Maria Antonietta - Regina di Francia

I Viceré

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view post Posted on 30/1/2017, 09:41
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Marie-Antoinette

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I Viceré di Napoli.

Un po' di storia, spiegata facilmente, la trovi qua: http://cosedinapoli.com/culture/il-periodo-dei-vicere/

Motizie sui Vicerè qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Vicer%C3%A9_di_Napoli

Mi sono accorta che il topic su Napoli spagnola diventava troppo lungo. Pertanto ho pensato di aprire un'altra discussione sull'argomento specifico.

Con la caduta della dinastia aragonese nel 1503, dopo le intricate vicende dell'ultimo periodo (dalla calata di Carlo VIII in Italia, la morte di Ferrante, i brevi regni sfortunati dei suoi successori), Ferdinando il Cattolico annette il Regno di Napoli alla corona Spagnola e sancisce la fine della sua indipendenza. Il Vicereame spagnolo durerà formalmente dal 1516 al 1713, circa due secoli, e si succederanno più di cinquanta Viceré.
(Il Vicereame in Sicilia è lunghissimo, più di quattro secoli: risale al 1412, annessione della Sicilia alla Regno d'Aragona, fino alla caduta dei Borboni nell'Ottocento).
E' con questi vicari dei sovrani lontani che devono fare i conti le famiglie nobili napoletane. La maggioranza dei Vicerè di Napoli sono spagnoli, a partire da Gonzalo de Cordoba (1453-1515), capitano delle truppe spagnole che entrarono in Napoli nel maggio del 1503 e nominato primo Viceré da Ferdinando il Cattolico.


Gonzalo Fernandez de Cordoba (1453-1515), o Consalvo de Cordova, el Gran Capitan, Vicerè dal 1503 al 1507.

Qualcuno dei Vicerè è italo-spagnolo come Antonio de Guevara, conte di Potenza, figlio di quell'Inigo de Guevara (#entry596027294), giunto in Italia al seguito di Alfonso il Magnanimo.
Lo segue Ramon Folch de Cardona (1467-1522), Generale spagnolo a capo della lega Santa, Vicerè di Sicilia e poi Vicerè di Napoli dal 1509 al 1522:


Lo ricordiamo anche perchè fu marito della bellissima Isabel de Requenses ritratta da Raffaello:

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Isabel de Requenses (1498-1534), Viceregina di Napoli (#entry595950027).

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Pochi sono napoletani, come Andrea Carafa della Spina, conte di Santa Severina (+1526),fedelissimo di Carlo V, che abbiamo visto nel post precedente.
Tra i vicari di Carlo V, il più celebre e importante per la storia di Napoli è Don Pedro Alvarez de Toledo, che governò a lungo, per più di venti anni (1532-1553):


Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga (1484-1553): apparteneva al ramo cadetto della casata, quello dei marchesi di Villafranca. Rimasto vedovo della prima moglie, Maria Osorio y Pimentel, sposò (l'anno prima di morire) una nobildonna napoletana, Vincenza Spinelli, vedova di Don Antonio Caracciolo d'Aragona.
Passerà alla storia come il Vicerè urbanista, giacchè operò un vero e proprio riassetto della città: accanto a opere di pubblica utilità, come impianti fognari, idrici e pavimentazione urbana, realizzò la costruzione di nuovi tratti di murazione, che ampliarono e consolidarono le mura aragonesi precedenti, quelle che abbiamo visto nella Tavola Strozzi (1485).

Pedro Alvarez de Toledo costruì anche il primo nucleo del Palazzo Vicereale: la sede originaria si apriva sul cosiddetto Largo di Palazzo, da cui partiva la nuova strada che prese il nome dallo stesso vicerè, Via Toledo. A monte della strada venne edificato il complesso edilizio destinato ad alloggio per le truppe, i cosiddetti "Quartieri spagnoli".
Documento fondamentale per la lettura delle trasformazioni urbane sotto il viceregno di don Pedro de Toledo è la nota incisione con Veduta di Napoli (1566) elaborata da Antonio Lafrery (incisa da Etienne Duperac), che si conserva nel Museo di San Martino.



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Palazzo Vicereale. Al primo nucleo, peraltro piuttosto modesto, costruito nel 1543, si aggiunse un nuovo corpo costruito alla fine del secolo per volere di un altro Vicerè, Fernando Ruiz de Castro (1599-1601) e della moglie Catalina, su progetto dell'architetto Domenico Fontana e con lui siamo agli albori del barocco. https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Reale_(Napoli)

Un figlio di Don Pedro, Garcia Alvarez de Toledo, fu uno dei più grandi Ammiragli della flotta spagnola e Vicerè di Sicilia (sposò Vittoria Colonna che fondò l'omonima citta); un altro figlio, Luis, lo sostituì a Napoli quando Toledo fu inviato dall'Imperatore a Firenze per sedare una rivolta. Qui regnava Cosimo I de Medici che aveva sposato sua figlia Eleonora, la più bella duchessa di Firenze (#entry512696950). Qui fu colto da malore, morì e fu sepolto nel Duomo. La tomba eretta a Napoli, nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, con le statue del Vicerè e di sua moglie Maria restò vuota:


Anche la chiesa, che sorge oggi accanto al Palazzo San Giacomo sede del Comune di Napoli, fu voluta da Don Pedro ed è considerata una delle più rilevanti architetture del periodo vicereale.

Alle opere pubbliche si affiancarono numerose iniziative edilizie di carattere privato che interessarono in particolar modo la parte più antica della città, corrispondente al primitivo nucleo greco-romano. Si costruirono monumentali palazzi per le grandi famiglie aristocratiche del Viceregno, che trascorrevano in città, lontano dai feudi, parte dell'anno. Alcuni di questi li abbiamo già visti, come i due palazzi di Sangro in Piazza San Domenico Maggiore: Palazzo Sansevero (#entry252003276) con relativa cappella e Palazzo Corigliano ( #entry602350826), iniziati nel '500 e poi più volte ristutturati.
Palazzo Filomarino della Rocca, ex Sanseverino di Bisignano, (#entry598891370) e Palazzo Marigliano, ex di Capua (#entry528956963), entrambi a Spaccanapoli, con Palazzo Gravina (#entry526726653) sono tra i maggiori esempi di edilizia civile rinascimentale.

Ma soprattutto sorsero numerosi edifici religiosi, in special modo a partire dagli anni Trenta del secolo XVI, quando arrivarono a Napoli i più importanti ordini religiosi per combattere le eresie. L'insediamento in città di Teatini, Gesuiti, Oratoriani, Scolopi, Camilliani, Barnabiti ed altri, provocò l'edificazione di nuove chiese e conventi e la ristrutturazione di quelli preesistenti, secondo precisi criteri dettati dalle norme sancite dal Concilio di Trento. Per l'elevato numero di edifici religiosi Napoli a fine secolo acquistò l'aspetto di città conventuale con vere e proprie "isole monastiche" recintate da ampie mura. Il fenomeno continuò anche nel secolo XVII, con la costruzione o il rifacimento di innumerevoli chiese che celebrarono il trionfo della religione attraverso il trionfo del Barocco.
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Significativo il giudizio di Benedetto Croce sulla politica di Don Pedro: «Il viceré Toledo, forte del consenso di Carlo V, tenne ad essere non già amato, ma temuto, sciolse le accademie per sospetti di novità religiose e politiche, cercò di reintrodurre l'Inquisizione, e, non pago di domare i baroni, fece sentire il suo pugno pesante sui patrizi, la città e il popolo».
Non furono da meno gli altri due Alvarez de Toledo Vicerè per conto di Filippo II, padre e figlio.

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Tiziano - Fernando II Alvarez de Toledo y Pimentel (1507-1582), III duca d'Alba (linea primogenita della casata) e Vicerè dal 1556 al 1558.

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Studio di Antonis Mor - Maria Enriquez y Alvarez de Toledo (+1583), moglie(e cugina) del suddetto.
Il duca, Generale spagnolo, già Governatore di Milano e dei Paesi Bassi Spagnoli, venne soprannominato Duca di ferro per la sua crudeltà. A Napoli non fu molto presente (per fortuna), sostituito dal figlio maggiore:


Federico II Alvarez de Toledo y Enriquez (1537-1583), IV duca d'Alba. Si sposò tre volte, ma morì senza figli e il ducato passò al nipote Antonio Alvarez de Toledo y Beaumont.

Molto interessante alla fine del '500 il Viceregno di Juan de Zuniga y Requenses (Vicerè di Filippo II dal 1579 al 1582), sia per i rapporti con una famiglia che abbiamo già visto (#entry595950027), sia perchè in effetti fu sua moglie a governare, una principessa siciliana dotata di grande acume politico:


Juan de Zuniga y Requenses (1539-1586), principe di Pietrapersia jure uxoris: nel 1572 aveva sposato la nobildonna Dorotea Barresi Santapau che lo seguì nel suo incarico di Ambasciatore presso la Santa Sede, succedendo al fratello Luis nominato Governatore di Milano.


Sofonisba Anguissola (?) - Dorotea Barrese y Santapau (1533-1591)- Palazzo Butera, Palermo.(#entry571125128).
Dorotea assunse il titolo di Viceregina: in virtù della grande conoscenza della vita politica e culturale italiana acquisita durante il periodo vissuto a Roma nonché attraverso i rapporti con la nobiltà incrementati col matrimonio, resse le sorti dello Stato napoletano con grande abilità e maestria. Alla fine del trienno vicereale, Dorotea seguì il marito in Spagna alla corte di Filippo II, dove fu nominata educatrice dell'Infante Filippo III. Alla morte del marito tornò in Sicilia dove morì all'età di 58 anni.
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Il passaggio da Filippo II a Filippo III fu segnato a Napoli dalla presenza di un altro nome importante:

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Enrico de Guzman y Ribera, conte di Olivares (1540-1607), prima Ambasciatore a Roma e poi Vicerè di Napoli dal 1595 al 1599.
Apparteneva a un ramo cadetto della casata di Medina Sidonia, che diventò molto importante quando suo figlio Gaspar de Guzman y Pimentel (1587-1645) diventerà il potentissimo valido di Filippo IV.

Intanto il valido di Filippo III era l'altrettanto famoso Francisco de Sandoval y Rojas, I duca de Lerma (1553-1625) e, in ossequio a uno sfacciato familismo che caratterizzò il suo valimiento, si succedettero a Napoli prima suo cognato, poi suo nipote e poi suo genero, un modo anche per tenersi direttamente informato sulle vicende del Viceregno:

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Fernando Ruiz de Castro, VI Conte di Lemos (1548-1601), marito di Catalina de Sandoval y Rojas (1555-1628), sorella del I duca di Lerma. Fu Vicerè di Napoli dal 1599 al 1601, ed ebbe il merito di costruire il Palazzo Reale per ospitare il Re in occasione di una sua imminente visita (Filippo III però non sarebbe mai venuto a Napoli).

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Francisco Ruiz de Castro, VIII conte di Llemos (1579-1637), figlio dei suddetti, Vicerè di Napoli dal 1601 al 1603.

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Pedro Fernández de Castro, VII conte di Llemos (1576-1622), fratello maggiore del suddetto, Vicerè di Napoli dal 1610 al 1616. Oltre che nipote era anche genero del duca di Lerma, avendone sposato la figlia (sua cugina) Catalina de la Cerda Sandoval y Zuniga (+1648), che tra l'altro era Camarera Mayor della regina Margherita (come già sua madre). La scelta era anche politica perchè la nobildonna aveva canali privilegiati per riperire le vicende napoletane.
Tratto da www.ub.edu/enbach/?idioma=it

I congiunti del duca di Lerma non furono campioni di buona amministrazione, per cui il successore dovette affrontare una grave crisi economica e sociale:


Bartolomeo Gonzales y Serrano - Pedro Tellez Giron y Velasco III duca di Osuna (1574-1624), Vicerè da 1616 al 1620 (suo nonno, I duca di Osuna, era già stato Vicerè di Filippo II).
Fu una delle personalità più in vista della corte spagnola, dopo il valido conte di Lerma.
Difese il Meridione d'Italia dall'attacco degli Ottomani e combattè la delinquenza napoletana.
La morte di Filippo III nel 1621 e la conseguente caduta del governo del duca di Lerma, provò la subitanea caduta in disgrazia del duca di Osuna, che fu arrestato per ordine del nuovo re Filippo IV e del nuovo primo ministro, il Conte Duca di Olivares.

Edited by elena45 - 8/11/2021, 08:24
 
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view post Posted on 30/1/2017, 14:08
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Marie-Antoinette

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Nel corso del '600, i Vicerè spagnoli vicari di Filippo IV, impegnato nella Guerra dei Trent'anni (1618-1648), furono responsabili, sia pure in misura diversa, di un'opprimente politica fiscale imnposta dal valido Olivarez che culminò della rivolta di Masaniello.

Il primo Vicerè di Filippo IV, dal 1622 al 1629, fu ancora un Alvarez:

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Antonio Alvarez de Toledo y Beaumont (1568-1639), che, come già detto, ereditò dallo zio il blasone di duca d'Alba.
Dovette affrontare una carestia e un terremoto, gli attacchi dei Turchi al regno di Napoli, nonchè le restrizioni economiche del Guzman Conte di Olivares, che nel frattempo era diventato capo del del governo spagnolo.

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L'Alvarez lasciò, a memoria perenne, tre stemmi sull'arco di Port'Alba: lo stemma di Filippo IV, della casa de Alba e della città di Napoli. Lo seguirà il duca di Alcalà:

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Fernando Enriquez de Ribera (1583-1637), III duca di Alcalà de los Gazules, Vicerè di Napoli dal 1629 al 1631 (un suo avo, I duca di Alcalà, era già stato Vicerè di Filippo II). Amante delle arti e delle lettere, collezionò una ricca biblioteca nella sua bellissima casa spagnola di Siviglia (Casa de Pilatos). Fu "retrocesso" a Vicerè di Sicilia perchè non seppe accogliere degnamente la sorella del Re, l'Infanta di Spagna Marianna, durante il suo viaggio a Vienna dove andava a sposare l'Imperatore. In Sicilia c'era la figlia Maria che aveva sposato Luigi Guglielmo Moncada, principe di Paternò, e, che , in mancanza di figli maschi, ereditò il titolo ducale (#entry588572777).

Intanto la situazione sociale ed economica andava sempre più precipitando.

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Manuel de Acevedo y Zuniga, conte di Monterrey (1586-1653), prima Ambasciatore presso la Santa Sede e poi Vicerè di Napoli dal 1631 al 1637. Ancora un cognato, questa volta doppio: la sorella Ines era la moglie del conte-duca Olivares e lui aveva sposato la sorella del valido, Leonor.
Leonor Maria de Guzman y Pimentel (1590-1654), sorella del Conte di Olivares , Viceregina di Napoli. Donna di gran carattere e forte spiritualità, influenzò il marito nella sua carriera politica, prima a Roma e poi a Napoli, seguendo le orme di sua madre Maria Pimentel. (www.academia.edu/27962301/LEONOR_MA...DE_N%C3%81POLES).

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Velasquez (?) - La contessa di Monterrey - Collezione privata.
Tratto da www.academia.edu/27962301/LEONOR_M...DE_N%C3%81POLES

All'inizio del suo soggiorno napoletano si verificò una tremenda eruzione del Vesuvio:


Micco Spadaro - Eruzione del Vesuvio del 1631 e San Gennaro in processione.


Ramiro Nunez de Guzman (1600-1668), duca di Medina de las Torres, Vicerè dal 1637 al 1644. Ancora un genero: Nunez, lontano parente del Conte di Olivares, ne aveva sposato la figlia Maria, duchessa di Medina de Las Torres. Rimasto presto vedovo e senza figli, sposò la ricchissima principessa napoletana Anna Carafa di Stigliano (#entry529748372).
Durante il suo mandato ebbe a che fare con un'altra eruzione del Vesuvio nel 1638, numerosi terremoti, l'aumento della povertà e le epidemie tra la gente e un tentativo di ribellione a favore dei francesi. Tuttavia Núñez de Guzmán tagliò alcune tasse e abbellì urbanisticamente Napoli, a partire dalla strada che prende il suo nome: via Medina.

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Juan Alfonso Enríquez de Cabrera y Colonna (1597–1647), duca di Medina de Rioseco, nipote del vincitore di Lepanto, Vicerè dal 1644 al 1646.
La situazione a Napoli era esplosiva e Cabrera si ritirò prima della fine del suo mandato. Tempo una anno e sarebbe scoppiata la rivolta.


Rodrigo Ponce de Leon, duca d' Arcos (1602-1668), Vicerè dal 1646 al 1648. Dedito alla vita mondana, frivolo e senza esperienza di governo, fece il grave errore di introdurre una gravosa gabella sulla frutta, all'epoca l'alimento più consumato dai ceti umili. E scatenò il fuoco che covava da anni sotto la cenere: quella che è passata alla storia come la rivolta di Masaniello (1647), dal nome del capopolo che guidò i tumulti. Durante la rivolta i ribelli lo obbligarono a ritirarsi a Castel dell'Ovo mettendo una taglia sulla sua testa. Incapace di contenere i tumulti, presentò la sua rinuncia alla carica di Vicerè e lasciò Napoli il 26 di Gennaio del 1648. Il duca Diomede Carafa di Maddaloni, come abbiamo raccontato due post fa, fu pesantemente coinvolto nella tempesta che travolse il Vicereame e suo fratello Giuseppe fu ucciso.
Ucciso anche il fratello del principe di Santobono, Ferrante Caracciolo, odiato dal popolo.


Micco Spadaro - Piazza del Mercato durante la rivolta di Masaniello - Museo di San Martino.
Cfr https://it.wikipedia.org/wiki/Masaniello

Il re Filippo IV mandò a Napoli suo figlio naturale Juan Josè de Austria con una squadra navale e un corpo di spedizione per reprimere la Repubblica Napoletana costituitasi dopo la Rivoluzione. Per alcuni mesi fu anche Vicerè.


Anonimo - Juan Josè de Austria (1629-1679) figlio naturale di Filippo IV e dell'attrice Maria Calderon - Museo del Prado.

E finalmente un grande Vicerè:


Inigo Velez de Guevara (1597-1655), VIII conte di Onate (omonimo del padre), in carica dal 1648 al 1653.
Soppressa la Real Repubblica Napoletana di Masaniello, Guevara affiancò don Giovanni d'Austria nell'opera di restaurazione della monarchia spagnola, con una repressione mirata ai capipopolo, ma anche con una limitazione del potere baronale. Questo provocò malumori nei nobili, alcuni dei quali cominciarono a cospirare: sopprimere il viceré, scacciare gli Spagnoli da Napoli e dalla Sicilia e proclamare l'indipendenza dei due Regni sotto il governo di don Giovanni d'Austria! Capo della congiura, Andrea d'Avalos, principe di Montesarchio, che da lui prese il nome: Congiura di Montesarchio (1648). Il complotto fu scoperto, i congiurati di origine borghese sbrigativamente giustiziati, d'Avalos per il prestigio del suo nome mandato in esilio.
Corsi e ricorsi: il Vicerè apparteneva alla discendenza spagnola di Pedro Velez de Guevara (1360-1408) e della prima moglie Isabella Tellez, mentre i Guevara napoletani discendevano dalla seconda moglie Costanza de Tovar.
Dalla stessa Costanza e il suo secondo marito Ruy Lopez d'Avalos discendevano gli Avalos di Montesarchio. (#entry596027294).

Edited by elena45 - 25/2/2021, 17:26
 
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view post Posted on 2/2/2017, 18:55
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Il primo Vicerè nominato da Carlo II, in carica dal 1666 al 1671 stabilì un buon rapporto con la popolazione:

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Pedro Antonio de Aragon Folch de Cardona (1611-1690). Uomo molto colto, grande collezionista di libri e opere d'arte. Dopo la peste del 1656 (https://it.wikipedia.org/wiki/Peste_del_1656), appena insediato fece ampliare e ristrutturare l'edificio conventuale già esistente intorno alla vecchia Chiesa di San Gennaro fuori le mura e già adibito a ricovero per gli appestati, trasformandolo in un vero ospedale per i derelitti: c'è ancora oggi e si chiama Ospedale di San Gennaro dei poveri.
Degna di nota è anche la sua seconda moglie: Ana Francisca Fernandez de Cordoba y Enriquez (1608-1679), una dei 15 figli di Alfonso el Mudo, marchese di Priego, da non confondere con l'omonima cugina -cognata Ana Francisca Fernandez de Cordoba y Aragon, viceregina vent'anni prima all'epoca di Masaniello. Era la vedova del Governatore di Milano Gomez Suarez de Figueroa, duca di Feria (nel periodo 1631-1633) e quindi potè soggiornare per la seconda volta in Italia. Molto visibile alla Corte di Napoli, la viceregina influenzò le nomine di incarichi pubblici, partecipò attivamente alle feste della città. E non solo: introdusse nuove abitudini tra l’aristocrazia napoletana ed esibí nuove devozioni attraverso un esteso mecenatismo conventuale. Durante l’ambasciata d’obbedienza del marito al Pontefice nel 1671, Anna s’impadronì del palazzo reale di Napoli dove continuò a risiedere, malgrado la nomina di un viceré ad interim (Federico Alvarez de Toledo,marchese di Villafranca), che dovette scegliere un’altra residenza (www.cdlstoria.unina.it/storiche/Relazione_Carrio.pdf).

Ma l'avversione ai Vicerè da parte dei nobili napoletani non finisce. Nel 1701, morto Carlo II senza eredi, nel quadro della Guerra di successione spagnola, un'altra congiura, la Congiura di Macchia:


Luis Francisco de la Cerda, IX duca di Medinaceli (1660-1711), Vicerè di Napoli dal 1696 al 1702; accanto la moglie Maria de la Nieves Tellez Giron (1660-1732). Era il figlio di Juan Francisco di Medinaceli, valido di Carlo II, e di Catalina de Aragon Folch de Cardona.
Una sintesi degli avvenimenti è qui: #entry528956963
Tornato in Spagna, divenne Primo Ministro del nuovo Re, il francese Filippo V, ma cadde in disgrazia, processato e imprigionato. Morì poco dopo, senza lasciare eredi.
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La Guerra di successione spagnola (1700-1713), seguita alla morte senza eredi di Carlo II, infatti mise fine alla dinastia asburgica in Spagna e al dominio spagnolo su Napoli che durava da circa due secoli. Il trattato di Utrech assegnò all'Austria il regno napoletano e sancì la successione sul trono di Spagna di Filippo V di Borbone. Nel frattempo un ultimo Vicerè iberico, ma di nomina francese :


Juan Manuel Fernández Pacheco y Zúñiga (1650-1725), VIII marchese di Vigliena e duca di Escalonia, Maggiordomo maggiore di Filippo V, Vicerè dal 1702 al 1707. Uomo coltissimo, fondò tra l'altro la Real Academia Española, promosse a Napoli lo sviluppo della cultura: fu avviata la prima vera riforma dell’ordinamento universitario e attivate otto facoltà; vennero premiati gli studi dei più rinomati intellettuali e l’Università, per la prima volta dopo secoli, grazie al Vigliena si riappropriò del proprio ruolo. Abile diplomatico, incarnò, a differenza del predecessore, il ruolo di conciliatore e allo stesso tempo di piccolo monarca.
Per quanto brutto lui, tanto bella sua moglie:


María Josefa de Benavides Silva y Manrique de Lara (1662-1692), moglie del marchese di Vigliena: lo lasciò vedovo con due figli prima di arrivare a Napoli.

I ritratti in bianco e nero sono tratti da "Teatro eroico, e politico de governi di Vicere del Regno di Napoli dal tempo del Re Ferdinando il Cattolico fino al presente" (1692). La tecnica è piuttosto elementare, tanto che sembrano tutti uguali.

Una sintesi del periodo vicereale la trovi qui: www.blunapoli.it/citta/storia/storia06.html

Ecco com'era il centro di Napoli poco prima della rivolta di Masaniello:


Si nota Castelnuovo, il Palazzo Vicereale (vecchio e nuovo), la Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli nel grande spiazzo che oggi è Piazza Municipio, via Toledo.

E' un pezzo della Carta Baratta del 1629, commissionata dai Vicerè dell'epoca, soprattutto Antonio Alvarez de Toledo, duca d'Alba, al topografo e incisore Alessandro Baratta.


Edited by elena45 - 7/12/2021, 18:33
 
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