campo nell'esercito di Carlo V. La madre era Virginia Pallavicini, vedova di Ranuccio Farnese (non ho trovato, però, a quale dei diversi Farnese con questo nome sia il riferimento).
Il cardinale Gambara soggiornò per un anno alla corte di Carlo V.
Fu tra i più intimi e ascoltati consiglieri di Pio V, che aveva concorso ad eleggere e partecipò al Concilio di Trento.



Questo dipinto tardo cinquecentesco raffigura il cardinale Giovanni Francesco Gambara che regge il Duomo di Viterbo, che egli contribuì a riedificare. Il ritratto si trova da quest'anno a Brescia, terra natale dell'importante prelato che "operò con uno stile da principe rinascimentale".

Edited by reine Claude - 4/11/2013, 16:16
 
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view post Posted on 6/11/2013, 11:35
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Il Castello Orsini di Avezzano (provincia dell'Aquila) vide avvicendarsi gli Orsini e i Colonna: le due casate si contesero per lunghi anni i feudi in terra abruzzese.
I possedimenti abruzzesi, che rendevano circa 20.000 scudi annui, costituirono una delle principali cause delle lotte, a Roma, tra Orsini e Colonna.




Nel 1490 Gentile Virginio Orsini entra in pieno possesso della contea di Avezzano e fa costruire questo castello sui resti di un'antica torre. Il progetto fu affidato all'architetto e ingegnere militare Francesco di Giorgio Martini e venne concepito come una fortezza. All'ingresso appariva un'iscrizione dal tono molto chiaro: "Per porre fine all'insurrezione del popolo di Avezzano".

Gentile Virginio Orsini era figlio di Napoleone Orsini, del ramo di Bracciano (dove si trovava il castello "di rappresentanza" della famiglia) ed era cresciuto alla corte di Napoli. Aveva sposato Isabella Orsini (figlia di Raimondo I, principe di Salerno) ed era molto benvoluto e considerato da re Ferrante d'Aragona (il quale lo nominerà capitano generale del suo esercito).
Combattè al fianco di Girolamo Riario, marito di Caterina Sforza.
Parente degli Aragona, dei Medici, dalla parte dei Della Rovere, dovette continuamente adeguarsi ai precari equilibri politici del tempo.
Come scrisse il cronista francese Philippe de Commynes: "Così i signori capitani vivono in Italia, sempre in maneggi coi nemici e in gran timore di trovarsi tra i più deboli".
Gentile Virginio Orsini si sposta continuamente in tutto il territorio italiano, muove eserciti, alleanze, toglie e conquista terre.
Tradisce Ferdinando II, irrita papa Alessandro VI: Gentile Virginio aveva acquistato da Franceschetto Cybo (figlio di papa Innocenzo VIII) tutti i possedimenti di quest'ultimo, accrescendo lo stato di Bracciano. Per Alessandro VI queste terre rappresentavano un "osso in gola" perchè vedeva minacciato lo stato Pontificio.
Gentile Virginio muore nel 1497, si presume assassinato per avvelenamento, su ordine del Borgia con il pieno appoggio di Ferdinando II.

Nel 1506 il figlio Gian Giordano sposò in seconde nozze Felice della Rovere, la figlia di papa Giulio II. #entry545608133
Giulio II si giovò di lui per giungere ad una pace definitiva con i Colonna: nell'agosto del 1511 Gian Giordano si riconcilia pubblicamente a nome della sua famiglia.

Un ulteriore riavvicinamento delle due famiglie si ebbe con il matrimonio tra Marcantonio Colonna e Felice Orsini.
In un portale del castello viene fatto scolpire un atto d'omaggio degli Orsini ai Colonna:



Nel 1565 Marcantonio Colonna ampliò il castello innalzandolo di un piano e facendo realizzare una loggia che si affacciava sul lago Ficino.
Fece affrescare le sale del piano nobile con immagini che rappresentavano il suo trionfo a Roma.
Procurò di riempire di piante ornamentali il fossato che circondava il castello e trasformò il parco retrostante in un tipico giardino rinascimentale.
Nel 1571 decise di realizzare un nuovo ingresso trionfale, a ricordo della vittoria della battaglia di Lepanto, alla quale il Colonna aveva partecipato in qualità di ammiraglio.


Marcantonio Colonna

Il castello passò in seguito, per via femminile, ai duchi Grazioli - Lante della Rovere, che lo vendettero nel 1907.

L'edificio subì gravi danni durante il terremoto che colpì Avezzano nel 1915. Quello che è visibile oggi è infatti una minima parte di quello che era prima del sisma. In questa bella immagine in bianco e nero, lo si può vedere chiaramente.



Oggi il castello si presenta restaurato e gli interni sono stati curati nell'intento di ridare lo splendore che avevano nel periodo rinascimentale.
Ospita una pinacoteca d'arte moderna e un grande auditorium.

Edited by reine Claude - 7/11/2013, 09:52
 
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view post Posted on 6/11/2013, 12:17
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Marie-Antoinette

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Grazie a questo topic sto scoprendo meraviglie che non conoscevo.
Il castello oggi.
 
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view post Posted on 6/11/2013, 16:34
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Marie-Antoinette

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Bello il ritratto di Marcantonio Colonna in armatura!
Ecco la moglie Felice Orsini (già vista in #entry493644063):


Felice Orsini (+1596), sposò nel 1552 Marcantonio II Colonna (1535-1585); è la sorella di Paolo Giordano Orsini (il famigerato marito di Isabella de' Medici).

A proposito del passaggio del castello di Avezzano ai Lante della Rovere, ho inserito la notizia nello schema: #entry545608133. Grazie.
Certo che i Grazioli fecero l'affare: lo vendettero giusto in tempo prima del terremoto!

Edited by elena45 - 19/9/2016, 15:16
 
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La Mady
view post Posted on 12/11/2013, 21:07




Che topic meraviglioso, me lo sto divorando :31zw6.gif:
 
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view post Posted on 8/5/2014, 10:17
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Marie-Antoinette

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Il matrimonio tra Gian Giordano Orsini e Felice della Rovere, citato da reine Claude, è suggellato da un altro castello, sulla costa laziale, che la figlia del Papa acquistò nel 1509:


Castello di Palo, nel comune di Ladispoli.
Il castello era un'antica fortificazione difensiva e gli Orsini vi fecero importanti lavori di ristrutturazione. Finchè, come già detto altre volte, alla fine del '600, i tre fratelli "famigerati", Flavio. Lelio e cardinal Virginio Orsini, vendettero per debiti il patrimonio di famiglia: in particolare, il castello di Bracciano e il castello di Palo al principe Livio Odescalchi (#entry556805129).


Ferdinand Voet - Livio Odescalchi (1652-1713), nipote del papa Innocenzo XI, fu investito dallo zio del titolo di Duca di Ceri e pochi anni dopo, in seguito alla sua partecipazione alla battaglia di Vienna, ottenne il titolo di Principe Imperiale.
Il principe non si sposò e lasciò tutto al nipote Baldassarre I Odescalchi (1683-1746) e al nipote Giovanni Benedetto Borromeo (1679-1744).
Dopo alcune generazioni, il patrimonio di famiglia, ridimensionato dalla crisi di fine Settecento, fu notevolmente rimpinguato dalla contessa polacca Sofia Branicka, che sposò, nel 1841, il principe Livio III Odescalchi (1805-1885).
Fu così che furono riscattati il ducato di Bracciano con relativo castello, già venduto ai Torlonia, e ricomprato anche il castello di Palo: il primo andò al primogenito Baldassarre III e ai suoi discendenti odierni; il secondo al figlio cadetto Ladislao.


Il principe Ladislao Odescalchi (1846-1922): aristocratico gaudente e libertino (forse ispirò la figura del protagonista del Piacere di Gabriele d'Annunzio), ma colto e illuminato, favorì lo sviluppo del villaggio adiacente al castello di Palo, e praticamente fondò la cittadina laziale che porta il suo nome, Ladispoli.


Il principe Baldassarre III Odescalchi (1844-1909), fratello maggiore del precedente:
Per stare vicino al fratello nel compito di sviluppare la cittadina di Ladispoli, comprò il castello di Santa Severa (frazione di Santa Marinella), che era in pessime condizioni e lo ristrutturò.


Castello di Santa Severa.

Edited by elena45 - 30/11/2017, 14:27
 
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view post Posted on 31/3/2015, 10:24
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Marie-Antoinette

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Quando Francesco Maria Ruspoli (1672-1731), per intenderci il nobiluomo col cagnolino amante della musica di Hendel (#entry502734884), già ricco di titoli e proprietà per fortunate concentrazioni ereditarie, fu fatto principe di Cerveteri dal papa Clemente XI, cedette la contea di Parrano al fratello minore, Sforza Marescotti (1680-1723), che aveva conservato l'antico cognome della casata.
Il castello di Parrano è questo qui:


Castello Marescotti di Parrano, piccolissimo borgo (600 anime) in provincia di Terni.
E' stato messo in vendita nel 2006 per 29 milioni di euro e subito acquistato. Già dalla seconda metà dell'Ottocento non apparteneva più alla famiglia, quando l'ultimo erede della casata, il principe Augusto Marescotti (+1884), senza eredi maschi, lo cedette a privati.

Incuriosita da questi dati, come al solito ho indagato e ricostruito la discendenza:



E non è un esercizio sterile, perchè dalle genealogie si scoprono tante cose. Per esempio, in questo caso ho trovato notizie su una figura di donna molto controversa, tanto da essere definita la "Lucrezia Borgia di Parrano". Forse nelle stanze del castello do Parrano (o in quelle di Vignanello) si consumarono delitti orrendi, come quello di una madre che avvelena la figlia. L'assassina presunta era Ortensia Baglioni Farnese.
L'abbiamo già citata come moglie del colonnello Sforza Marescotti e proprietaria del feudo di Vignanello, ereditato dalla madre Beatrice Farnese del ramo di Latera (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e...arnese_2010.jpg).
Nel 1538 il marito fu ucciso dai viglianellesi e lei, già madre di due figli, l'anno dopo si risposò. Non abbiamo detto, però, che forse fu lei a istigare i paesani.
Il secondo marito era il conte Girolamo di Marsciano, comproprietario del feudo di Parrano.
Nel 1545, Ortensia rimane di nuovo vedova, fino al 1549, quando prende marito per la terza volta. E chi ti sposa? Ranuccio Baglioni, ovviamente, l'altro comproprietario di Parrano. Un capolavoro di concentrazione patrimoniale.
Anche questo matrimonio non ha lunga durata. Il tempo di mettere al mondo due figlie, nel 1553 Ranuccio viene assassinato dai suoi sudditi. Nel 1567 muore, forse avvelenata, anche la figlia Elena. Erede universale il figlio Alfonso Marescotti che rimane solo a governare con la madre, sopravvissuta a questa carneficina per molti anni ancora. Ortensia muore nel 1582.
http://parrano.org/il-paese/storia/.
Che peccato! Non ci sono immagini di Ortensia, ma ho trovato quelle di suo figlio e dei suoi nipoti:


Alfonso Marescotti, 2° conte di Vignanello e 1° conte di Parrano (+1604).


Marcantonio Marescotti (+1608), figlio ed erede del suddetto, uomo violento e litigioso che finì anche lui assassinato come il nonno. Come già ricordato, la moglie Ottavia Orsini allestì i celebri giardini di Vignanello.


Sforza Vicino Marescotti (1589-1652), figlio dei suddetti: diede origine alla casata dei Ruspoli sposando l'ultima erede di un'antica famiglia fiorentina, Vittoria (1598-1681) dei marchesi di Cerveteri, con la quale ebbe ben 10 figli.

E sembra incredibile che la pronipote di una donna così spregiudicata come Ortensia sia diventata santa!


Santa Giacinta Marescotti (1585-1640), sorella del suddetto.
In realtà la sua vita non smentisce del tutto le sue origini e ricorda, in parte, la vicenda della monaca di Monza di cui era quasi coetanea. La contessina si chiamava Clarice e aveva due sorelle, Ginevra e Ortensia. Clarice era molto attratta dal giovane nobiluomo Paolo Capizucchi, ma lui chiese la mano della sorella minore Ortensia. Clarice ne rimase sconvolta e dopo qualche settimana decise di raggiungere in convento la sorella Ginevra che aveva già preso i voti. Diventò Suor Giacinta.
Fu una conversione soltanto esteriore: in convento Suor Giacinta tenne atteggiamenti contrari alla disciplina e alla devozione. Anziché vivere in una cella, si fece arredare un intero appartamento nello stile delle sue stanze a Vignanello, e si fece servire da due giovani novizie. Condusse vita mondana e licenziosa fino al 1615, quando, in seguito ad una malattia, entrò in una crisi spirituale: si ritrovò sola e gridò forte "O Dio ti supplico, dai un senso alla mia vita, dammi la speranza, dammi la salvezza!". Era profondamente sincera e Dio la ascoltò. Si convertì, questa volta veramente, e si diede ad esercizi di penitenza e di perfezione cristiana. Dedicò il resto della sua vita ad aiutare il prossimo.
Fu fatta santa nel 1807 da papa Pio VII.
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Nella seconda metà del '700, Papa Clemente XII elevò la contea di Parrano a principato indipendente a favore di Orazio Marescotti (+1772) il quale fu il primo principe di Parrano. Intanto, nel 1746 Orazio e il fratello Monsignor Alessandro avevano comprato il cinquecentesco palazzo Maffei di Roma. Orazio si sposa due volte: la prima con Daria Spada Veralli che gli dà 5 figli. Eccoli:


Sebastiano Ceccarini - I principini Marescotti - Collezione privata.
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Dopo circa un secolo il principe Augusto, privo di eredi maschi, vende il castello di Parrano e il palazzo romano.
Ignoro fino a che punto ci sia stata una decadenza patrimoniale. Certo è che la discendenza è caratterizzata da belle donne.


Teresa Marescotti (1846-1928), figlia del principe Augusto suddetto, con il marito Ignazio Boncompagni Ludovisi (1845-1913). Si dice che fosse la dama più bella di Roma. Non ebbero figli
La sorella Giacinta, Presidente del Comitato per il voto alle donne (di cui non ho trovato immagini), sposò lo scrittore toscano, nonchè Senatore del Regno, Ferdinando Martini. Il figlio, Alessandro Martini Marescotti, a sua volta, sposò un'esponente di casa Ruspoli, unendo di nuovo le due casate. Eccola:


Laura Ruspoli (1878-1970), figlia del principe Francesco, contessa Martini Marescotti.
Tratto da www.fotografia.iccd.beniculturali.i...es+Vais&page=18


Teresa Martini Marescotti (1909-1973), figlia della suddetta.
Tratto da www.fondazione3m.it/immagine/14175

Edited by elena45 - 12/1/2018, 09:41
 
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view post Posted on 1/1/2016, 14:19
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Marie-Antoinette

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Anche se i Doria Pamphilj sono diventati "principi romani" solo nel '700, posso citare qui un'altra delle loro residenze: il bellissimo e antichissimo castello di Melfi:


Castello di Melfi, in Basilicata, costruito dai Normanni nell'XI secolo, ampliato e ristrutturato da Federico II, ha subito ancora diversi rimaneggiamenti in epoca angioina e aragonese. Bastione difensivo in zona strategica tra Campania e Puglia, fu scenario di lotte e battaglie tra le varie dominazioni che si succedettero nell'arco dei secoli (#entry599245983).
Finchè nel 1531, Carlo V assegnò ad Andrea Doria il principato di Melfi e il relativo castello.
Nel 1535, l'Ammiraglio trasferì il feudo al figlio adottivo Marcantonio del Carretto, che divenne II principe di Melfi.
Nel 1558, il matrimonio di Zenobia del Carretto (figlia del suddetto Marcantonio) con Giovanni Andrea Doria (figlio del famoso Giannettino), Ammiraglio della flotta genovese a Lepanto, riportò il principato in casa Doria:


Giovanni Andrea Doria (1539-1606), III principe di Melfi, e la moglie Zenobia del Carretto (1540-1590). Melfi rimase per loro un feudo periferico al quale preferirono Loano (provincia di Savona).
Vedi #entry503972240


Lo Stato di Melfi: grande tela del '600 esposta in una delle nelle sale del castello.

Il titolo sarebbe rimasto nella famiglia fino alla morte della principessa Orietta Doria Pamphilj, XIX principessa di Melfi, avvenuta nel 2000.
Anche se, nel 1806, l'abolizione napoleonica della feudalità aveva escluso la famiglia dall'amministrazione del territorio e, nel 1952, la principessa Orietta aveva ceduto il castello allo Stato italiano.

Edited by elena45 - 1/7/2019, 18:06
 
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view post Posted on 12/6/2016, 07:10
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Rocca_sinibalda_lazio_italia_1
Castello di Roccasinibalda.
Il nucleo risale al 1083, ma fu ampliato e ristrutturato dal cardinale Alessandro Cesarini seniore (+1542) a partire dal 1530.

Le fortune della famiglia erano cominciate molti anni prima con il Cardinale Giuliano Cesarini seniore (1398-1444), Ambasciatore vaticano per conto del Papa Eugenio IV; erano proseguite con il suo pronipote, il Cardinale Giuliano Cesarini juniore (1466-1510), fedelissimo di Papa Alessandro VI (il fratello Gianandrea aveva sposato Geronima Borgia, una dei figli naturali del papa).
Successivamente, il Papa Leone X Medici nominerà cardinale un altro esponente della famiglia, ovvero Alessandro Cesarini seniore (+1542), potente e ricco prelato, costruttore appunto del Castello di Roccasinibalda.

Giuliano_Cesarini
Cardinale Giuliano Cesarini seniore (1398-1444) / Cardinale Alessandro Cesarini seniore (+1542).

Il fratello del cardinale Alessandro, barone Giuliano I Cesarini (1514-1566) costruì invece questo palazzo, sui resti di un'antica costruzione del XIII secolo:

Palazzo-sforza
Palazzo ducale Sforza Cesarini di Civitanova Marche.

Il nostro barone fu il primo laico nominato Gonfaloniere della Chiesa dal Papa Clemente VII, carica ereditaria per tutti i suoi discendenti; erede universale dei beni del casato, fu promosso marchese dal papa Pio IV e sposò Giulia Colonna, figlia di Prospero Colonna duca dei Marsi. Ebbero un unico figlio:

Giangiorgio I Cesarini (1550-1585); sposò la figlia "segreta" del Gran Cardinale Alessandro Farnese jr, Clelia Farnese (1556-1613), la più bella dama di Roma (#entry545481610) e i festeggiamenti si tennero proprio a Roccasinibalda:

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Jacopo Zucchi - Clelia Farnese (1556ca-1613) Galleria nazionale arte antica.

Cesarini, collezionista di opere d'arte, passione che condivideva con il suocero, fu un marito molto libertino, ma anche molto accomodante: Clelia fu l'amante del cardinale e futuro granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici.
Giangiorgio morì giovane, lasciando anche lui un solo figlio, Giuliano II, che nei possedimenti del nonno costruì un altro palazzo sui resti di un antico castello medievale:

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Palazzo Sforza Cesarini di Genzano

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Sofonisba Anguissola - Giuliano II Cesarini, 1° duca di Civitanova Marche (1572-1613). Grazie all'intercessione del nonno materno, fu nominato duca a soli 13 anni. Così bello da giovane, diventò un uomo corpulento ed eccentrico:

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Giuliano II Cesarini sposò Livia Orsini di Gravina (+1619) ed ebbe 5 figli maschi, uno solo dei quali ebbe discendenza:

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Ottavio Leoni - Giovanni Giorgio II Cesarini, 2° duca di Civitanova Marche (1590-1635) che sposò Cornelia Caetani di Sermoneta.
F. Bernini - Virginio Cesarini (1595-1624), suo fratello minore, poeta.
Il fratello cardinale, Alessandro Cesarini juniore (1592-1644).

Virginio fu ritratto anche da Van Dick, a riprova della loro ricchezza:

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E persino Bernini:

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Un busto di Virgilio unico per il collo di pelliccia (pensate in marmo!).

Il duca Giovanni Giorgio II ritratto nelle funzioni di Gonfaloniere della Chiesa:
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Giovanni Ferri, detto Giovanni Senese - Particolare del Corteo del Prefetto di Roma Taddeo Barberini (1631). Al centro, in abito scuro e gorgiera, Giovan Giorgio Cesarini, 2° duca di Civitanova Marche, Gonfaloniere del Popolo romano.

Ma la casata presto si estinse con la morte del 3° e 4° duca: Giuliano III nel 1665 e suo fratello minore Filippo nel 1685, entrambi senza eredi maschi viventi.
Il matrimonio di Livia, figlia maggiore di Giuliano III e Margherita Savelli, con Federico Sforza di Santa Fiora estinse il casato dei Cesarini in quello degli Sforza Cesarini tuttora viventi.

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Federico Sforza, 16° conte di Santa Fiora (1651-1712), del ramo toscano degli Sforza (discendeva da un fratello di Francesco I duca di Milano, Bosio Sforza).
La moglie Livia Cesarini (1646-1711) che lasciò il convento per sposarlo e per non fare estinguere la casata. Livia era erede del patrimonio di casa Cesarini, e per via materna dei Savelli e dei Peretti.
Federico, tra le tante cose, acquisì dalla moglie il ducato di Civitanova e potè ricomprare quello di Segni già appartenuto alla famiglia d'origine (oltre alla contea di Santa Fiora). Insieme i due coniugi promossero lo sviluppo urbanistico del paese di Genzano.
(Ovviamente c'è ancora un altro palazzo Sforza Cesarini a Santa Fiora).

La cosa che mi meraviglia è che Livia Cesarini è davvero brutta, mentre la sorellla Clelia è bellissima nel ritratto di Voet alla Gemaldegalerie di Berlino:

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Clelia Cesarini (1655-1735), moglie di Filippo Colonna principe di Sonnino (1642-1686) e capostipite del ramo Stigliano.
Quel che è certo è che tra le due sorelle si accese un acerrimo contenzioso per la spartizione dell'asse ereditario (www.treccani.it/enciclopedia/livia-...-Biografico%29/).

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Federico in tutto il suo splendore!



Cfr. www.nuovorinascimento.org/n-rinasc/...ni/cornelia.pdf

www.nuovorinascimento.org/n-rinasc/...errogatorio.pdf
www.nuovorinascimento.org/n-rinasc/...ni/ricerche.pdf
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8452...f1.item.r=.zoom

www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letteras/SFORZA.htm
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Passando agli Sforza Cesarini:


Tratto da www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letteras/SFORZA.htm
www.palazzosforzacesarini.it/index....id=47&Itemid=76

Federico e Livia ebbero due figli maschi: il primogenito, Gaetano Sforza Cesarini (1674-1724), erede dei vari ducati, sposò Vittoria Conti (+1743), nipote per parte di padre del Papa Innocenzo XIII e, per parte di madre, del principe Filippo Colonna di Sonnino (proprio colui che era in conflitto ereditario con gli Sforza Cesarini).

Il secondogenito Giovanni Giorgio Cesarini (1678-1729) fu conte di Chinchon e marchese di Boadilla, feudi ereditati, insieme al titolo di Grande di Spagna, da Giulio Savelli, zio materno di Livia Cesarini, morto senza eredi nel 1712. Ma fu anche protagonista di un grosso scandalo perchè tentò di rapire Faustina Maratti, la bella figlia del pittore. Visse in Spagna, ma non ebbe eredi legittimi.
I titoli e i possedimenti spagnoli, assieme a quelli italiani, passeranno al nipote Sforza Giuseppe Sforza Cesarini (1705-1744). Costui, amante del teatro, ebbe il merito di fondare il Teatro Argentina, inaugurato nel 1732 e diretto da lui stesso.

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Teatro Argentina, costruito dal duca Sforza Giuseppe per ristrutturazione di un antico palazzo di proprietà della famiglia Cesarini; oggi nella piazza omonima, Largo Argentina, di fronte all'are archeologica.

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Maria Francesca Giustiniani (1707-1783), moglie di Sforza Giuseppe suddetto. #entry559021012. Ebbero parecchi figli, 3 maschi.

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Pompeo Batoni - Gaetano II Sforza Cesarini (1728-1776) - National Gallery of Voctoria, Melbourne.
Era il secondogenito di Sforza Giuseppe e Maria Francesca suddetti, avviato alla carriera ecclesiastica, ma subentrò al fratello Filippo (1727-1764), morto giovane senza eredi.

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Pompeo Batoni - Teresa Caracciolo (1747-1767), prima moglie del suddetto - Birmingham Museum and Art Gallery
Morta ventenne la prima moglie, Gaetano II si risposò con la contessa Marianna Caetani di Sermoneta, ma fu perseguitato dalla sfortuna: di sei figli gli restò un solo erede:

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Francesco I Sforza Cesarini (1773-1816). Sposò la nobildonna Gertrude Conti che gli diede due figli: Anna (1803-1874) che sposò Marino Torlonia, e Salvatore (1798-1832), morto giovane senza eredi.
La famiglia si sarebbe estinta. Fatto sta che l'intraprendente duchessa aveva avuto un figlio naturale, Lorenzo, con il colonnello russo Karl Marchal; costui alla morte del fratellastro Salvatore ottenne dalla Sacra Rota il riconoscimento dei titoli e del cognome, dopo una lunga vertenza con il cognato Marino Torlonia (#entry494679745).

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Lorenzo Sforza Cesarini (1807-1867). Liberale, fu protagonista assieme al figlio Francesco del Risorgimento. Entrambi furono nominati Senatori del neonato Regno d'Italia.

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Francesco Podesti - Caroline Shirley (1819-1897), la moglie inglese di Lorenzo. Notare il quadro nel quadro raffigurante il parco da lei creato.

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Francesco II Sforza Cesarini (1840-1899), figlio dei suddetti, anche lui Senatore, e la moglie Vittoria Colonna di Paliano (1846-1939). I loro discendenti sono viventi.

Caroline realizzò intorno al palazzo di Genzano, un bellissimo parco che scende fino al lago di Nemi:


Parco Sforza Cesarini di Genzano

Edited by elena45 - 5/11/2021, 12:57
 
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view post Posted on 15/6/2016, 13:49
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Marie-Antoinette

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Ma non basta! La famiglia Sforza Cesarini, alla fine dell'Ottocento, diventa proprietaria della tenuta Torlonia a Fiumicino, nella località Porto di Traiano.


Villa Torlonia a Fiumicino, la casa principale della tenuta.

La grande proprietà fondiaria corrispondente all'antico porto di Traiano viene venduta dalla Reverenda Camera Apostolica alla fine del '700, passando di mano in mano fino all'acquisto nel 1856 da parte di Don Alessandro Torlonia, principe del Fucino. E' lui che fonda la Palazzina principesca della foto, che sarà completata dal nipote Giovanni, assieme alla bonifica della zona.

Il passaggio di proprietà è sempre legato a un matrimonio tra due casate: Lorenzo Bosio Sforza Cesarini (1868-1939) nipote del duca Lorenzo che abbiamo visto nel post precedente, sposa Maria Borghese Torlonia, pronipote di quello stesso Marino che si era opposto alle rivendicazioni di legittimità del duca Lorenzo.


Maria Borghese Torlonia (1878-1959), figlia di Anna Torlonia e Giulio Borghese (#entry494695490).
Dall'unione nascono tre figli, un solo maschio: Mario Bosio Sforza Cesarini (1899-1986), che eredita la proprietà Torlonia della madre.
Gli Sforza Cesarini completeranno l'opera di bonifica, dando vita una splendida oasi naturalistica.


Oasi Porto


Il lago esagonale di Fiumicino

Edited by elena45 - 12/2/2018, 14:42
 
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