Maria Antonietta - Regina di Francia

Napoli spagnola, I Guevara e i d'Avalos

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view post Posted on 4/7/2018, 10:18
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Marie-Antoinette

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Significativi tra i Caracciolo Rossi in epoca spagnola sono i Caracciolo di Avellino, quasi tutti guerrieri al servizio dei Re di Spagna.

Capostipite fu Domizio (1508-1576), duca di Atripalda, che partecipò con il figlio Marino I (+1591) alla battaglia di Lepanto.

Con strumento del 6 maggio 1581 Marino Caracciolo-Rossi comprò dalla Regia Corte tramite la moglie Crisostoma Carafa per 113.469 ducati la città di Avellino insieme col casale “delle Bellezze”. Con diploma rilasciato ad Areca il 25 aprile 1589, Marino ottenne dal re Filippo II, figlio di Carlo V, in considerazione della virtù degli antenati e dei suoi meriti, il titolo di Principe della città di Avellino.
Tratto da www.avellinesi.it/fine%20aprile%201...%20%20parte.pdf.

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Francesco Marino I Caracciolo (1631-1674), 4° principe di Avellino, figlio postumo di Marino II Caracciolo (1587-1630) e della sua seconda moglie, la bellissima Francesca d'Avalos (+1676).
Bello come la madre, fu anche lui, come i suoi avi, un valoroso combattente: sconfisse le brigate di Masaniello tracimate nel suo territorio. Nel ritratto porta il collare del Toson d'oro, ricevuto da Filippo IV di Spagna.
Fu un amante profondo della cultura: oltre a finanziare i migliori artisti dell’epoca (era amico intimo di Cosimo Fanzago, autore della Fontana di Bellerofonte), fondò nella sua Atripalda l’Accademia degli Inquieti.
A Madrid conobbe e sposò la principessa Geronima Pignatelli (1644-1711), la ricchissima figlia di Ettore IV, principe di Noja e duca di Monteleone, e Giovanna Tagliavia Aragona Cortez, principessa di Castelvetrano e duchessa di Terranova. Morì ancora giovane, a soli 43 anni. La moglie si risposò con suo cugino, Giulio Pignatelli, duca di San Mauro.

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Cosimo Fanzago - Fontana di Bellerofonte - Avellino

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Marino III (1668-1720), V principe di Avellino, unico figlio maschio del suddetto. Sposò la genovese Antonia Spinola (discendente del Generale Ambrogio) ed ebbe solo 2 figli maschi. Il cadetto Ambrogio fu il capostipite dei Caracciolo di Torchiarolo (BR).
Invece il primogenito, 6° principe di Avelino, fu un personaggi molto discusso::

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Francesco Solimena - Probabile ritratto di Francesco Marino II Caracciolo (1688-1727) - Collezione privata

Fu amante del lusso e organizzatore di feste grandiose, che tenne a Lancusi, dove possedeva uno splendido palazzo.
Ancora più sfarzosamente volle festeggiare a Montesarchio il matrimonio con la bellissima e virtuosa Giulia d’Avalos (+1726), figlia di Nicola, principe di Troia e Montesarchio, e di Giovanna Caracciolo, sua zia, celebrato con una cerimonia solenne dal cardinale arcivescovo di Benevento, Vincenzo Maria Orsini, futuro Papa Benedetto XIII.
Altrettanto sfarzose furono le feste per la nascita del primogenito Marino IV Francesco. Ma suscitò grande sconcerto quando dette un fastoso ricevimento a Napoli, nel palazzo avito, poco dopo la morte del padre.

Di costumi tutt’altro che irreprensibili, Francesco Marino II si trovò invischiato in una torbida vicenda. Nel 1723 furono trovate uccise nella loro casa due donne pubbliche. Del delitto fu accusato Antonio Gallucci, uomo di fiducia del principe, frequentatore di quel sordido ambiente. Le prove addotte nel processo, immediatamente celebrato, furono ritenute sufficienti a farlo condannare a morte. Il principe Caracciolo intervenne con la forza della sua autorità per tentare di salvare dalla condanna il suo familiare, ma per le sue richieste troppo insistenti ed energiche fu addirittura ritenuto il mandante del delitto. Visti inutili i suoi tentativi, apostrofò con frasi ingiuriose il Viceré, cardinale Althan, che, dopo avergli promesso il suo aiuto, si disinteressò del caso dicendogli che “non lo riteneva degno neppure di fare il servitore in sua casa”. Perciò dalla Regia Corte, interessata a tenere a freno l’eccessiva potenza dei nobili, gli fu comminata la pena dell’esilio perpetuo, che egli volle scontare con la moglie, i due figli e un seguito di 40 persone a Bologna, dove continuò a trascorrere il tempo in feste, ricevimenti
e divertimenti con le più titolate famiglie della città, come ricordano le cronache bolognesi del tempo
.

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Francesco Marino III Caracciolo (1714-1781), buono e coraggioso, di indole diversa dal padre, durante la Guerra di Successione Polacca si schierò contro gli Asburgo a favore di Carlo III e fu Generale della cavalleria borbonica.
Ma questa è un'altra storia perchè comincia appunto la Napoli borbonica.

Tratto da www.avellinesi.it/fine%20aprile%201...0II%20parte.pdf

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Ricostruzione del Palazzo Caracciolo di Avellino a Lancusi, oggi molto degradato.

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Palazzo Caracciolo di Avellino a Napoli (via dell'Anticaglia), in centro storico. Risalente alla seconda metà del XIV secolo, fu ereditato dai Caracciolo di Avellino dall'ava Beatrice Gambacorta e ampliato dal 2° principe Camillo. Abbandonato per anni, oggi è sede della Fondazione Greco-Morra ed è stato in parte ristrutturato.

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Palazzo Caracciolo ad Avellino, oggi sede della Provincia.
Fu fatto costruire dalla principessa Antonia Spinola Colonna, moglie del 5° principe, tra il 1708 e il 1713.
Nel 1734, dopo la Guerra di successione polacca, il nuovo re, Carlo III di Borbone, viaggiando verso Napoli, fece la sua prima tappa nel palazzo avellinese. Ma questa, come già detto, è un'altra storia.

http://giornalelirpinia.it/index.php/cultu...ellino-e-ariano

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Parallelamente, sempre tra i Caracciolo Rossi, si svilupparono le linee dei Caracciolo di San Vito e dei Caracciolo di Airola.

Capostipite fu Galeazzo Caracciolo (1460-1517), Signore di Vico del Gargano, figlio di Colantonio lo Sfresato (+1485) e Maria Caracciolo Pisquizi (intrecci frequenti tra i due rami).
Galeazzo fu il condottero aragonese che, a capo di una flotta, nel 1481 contribuì a liberare la città di Otranto dai Turchi, dopo il massacro di 800 cittadini inermi(regnante Ferdinando I).
A lui come già detto( #entry599245983) è dedicata una splendida cappella nella chiesa di San Giovanni a Carbonara.

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Sepolcro di Galeazzo Caracciolo (1557). Sposò Camilla della Leonessa ed ebbe 10 figli.

Di fronte il sepolcro del figlio maschio più illustre:

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Sepolcro di Colantonio Caracciolo (+1562), 1° marchese di Vico.
Per la fedeltà e i servizi prestati all'imperatore Carlo V, nel 1531 ottenne il titolo marchesale, dando vita al ramo dei Caracciolo di Vico.

Ci sono anche i figli minori di Galeazzo nell'Altare dell'Epifania:

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Carlo Maria (morto giovane) e Marcello Caracciolo (+1556), capostipite dei Caracciolo di Airola.

Il secondo marchese di Vico avrebbe dovuto essere l' unico figlio maschio di Colantonio, nato lo stesso anno in cui moriva il grande nonno di cui portava il nome e lo stesso anno in cui Martin Lutero pubblicava le sue 95 tesi. Invece è passato alla storia come colui che che si convertì al calvinismo, dopo un lungo periodo di tormentata riflessione, indotta anche dall'amicizia con il congiunto Gian Francesco Alois (1519-g1564), marito di Isabella Caracciolo, una sua parente; rinunciò al titolo e andò in esilio in Svizzera.
Peggiore sorte toccò al povero Alois che fu decapitato per eresia.

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Galeazzo Caracciolo (1517-1586). Stupisce che il nipote di un difensore della cristianità, portatore dello stesso nome, avesse abiurato la sua religione.
Stupisce che il cugino di Galeazzo, quel Ferrante Caracciolo duca di Airola (+1596) che lo aveva cercato in Svizzera per convincerlo a tornare sui suoi passi, fosse un guerriero di grande valore: partecipò alla battaglia di Lepanto in difesa della religione cristiana.

Il ramo marchesale comunque si estinse presto (alla fine del '500), mentre si svilupparono quelli cadetti dei Duchi di San Vito e dei Duchi di Airola.
E qui troviamo, secondo la tradizione di famiglia, altri due guerrieri delle armi spagnole, due fratelli:

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Carlo Andrea Caracciolo (1584-1646), marchese di Torrecuso, fu tra i più grandi condottieri del suo tempo per il re di Spagna.

Lucio Caracciolo (1595-1656), combattente in Navarra e Catalogna. Si narra che durante la battaglia smarrì l'occhialino e il re gli offrì il suo dicendo "Por bien ver", che diventò il motto della casata. Anche lui ottenne da Filippo IV il Toson d'oro e il titolo di Duca di San Vito. Morì di peste nell'epidemia del 1656.

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I busti di Carlo Andrea e di Lucio Caracciolo all'ingresso della cappella.

Come si vede c'è tutta una generazione di guerrieri nella casata Caracciolo Rossi fedeli al re di Spagna.

Edited by elena45 - 1/3/2021, 14:53
 
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view post Posted on 5/7/2018, 09:55
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Qualche giorno fa si sono riuniti a Cervinara (AV) i discendenti della famiglia Caracciolo.

Nella frazione Ferrari di Cervinara, a 35 Km dal capoluogo avellinese, sorge il Palazzo marchesale dei Caracciolo.
Il palazzo, edificato nel 1500 dalla famiglia d'Avalos, fu ampliato e rimodernato nel XVII secolo da Francesco Caracciolo, 1° marchese di Cervinara.

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Francesco Caracciolo (1601-1668) di Giambattista del ramo Caracciolo Pisquizi. Si sposò tre volte ed ebbe 9 figli.
In prime nozze sposò Porzia Caracciolo (1610-1636), figlia ed erede di Marino 4° Marchese di Sant’Eramo (1583-1639), del ramo Caracciolo Rossi. Il figlio Giambattista (1627-1685) ereditò, oltre a quello di Cervinara, anche il marchesato di Sant'Eramo che arriva fino ai nostri giorni.
In seconde nozze sposò Margherita d’Avalos d’Aquino d’Aragona, figlia del Principe di Montesarchio, che gli portò in dote il palazzo.
(www.genmarenostrum.com/pagine-lette...t'eramo.htm).

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Palazzo Marchesale di Cervinara. La cosa interessante sono i misteriosi fregi scolpiti sulle facciate: sono simboli esoterici di significato arcano (www.luoghimisteriosi.it/campania/avellino-cervinara.html):

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Mentre l'esterno è semplice e rustico, l'interno è artisticamente decorato, a partire dall'ingresso.

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Il maestoso salone di 22 metri per 9, denominato Salone di Giustizia, reso unico da un soffitto ligneo a cassettoni, è decorato da una fascia di affreschi raffiguranti scene della Gerusalemme Liberata, alternate a i ritratti della famiglia.

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Notare nell'angolo le due figure: Marino senior e Giobattista Cavallerizzo Maggiore di SMC Carlo VI. Potrebbero essere Marino Caracciolo (1583-1639), 4° marchese di Sant'Eramo e padre di Porzia, appartenente ai Caracciolo Rossi, e Giambattista Caracciolo (1627-1695), 5° marchese di Sant'Eramo, figlio di Porzia, appartenente ai Pisquizi.
Ancora più significativo lo stemma del palazzo:

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Unione dei due rami (succedeva più volte): i Caracciolo Rossi (le bande rosse in diagonale) e i Caracciolo Pisquizi (il leone rampante).

Nel 1806 il palazzo è diventato proprietà dei Conti del Balzo, imparentati con i Caracciolo.

Edited by elena45 - 8/7/2018, 23:39
 
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view post Posted on 10/3/2019, 08:04
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In occasione dell'8 marzo, voglio ricordare una scienziata napoletana ante litteram: Faustina Pignatelli Carafa.

Come annotavo nello schema in #entry599962649, Faustina Pignatelli (1705-1769) sposò il principe Francesco Domenico Carafa (1695-1746), 5° principe di Colubrano, anche lui un uomo colto, autore di poesie.
Faustina era figlia di Michele Pignatelli dei duchi di Tolve (1652-1720); la madre, Faustina Caracciolo di Villamaina (1686-1705), morì dandola alla luce.

Riporto alcune notizie dal sito della Treccani (www.treccani.it/enciclopedia/fausti...io-Biografico)/)

Si sa poco degli anni giovanili e dell’educazione di Faustina, dama di varia e solida cultura, particolarmente versata nelle scienze matematiche e filosofiche, ma parimenti competente in quelle umane. Si formò a Napoli che, incline fin dal secolo precedente ad accogliere le suggestioni della scienza nuova, agli inizi del Settecento beneficiava dell’infaticabile azione modernizzatrice di Celestino Galiani. In tale contesto, culturalmente vivacissimo e precocemente frequentato da alcune donne, Faustina fu allieva del matematico Nicola Di Martino che contribuì a diffondere le teorie newtoniane nella capitale partenopea e che, tra le altre sue opere, ne scrisse alcune ideate «ad usum Faustinae Pignatelli».

Alacremente impegnata in iniziative di discussione e divulgazione filosofica e scientifica, Faustina fu animatrice del salotto scientifico tenuto a Palazzo Carafa di Colubrano che, caratterizzato da un approccio teorico e matematico alla filosofia naturale di Newton, suscitò l’ammirazione del magistrato francese Charles de Brosses e dell’abate Jean-Antoine Nollet dell’Académie des sciences di Parigi, allorché soggiornarono a Napoli.

Senza limitarsi al ruolo di accorta padrona di casa e di abile organizzatrice di eventi, la principessa contribuì con competenza, determinazione e scrupolosità alla discussione scientifica; si espresse, in particolare, sulla controversa questione della ‘forza viva’ che divideva i novatores newtoniani dai cartesiani e si inserì nel dibattito con acute e originali riflessioni di carattere epistemologico.

Apprezzata da Voltaire e da Joseph-Jérôme de Lalande, intrattenne rapporti epistolari con numerosi intellettuali di prestigio, come il segretario dell’Académie des sciences, Jean-Jacques Dortous de Mairan, ed Émilie du Châtelet, traduttrice dei Principia di Newton. Avviò un fitto carteggio con Francesco Maria Zanotti, voce autorevole dell’ambiente accademico di Bologna e segretario dell’Accademia delle scienze della città, istituzione emerita di cui la principessa fu socia onoraria dal 1732. Quando Zanotti sintetizzò in uno scritto in forma dialogica il dibattito sul tema Della forza dei corpi che chiamano viva, inserì tra gli interlocutori la sua dotta corrispondente napoletana, insieme con altri frequentatori del suo cenacolo, tutti convinti oppositori del primato della metafisica sulla scienza. Da questa opera Pignatelli ottenne un importante riconoscimento pubblico della sua autorità di scienziata, che risulta oggi particolarmente significativo dal momento che il valore scientifico della nobildonna si può stimare solo in base alle testimonianze dei contemporanei, essendo andata dispersa tutta la sua produzione.

Studiosa versatile, si dilettò pure di poesia e nel 1728 fondò insieme al marito l’Accademia del Monte Capraio nel feudo di Formicola, presso Capua.

Nel 1731 abbandonò il tetto coniugale e si rifugiò nel monastero di Regina Coeli, ove già si trovava la figlia Caterina, lasciando con il marito i figli nati dalla loro unione: Giuseppe, cavaliere gerosolimitano, Michele, poi succeduto al padre nei titoli e nei beni, e Diomede Casimiro, futuro ecclesiastico di vasta cultura. Ricorse al viceré Aloys d’Harrach, per indurre il consorte a educare convenientemente la prole e a pagarle alimenti adeguati allo status, avviando un lungo contenzioso trascinatosi ben oltre la fine del viceregno austriaco e l’avvento della dinastia borbonica sul trono napoletano. Gravemente malata, Faustina nel 1739 lasciò il monastero per curarsi, forte degli appoggi di cui godeva a corte, ove la suocera era l’influente cameriera maggiore della regina. Nello stesso anno, mentre erano espletati da parenti e amici tentativi di riconciliazione tra i coniugi, fu nominata dama di corte e riprese a ricevere nel suo salotto a palazzo Colubrano. Nel volgere di qualche mese, tuttavia, si riaccese il conflitto coniugale e per dirimerlo si chiese l’intervento diretto di Carlo di Borbone. Ascoltate sia le ragioni della principessa, che accusava il marito di reiterati atti di violenza e di assidue frequentazioni con donne di malaffare, da cui aveva contratto il ‘mal francese’ che le aveva trasmesso, sia quelle, molto diverse, del principe, che negava ogni addebito e contestava i comportamenti della moglie, dama altera e autonoma oltre misura, fu concluso che mancavano i presupposti per una riconciliazione. Riconosciuto il diritto della donna a un congruo assegno di mantenimento, fu disposto che dovesse essere accolta nel ritiro di Mondragone che, non essendo luogo di clausura, le avrebbe consentito di frequentare la corte. A detta di Bernardo Tanucci, alla crisi coniugale dei Carafa avrebbe concorso pure José Joacquin Guzmán de Montealegre, che sembrerebbe non essere rimasto insensibile al fascino della colta Faustina, suscitando anche per questo motivo la riprovazione della principessa vedova di Colubrano, figura di spicco del ‘partito’ ostile al ministro sivigliano e fautore della sua caduta.

Gli eventi degli anni successivi contribuirono alla definitiva risoluzione della vertenza familiare dei Carafa, in quanto Francesco, già sostenitore del governo cesareo prima di schierarsi disinvoltamente con quello borbonico, dovette lasciare Napoli per prendere parte alla spedizione antiaustriaca e, accusato di cospirare a favore dell’Impero e imprigionato in Sant’Elmo dopo la battaglia di Velletri, morì nel 1746.

La vedova gli sopravvisse a lungo, libera di dedicarsi ai suoi studi e al suo circolo culturale e di sostenere giovani talenti in cerca di fortuna. La principessa si mostrò scarsamente perspicace e aperta al confronto quando dovette affrontare questioni che non afferivano alla sfera scientifica e visse le contraddizioni in cui si dibattevano molti intellettuali meridionali, in larga misura incapaci di compiere un salto di qualità nel processo di modernizzazione. Come signora di vassalli, spese tutta la sua autorità per impedire che Tolve si sottraesse al dominio feudale e intraprese un lungo contenzioso per ostacolarne il riscatto in demanio.

Morì a Napoli il 30 dicembre 1769.


Ricordo che il Palazzo Carafa di Colubrano era il palazzo di Diomede Carafa conte di Maddaloni (1406ca-1487), che dopo un lungo degrado, fu riportato agli antichi splendori proprio dai principi di Colubrano, Francesco e Faustina. Alla morte del principe, il palazzo subì un nuovo periodo di decadenza, finchè fu venduto. (#entry599474170).


Palazzo Diomede Carafa a via San Biagio dei Librai.

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Cortile del palazzo.
Fino al 1809 troneggiava nel cortile una grande testa di cavallo in bronzo, tanto che il palazzo era noto come "palazzo del cavallo di bronzo". Eccola:

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La scultura probabilmente faceva parte di un monumento equestre commissionato a Donatello da Alfonso il Magnanimo, destinato a stare nell'arco superiore della porta trionfale di Castel Nuovo. Cominciata nel 1456, l'opera fu interrotta per molte ragioni concomitanti, tra cui la morte del sovrano (1458), la prima Guerra dei Baroni (1458 - 65) e la morte dell'artista (1466). Nel 1471 Lorenzo il Magnifico, su richiesta di Ferrante I, spedì la testa da Firenze a Napoli, come dono a Diomede Carafa, uomo di fiducia del Re. Nel cortile del suo palazzo in via San Biagio de' Librai la testa fu ammirata fino al 1809, quando venne donata al Museo Archeologico dal principe Francesco Carafa di Colubrano (+1829), Costui era il nipote di Faustina, già simpatizzante per la Rivoluzione napoletana del '99, divenuto ministro di Gioacchino Murat, ereditò tutti i beni e i titoli dei Maddaloni e vendette lo storico immobile. Da allora nel palazzo ai decumani c’è una copia in terracotta:

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PS. In realtà la principessa Faustina visse nel periodo in cui Napoli fu Vicereame austriaco e durante il regno di Carlo III di Borbone. L'ho inserita in questo topic perchè vi si parla della famiglia Carafa.
Dallo schema succitato in #entry599962649, si evince che il marito di Faustina era il discendente diretto di quel Giuseppe che fu ucciso nella rivolta di Masaniello, mentre la sua discendenza agnatica si estingue alla fine dell'Ottocento con Marzio Gaetano Carafa, 10° principe di Colubrano (1798-1890).
La discendenza continua per via femminile attraverso le sorelle: Clorinda Carafa, XI principessa di Colubrano (1799-1864), sposa il duca Donato Proto Pallavicino, e suo figlio Francesco assume anche l'illustre cognome di lei e il titolo (formale) di duca di Maddaloni.

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Francesco Proto Carafa Pallavicino (1821-1899), duca di Maddaloni. Deputato al 1° parlamento del Regno d'Italia. Faustina era la sua trisavola.
Dall'altra sorella Emilia Carafa di Colubrano (1812-1865), discendono gli attuali Ferrara Pignatelli di Strongoli (#entry610153901).

Edited by elena45 - 23/3/2019, 08:53
 
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view post Posted on 8/5/2019, 14:19
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Un altro condottiero napoletano al servizio della Spagna:

1-Andrea-Cantelmo-1598-1645
Andrea Cantelmo (1598-1645), Comandante di milizie spagnole, Andrea Cantelmo (1598-1645), Comandante di milizie spagnole, Governatore delle Fiandre e del Lussemburgo, Vicerè di Catalogna.

La famiglia dei Cantelmo, secondo alcuni era di antichissima origine celtica: si riteneva discendesse da Everardo, l'ultimo figlio di Duncan, re di Scozia, dal quale discendono i membri della famiglia reale degli Stuart.

Un ramo si sarebbe insediato in Provenza e da qui un suo esponente, Giacomo (+1288) scese in Italia al seguito di Carlo I d'Angiò nella guerra contro gli Svevi nel Mezzogiorno; dal nuovo Re di Napoli Giacomo ottenne molti feudi, tra cui Popoli (PE), Alvito (FR) e Sora (Fr). Suo figlio Restaino (+1310) fu nominato Capitano di Napoli; nella città partenopea possedeva già due magnifici palazzi.

Il figlio di quest'ultimo, Restaino II (+<1320), sposò la nobildonna di origine francese Margherita di Saint Corban, che gli portò in dote il feudo di Pettorano (AQ).

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Il paese di Alvito, al confine del Lazio con l'Abbruzzo.

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Il castello di Pettorano (AQ), uno dei borghi più belli d'italia.

Nel periodo angioino i Cantelmo rivestirono importanti cariche burocratiche e contrassero altri matrimoni vantaggiosi, con i D'aquino e i Carafa per esempio.
Anche nel periodo aragonese i Cantelmo furono attivi nelle vicende politiche, per esempio parteciparono sia pure marginalmente alla Congiura dei Baroni che li privò del ducato di Alvito.

Il nostro condottiero Andrea visse in pieno Vicereame spagnolo: era il figlio cadetto di Fabrizio Cantemo, III duca di Popoli e di Laura d'Evoli. Nel 1620 ottenne dal viceré di Napoli Gaspare Borgia il comando di una compagnia di archibugieri, poi passò al servizio degli Asburgo austriaci e infine di Filippo IV.

Il suo pronipote Giuseppe (+1693), VI duca di Popoli e I Principe di Pettorano, nel 1682 ottenne finalmente dal re d'inghilterra Carlo II il riconoscimento delle sue origini scozzesi e il permesso di acquisire il cognome Cantelmo Stuart.
Purtroppo ebbe solo due figlie femmine: Beatrice ed Isabella.
Per non disperdere cognomi, titoli e patrimoni la primogenita Beatrice fu fatta sposare allo zio Restaino!

Restaino Cantelmo Stuart (1651-1721),fratello di Giuseppe suddetto, com'era tradizione nelle famiglie nobili, essendo il terzogenito fu avviato alla carriera militare. Fu anche lui un generale al servizio del re di Spagna (tra l'altro il Vicerè di Napoli duca di Medinaceli gli assegnò il compito di sedare la Congiura di Macchia), fu nominato Grande di Spagna e Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro. Al servizio di Filippo V, si distinse nella Guerra di Successione spagnola.
Ma soprattutto ereditò dal fratello il titolo ducale di Popoli e quello principesco di Pettorano, sposando la nipote Beatrice.

La secondogenita Ippolita, invece, non ebbe titoli, ma fece un matrimonio ancora più importante: sposò Vincenzo III Carafa principe di Roccella:

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Ippolita Cantelmo Stuart (1677-1754). Le nipoti Giulia e Maria Antonia furono due eroiche e sfortunate protagoniste della Rivoluzione napoletana del '99 (#entry600001933)
I suoi discendenti sono ancora viventi e portano i cognomi Carafa Cantelmo Stuart.

Edited by elena45 - 20/8/2020, 12:51
 
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view post Posted on 9/5/2019, 09:09
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Nella stessa epoca di Don Andrea Cantelmo visto nel post precedente, viveva a Napoli un altro personaggio:

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A. Beltrano - Carlo di Tocco (1592-1674), II principe di Montemiletto - Quadreria del Pio Monte, Napoli.

La famiglia di Tocco, di antica origine longobarda, come la famiglia Cantelmo fu protagonista delle vicende storiche dell'Italia meridionale.
Nel periodo angioino alcuni esponenti ricoprirono funzioni pubbliche, come Pietro (+<1330) che fu notaio in Melfi durante il regno di Roberto d'Angiò.
La famiglia raggiunge grande prestigio quando i sovrani d'Angiò inviarono alcuni suoi componenti a conquistare la Romania e l'Epiro e le Isole Ionie.
Così Guglielmo (+1335), figlio del suddetto, fu Governatore dell'isola di Corfu. Fece un matrimonio importante: sposò Margherita Orsini, figlia di Giovanni Orsini, Conte palatino di Cefalonia e Zante. Il loro primogenito Leonardo (+1375/77) ereditò il titolo iniziando la linea dei Tocco, detto ramo di Acaja, che governò sulle Isole Ionie e, infine sul Despotato d'Epiro, fino alla seconda metà del '400.

7-Leonardo-III-di-Tocco-1499-Despota-di-Romania[/URL]
C. Sellitto - Leonardo III di Tocco (+1499), ultimo despota dell'Epiro - Collezione privata.

Un altro ramo della famiglia, invece, rimase in Italia e, in particolare, Guglielmo III di Tocco (+1408), detto Gurello, acquistò il feudo di Montemiletto, nell'avellinese. L'ultimo discendente, Giovanbattista II (+1631), nominato Principe di Montemiletto, però non ebbe figli e adottò un parente del ramo di Acaja, il nostro Carlo effigiato sopra.

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Castello di Montemiletto (AV), noto come Castello della Leonessa

Orbene, nel '700, la famiglia di Tocco si lega strettamente alla famiglia Cantelmo Stuart che abbiamo visto nel post precedente attraverso un matrimonio: la figlia di Restaino e Beatrice Cantelmo Stuart (zio e nipote), unica erede per la morte prematura del fratello Giuseppe, e cioè Camilla Cantelmo Stuart (1700-1752), IX duchessa di Popoli e IV principessa di Pettorano, sposa Leonardo VII di Tocco (1698-1776), IV principe di Montemiletto.
I discendenti uniranno feudi, titoli e cognomi e si chiameranno Di Tocco Cantelmo Stuart.

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G.S. Maja - Leonardo VII di Tocco (1698-1776), IV principe di Montemiletto - Quadreria del Pio Monte, Napoli.
Il nobiluomo a cavallo nel ritratto lo fu anche metaforicamente nel periodo di transizione tra l'epoca spagnola e quella borbonica, come si evidenzia da un altro ritratto di lui più maturo:

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Carlo III di Borbone, asceso al trono nel 1736, gli concesse la "chiave d'oro", il privilegio cioè di accedere alla corte in ogni momento e l'Ordine di San Gennaro.
Anche il figlio Restaino fu tra gli uomini più vicini al nuovo Re, per la fedeltà dimostrata alla causa borbonica durante la breve dominazione asburgica. Eccolo:

12-Restaino-di-Tocco-Cantelmo-Stuart-1730-1796-Popoli-Pettorano-M
Francesco Liani - Restaino di Tocco Cantelmo Stuart (1730-1796) con l'abito dell'Ordine di San Gennaro - Collezione privata.
Sposò in prime nozze Maria Camilla Cybo Malaspina (1728-1760), figlia del duca di Massa ed ebbe un solo figlio. In seconde nozze sposò Maria Maddalena d'Aquino di Caramanico (1748-1802), donna colta e potente (iscritta alla Massoneria), sorella del Vicerè di Sicilia, che gli diede 11 figli.

Carlo II di Tocco Cantelmo Stuart (1756-1807), l'unico figlio di primo letto di Restaino suddetto, sposò Maria Antonia Carafa Cantelmo Stuart, protagonista, come già detto, con la sorella Giulia dei fatti del '99; dopo la tragica fine della Rivoluzione, la moglie per il dolore morì suicida e a lui vennero confiscati tutti i beni. La loro discendenza maschile si esaurisce alla fine dell'Ottocento.

Maria-Antonia-Carafa
Maria Antonia Carafa Cantelmo Stuart (1763-1823)

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Carlo III di Tocco Cantelmo Stuart (1827-1888), ultimo principe di Montemiletto, di Pettorano e duca di Popoli.
Non ebbe eredi, per cui titoli e patrimonio passarono al cugino Carlo Capece Galeota (1826-1908), figlio di sua zia M. Maddalena (vedi schema).

Gli intrecci tra le due famiglie si possono così schematizzare:

9-Cantelmo-di-Tocco

Tratto da www.uilcittametropolitanaroma.it/Gi...Genealogico.htm / www.genmarenostrum.com/pagine-lette.../DI%20TOCCO.htm

Palazzo-tocco-di-montemiletto-al-Corso
Palazzo Tocco di Montemiletto al Corso Vittorio Emanuele, Napoli.
Fu fondato a partire dal 1654 dal principe Carlo di Tocco di Montemiletto (1592-1654), munito di giardini pensili e loggiati, il più grande adornato con lo stemma e i busti di famiglia.

palazzo-tocco-di-montemiletto-a-corso-vittorio-emanuele2


Molto più tardi, nel 1832, il principe Francesco di Tocco Cantelmo Stuart (1790-1877), acquistò un antico e vetusto palazzo a via Toledo, risalente alla seconda metà del '500, lo ristrutturò e lo elesse a residenza per sè e per la moglie Maria Maddalena , Ovviamente, siamo in epoca borbonica.

Palazzo-Tocco-di-montemiletto-a-Toledo
Palazzo Tocco di Montemiletto a via Toledo.
Rimase alla famiglia solo per poco più di cinquant'anni: nel 1888, per mancanza di eredi, passò, come già detto, ai Capece Galeota, che pure si estinse (#entry633134871).

Edited by elena45 - 29/11/2020, 14:15
 
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view post Posted on 4/7/2019, 13:08
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Marie-Antoinette

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Durante il Vicereame spagnolo anche la famiglia Spinelli fu in primo piano.
Attestata a Napoli fin dal XII secolo, i suoi membri ricoprirono cariche importanti già sotto il dominio dei Normanni. La sua ascesa comincia in epoca angioina e si afferma nel periodo spagnolo.

Il personaggio più importante nella Napoli spagnola di Carlo V fu Giovanbattista Spinelli (+1522) che conquistò la fiducia dell'Imperatore tanto da considerarlo fidato consigliere su molte questioni politiche e amministrative; per la sua saggezza gli assegnò spesso compiti diplomatici importanti e lo creò conte di Cariati e duca di Castrovillari.
Cfr. www.bottegascriptamanent.it/?modulo...4&idedizione=30.
Grazie al favore imperiale, lo Spinelli accumulò un'enorme ricchezza. A Napoli acquistò tra l'altro un suolo in collina appartenente alla Certosa di San Martino, dove più tardi i suoi discendenti avrebbero costruito il palazzo di famiglia. Col tempo il palazzo Cariati fu abbandonato fino a che nel 1921 fu acquistato dall'Ordine dei Gesuiti, e, dal 1922 è sede del prestigioso Istituto Pontano.

cariati-palazzo-napoli
Palazzo Spinelli di Cariati al Corso Vittorio Emanuele di Napoli.

Poichè l'iconografia è inesistente, dobbiamo accontentarci delle sculture. Interessanti le magnifiche sepolture, monumenti di scuola napoletana, nel Presbiterio della Chiesa di Santa Caterina a Formiello.
Intanto si tratta di due fratelli, che corrispondono ad altrettante linee genealogiche.
I loro cenotafi occupano un posto d'onore nella chiesa, l'uno di fronte all'altro, accanto all'altare maggiore, tanto che il Presbiterio assurge di fatto a cappella di famiglia.
Erano figli di secondo letto di Ferdinando Spinelli (1547), figlio di Giovanbattista suddetto, uomo d'arme che Carlo V nominò Capitano generale di Calabria e Basilicata.

Giovanni-Vincenzo-Spinelli-1534-1576-Santa-Caterina-a-Formel
Giandomenico d'Auria - Monumento funebre di Troiano I Spinelli (1530-1566), 1° principe di Scalea, e della moglie Caterina Orsini (+1589).

Troiano-Spinelli-2
Giandomenico d'Auria - Monumento funebre di Giovanni Vincenzo Spinelli (1534-1576), capostipite dei principi di Tarsia e della moglie Virginia Caracciolo (+1613).

Notare come sono sottodimensionati i busti delle due figure femminili in qualità di mogli, mentre hanno l'onore di un sepolcro individuale nella stessa cappella due donne di casa Spinelli:

Dorotea-m-Spinelli
Dorotea Spinelli (1507-1570), figlia di Giovanbattista, e Isabella Spinelli (+1589), figlia di Ferdinando.

I due fratellastri di primo letto di costoro erano imparentati, nientemeno, che con il grande Vicerè di Carlo V, ovvero Don Pedro Alvarez di Toledo: prima Giovan Battista II Spinelli (+1551) aveva sposato la maggiore delle sue figlie, Isabel, mentre Eleonor aveva sposato il Granduca Medici (si disse perchè Isabel era brutta e sciocca).
Poi, lo stesso Vicerè in tarda età (un anno prima di morire), sposò la sorella di suo genero, Vincenza Spinelli.

Insomma, "spagnoli" su tutta la linea.

Un altro esponente della famiglia è ricordato con un imponente cenotafio nella Basilica dello Spirito Santo a Napoli.:

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Michelangelo Naccherino - Paolo Spinelli (+1577), signore di Cosoleto jure uxoris. Era figlio di Carlo, conte di Seminara (+1540) e fratello cadetto di Giovanbattista.

Altro figlio di Carlo fu Salvatore Spinelli (+1565), signore di Fuscaldo, capostipite di una linea che arriva ai nostri giorni.
Il personaggio ebbe un ruolo ambiguo ma centrale nel famoso Massacro dei Valdesi che abitavano nel suo feudo, massacro avvenuto nel 1561, che fu voluto dal Papa e da Filippo II. Lo Spinelli fu dapprima tollerante nel controllo della popolazione che aveva aderito alla Riforma, ma poi dovette accettare la spedizione guidata dal celebre condottiero Ascanio Caracciolo e dal cognato Marino Caracciolo, governatore della Calabria, mandata dal Vicere di Napoli Pedro Afan de Ribera, che sfociò in una strage sanguinosissima. In "premio" lo Spinelli fu nominato marchese di Fuscaldo..

Uno Spinelli di Tarsia del '600:

Carlo-Francesco-Spinelli-1668-1732-Nationala-gallery-scotland
Carlo Francesco Spinelli, 4° principe di Tarsia (1668-1732) - Galleria nazionale di Scozia.

Nel '600 alla linea principesca di Scalea si affianca la linea ducale di Laurino (comune del Cilento), per il matrimonio tra un cadetto della famiglia, Giuseppe Spinelli (1620-1701) con Vittoria Carafa duchessa di Laurino (1631-1704)

pal-ducale01
Palazzo ducale di Laurino (SA).

Fuscaldo, Scalea, Tarsia, Cariati, Castrovillari sono tutti in provincia di Cosenza. Cosoleto è in provincia di Reggio Calabria

Il seguito alla Napoli borbonica (#entry632768435).

Edited by elena45 - 31/10/2021, 09:42
 
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