| Ho appena finito di leggere le memorie del duca di Saint-Simon, 613 pagine (ben poca cosa rispetto ai 43 volumi originali) edite nel 1951 da Einaudi a cura di Mario Bonfantini. Interessantissime, come ogni cosa che scrive Saint-Simon, a parte le 45 pagine che riportano puntigliosamente tutto quello che è successo durante il consiglio di reggenza, quando fu abbassato e tolto di scena il duca del Maine: ora per ora, minuto per minuto ogni atto, ogni discorso, ogni espressione del viso. Ne risulta una narrazione pedante e pesante come un verbale dei carabinieri, con decine di nobili e di cariche senza identificazione (il guardasigilli, il primo presidente, il procuratore generale), personaggi per lo più sconosciuti, che rendono più faticosa la comprensione della vicenda. Nome certo famosissimi allora, ma che dopo tre secoli naturalmente nessuno conosce più. E' come se un memorialista di oggi citasse Di Maio e Salvini, che tra 3 secoli saranno dei Carneade.
Ma ciò che mi ha colpito di più nel libro è la frequente citazione del "signor Duca" o "Duca" per antonomasia, in mezzo a decine di altri duchi, e del "signor Principe", a quanto pare persone di primissimo piano senza che Saint-Simon non dica mai qualcosa di loro, non ne faccia un ritratto minuzioso e penetrante come fa invece ampiamente quando descrive dettagliatamente gli altri personaggi, la loro storia, la personalità, le parentele e una sfilza di definizioni caratteriali, neanche fosse il loro psicanalista, mentre è solo un attento e acutissimo osservatore e conoscitore delle cose e delle persone.
Sono andato a consultare la genealogia e ho visto che, rispetto a Luigi XIV, entrambi discendono dalle case di Condè e di Conti, ma alla lontanissima. In comune col re Sole hanno il trisnonno di questi, Antonio re di Navarra che fu fratello di Luigi I° di Borbone-Condé, capostipite della casa di Condè. Insomma una parentela lontanissima dai Borboni, visto che il Principe (Luigi Armando principe di Conti) è nipote del nipote di Luigi I° e il Duca (Luigi Enrico di Condé) figlio del nipote del nipote di Luigi I°.
Parentele molto lontane che attraversano i secoli e che ciò nonostante rimangono legatissime ai Borboni e mantengono una enorme importanza rimasta intatta nonostante il passare delle generazioni e il diluirsi delle parentele. E' questo che rende ancor più strano il silenzio di Saint-Simon riguardo a questi illustri personaggi. Forse Saint-Simon ne parla altrove, ma è strano che di loro non si parli in nessuna di queste 613 pagine che pure fotografano minuziosamente i principali attori della storia della Francia di quel tempo. Nelle ultime pagine è riportato il suo testamento in 13 punti, dei quali mancano i punti 5,6 e 7. Peccato.
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