Maria Antonietta - Regina di Francia

Posts written by elena45

view post Posted: 20/3/2019, 08:53 Napoli borbonica - Arte, Moda e Musica
Scusate, ho pensato di trasferire qui questo post: mi sembrava più coerente.

In occasione delle Giornate del FAI (23/24 marzo), sarà visitabile tra l'altro Villa Doria d'Angri, a Posillipo.

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In stile neoclassico, costruita negli anni dal 1809 al 1837 su progetto dell'architetto Bartolomeo Grasso per volere di Marcantonio IV Doria, 7°principe di Angri (1765-1837). Oggi è sede dell'Univesità degli Studi di Napoli "Parthenope".
Il principe Marcantonio già nel 1796 aveva affidato all'architetto Schiantarelli il rifacimento del castello di Angri e la costruzione di un parco giardino di delizie.

I Doria d'Angri, come già detto, discendono da quella generazione di Genovesi, per lo più cadetti di famiglie nobili, che scesero al Sud per incrementare i loro commerci.
Il primo principe di Angri fu Marcantonio I Doria (1570-1651), figlio del Doge Agostino. Angri è il paese in provincia di Salerno dove ho vissuto per un lungo periodo, dove sorge il Castello Doria e dove tutto ricorda gli antichi feudatari (#entry503677059)

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Nel 1726 il 5°principe Marcantonio III (1702-1760) si trasferisce a Napoli e inizia a costruire un monumentale palazzo, affidato ai Vanvitelli padre e figlio:

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Palazzo Doria d'Angri, in via Toledo, accanto al Palazzo Carafa di Maddaloni.
Custodiva una collezione d'arte ricchissima, compresa l'opera di Caravaggio: "Il martirio di Sant'Orsola", oggi a palazzo Zevallos.

Edited by elena45 - 24/3/2019, 09:08
view post Posted: 15/3/2019, 14:03 Letizia Murat - Personaggi
Come già detto in #entry482528422, la contessa Gabriella Spalletti Trivelli (1853-1931), nipote di Letizia Murat, fu un'attivista a difesa dei diritti delle donne e promosse il I Consiglio nazionale delle donne italiane nel 1908, auspicando per loro il diritto di voto.
Bisognerà aspettare circa 40 anni!

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Edited by elena45 - 16/5/2019, 08:45
view post Posted: 10/3/2019, 08:04 Napoli spagnola - Storia
In occasione dell'8 marzo, voglio ricordare una scienziata napoletana ante litteram: Faustina Pignatelli Carafa.

Come annotavo nello schema in #entry599962649, Faustina Pignatelli (1705-1769) sposò il principe Francesco Domenico Carafa (1695-1746), 5° principe di Colubrano, anche lui un uomo colto, autore di poesie.
Faustina era figlia di Michele Pignatelli dei duchi di Tolve (1652-1720); la madre, Faustina Caracciolo di Villamaina (1686-1705), morì dandola alla luce.

Riporto alcune notizie dal sito della Treccani (www.treccani.it/enciclopedia/fausti...io-Biografico)/)

Si sa poco degli anni giovanili e dell’educazione di Faustina, dama di varia e solida cultura, particolarmente versata nelle scienze matematiche e filosofiche, ma parimenti competente in quelle umane. Si formò a Napoli che, incline fin dal secolo precedente ad accogliere le suggestioni della scienza nuova, agli inizi del Settecento beneficiava dell’infaticabile azione modernizzatrice di Celestino Galiani. In tale contesto, culturalmente vivacissimo e precocemente frequentato da alcune donne, Faustina fu allieva del matematico Nicola Di Martino che contribuì a diffondere le teorie newtoniane nella capitale partenopea e che, tra le altre sue opere, ne scrisse alcune ideate «ad usum Faustinae Pignatelli».

Alacremente impegnata in iniziative di discussione e divulgazione filosofica e scientifica, Faustina fu animatrice del salotto scientifico tenuto a Palazzo Carafa di Colubrano che, caratterizzato da un approccio teorico e matematico alla filosofia naturale di Newton, suscitò l’ammirazione del magistrato francese Charles de Brosses e dell’abate Jean-Antoine Nollet dell’Académie des sciences di Parigi, allorché soggiornarono a Napoli.

Senza limitarsi al ruolo di accorta padrona di casa e di abile organizzatrice di eventi, la principessa contribuì con competenza, determinazione e scrupolosità alla discussione scientifica; si espresse, in particolare, sulla controversa questione della ‘forza viva’ che divideva i novatores newtoniani dai cartesiani e si inserì nel dibattito con acute e originali riflessioni di carattere epistemologico.

Apprezzata da Voltaire e da Joseph-Jérôme de Lalande, intrattenne rapporti epistolari con numerosi intellettuali di prestigio, come il segretario dell’Académie des sciences, Jean-Jacques Dortous de Mairan, ed Émilie du Châtelet, traduttrice dei Principia di Newton. Avviò un fitto carteggio con Francesco Maria Zanotti, voce autorevole dell’ambiente accademico di Bologna e segretario dell’Accademia delle scienze della città, istituzione emerita di cui la principessa fu socia onoraria dal 1732. Quando Zanotti sintetizzò in uno scritto in forma dialogica il dibattito sul tema Della forza dei corpi che chiamano viva, inserì tra gli interlocutori la sua dotta corrispondente napoletana, insieme con altri frequentatori del suo cenacolo, tutti convinti oppositori del primato della metafisica sulla scienza. Da questa opera Pignatelli ottenne un importante riconoscimento pubblico della sua autorità di scienziata, che risulta oggi particolarmente significativo dal momento che il valore scientifico della nobildonna si può stimare solo in base alle testimonianze dei contemporanei, essendo andata dispersa tutta la sua produzione.

Studiosa versatile, si dilettò pure di poesia e nel 1728 fondò insieme al marito l’Accademia del Monte Capraio nel feudo di Formicola, presso Capua.

Nel 1731 abbandonò il tetto coniugale e si rifugiò nel monastero di Regina Coeli, ove già si trovava la figlia Caterina, lasciando con il marito i figli nati dalla loro unione: Giuseppe, cavaliere gerosolimitano, Michele, poi succeduto al padre nei titoli e nei beni, e Diomede Casimiro, futuro ecclesiastico di vasta cultura. Ricorse al viceré Aloys d’Harrach, per indurre il consorte a educare convenientemente la prole e a pagarle alimenti adeguati allo status, avviando un lungo contenzioso trascinatosi ben oltre la fine del viceregno austriaco e l’avvento della dinastia borbonica sul trono napoletano. Gravemente malata, Faustina nel 1739 lasciò il monastero per curarsi, forte degli appoggi di cui godeva a corte, ove la suocera era l’influente cameriera maggiore della regina. Nello stesso anno, mentre erano espletati da parenti e amici tentativi di riconciliazione tra i coniugi, fu nominata dama di corte e riprese a ricevere nel suo salotto a palazzo Colubrano. Nel volgere di qualche mese, tuttavia, si riaccese il conflitto coniugale e per dirimerlo si chiese l’intervento diretto di Carlo di Borbone. Ascoltate sia le ragioni della principessa, che accusava il marito di reiterati atti di violenza e di assidue frequentazioni con donne di malaffare, da cui aveva contratto il ‘mal francese’ che le aveva trasmesso, sia quelle, molto diverse, del principe, che negava ogni addebito e contestava i comportamenti della moglie, dama altera e autonoma oltre misura, fu concluso che mancavano i presupposti per una riconciliazione. Riconosciuto il diritto della donna a un congruo assegno di mantenimento, fu disposto che dovesse essere accolta nel ritiro di Mondragone che, non essendo luogo di clausura, le avrebbe consentito di frequentare la corte. A detta di Bernardo Tanucci, alla crisi coniugale dei Carafa avrebbe concorso pure José Joacquin Guzmán de Montealegre, che sembrerebbe non essere rimasto insensibile al fascino della colta Faustina, suscitando anche per questo motivo la riprovazione della principessa vedova di Colubrano, figura di spicco del ‘partito’ ostile al ministro sivigliano e fautore della sua caduta.

Gli eventi degli anni successivi contribuirono alla definitiva risoluzione della vertenza familiare dei Carafa, in quanto Francesco, già sostenitore del governo cesareo prima di schierarsi disinvoltamente con quello borbonico, dovette lasciare Napoli per prendere parte alla spedizione antiaustriaca e, accusato di cospirare a favore dell’Impero e imprigionato in Sant’Elmo dopo la battaglia di Velletri, morì nel 1746.

La vedova gli sopravvisse a lungo, libera di dedicarsi ai suoi studi e al suo circolo culturale e di sostenere giovani talenti in cerca di fortuna. La principessa si mostrò scarsamente perspicace e aperta al confronto quando dovette affrontare questioni che non afferivano alla sfera scientifica e visse le contraddizioni in cui si dibattevano molti intellettuali meridionali, in larga misura incapaci di compiere un salto di qualità nel processo di modernizzazione. Come signora di vassalli, spese tutta la sua autorità per impedire che Tolve si sottraesse al dominio feudale e intraprese un lungo contenzioso per ostacolarne il riscatto in demanio.

Morì a Napoli il 30 dicembre 1769.


Ricordo che il Palazzo Carafa di Colubrano era il palazzo di Diomede Carafa conte di Maddaloni (1406ca-1487), che dopo un lungo degrado, fu riportato agli antichi splendori proprio dai principi di Colubrano, Francesco e Faustina. Alla morte del principe, il palazzo subì un nuovo periodo di decadenza, finchè fu venduto. (#entry599474170).


Palazzo Diomede Carafa a via San Biagio dei Librai.

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Cortile del palazzo.
Fino al 1809 troneggiava nel cortile una grande testa di cavallo in bronzo, tanto che il palazzo era noto come "palazzo del cavallo di bronzo". Eccola:

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La scultura probabilmente faceva parte di un monumento equestre commissionato a Donatello da Alfonso il Magnanimo, destinato a stare nell'arco superiore della porta trionfale di Castel Nuovo. Cominciata nel 1456, l'opera fu interrotta per molte ragioni concomitanti, tra cui la morte del sovrano (1458), la prima Guerra dei Baroni (1458 - 65) e la morte dell'artista (1466). Nel 1471 Lorenzo il Magnifico, su richiesta di Ferrante I, spedì la testa da Firenze a Napoli, come dono a Diomede Carafa, uomo di fiducia del Re. Nel cortile del suo palazzo in via San Biagio de' Librai la testa fu ammirata fino al 1809, quando venne donata al Museo Archeologico dal principe Francesco Carafa di Colubrano (+1829), Costui era il nipote di Faustina, già simpatizzante per la Rivoluzione napoletana del '99, divenuto ministro di Gioacchino Murat, ereditò tutti i beni e i titoli dei Maddaloni e vendette lo storico immobile. Da allora nel palazzo ai decumani c’è una copia in terracotta:

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PS. In realtà la principessa Faustina visse nel periodo in cui Napoli fu Vicereame austriaco e durante il regno di Carlo III di Borbone. L'ho inserita in questo topic perchè vi si parla della famiglia Carafa.
Dallo schema succitato in #entry599962649, si evince che il marito di Faustina era il discendente diretto di quel Giuseppe che fu ucciso nella rivolta di Masaniello, mentre la sua discendenza agnatica si estingue alla fine dell'Ottocento con Marzio Gaetano Carafa, 10° principe di Colubrano (1798-1890).
La discendenza continua per via femminile attraverso le sorelle: Clorinda Carafa, XI principessa di Colubrano (1799-1864), sposa il duca Donato Proto Pallavicino, e suo figlio Francesco assume anche l'illustre cognome di lei e il titolo (formale) di duca di Maddaloni.

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Francesco Proto Carafa Pallavicino (1821-1899), duca di Maddaloni. Deputato al 1° parlamento del Regno d'Italia. Faustina era la sua trisavola.
Dall'altra sorella Emilia Carafa di Colubrano (1812-1865), discendono gli attuali Ferrara Pignatelli di Strongoli (#entry610153901).

Edited by elena45 - 23/3/2019, 08:53
view post Posted: 8/3/2019, 11:35 I Grimaldi - Personaggi
Tornando ai Grimaldi di Monaco, ecco la famiglia di Ranieri e Grace li nel Castello di Marchais, la tenuta dei Grimaldi nei dintorni di Parigi.

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Nel castello di Marchais visse Charlotte, la madre di Ranieri, dopo che suo figlio salì la trono nel 1949, con il suo compagno, un noto pregiudicato.

Edited by elena45 - 9/3/2019, 12:49
view post Posted: 4/3/2019, 12:53 Il ritratto di corte a Genova - Arte, Moda e Musica
Notizia interessante.

Alcuni genovesi aderirono alle dottrine protestanti. Si trattava di mercanti che, lavorando all'estero, divennero simpatizzanti delle idee di Lutero e, per non correre rischi, essendo l'Inquisizione sempre in agguato, pensarono bene di rifugiarsi in Svizzera. A Ginevra durante il XVI secolo si ritrovarono alcuni rampolli appartenenti a illustri famiglie cittadine, come i Centurioni, i Giustiniani, gli Spinola, i Pallavicino ecc.
In particolare, uno dei nove figli del ricchissimo Tobia Pallavicino, il giovane Orazio, per il quale il padre aveva fatto edificare il Palazzo della Peschiera, si rifugiò nei Paesi Bassi e poi in Inghilterra. Qui si convertì alla religione anglicana e svolse importanti missioni diplomatiche per la regina Elisabetta. Nel 1588 partecipò anche alla campagna contro l'Invincibile Armada di Filippo II

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Orazio Pallavicino (1540-1600), figlio di Tobia Pallavicino (+1581) e Battina Spinola - Camera dei Pari di Londra.

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Orazio Pallavicno sposò Anna Hoofmann (1565-1626), figlia di un banchiere di Aversa con cui ebbe tre figli: Henry (1592-1615), Toby (1593-c. 1644) e Battistina (1594-1618). Ben presto, nel 1600, Anne restò vedova.
Passato il periodo di lutto, si risposò con Sir Oliver Cromwell di Hinchinbrook (1562-1655), uno zio spiantato omonimo del più celebre Lord protettore, protagonista della Guerra civile inglese. Costui fece sposare le sue due figlie Catherine e Jane (avute da un precedente matrimonio) con Henry e Toby Pallavicino, i figli di Orazio. A questo doppio matrimonio, qualche tempo dopo, seguì quello di Henry Cromwell (1586-1657), figlio maggiore di Sir Oliver, con Battistina Pallavicino. Con questa spregiudicata politica matrimoniale, Cromwell acquisì così il completo controllo dell’eredità. Il primogenito Henry Pallavicino morì nel 1615 senza discendenti, facendo di suo fratello Toby l’erede universale delle sue proprietà. Questi morì intorno alla metà degli anni Quaranta, dopo aver dissipato pressoché tutte le ricchezze della famiglia.

Tratto da www.treccani.it/enciclopedia/orazio...io-Biografico)/</i

Queste notizie della Treccani non sono state controllate e hanno fatto nascere la diceria che Orazio fosse il bisnonno e Battistina la nonna del capo dei Puritani, che invece nacque quando lei aveva 5 anni!

Edited by elena45 - 7/3/2019, 11:21
view post Posted: 28/2/2019, 13:49 Abiti e gioielli tra il fastoso e il pacchiano - Arte, Moda e Musica
Ecco il diadema della principessa Mary in primo piano:

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Pensavo che avesse un'origine dinastica, la cercavo, ma inutilmente; la notizia che si tratta di un acquisto mi chiarisce le idee.
view post Posted: 25/2/2019, 19:11 Arte lombarda dai Visconti agli Sforza - Arte, Moda e Musica
E di questa immagine che ne pensa Yue?

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Giangaleazzo Visconti(1351-1502) e la sorella Violante (1354-1382).
Nel 1360 Giangaleazzo a nove anni aveva sposato la figlia del re di Francia Giovanni II, la dodicenne Isabella di Valois (1348-1372) al fine di cementare i rapporti con la Francia.
Nel 1368 la sorella Violante, a soli 14 anni, sposò a Milano, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, il principe Lionello di Clarence, figlio minore di Edoardo III d'Inghilterra, a quale fu elargite una dote di ben 200.000 fiorini d'oro. Lionello morì dopo 4 mesi!
Nel 1377m nove anni dopo, Violante si risposò, con Ottone Paleologo del Monferrato. Durò un anno ed anche il secondo marito morì.
Nel 1381, Violante fu data in sposa per la terza volta, al cugino Ludovico, figlio dello zio Bernabò, così come Giangaleazzo rimasto vedovo, ne aveva sposato la figlia Caterina.
Ma Giangaleazzo, per avere tutto il potere, si liberò dello zio-suocero e dei cugini, lasciando Violante vedova per la terza volta.

Edited by elena45 - 26/2/2019, 09:22
view post Posted: 25/2/2019, 15:26 Napoli borbonica - Arte, Moda e Musica
In occasione della scomparsa di Donna Marelli Agnelli, nata Caracciolo (1927-1019), figlia di Filippo Caracciolo, 8° principe di Castagneto e 3° duca di Melito, voglio sottolineare che non ho preso in considerazione il ramo dei Caracciolo di Castagneto , se non che appartengono al ramo Pisquizi e discendono da Francesco, detto il Secco (+1395), fratello minore di Petraccone I (+1384), Siniscalco di Giovanna I d'Angiò e capostipite dei principi di Santobuono (#entry622648990).

Il primo principe di Castagneto è Francesco Saverio Caracciolo (1695-1743), patrizio napoletano che comperò il feudo di Castagneto dalla moglie, Giuseppa d'Amato, e ottenne il titolo di Principe con diploma imperiale del 1724 (www.genmarenostrum.com/pagine-lette...-castagneto.htm).
Abitavano nella zona di Chiaiano, oggi grande quartiere di Napoli nelle periferia Nord-ovest, dove possedevano terre e palazzi.

Non si hanno molte notizie nè immagini di questi nobili napoletani, se non che Nicola Caracciolo (1758-1821), nipote del suddetto e 3° principe di Castagneto, acquistò la villa napoletana appartenuta all'Ammiraglio Francesco (1752-1799), duca di Brienza e martire della Rivoluzione napoletana. Fu molto danneggiata dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale.

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Villa Castagneto Caracciolo, tra le colline dei Colli Aminei, Capodimonte e del Vomero.

L'ultimo della casata che nacque nella Napoli borbonica, fu Carlo Caracciolo (1839-1900), 5° principe di Castagneto già nell'Italia postunitaria.
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Carlo Caracciolo (1839-1900), 5° principe di Castagneto e la moglie Leopoldina Ruffo di Bagnara (1844-1939)

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Gaetano Caracciolo (1879-1923), 6° principe di Castagneto, figlio dei suddetti. Diplomatico, sposò la bellissima Emilia Barracco:

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La principessa Emilia Caracciolo Barracco (1891-1928).
L'unico figlio maschio, Carlo (1911-1938) morì precocemente senza eredi e il titolo passò al secondo cugino, Filippo, duca di Melito. Costui, con il fratello Adolfo, era figlio di un altro Nicola Caracciolo duca di Melito (1877-1912) e Meralda Mele Barrese.

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Meralda Mele Barrese (1879-1948), duchessa Caracciolo di Melito.

Filippo Caracciolo (1903-1965) dunque eredita dal padre Nicola il titolo di duca di Melito e dal cugino Carlo, senza eredi, il titolo di principe di Castagneto. Abbandona Napoli e la famiglia nobile impoverita e va a Genova per il servizio militare. Qui conosce la bellissima Margaret Clarke (1897-1955), appartenente ad una ricca famiglia di proprietari terrieri dell'Illinois. La sposa nel 1925 e si stabilisce a Firenze, nella Villa dei Cancelli, di proprietà della moglie. Nel 1934, in epoca fascista, intraprende la carriera diplomatica. Ma Filippo ha idee liberali, clandestinamente aderisce al movimento politico antifascista "Giustizia e Libertà" e più tardi entra nel Partito d'azione.

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Filippo Caracciolo di Castagneto (1903-1965)

Ha tre figli: Carlo (1925-2008), editore, fonda il quotidiano La Repubblica nel 1976; Nicola (1931), giornalista e ambientalista; Marella (1927-2019), moglie di Gianni Agnelli (#entry629281571).

Nel 1945 Filippo ha avuto un quarto figlio dalla relazione con la nobildonna Elizabeth Jaworski von Volkenstein (1915-1959), di dodici anni più giovane di lui, e sposata con Ettore Bernardo Rosboch (+1945). Il bambino prende nome e cognome del padre legale, ma è figlio di Filippo. Oggi è un ricco produttore cinematografico.

Adolfo Caracciolo (1905-1968), fratello minore di Filippo, anche lui fa un matrimonio molto importante: sposa la contessa Anna Visconti di Modrone, figlia maggiore di Giuseppe e Carla Erba (#entry597597391).

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Adiolfo Caracciolo dei principi di Castagneto (1905-1968), fratello minore del suddetto.

Edited by elena45 - 31/12/2020, 11:35
view post Posted: 24/2/2019, 14:43 Abiti da sposa nella storia - Arte, Moda e Musica
In occasione della scomparsa di Donna Marella Caracciolo di Castagneto (1927-2019), vedova di Gianni Agnelli (1921-2003), pubblico qualche immagine:

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Filippo Caracciolo 8° principe di Castagneto (1903-1965) accompagna all'altare la figlia Marella, il 19 novembre del 1953. Il castello di Osthoffen, piccolo villagio sui Vosgi, fu scelto perché il padre della sposa era diplomatico nella vicina Strasburgo: segretario generale del Consiglio d’Europa. La madre Margareth Clarcke (1910-1955), donna bellissima, apparteneva a una famiglia di ricchi proprietari terrieri dell'Illinois, americani colti e raffinati che avevano scelto Firenze come patria di elezione.
Donna Marella infatti era nata a Firenze, nella Villa dei Cancelli, una villa cinquecentesca sulle colline fiorentine acquistata dalla nonna materna Alice Clarke. Trascorse la giovinezza in diversi paesi europei per il lavoro del padre, poi si recò a New York dove svolse attività di fotografa e di modella. Appassionata di arte, collezionista (Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Lingotto Torino), ha scritto alcuni libri, l'ultimo, nel 2015, "La signora Gocà" che è la sua autobiografia, scritta con l'aiuto della nipote Marellina Caracciolo.

Tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Marella_Agnelli e www.blitzquotidiano.it/libri/la-si...fanzia-2242969/ .


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Lo sposo è reduce da un incidente d'auto.

Tratto da www.corriere.it/cronache/19_febbra...1931868b1.shtml

Edited by elena45 - 25/2/2019, 14:55
view post Posted: 17/2/2019, 08:48 Abiti e gioielli tra il fastoso e il pacchiano - Arte, Moda e Musica
Tanto per non dimenticare: il nonno di Ranieri, un donnaiolo senza eredi legittimi, per evitare di trasferire il principato ad un erede tedesco, fu costretto a legittimare la figlia che aveva avuto da una donna di umili origini "conosciuta" in Algeria, e le trovò pure un marito di alto lignaggio: si trattava di Charlotte Luvet che diventò Charlotte Grimaldi, sposò il conte Pierre Polignac (#entry369840004n) ed ebbe due figli: Ranieri e Antoinette. Così la dinastia continuò.....

Edited by elena45 - 18/2/2019, 08:03
view post Posted: 16/2/2019, 14:23 Abiti e gioielli tra il fastoso e il pacchiano - Arte, Moda e Musica
Concordo con MmeAnna. Secondo me, oggi come oggi, le tiare sono soltanto un simbolo di regalità che rievoca la storia della dinastia. Quindi non avrebbe senso comprarne nuove. Anche in Inghilterra dove regna la monarchia più ricca dell'Occidente, non mi pare ci siano gioielli importanti acquistati di recente.
Per quanto riguarda il principato di Monaco, nonostante sia antichissimo, non credo possegga un importante tesoro storico in gioielli. Perchè, non lo so.
La stessa Grace sfoggiava diademi antichi avuti in prestito.

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Grace indossa la tiara dell'Imperatrice Giuseppina Beauharnais, venduta dallo Stato francese e proprietà oggi di Van Cleef & Arpels.

I suoi personali, nonostante siano preziosi, non sono nemmeno paragonabili a quelli delle altre dinastie europee:
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Edited by elena45 - 16/2/2019, 14:41
view post Posted: 15/2/2019, 19:07 Abiti e gioielli tra il fastoso e il pacchiano - Arte, Moda e Musica
Bisogna anche tener conto della storia di questi paesi. Norvegia, Svezia e Danimarca erano uniti fino al 1523, sotto la dinastia degli Oldenburg, quando si staccò la Svezia, dopo furibonde lotte intestine, passando alla dinastia Vasa e successive fino alle Guerre napoleoniche.
Penso che in Svezia i gioielli importanti arrivarono all'inizio dell'Ottocento proprio con il generale francese Bernadotte, divenuto Carlo XIV, la moglie Desirèe e la nuora Giuseppina Beauharnais, rispettivamente Queen Desideria e Queen Josephine.
Ne ho contate circa una decina di quelle storiche; vedi :#entry302279841,e #entry282643096, #entry356437721, #entry356444832.
Ma ci sono anche alcune nuove:

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Wedding tiara della principessa Margareth e della principessa Sophia una più bella dell'altra (e non solo le tiare) .

Il regno di Norvegia e Danimarca rimase unito per molti secoli, dal 1523 fino al 1814, quando, in seguito alle guerre napoleoniche, la Norvegia tornò alla Svezia di Bernadotte e vi rimase per circa un secolo: la Danimarca fu da allora regno indipendente.
A dire il vero, anche i gioielli storici rimasti in Danimarca sono importanti, di origine per lo più tedesca (ma pure svedese per intrecci matrimoniali, come il matrimonio di Ingrid di Svezia e Federico IX di Danimarca):#entry355240523, #entry355172446, #entry355213664
Anche qui ce n'è una tiara nuova, quella della principessa Marie, postata da MmeAnna qualche post fa:

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Per finire, quando nel 1905 la Norvegia divenne definitamente indipendente, si "portò dietro" alcuni gioielli svedesi di grandissimo valore, come la "Tiara Desirée" e la "Emerald Leuchtenberg Tiara" per le nozze di Marta di Svezia con Olav V di Norvegia. Nè bisogna dimenticare l'apporto di Maud d'Inghilterra che fu la prima regina di Norvegia (#entry302927916).
Le tiare indossate dalla regina Sonia e dalla principessa Astrid nel post precedente erano sue.

Edited by elena45 - 20/2/2019, 14:32
view post Posted: 14/2/2019, 11:40 Pompei - Arte, Moda e Musica
Eccezionale scoperta a Pompei: riaffiora l'affresco di Narciso che si specchia nell'acqua.

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"Ecco Narciso che si specchia nell'acqua, il nuovo, straordinario affresco riemerso dagli scavi della Regio V di Pompei. L'immagine è al centro di una parte nella stessa stanza che già aveva restitutito mesi la l'immagine di Leda con il cigno.

Si tratta di un'elegante dimora che, già dal corridoio di ingresso, accoglieva gli ospiti con l'immagine vigorosa e di buon auspicio del Priapo, anche essa già documentata mesi fa e in analogia con quella della vicina Casa dei Vettii.

"La bellezza di queste stanze, evidente già dalle prime scoperte - spiega la direttrice ad interim del Parco archeologico di Pompei, Alfonsina Russo - ci ha indotto a modificare il progetto e a proseguire lo scavo per portare alla luce l'ambiente di Leda e l'atrio retrostante".

Nell'atrio di Narciso è visibile l'impronta delle scale che conducevano al piano superiore. In un sottoscala, invece, sono stati ritrovati una dozzina di contenitori in vetro, otto anfore e un imbuto in bronzo. Accanto all'impluvio (la vasca pavimentale per la raccolta delle acque piovane al centro dell'atrio) è stato trovato un secchio in bronzo.

Decori raffinati di IV stile caratterizzano l'intera stanza di Leda, con delicati ornamenti floreali, intervallati da grifoni con cornucopie, amorini volanti, nature morte e scene di lotte tra animali. Finanche sul soffitto, rovinosamente crollato sotto il peso dei lapilli, si estendeva l'armonia di questi pregiati disegni, i cui frammenti sono stati recuperati dai restauratori per ricomporne la trama.

Grifoni, amorini, nature morte e scene di lotte tra animali sono gli elementi decorativi che si intrecciano in una fitta trama che dà armonia e unitarietà all'ambiente.
Anche per Massimo Osanna, che ha diretto lo scavo del cosiddetto "cuneo" e che ha dovuto lasciare la direzione del Parco archeologico per scadenza del contratto, in attesa della conclusione della selezione internazionale alla quale ha preso parte con l'obiettivo di un secondo mandato parla di "un ambiente pervaso dal tema della gioia di vivere, della bellezza e vanità, sottolineato anche dalle figure di menadi e satiri che, in una sorta di corteggio dionisiaco, accompagnavano i visitatori all'interno della parte pubblica della casa. Una decorazione volutamente lussuosa e probabilmente pertinente agli ultimi anni della colonia, come testimonia lo straordinario stato di conservazione dei colori."


ANTONIO FERRARA
Repubblica Napoli
14 febbraio 2019

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L'affresco di Leda e Giove trasformato in cigno.
Tratto da Repubblica Napoli (19/11/2018): https://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/...osse-212045341/

Edited by elena45 - 14/2/2019, 13:56
view post Posted: 12/2/2019, 09:56 Il castello di Scipione - Luoghi
Il grande Giuseppe Verdi, come tutti sanno, nacque a Roncole Verdi, frazione di Busseto, nel 1813, nelle terre e nella casa che allora appartenevano al Marchese Giuseppe Pallavicino (1802-1884), trisavolo della Marchesa Maria Luisa.
Ancora oggi sulla facciata della casa natale di Verdi una lapide ricorda il primo lavoro di restauro voluto dal Marchese e dalla sua consorte che ebbero per primi il merito di volere salvaguardare per i posteri quella che fu la casa natale del Maestro.

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Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Casa_natale_di_Giuseppe_Verdi

Agli inizi della sua brillante carriera di compositore, Verdi farà proprio il nome di Giuseppe Pallavicino nella sua lettera di presentazione a Maria Luigia, Duchessa di Parma e Piacenza. Il marchese Giuseppe fu Ciambellano di Maria Luigia e, successivamente, dei duchi Carlo II e Carlo III, fino a diventare Ministro.
Il legame personale tra Verdi e i Pallavicino durerà negli anni e il Marchese René Pallavicino, padre della marchesa Maria Luisa, ricordava spesso quando da bambino giocava sulle ginocchia dell'ormai vetusto Maestro.

Così il Teatro Verdi di Busseto è situato all'interno della Rocca Pallavicino, l'imponente costruzione di origine ducentesca che abbiamo citato nel post precedente:

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Analogamente il Museo Giuseppe Verdi è ubicato nella Villa Pallavicino di Busseto:

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La villa fu acquistata dai marchesi Pallavicino di Busseto intorno al 1530 con lo scopo di adibirla a residenza estiva, in tempo per ospitarvi nel 1533 l'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d'Asburgo, che restò ammirato dall'insolita architettura del palazzo.
Nel 1543 l'edificio fu sede dell'incontro tra il papa Paolo III e l'imperatore Carlo V, che diede impulso alla creazione del ducato di Parma e Piacenza, affidato a Pier Luigi Farnese. Evento "nefasto" per i Pallavicino, perchè qualche decina d'anni dopo, nel 1587, i loro marchesati saranno incorporati nel ducato farnesiano!

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Biagio Martini - Incontro tra l'Imperatore Carlo V e il Papa Paolo III a Busseto, nel 1543 - Villa Pallavicino, Busseto.

Verso la fine del XVII secolo Alessandro II Pallavicino (1667-1749) dei marchesi di Zibello (principali eredi superstiti), affidò probabilmente all'architetto Antonio Maria Bettoli la progettazione dell'innalzamento della villa di Busseto, che fu ristrutturata senza tuttavia stravolgerne l'assetto cinquecentesco.
Il marchese Alessandro terminò anche la ristrutturazione del palazzo di Parma acquistato dal padre Alfonso (1609-1675) proprio dagli Sforza di Santa Fiora, che lo avevano costruito tra il 1471 e il 1476.

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Palazzo Pallavicino, o Palazzo Santa Fiora, di Parma. Fu l'abitazione del marchese Giuseppe suddetto e di tutta la sua numerosa famiglia (11 figli). All'interno è un vero e proprio capolavoro di arte barocca. E' stato recentemente ceduto alla Fondazione Cariparma dalla marchesa Maria Gabriella Pigoli, vedova del marchese Pier Luigi (1930-2003), ultimo discendente di Giuseppe.

Tratto da https://parma.repubblica.it/cronaca/2017/0...161060986/1/#16

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Cortile del Palazzo Pallavicino.

Mentre il marchese Giuseppe consolidò il ruolo della casata nel Parmense, il fratello minore, marchese Ludovico, diede origine ad un illustre ramo piemontese: infatti ereditò l'ingente patrimonio del vescovo Vincenzo Mossi (primo cugino di suo padre), ne assunse il cognome e si trasferì in Piemonte.

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Ludovico Pallavicino Mossi (1803-1879). Fu Senatore del regno di Sardegna nella prima Legislatura del 1848; nello stesso Parlamento sedeva Ignazio Alessandro Pallavicini della casata genovese (#entry586599147).
Sposò in età matura la giovane principessa francese Marguerite Faucigny Lucinge (1833-1921), nipote per parte di madre del duca di Berry, Carlo di Borbone.
Il ramo piemontese si estinse presto, nel 1937.

Altre notizie e immagini le trovi in www.immac.it/wp-content/uploads/201...o-la-storia.pdf

Edited by elena45 - 22/2/2019, 13:35
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